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arrabbiati

Facce toste

Tra i politici, in questi giorni, è tutto uno smentirsi senza nemmeno avere qualche remora. Senza nemmeno sentirsi in dovere di spiegare. E non è un bel vedere

Sono giorni frizzanti questi perché, mentre il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi continua il suo giro di consultazioni, abbiamo l’occasione di toccare con mano lo spessore politico dei partiti in Parlamento, quei partiti che da anni vorrebbero perfino essere portatori di etica e che si combattono dando lezioni di moralità uno contro l’altro mentre poi nel loro piccolo cortile riescono a dare il peggio di sé.

Ieri l’europarlamentare Antonio Rinaldi, il fondatore e uomo di punta della corrente “no euro” della Lega di Salvini, è riuscito a rilasciare un’intervista alla giornalista Annalisa Chirico in cui candidamente afferma di non avere «mai detto di voler uscire dall’euro». Una roba immonda che racconta perfettamente come sotto il paravento di una “responsabilità” fasulla (che poi consiste nell’occasione di ambire a mettere le mani sui miliardi che arriveranno dall’Europa) i partiti siano disposti addirittura a rinnegare se stessi. Dice Rinaldi che le sue panzanate contro l’euro erano «solo una speculazione accademica», che «dall’euro non si esce» e parlando della Lega afferma: «Non siamo noi a esserci avvicinati all’Europa. È l’Europa che si è avvicinata a noi».

Pensare che in questo video (uno tra i tanti) dichiarava che dalla moneta unica europea si dovesse uscire subito e che per farlo sarebbe bastato un decreto. A proposito: quel video è sulla pagina del Movimento 5 stelle Europa, sì, quando anche loro insistevano tutti belli felici sull’antieuropeismo per riuscire a racimolare qualche voto degli arrabbiati. Vi basta fare un giro in rete per ritrovare centinaia di eventi (di Lega e di M5s) contro l’euro. Ora vi stanno dicendo che era tutto falso, niente di niente. Chissà che ne pensano gli elettori, sempre a proposito della “crisi di fiducia verso la politica”.

Badate che contro l’euro, nonostante in questi giorni siano pochi a ricordarlo, si scagliava simpaticamente anche Silvio Berlusconi: nel gennaio del 2018 in un’intervista al Corriere dell’Umbria l’ex Cavaliere disse (sempre per solleticare gli sfinteri degli elettori): «Rispetto a 24 anni fa, l’Italia è peggiorata per colpa dell’euro. L’introduzione della moneta unica con quelle modalità e a quei valori, improvvidamente accettati da Romano Prodi, ha dimezzato i redditi e i risparmi degli italiani». E questo concetto l’abbiamo sentito ripetere migliaia di volte in questi anni tanto che è arrivato intonso fino a noi.

Notevole anche la dichiarazione di Carlo Sibilia, ex sottosegretario per il M5s, il partito che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e non allearsi con nessuno, che dice candidamente: «Abbiamo digerito Lega e Pd, possiamo digerire anche Berlusconi in maggioranza con noi». La scatoletta di tonno ormai se la sono mangiata e non hanno nemmeno avuto bisogno della citrosodina per sistemarsi lo stomaco.

E così via: è tutto uno smentirsi senza nemmeno avere qualche remora. Meno di un mese fa, ospite da Gruber alla trasmissione Otto e mezzo, il democratico Andrea Orlando (attenzione, meno di un mese fa), rispondendo a una domanda del direttore di Domani Stefano Feltri che gli chiedeva se il Pd fosse disposto a governare con Salvini nell’ipotesi di un governo Draghi, il parlamentare Pd rispose sornione e bello convinto: «Nemmeno se venisse Superman». Chissà cosa ne pensano gli elettori.

Ora, vedete, il problema non è cambiare opinione (come succede nella vita e nella politica quando cambiano le situazioni e i contesti). Ciò che lascia basiti è che non assistiamo a un’onesta narrazione di se stessi in cui i politici dicono di dover prendere una decisione inattesa per questo o quel motivo: questi addirittura si rinnegano senza nemmeno sentirsi in dovere di spiegare. E non è un bel vedere.

Infine: ieri Giorgia Meloni si è lanciata nella sempre ridicola proposta di una “flat tax progressiva” che è un ossimoro indecente. Ha ragione Civati quando scrive che ora le manca solo “una patrimoniale per i senza tetto” e poi siamo al punto massimo della ridicolaggine. Ma c’è un aspetto che conviene sottolineare: allo stato attuale a Fratelli d’Italia, che risulta essere l’unico partito all’opposizione, spetterebbero i presidenti delle commissioni Vigilanza Rai, Copasir, e vigilanza su Cdp. Qualcuno ci ha pensato?

