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Boschi-Ghizzoni? De Bortoli aveva ragione

Non serve nemmeno il commento:

«B. Etruria: Ghizzoni, Boschi mi chiese su possibile intervento ma no pressioni (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Roma, 20 dic – In un incontro avuto il 12 dicembre ‘il ministro Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit un intervento su Banca Etruria. Risposi che per acquisizioni non ero grado di dare risposta positiva o negativa ma che avevamo gia’ avuto contatto con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne. Fu un colloquio cordiale e non avvertii pressioni da parte del ministro’. Lo ha detto Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, nel corso dell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.»

Qui quello che aveva detto la Boschi:

Banca Etruria: Pierluigi Boschi è indagato. Anche se il pm aveva negato.

Ne scrive Rosaria Amato per Repubblica:

 

Procura di Arezzo nella tempesta dopo che è emerso che Pierluigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, è iscritto nel registro degli indagati per la vendita delle obbligazioni subordinate alla clientela retail di Banca Etruria. Il procuratore Roberto Rossi, che viene accusato da diversi componenti della Commissione d’inchiesta sulle banche di aver nascosto la verità, ha scritto in queste ore una lettera al presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini.

Rossi, rispondendo giovedì scorso alle domande di deputati e senatori nel corso dell’audizione della Commissione d’inchiesta sulle banche, aveva escluso qualunque coinvolgimento di Boschi nelle indagini, nonostante il padre dell’allora ministro del governo Renzi sia stato vicepresidente della banca liquidata nel novembre 2015.

Boschi non ha partecipato alle riunioni degli organi della banca che hanno deliberato finanziamenti finiti poi in sofferenza e che hanno portato al fallimento della banca, e pertanto “non è indagato per il reato di bancarotta”, aveva chiarito a più riprese il pm Rossi. Alle sue dichiarazioni erano seguiti commenti in toni trionfalistici di Matteo Renzi e di molti esponenti del Pd, e scettici da parte di esponenti politici dell’opposizione.

Il pm ha ovviamente detto la verità per quanto riguarda il reato di bancarotta, ma nelle ultime ore, in seguito a un’inchiesta del quotidiano “La Verità”, è emerso invece che c’è un nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo sulle vicende della ex Banca Etruria: si tratta di uno spezzone di indagine che riguarda la vendita di obbligazioni subordinate alla clientela retail, l’emissione del 2013.

Si tratta di titoli estremamente rischiosi per i piccoli risparmiatori, perché il rimborso non è previsto nel caso di fallimento della banca. Tra gli indagati per non aver fornito le necessarie informazioni alla Consob (e duque il reato ipotizzato è “falso in prospetto”) c’è anche Boschi, e alcune settimane fa i magistrati di Arezzo hanno chiesto una proroga delle indagini.

L’apertura del fascicolo è scaturita dalle sanzioni comminate dalla stessa Consob agli ex amministratori di Banca Etruria nel settembre scorso, per complessivi 2,76 milioni di euro. E riguarda il periodo 2012-2014, incentrato proprio sulle violazioni riscontrare nei prospetti informativi. La procura sta valutando i profili penali relativi alle norme che puniscono il falso in prospetto e il ricorso abusivo al credito.

Casini, ha ricevuto in queste ore una lettera da Rossi, in cui viene spiegata la posizione di quest’ultimo in merito al caso del padre di Maria Elena Boschi. Da fonti della Commissione si apprende che questo pomeriggio la lettera sarà trasmessa dal presidente in via riservata a tutti i membri della Commissione.

“Ci sembrava strano che la figura di Boschi non fosse in alcun modo più legata alle indagini, dato che il ruolo che aveva avuto nelle attività di Banca Etruria. – dice Letizia Giorgianni, presidente e fondatrice dell’Associazione Vittime del Salvabanche, la principale organizzazione dei risparmiatori travolti dal fallimento di Banca Etruria, Carife, Carichieti e Banca Marche – Noi saremo auditi dalla Commissione giovedì, e parleremo anche di quello che è successo dopo il fallimento della banca, compresa l’ipersvalutazione dei crediti deteriorati che ha danneggiato mltissimo i risparmiatori: se la svalutazione fosse stata più equa, sul modello di quella adottata per Montepaschi, si sarebbero potuti salvare almeno gli obbligazionisti subordinati. Abbiamo presentato un esposto contro Fonspa, la società che sta procedendo al recupero dei crediti”.

