Vai al contenuto

casapound

La risposta a quelli che “votate come CasaPound”. Eccola qui.

di Wu Ming e Nicoletta Bourbaki * (fonte)

«Nel corpo sempre più virtuale del partito – che non ha più una teoria né una minimamente coerente visione del mondo oltre la mera difesa della propria funzione e dello stato delle cose – regnano la più assoluta spregiudicatezza, il peggior eclettismo e la schizofrenia. Se aggiungiamo che la scalata di Renzi ha attirato avventurieri da ogni dove, il risultato è che da dentro il PD giungono addirittura esternazioni chiaramente fasciste.»

Un’inchiesta collettiva portata avanti su Twitter e raccolta su Storify. Come il tentativo di costruire il Partito della Nazione sfondò ogni argine a destra e ancora più a destra.

Esempi dai territori: piddini che fanno iniziative con Casapound, fascisti ospitati in circoli del Pd, piddini e fascisti che si fanno i selfie assieme, Casapound che invita a votare Pd, dirigenti locali del Pd che si accusano a vicenda di avere pacchetti di voti neofascisti… Tutto vero!

C’è altro? Eccome se c’è! Leggere per credere.

Con una riflessione su cos’è (stato?) il renzismo, cosa ha cercato di essere il Pd, cosa ci rivelano simili «corrispondenze d’amorosi sensi».

 Buona lettura.

Nicoletta Bourbaki è il nome usato da un gruppo di inchiesta su Wikipedia e le manipolazioni storiche in rete, formatosi nel 2012 durante una discussione su Giap. Con questa scelta, il gruppo omaggia Nicolas Bourbaki, collettivo di matematici attivo in Francia dal 1935 al 1983.

Dice la Boschi che l’ANPI è come Casapound

Cioè, non ha detto proprio così ma se dovessimo fare lo stesso giochetto che ha usato lei contro “quelli di sinistra che votano no al referendum di ottobre” il risultato sarebbe questo. Perché le parole sono importanti e perché una frase come quella della ministra è sbagliata per almeno cinque motivi. Ne ho scritto per Fanpage:

È forse il primo, grossolano, errore di Maria Elena Boschi: preferendo il fare al dire la ministra ha cercato sempre di parlare il meno possibile, concentrandosi sul legare il proprio cognome ad una serie di riforme. A differenza di altri membri del governo la Boschi sembra avere imparato la lezione renziana: lasciare a Matteo la comunicazione e concentrarsi sulla sensazione di essere impegnati, al lavoro, in movimento. Per questo l’uscita di ieri della Boschi a Desenzano del Garda, tappa del tour che il PD ha voluto programmare per tutta Italia in previsione del referendum costituzionale di ottobre, è un errore marchiano: “Sappiamo – ha detto Boschi – che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di CasaPound e noi con CasaPound non votiamo“. Incassando un applauso (per altro imbarazzato) da parte dei tifosi presenti.

È un autogol, quello della Boschi, per diversi motivi ma soprattutto è la prima vera “caduta di stile” di una campagna che dimostra già ora mostra di tendere i nervi ai componenti del governo: quella che dovrebbe essere una discussione nel merito (“stare nel merito delle cose” è un altro dei comandamenti del gruppo di comunicazione vicino al premier che dall’inizio della legislatura sembra essersi perso per strada) si sposta, al solito, sulla delazione degli avversari che questa volta non sono solo più conservatori o gufi ma addirittura parafascisti.

(continua qui)