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Il clan Gionta perde la pazienza e spara

Camorra in Lombardia. Un omicidio per ripulire l’onore di una famiglia “di rispetto”. Ecco cos’è stato il delitto Verrascina. “Sai com’è fatta mia mamma…”, così Carlo Caiazzo si rivolgeva al telefono a un altro indagato per spiegare l’agguato in programma e avvenuto il 10 gennaio scorso. “Figlio mio tu sei stato minato nell’onore. Si rispetta il cane per rispettare il padrone: vedicati”, così disse Cristina Del Prete, già indagata per associazione di stampo camorristico, al figlio, titolare di una carrozzeria a Cerro al Lambro e ritenuto il referente lombardo del clan Gionta di Torre Annunziata (Napoli). Succede qui, su al nord. Caiazzo doveva rispondere al pestaggio di Giuseppe Pellitteri, cognato rapito davanti ai figli e alla moglie l’8 gennaio scorso e massacrato di botte in aperta campagna a Caselle Lurani (Lodi) proprio da Luca Saverio Verrascina insieme al suo amico Jean Jannaccio (anche lui arrestato oggi per sequestro di persona e lesioni personali gravissime). Pellitteri doveva ripianare un debito di 4mila euro per il “fumo” non pagato. L’operaio 39enne Jannaccio, chiamato proprio per dare una lezione alla vittima, c’era andato pesante e Pellettieri aveva dovuto ricorrere ad un intervento chirurgico per stabilizzare il bulbo oculare sinistro.
Davvero troppo da sopportare per una famiglia di rispetto da tempo residente a San Giuliano Milanese “in affari” con i calabresi non solo nelle province di Milano ma anche in quelle di Como e Varese, come emerso anche in un’indagine appena chiusa dalle Squadra Mobile lariana. Così, sempre secondo i carabinieri, il 10 gennaio scorso Caiazzo, Esperto e Lamanuzzi a bordo di due auto accompagnarono Pellettieri sotto casa di Verrascina. Il giovane, 24 anni, esplose contro il muratore sei colpi calibro 22 colpendolo frontalmente a una gamba. Un’altro lo raggiunse alla schiena mentre scappava, causandogli un’emorragia polmonare che lo uccise.

Un’altra storia di sangue che avremo il dovere di raccontare ai nostri figli. E spiegargli perché cambiano le sigle della provincia ma gli odori (e la barbarie) sono le stesse. E cosa serva di più di questo sangue degli ultimi anni.