In Commissione Banche il senatore Andrea Augello (Idea) ha presentato al presidente Pier Ferdinando Casini una richiesta formale per verificare l’esistenza di un filone d’indagine sulla denuncia della Consob. “Se sarà confermato – ha annunciato Augello domenica nel corso del dibattito conclusivo della due giorni organizzata a Modena da Idea – proporrò alla Commissione di trasmettere l’audizione del dottor Rossi al Consiglio superiore della magistratura affinchè ne sanzioni il comportamento reticente e omissivo davanti al Parlamento italiano”.

Un’ipotesi che la Commissione potrebbe anche valutare, fanno sapere fonti vicine all’istituzione, una volta che però si riesamini attentamente la trascrizione della seduta di giovedì 30 novembre. Mentre il vicepresidente della Commissione, Renato Brunetta (Fi), ha annunciato che chiederà una nuova audizione del procuratore Rossi.

E intanto sul Pd, che solo pochi giorni fa aveva esultato per l’estraneità del padre di Maria Elena Boschi dalle indagini, si abbattono le critiche e le frecciate dell’opposizione, a cominciare dal Movimento Cinque Stelle: “Ce le ricordiamo benissimo le esternazioni da parte dei renziani nei giorni scorsi, subito dopo l’audizione in commissione Banche da parte del procuratore di Arezzo che sembravano scagionare papà Boschi da ogni ulteriore coinvolgimento nella vicenda Banca Etruria. Vogliamo ascoltare cosa hanno da dire oggi gli stessi soloni che ieri esultavano”, dice il deputato Alessio Villarosa, in commissione Finanze.

Comunicazione di servizio: la Boschi non ha querelato De Bortoli su Banca Etruria

Tanto per ricordarselo, anche in pieno agosto. Ne scrive l’HP:

Maria Elena Boschi ha deposto l’ascia di guerra (giudiziaria) contro Ferruccio De Bortoli. “La misura è colma, se ne occuperanno i miei legali” diceva lo scorso 10 maggio la sottosegretaria alla Presidenza, commentando le rivelazioni contenute nel libro dell’ex direttore del Corriere della Sera sul caso Banca Etruria.

De Bortoli scrive su “Poteri forti (o quasi)” che la Boschi fece pressioni sull’ex numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, per salvare la Banca Popolare dell’Etruria, di cui il padre della sottosegretaria è stato per alcuni mesi vice presidente. Ghizzoni non ha mai confermato né smentito e attende una convocazione in audizione in Parlamento, la costituzione di una commissione parlamentare sulle banche slitta e difficilmente si farà in tempo a farla nascere prima della fine della legislatura.

Boschi aveva affidato a due avvocati di grido come Vincenzo Zeno Zencovich e Paola Severino la sua tutela legale: è tuttavia scaduto, scrive il Fatto Quotidiano, il termine per la denuncia penale per diffamazione a mezzo stampa. Per chiedere i danni in sede civile, c’è invece ancora tempo.

Banca Etruria, Pier Luigi Boschi: “Banche? Ne parlo con mia figlia e con il presidente”

Giorgio Meletti e Davide Vecchi hanno scritto una notizia di cui mi pare si sia parlato poco, in queste ultime ore:

Alle 19.34 del 3 febbraio 2015 il direttore generale di Veneto Banca Vincenzo Consoli chiama sul cellulare il vicepresidente della Popolare dell’Etruria Pier Luigi Boschi. Dieci giorni prima il governo Renzi ha varato per decreto legge la riforma delle banche popolari, che impone la trasformazione in società per azioni alle più grandi, compresa Etruria. Una settimana dopo la banca aretina sarà commissariata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan su proposta del governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

La telefonata è calma nei toni, drammatica nella sostanza. Boschi è in cerca di un salvatore per la sua banca. Consoli manifesta disponibilità, verosimilmente desideroso di acquisire benemerenze presso Palazzo Chigi che gli valgano da tutela contro la persecuzione di cui si sente oggetto da parte del capo della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo. A un certo punto Consoli fa una domanda e Boschi gli risponde: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”. La figlia è Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Il presidente è Matteo Renzi.

