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#GiulioRegeni e le domande sbagliate

«Per quale ragione giornalistica si dovrebbe fare uno scoop, con tanto di titolone in prima, su un documento con cui una procura dichiara di voler fare delle domande ad una persona? Lo scoop non andrebbe cercato, al massimo, nelle risposte a quelle domande?
Tutto questo non significa sostenere che Cambridge e Maha Abdelrahman abbiano avuto un comportamento impeccabile, o che non possano e debbano essere rivolte loro delle domande. Ma, come dicono non a caso in queste ore le persone più vicine alla campagna #veritàpergiulio, non dovremmo forse ricordarci che chi ha rapito, torturato e ucciso Regeni è sicuramente in Egitto ed a piede libero? Sarebbe troppo dire che le autorità italiane non stanno facendo nulla per ottenere verità e giustizia? Il vero scoop lo avremmo forse se la nostra stampa cominciasse a dedicarsi con la stessa energia alle parti davvero centrali di questa storia.»

 

Leggetevi Franco Palazzi nel suo intervento su Facebook. Ne vale la pena.

 

Il silenzio di Cambridge su Giulio Regeni

L’università di Cambridge che non risponde alle domande dei magistrati italiani sul loro “allievo” Giulio Regeni ci  racconta che l’etica non è evidentemente requisito da insegnare con il proprio comportamento. Magari ricordiamocene, quando parliamo di autorità e prestigio.

Ancora più luride sono le giustificazioni date: una scelta “fatta dai legali che tutelano gli interessi dell’Università” per metterla al riparo da “possibili richieste di risarcimento danni per eventuali responsabilità nella mancata tutela della sicurezza del ragazzo”. Non sono solo i dittatori evidentemente a temere la verità.

Me lo segno.