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La scuola in risposta ai proiettili

Succede a Cetraro (Cosenza):

Non si era mai visto un sindaco rispondere ad una intimidazione mafiosa – un proiettile e una cartuccia caricata a pallettoni inviati a casa sua – ponendo la scuola al centro di un consiglio comunale aperto e pieno di studenti. E’ successo a Cetraro, in provincia di Cosenza. Il sindaco si chiama Giuseppe Aieta. Un raro gesto di educazione civica, il suo, in un Paese che va a rotoli. Un gesto di coraggio, di classe, di politica, che non è rimbombato come avrebbe dovuto, sui tavoli romani.

In una Italia dove la politica nazionale non sa riconoscere gesti come questi, e continua a tenere gli occhi bassi sulle beghe di partito, la risposta di Aieta rimbomba nel mondo della scuola. Risuona nella parte pulita dell’Italia che resiste, nonostante tutto. Perché ha dimostrato con i fatti, che la scuola è l’unica possibile risposta alla violenza mafiosa. E presto inaugurerà, con orgoglio, un nuovo liceo artistico, “perché l’arte è vita mentre la violenza è morte“.

Dopo il “fattaccio”, non ha lasciato dichiarazioni ai giornali o alle tv. Ha postato sul suo profilo Facebook una frase lapidaria: “Indietro non si torna. Nessuno fermerà il cambiamento“. Ha aspettato di essere in consiglio comunale per parlare al suo paese, indirizzandosi agli studenti, per dare un messaggio chiaro: “Quello che mi preoccupa davvero è la dispersione scolastica che aumenta di giorno in giorno: è questa la battaglia che bisogna combattere. Lasciare la scuola significa rinforzare le fila di chi non vuole che questo paese cresca. Non abbiate paura. Se qualcuno ha pensato di intimidirmi ha sbagliato indirizzo“.

Eccoli gli studenti, tutti in piedi con i loro professori, in consiglio comunale. Sono lì che ascoltano, immobili, assorti, il loro sindaco che a testa alta e schiena dritta, li rassicura e li esorta a sorridere al futuro. Magari per qualcuno di loro è la prima volta nella sala del consiglio, mentre sulla testa dei consiglieri scorre la scritta “Indietro non si torna“… forse qualcuno avrà anche pensato a quel conoscente o a quel parente che seduto sul motorino al buio di un angolo di strada gli ha offerto un guadagno facile.. due immagini opposte.. e magari qualcuno in quel momento avrà anche operato una scelta: tra la luce e il buio.

L’articolo completo è qui. Grazie a @luis_webadvisor per la segnalazione.

Don Ennio, i maiali sono loro

Vittima degli atti intimidatori è un prete, don Ennio Stamile. Un parroco che negli anni non s’è mai sottratto al suo dovere morale di combattere la criminalità, in un paese dove la ‘ndrangheta esiste e non si nasconde. Don Ennio per un periodo è stato anche presidente dell’Osservatorio sulla Legalità, e ha promosso numerose iniziative di sensibilizzazione, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani. Lui, come Paolo Borsellino, è convinto che la lotta alla mafia sia soprattutto un fenomeno culturale. E anche per questo nelle sue omelie sa alzare la voce, quando serve. Lo aveva fatto nelle ultime settimane, ad esempio, perché a Cetraro è tornata quell’aria pesante che si respirava negli anni Ottanta. Erano gli anni in cui un consigliere comunale del Pci di nome Giannino Losardo denunciava l’avanzare incontrastato della ‘ndrangheta sul territorio. Lo freddarono, il primo giorno dell’estate 1980. Erano anni bui, di faide e paure, in cui l’omertà la faceva da padrona. Per questo nelle sue ultime prediche, don Ennio, aveva esortato i fedeli a denunciare a non essere omertosi. Un messaggio che non deve essere piaciuto a tutti. Tanto che una settimana fa ignoti gli avevano sfregiato l’automobile. Proprio dopo questo episodio l’uomo aveva ribadito con forza il suo impegno per la legalità e la sua preoccupazione per la recrudescenza del crimine in paese. Poi due sere fa, tornando a casa da un incontro con un’associazione, don Ennio ha trovato sul pianerottolo una testa di maiale mozzata. In bocca un pezzo di stoffa, come un bavaglio. Qualcuno vuole che don Ennio taccia.