Buon mercoledì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

I pieni poteri

Bisogna discutere con molta pacatezza ma anche con molto rigore su come Giuseppe Conte vuole gestire i soldi del Recovery Fund

Ok, ci siamo arrabbiati moltissimo quando Salvini, l’estate scorsa, ha chiesto pieni poteri, ve lo ricordate?, per gestire la sua emergenza immaginaria. I pieni poteri sono antipatici e ostici alla democrazia da qualsiasi parte provengano e la democrazia parlamentare è qualcosa da preservare con cura, qualcosa che deve essere difesa da un atteggiamento, al di là di chi sia la causa. Per dirsela tutto: a noi danno fastidio quelli che chiedono pieni poteri, non è un problema o no di Salvini.

E allora bisogna discutere con molta pacatezza ma anche con molto rigore del fatto che Giuseppe Conte insista da tempo nel gestire i soldi del Recovery Fund (e sono parecchi soldi) con un piano di cui addirittura alcuni ministri si dichiarano all’oscuro. E già questa è una mostruosità che andrebbe spiegata, punto per punto.

Ma non è tutto: decidere di assumere un potere assoluto e discrezionale facendo leva sull’ennesima task force costituita semplicemente per nomina (senza concorso pubblico come avviene per i funzionari e senza voto come avviene per i politici) è uno scavalcamento che non porta nulla di buono. A chi rispondono quelli? A Conte? No, mi spiace, no. Ci può andare bene pensare di avere evitato pessimi politici per questa pessima pandemia ma la regola del meno peggio scivola sempre al peggio, sempre, e che ci siano tecnici che non rispondano al regolamento pubblico e nemmeno agli elettori non è accettabile, no.

Ci siamo incazzati con quello per la richiesta di pieni poteri e non è il caso, no, di accettare nemmeno la richiesta di troppi poteri di questo che risulta più garbato e elegante. Non è una questione di partiti, no, è una questione di funzionamento di democrazia. Anche se in questo caso ci tocca essere d’accordo con quelli con cui siamo in disaccordo su tutto.

Buon mercoledì.

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Salvini e Goebbels sono arrabbiati con Left

Doveva accadere, prima o poi. A forza di allenarsi come rabdomante in cerca di nemici Matteo Salvini alla fine è arrivato fin qui, scagliandosi contro Left perché si è permesso (ma va?) di ricordare come molte delle sue parole (ma mica solo le parole: ci sono i giubbotti griffati Casapound, c’è la sua attitudine militaresca alla divisa, ci sono le foto con gli eversivi di destra, ci sono i nostalgici tra le frange del suo elettorato e tutto il resto) abbiano il sapore di quella che fu la propaganda nazista e mussoliniana.

Scrive il ministro dell’inferno nel suo tweet:

«I giornali di sinistra sostengono che avrei usato parole di… Hitler. Ma vergognatevi, cretini!»

Sorgono alcune considerazioni. Primo: il plurale i giornali di sinistra mentre invece sta parlando di Left indica tutto il suo infantilismo per cui esiste Lui, Lui solo, e tutti gli altri sono nemici, indistinguibili, con l’unica caratteristica comune di essere contrari alle sue politiche (che, guarda un po’, è tecnica retorica tipica del fascismo e uno dei punti cardine del “decalogo” di Goebbels sulla propaganda*, appunto). Secondo: di Salvini colpisce come al solito il tempismo e, badate bene, non è un caso che i suoi tweet grondanti di arroganza arrivino proprio nei giorni in cui iniziano anche per lui le contestazioni e in cui ha perso la pazienza dando dei “drogati” ai suoi contestatori (per di più indossando la divisa della Polizia, tanto per rendere il tutto più macabro e più patetico). Terzo: Salvini per attaccare Left riprende un articolo di un piccolo sito locale, come al solito frugando tra le macerie per rilanciare ciò che gli fa comodo dimenticando come gran parte della stampa internazionale lo stia massacrando.

Poi c’è il punto, quello delle parole inventate: in un documento del 16 novembre del 1941 apparivano i dieci comandamenti di Goebbels contro gli Ebrei (chissà se i neofascisti ne conoscono il ruolo, oltre alle dimensioni per il tatuaggio) che diceva letteralmente: «Se uno indossa la Stella di Davide ebrea che in tal modo è contrassegnato come nemico del popolo. Chiunque, nonostante ciò, ancora coltivi relazioni private con lui deve essere considerato e trattato come l’Ebreo». Forte, eh? Proprio simile simile a Salvini che scrive «chi aiuta i clandestini odia gli Italiani». Al massimo dovrebbe essere Goebbels ad arrabbiarsi, mica Salvini.

Intanto, mentre il social stercoraro di Salvini si diverte a scovare nemici del popolo, gli adepti di Salvini rubano coperte ai senzatetto in nome del decoro (come il vicesindaco di Trieste che poi, al solito, vigliaccamente dichiara di essere stato frainteso) e compongono filastrocche razziste contro gli stranieri (e poi, al solito, si scusano, non serve nemmeno dirlo).

Buon lunedì, ministro Salvini.

* 2. Principio del metodo del contagio: Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.

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