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Adil Belakhdim, la morte come routine

Innescare e disinnescare, amplificare e minimizzare, promettere ciò che è già previsto e negare quello che è successo. C’è un pezzo di classe dirigente di questo Paese che ha capito benissimo come il segreto del successo stia tutto nel rendere governabili gli altri, concentrandosi sulla qualità che conta di più: scegliere i cassetti. Ci sono eventi che vengono subito annacquati in incidenti. Incidenti incidentali che si devono leggere senza avere nemmeno la tentazione di costruire una chiave di lettura collettiva e così vedrete che la morte di Adil Belakhdim verrà messa nel cassetto degli infortunati che si sono impigliati in un camion.

Parole d’ordine: attutire e diluire

Attutire, attutire, attutire, non subito però, perché sarebbe troppo compromettente, diluire nel tempo: che un sindacalista venga schiacciato da un crumiro mentre offre la sua copertura sindacale durante un picchetto è una notizia troppo lancinante. Di solito accade così: come prima reazione la si butta sul lutto: i figli che ha lasciato, era un bravo ragazzo, era uno che si impegnava. Già dai primi minuti qualche inquinatore ha buttato lì che avesse avuto un diverbio con il camionista. Capito la genialità? Un litigio finito male. Pensa. Il punto vero scompare, è solo per pochi addetti: che fuori dal centro logistico della Lidl di Biandrate stessero manifestando per l’uso sconsiderato di contratti da 800 euro al mese in cui solo gli straordinari permettono di raggiungere una cifra dignitosa e gli straordinari vengono elargiti come privilegio solo agli schiavi più mansueti nell’essere schiavi sembra non interessare quasi a nessuno. Che il mondo della logistica sia in agitazione ormai da anni (ancora più ora in questo di tempo di post pandemia) è un elemento che stona, meglio non dirlo. Se poi qualcuno dovesse metterci in fila anche gli scontri che sono avvenuti negli ultimi giorni tra Tavazzano, San Giuliano Milanese, Prato si rischierebbe addirittura di offrire il fianco alla possibile corruzione di una chiave di lettura collettiva. Non sia mai. Anzi, per fortuna quel sindacalista aveva pure il cognome straniero e questo rende tutto più facile, tutto più lontano, meno impattante.

La povertà è come il Covid: finché non la prendi non esiste

Innescare e disinnescare, amplificare e minimizzare, promettere ciò che è già previsto e negare quello che è successo. Nella settimana in cui si prova con tutte le forze a raccontare la bomba sociale che si chiama povertà l’Istat ci ha perfino dato i numeri: 5,6 milioni di poveri, dicono. Ma la povertà è come il Covid: se non la prendi e non l’ha presa nessuno di quelli che ti sta vicino conviene pensare che non esista. Sarà la dittatura pauperistica di qualche brigatista della narrazione, evidentemente. E quindi? Meglio concentrarsi sul mix di vaccini, utilissimo per buttare un po’ di fumo negli occhi dando il privilegio di sentirsi virologi. Vaccinarsi per “fare cosa” è già un pensiero troppo lungo: ci si ferma allo spritz.

La milionesima puntata della saga ristoratori

A proposito di spritz: questa settimana è stata anche la milionesima puntata della saga dei ristoratori. Anche qui, per carità, niente numeri, tutto sul “si dice” come piace alla classe dirigente che si applica alla politica percepita. La nuova brillante idea è quella di spedire tutti i percettori del reddito di cittadinanza a fare i camerieri, poiché ormai di piramidi non ne servono più: qualcuno si è permesso di fare notare che le offerte di lavoro alla voce “cameriere” sul portale Trovolavoro e Corriere della Sera siano 45 su tutto il territorio nazionale. Su Infojobs ci sono 1.053 offerte. Su Bachecalavoro circa 14 mila. E tenete conto che ovviamente molte sono ripetute poiché vi sono anche le agenzia a moltiplicare lo stesso annuncio. Ma guardare i numeri non conta, conta inoculare la sensazione di essere circondati da scansafatiche, questo conta, lasciate perdere i sindacalisti che si impigliano nei camion o gli operai che si bastonano per un litigio davanti alla macchinetta del caffè.

la turbonarrazione di una certa politica
Matteo Salvini (Getty Images).

Ci diranno che il sole è sorto grazie a loro

Ma il livello più alto lo raggiunge questa nuova moda di prevedere quello che sicuramente accadrà e intestarsene il merito: segretari di partito che esultano per le riaperture (avvenute grazie al vaccino che loro di sguincio hanno sempre osteggiato) e che ora si sono intestati come battaglia settimanale la dismissione delle mascherine. Le mascherine, com’è normale che sia, verranno tolte e loro diranno «avete visto come siamo bravi?». Poi si spingeranno oltre, in questa turbonarrazione in cui i fatti sono dei fastidiosi intoppi e ci diranno che il sole è sorto per merito loro. E ci saranno anche quelli che applaudono. Intanto sotto la brace continua a scaldare e prima o poi erutta e lì ci sarà la scena più patetica, quando tutti fingeranno di essere stati colti di sorpresa.

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Adil Belakhdim ucciso perché sindacalista: non è stato un incidente, c’è lo squadrismo

Com’era prevedibile è già cominciata la rincorsa a ridurre tutto a un incidente. La narrazione di un Paese pronto a correre sulla coda dell’epidemia e ad affrontare un nuovo “miracolo economico” è un’occasione di smacchiamento troppo golosa per farti rovinare la festa dalla morte di Adil Belakhdim, italiano di 37 anni che a Biandrate, nel novarese, è stato ucciso da un camion che ha forzato il blocco del sindacato Si Cobas che stava manifestando all’ingresso del deposito territoriale della Lidl in via Guido il Grande.

