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cesio 137

Guardie arrestatelo! Scene di ordinaria follia (leghista) a Brescia

di Andrea Tornago
«Adesso viene qui Novelli e lo dice davanti a lui quello che ha detto! Bisogna stare attenti quando si viene qui a parlare». Il discorso, testuale, è del capogruppo della Lega Nord nel Consiglio Comunale di Brescia, Nicola Gallizioli (audio a fondo pagina). Roberto Novelli, «invocato» dalla Lega, è il comandante della Polizia Locale. Siamo nell’aula consiliare di Palazzo Loggia, nel corso di una seduta della commissione ambiente.
Il destinatario di tali «promesse» è Guido Menapace, un cittadino invitato a parlare alla seduta di giovedì 5 luglio 2012, in nome della Consulta per l’Ambiente, dei problemi di chi abita nel Sito inquinato di interesse nazionale Caffaro. Ma ha potuto a malapena terminare il suo discorso (audio), tra grida e minacce, poi la maggioranza di centrodestra ha fatto mancare il numero legale.
Con il caso Caffaro si è entrati nel cuore del problema sanitario e ambientale della città di Brescia. La «lesa maestà» del cittadino è stato ricordare a un centrodestra che ancora sogna parcheggi sotto al colle del Castello e grattacieli in Piazza Tebaldo Brusato, la sua inerzia rispetto a uno dei disastri ambientali più gravi d’Europa.
25mila abitanti costretti a vivere, ormai da dieci anni, in una zona in cui è vietato toccare il terreno. Niente orti, niente animali, solo platee di cemento per non contaminarsi con le diossine e i Pcb. Aziende agricole distrutte, bestie soppresse dall’Asl. I bambini non possono giocare nei parchi pubblici e nei giardini delle scuole. Anche se in realtà lo fanno.
È emerso dalla testimonianza di Guido Menapace, ma era già stato ampiamente documentato dalla stampa: nei parchi mancano i cartelli di divieto e i bambini giocano indisturbati con la terra, le pecore pascolano nei campi alla diossina, i vigili non fanno rispettare l’ordinanza. Una rimozione gravissima, sui cui l’UE ha aperto un’istruttoria per decidere un’eventuale procedura d’infrazione.
Ma se alcuni grandi giornali (audio assessore Mario Labolani) ne possono parlare, pare che non sia concesso invece ai cittadini bresciani. I quali non hanno diritto, ad esempio, di chiedere dove finiscano il latte e le uova degli animali del sito inquinato; o la sospensione, in attesa della bonifica, della tassa sui rifiuti, e di poter viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici, per portare i bambini a giocare nelle zone non contaminate.
E di vedere i parchi chiusi, transennati, segnalati; i campi abbandonati presidiati dalla polizia locale, come dovrebbe accadere in una città in cui i livelli di diossina superano quelli registrati a Seveso nel 1976. Allora intervenne l’esercito, furono abbattute le case e le piante, scorticato il terreno. A Brescia invece si vive tranquillamente a contatto con una delle sostanze più pericolose create dall’uomo.
In una città come Brescia, che spende per la polizia locale il 43% in più dello standard nazionale (seconda solo a Cosenza) si potrebbe, in attesa della bonifica, almeno proteggere la popolazione dalla diossina, e impedire che i ragazzini giochino nelle cave contaminate dal Cesio 137. Ma forse il vero pericolo pubblico è proprio chi chiede alla giunta di «affrontare il problema o dimettersi, per consentire ad altri di occuparsene».
In casi come questi, a chi non verrebbe in mente di chiamare il comandante dei vigili.

Audio: Toffoli (Pdl), Gallizioli (Lega), Labolani (Pdl): (nell’ordine) http://bracebracebrace.files.wordpress.com/2012/07/toffoli-gallizioli-labolani.mp3

Morire di nocività. A Brescia

scritto per IL FATTO QUOTIDIANO

Da giorni a Brescia semplici cittadini si sono organizzati in un comitato spontaneo per alzare la voce sulla città più inquinata di Lombardia.  Dalle conclusioni del loro intervento in Commissione Ambiente durante la loro audizione in Regione Lombardia si apprende che nelle zone di San Polo, San Polino e Buffalora della città di Brescia è diffuso un intenso inquinamento di aria, acqua e suolo tanto che recenti dati dell’Asl bresciana dimostrano una grave diffusione di patologie respiratorie più alte rispetto al resto d’Italia. Solo nel quartiere di San Polo, inoltre, i bambini dai 6 ai 14 anni soffrono di malattie respiratorie per il 30% in più rispetto ai residenti nelle altre circoscrizioni della città.