Questa telefonata è il terzo pesante indizio che il ministro Boschi, nonostante abbia sempre giurato di non essersi mai occupata della banca di cui il padre era vicepresidente, ha fatto i suoi bravi tentativi di togliere qualche castagna dal fuoco al suo papà.

Il primo è contenuto nel libro di Ferruccio de Bortoli Poteri forti (o quasi), uscito all’inizio di maggio, dove si riferisce che il ministro Boschi, nel 2015, avrebbe chiesto al numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni di intervenire per salvare Etruria. Ghizzoni non ha mai smentito, Boschi ha smentito e affidato all’avvocato Paola Severino l’incarico di querelare De Bortoli, la querela non è ancora arrivata.

Il secondo indizio è stato pubblicato dal Fatto l’11 maggio scorso, riferendo della riunione che nel marzo del 2014, a pochi giorni dalla nascita del governo Renzi e della nomina di Maria Elena Boschi a ministro delle Riforme, si è svolta a Laterina nel salotto di casa Boschi: Boschi padre (non ancora vicepresidente ma semplice consigliere), il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari, il presidente di Veneto Banca Flavio Trinca e l’ad Consoli hanno spiegato alla ministra i problemi drammatici delle rispettive banche, alle prese anche allora con gli interventi ritenuti scorretti del solito Barbagallo. La Boschi non ha smentito né commentato in alcun modo.

Adesso c’è la telefonata del 3 febbraio 2015. È passato un anno dall’incontro di Laterina. Consoli si dà del tu con Boschi e il rapporto sembra oliato, ma il direttore generale di Veneto Banca non si fida più tanto della Boschi come interlocutore. Poco prima di chiamare suo padre si consiglia con Vincenzo Umbrella, capo della sede di Firenze di Bankitalia, e gli dice: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fa, mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”.

Poco dopo chiama davvero Boschi, e l’esordio dimostra che il dialogo è ormai fitto e oliato: “Novità sul nostro fronte?”. Boschi gli risponde che è stato fatto un “passaggio sulla Capitale” e che gli è stato detto che per unire gli istituti di credito serve un aumento di capitale garantito dal consorzio, così la Bce dà l’ok. Si parla di una fusione tra Etruria e Veneto Banca. Boschi infatti teme che un altro possibile salvatore, la Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), “ci vogliano prendere dal commissariamento”.

Il padre del ministro aggiunge pure che “lui”, cioè Renzi, non sarebbe contrario ma crede che le banche non abbiano il tempo di organizzarsi. Consoli chiede da chi ha avuto queste informazioni: dalla vigilanza di Banca d’Italia? No, ribatte Boschi, da ambienti “un pochino più sopra”. Il problema è quindi il tempo a disposizione. Consoli dice che deve vedere qualche giorno dopo un esponente importante della Popolare di Vicenza. È la banca di Gianni Zonin, a cui un anno prima Barbagallo voleva che sia Veneto Banca che Etruria si consegnassero. Adesso il vento è cambiato, a Vicenza stanno entrando gli ispettori della Bce, anche Zonin è alle corde. Consoli chiede a Boschi se con quelli di Vicenza deve affrontare l’argomento. È qui che Boschi gli dice di aspettare: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”.

Consoli insiste: “Devi lavorare perché ci diano più tempo, ma anche perché, cosa fanno, aprono un altro fronte?”. Boschi replica: “Ma infatti noi si sta lavorando però ora il problema è il periodo difficile della storia.. è difficile parlare, ecco… sennò figurati”. Consoli ribadisce la sua disponibilità: “Noi siamo a disposizione… ma io lo faccio anche con spirito di servizio eh, anche perché questo sistema bancario ce lo stanno ammazzando”.