Belakhdim è stato trascinato per un decina di metri e lasciato a terra esanime all’altezza di un attraversamento pedonale mentre altri due dipendenti dell’azienda sono rimasti feriti e curati all’ospedale di Novara. Ex lavoratore alla Tnt di Peschiera Borromeo in questi giorni Adil Belakhdim insieme ai compagni del sindacato stava provando a dare copertura allo scoperto nazionale della logistica. Aveva 2 figli che in questi giorni sono in Marocco e che avrebbe dovuto raggiungere tra poco. Oramai non più. I testimoni sul posto hanno raccontato di un diverbio che ci sarebbe stato tra i manifestanti e il camionista nel momento in cui avrebbe manifestato l’intenzione di forzare il blocco, sono volate accuse, quello ha ingranato la marcia e li ha stesi come birilli. Di certo c’è che il mezzo si è allontanato senza prestare nessun soccorso e solo grazie alle immagini della videosorveglianza le forze dell’ordine l’hanno potuto rintracciare in autostrada: ora si trova in arresto con l’accusa di omicidio stradale e resistenza.

Ma il sangue di Biandrate non è un episodio, solo un miope potrebbe pensarlo, dietro il corpo di Adil Belakhdim si sentono nemmeno troppo lontani i rumori dei bastoni sulle ossa a Tavazzano, in provincia di Lodi, anche questa volta di fronte ai magazzini di una logistica, la Zampieri, dove il presidio organizzato per protestare contro i licenziamenti da parte di una ditta che lavora per Fedex sono stati attaccati da un gruppo di operai e di bodyguard dell’azienda a colpi di bastoni, pezzi di bancali e di sassi. Per circa 10 minuti, come mostrano anche le immagini rese pubbliche da Si Cobas, i picchiatori hanno potuto agire indisturbati mentre le forze dell’ordine rimanevano inermi a godersi lo spettacolo. Quella volta non ci era scappato il morto ma Abdelhamid Elazab, lavoratore Si Cobas della FedEx di Piacenza, era rimasto ferito alla testa colpito da un pezzo di bancale, in una pozza di sangue, arrivano all’ospedale San Matteo di Pavia privo di conoscenza. Oltre a lui altre otto persone erano rimaste ferite dagli scontri. L’aspetto inquietante, come denunciato da alcuni testimoni, è che alcune guardie private si sarebbero travestite da lavoratori per confondersi tra la folla.

Pochi giorni fa un episodio simile era avvenuto a San Giuliano Milanese. Anche a Lodi la Procura ha aperto un’inchiesta mentre il Prefetto ha convocato un tavolo per chiarire la questione ma la direzione della Zampieri non si è presentata, delegando la ditta che in subappalto gestisce il sito lodigiano e scontentando non poco tutte le autorità presenti. Ancora: qualche giorno fa a Prato alcuni operai della Textprint che sono in agitazione da mesi (come molti altri dipendenti di aziende del settore) si sono presi dei pugni in faccia e dei mattoni in testa dai vertici dell’azienda. Nel video si vede addirittura l’amministratore della Textprint colpire uno degli operai in presidio con un mattone mentre i suoi scherani pestavano gli altri. Tre feriti.

No, la morte di ieri di Adil Belakhdim non può essere derubricata a un “incidente”, non si può fare finta di non sentire le assonanze cupe con i periodi nella storia in cui gli sfruttati venivano messi all’indice e aizzati l’uno contro l’altro, non si può fingere di non vedere la tensione e la violenza delle parole che sta sfociando nella violenza degli atti. Se ne deve essere accorto perfino il presidente del Consiglio Mario Draghi se ieri si è sentito in dovere di intervenire a margine della consegna del “Premio alla costruzione europea” a Barcellona dicendosi «molto addolorato per la morte di Adil Belakhdim» e augurandosi «che si faccia subito luce sull’accaduto». Il ministro del Lavoro Andrea Orlando dal canto suo definisce «gravissimo quello che è accaduto» e ricorda che «nel settore della logistica stiamo assistendo ad una escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti».

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni commenta: «In una settimana il pestaggio a Tavazzano, l’aggressione squadrista alla Texprint di Prato e ora una vittima in Piemonte. Ma è normale che nel 2021 si finisca in ospedale o all’obitorio per difendere i propri diritti sul posto di lavoro?». Per Mauro Rotelli, deputato di Fdi e componente della commissione Trasporti della Camera, «la morte del sindacalista dei Cobas travolto da un tir, questa mattina, durante una manifestazione a Biandrate (Novara) è solo la punta dell’iceberg di quanto accaduto nelle ultime settimane. Una escalation di episodi di tensione che vedono coinvolti lavoratori impegnati in proteste per vedere loro riconosciuto il diritto al lavoro. Ci chiediamo se, come annunciato dal ministro del Lavoro dopo i recenti fatti di Lodi, sia in via di definizione una task force volta a risolvere i fenomeni di conflittualità che stanno interessando il settore della logistica».

Ma lo scontro sociale e lo sdoganamento della violenza non si fermeranno con le dichiarazione e nemmeno con le promesse di un futuro migliore per tutti. Interi settori nel mondo del lavoro italiano sono schiacciati da crisi profonde che hanno sdoganato lo squadrismo per tenere a bada il dissenso da parte delle aziende e con l’appoggio dei crumiri. Basta scriverlo per rendersi conto che il pericolo di cadere in epoche infauste è dietro l’angolo. Non è solo una questione di “lavoro”: è il tessuto sociale che si ritrova ad essere messo a dura prova. E in questo caso le classi dirigenti, tutte, sono chiamate a uno sforzo che richiede lucidità, etica e tempismo. Si sta giocando con il fuoco e il fuoco forse è già qui.

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