Tutto ciò è provocato da varie fonti di inquinamento: il termovalorizzatore di A2A; l’acciaieria Alfa Acciai, che ha provocato inquinamento per diossina, scorie e fumi radioattivi; la piattaforma di trattamento di rifiuti industriali speciali e pericolosi della società Systema Ambiente s.r.l. (ex Ecoservizi), che tratta circa 250.000 tonnellate all’anno e che, inoltre, ha richiesto un ampliamento per cui è in corso la VIA di Regione Lombardia; l’AEB, azienda chimica, che produce detergenti industriali nel centro di San Polo; Bonomi Metalli, un deposito di materiali ferrosi che in diverse occasioni ha suscitato perplessità sulla gestione del deposito rifiuti; l’ex cava Piccinelli, una discarica abusiva di materiali contaminati (Cesio 137) e altamente inquinanti, che ad oggi non è ancora stata sottoposta ad un progetto di bonifica e vi è il rischio che il materiale radioattivo  contamini la falda; una discarica di rifiuti speciali tossici nocivi situata in via Buffalora, nella quale sono presenti fango galvanico, fango da acidi, morchia oleosa, morchia di verniciatura, fango di depurazione, acque di verniciatura, rifiuti provenienti dall’abbattimento fumi, dalle tintorie, terre di fonderia e che presenta gravi problemi di percolato; numerose cave di ghiaia che si stanno trasformando in discariche di ogni genere poiché non sono state rinaturalizzate.

In questo contesto drammatico si inseriscono nuovi progetti. Nella zona classificata area critica per la qualità dell’aria e, quindi, non idonea alla realizzazione di nuovi impianti di trattamenti rifiuti a circa 350 metri dell’abitato di Buffalora, è stato concesso il permesso di costruire un nuovo impianto di produzione di conglomerato bituminoso con contestuale recupero di fresato, un impianto di lavorazione e selezione di inerti naturali ed uno di messa in riserva e recupero di rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione. Il predetto progetto prevede la distruzione di un bosco e il ritombamento con rifiuti inerti di un laghetto di falda affiorante.

La Profacta del gruppo Faustini sta realizzando una discarica di amianto, mentre nel Comune di Rezzato (BS), Località Cascina Castella, la ditta Castella s.r.l. è in attesa della V.I.A. di Regione Lombardia  per una discarica di rifiuti putrescibili con impianto a biomasse. Il comitato spontaneo contro le nocività e il Co.Di.S.A. sono intervenuti con proprie osservazioni nella procedura.

Nella zona già destinata dal P.R.G. al Parco delle Cave, infine, l’attuale giunta di Brescia vorrebbe destinare 1.500.000 metri quadrati alla realizzazione dello stadio e della cittadella dello sport e le strutture dovrebbero essere ubicate in una zona non servita dalla metropolitana leggera in corso di realizzazione.

Il nuovo PGT di Brescia prevede la realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, commerciali e produttivi in questa zona che sarebbe opportuno venisse bonificata e destinata a parco naturalistico, ovvero il Parco delle Cave.

Bisogna evidenziare che nella zona delle cave, nonostante le molteplici criticità ambientali, coesistono con le zone degradate numerose zone a grande valenza naturalistica e zone umide, ricche di fauna e di flora, preziose per la biodiversità. Appare, quindi, indispensabile tutelare tutte le aree già spontaneamente rinaturalizzate o in corso di rinaturalizzazione.

Il comitato spontaneo contro le nocività a fronte di questa situazione chiede la sospensione di tutte le richieste in corso per nuove escavazioni e discariche; la sospensione dell’autorizzazione alla Profacta; il divieto ad intervenire in aumento dei volumi di escavazione previsti nei piani provinciali cave e la verifica dell’effettiva necessità dei quantitativi da scavare; il recupero ambientale delle cave e la fissazione di un termine per la fine dell’attività di escavazione; la tutela delle zone umide e a valenza naturalistica; il blocco del rilascio di qualsiasi autorizzazione a nuovi impianti inquinanti; il recepimento delle osservazioni Cerani/Ruzzenenti presentate all’ “Atto di indirizzi” per il Consiglio Regionale ai sensi del c. 3 art. 19 l.r. 26/2003 in materia di programmazione della gestione dei rifiuti Delibera Giunta della Regione Lombardia n. IX/2072 del 28 luglio 2011 (pag. 11); lo stanziamento di fondi regionali per la bonifica delle discariche e dei siti inquinati per i quali si renda necessario l’intervento della pubblica amministrazione a tutela della salute pubblica, a fronte dell’accertata inadempienza dei responsabili o dell’impossibilità di individuare una precisa responsabilità; il riconoscimento dello stato di emergenza ambientale per il territorio di Brescia e dintorni.

A causa della mancanza di risposte e dell’imminente inizio dei lavori della discarica, i membri del comitato spontaneo contro le nocività hanno deciso di organizzarsi in uno sciopero della fame a staffetta per ottenere una risposta. Dopo venti giorni il Comune di Brescia ha deciso di discutere nella prossima seduta di Consiglio Comunale una mozione in cui si chiede di sospendere i lavori della nuova discarica in attesa della sentenza del Consiglio di Stato. Il 2 maggio dalle 18 alle 20 in Piazza della Loggia una manifestazione cercherà di tenere alta l’attenzione. E forse sarebbe il caso di esserci. Perché di ‘Brescia’ ne abbiamo tante, in giro.