È qui che Boschi avanza il sospetto che Bper si voglia prendere Etruria dal commissariamento, cioè a prezzo di saldo. Consoli gli chiede se Roma glielo consentirebbe, Boschi dice che si tratta solo di un suo pensiero (in effetti non Bper ma Ubi alla fine si è presa Etruria per 1 euro). Alla fine Consoli dice la cosa per cui aveva chiamato, prega Boschi di far presente a Renzi, che è al governo da un anno e non è mai riuscito a incontrare in nessun modo, che gli vorrebbe parlare. Boschi lo rassicura. Adesso resta solo da capire se Maria Elena Boschi continuerà a giurare di non essersi mai occupata di Banca Etruria.

A posto così

  1.  La Boschi no, non ha querelato De Bortoli. No.
  2. Ghizzoni (Unicredit) non ha intenzione di dire se la Boschi davvero gli ha chiesto di intervenire in favore di Banca Etruria perché, dice lui, non può permettersi di mettere “a rischio la tenuta del governo”. Indovinate la risposta.
  3. Sono illegali le intercettazioni pubblicate di Matteo Renzi con il padre. Vero. Verissimo. Ma nell’inchiesta Consip si parla di politici al governo che avvisano dirigenti pubblici del fatto di essere intercettato. E quei dirigenti bonificano i propri uffici per tutelarsi. Segnarselo bene. E decidere, nel caso, la gravità dove sta.
  4. Leggete i giornali e saprete esattamente chi è contro la legge elettorale di qualcun altro. Vi sfido a capire quali siano le soluzioni proposte. “Essere contro Renzi” non è un gran programma di governo. No.
  5. Pisapia dice di voler andare contro Renzi ma di essere contro il renzismo. Renzi dice di non volersi alleare con Pisapia. Escono decine di editoriali che chiedono a Pisapia di federare. Renzi lo snobba. Lui insiste. Trovate il filo logico. Chiamatemi, nel caso.
  6. Salvini non vuole andare con Berlusconi. Berlusconi non vuole andare con la Lega. E poi finiranno insieme. Come negli ultimi vent’anni. Ci scommetto una pizza.
  7. Il “gigantesco scandalo” sulle ONG è finito in una bolla di sapone a forma di scoreggia. Eppure non ne parla nessuno. Tipo il watergate finito nel water.
  8. Tutti quelli che vogliono la “sinistra unita” poi scrivono dappertutto che “la sinistra non c’è più”. Così vincono in entrambi i casi. E vorrebbero essere analisti politici.
  9. Tutti i tifosi di Putin sono silenziosissimi. Putin gli è esploso in faccia ma loro usano la solita tattica: esultare per gli eventi a favore e fingere che non esistano quelli contrari. Le chiamano fake news ma in realtà è solo vigliaccheria.
  10. Ormai tutti cercano opinionisti con cui essere totalmente d’accordo su tutto. La complessità è come la Corte Costituzionale: un inutile orpello che non riesce a stare al passo dei tempi dei social, dove un rutto fa incetta di like.
  11. Gli intellettuali? Quelli che si indignano come ci indigneremmo noi. Gli vogliamo bene perché ci evitano la fatica di pensare e di scrivere e al massimo ci costano un “mi piace”. Opinioni senza apparato digerenti. Defatiganti. A posto così.
  12. Buon venerdì.

(continua su Left)

Il problema del sistema bancario? L’etica. Semplicemente.

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Etica. Manca l’etica. C’è bisogno di etica. Urge acquistare sul mercato interno e internazionale dosi massicce di etica, a qualsiasi costo. Altrimenti è lo sfascio, il disastro, la tragedia. Il mondo dei risparmiatori allo specchio si racconta e ci racconta, ogni giorno, in un impressionante crescendo, l’imponente e drammatica visione dei retroscena che hanno prodotto il crack delle banche popolari, l’Etruria di Arezzo in prima fila. Non bastano le rassicurazioni dagli scranni del governo a placare gli animi, ad acquietare gli spiriti dei truffati, dei raggirati, dei correntisti presi per i fondelli dagli istituti che, sul territorio, rastrellavano risparmi e li immettevano in giochi pericolosi e, per lo più, perdenti.

(Nicola Tasco qui)