Ritratto di Concetto Bonaccorsi “u carateddu”: il latitante di mafia arrestato (in Toscana, eh)
Si è conclusa in provincia di Pistoia la latitanza di Concetto Bonaccorsi di 56 anni, inteso “‘u carateddu”, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Catania.
E’ stato scovato nell’appartamento di una villetta del paese.Lo cercavano dal 26 settembre dello scorso anno quando, dopo un permesso premio di tre giorni, il boss catanese Concetto Bonaccorsi, 56 anni, capo della cosca mafiosa dei «Carateddi» alleata con il clan Cappello, non fece più rientro nel carcere di Secondigliano, in Campania. Una decina di giorni fa, gli agenti della Squadra mobile di Catania hanno capito che quella coppia di cinquantenni che stava al primo piano di una palazzina in una frazione di Massa e Cozzile, nella zona di Montecatini, nel Pistoiese, poteva essere quella giusta.
Un gruppo di agenti catanesi si è così trasferito nel Pistoiese e ieri pomeriggio alcuni di loro hanno notato al balcone di quella casa una donna che assomigliava molto alla moglie del boss che, difatti, un’ora dopo è spuntato sullo stesso balcone per accendere un barbecue. La palazzina è stata circondata con l’aiuto della polizia di Pistoia e il boss ergastolano è stato arrestato.
In carcere vi era finito dopo l’ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Milano dovendo espiare la pena dell’ergastolo per il reato di omicidio aggravato, associazione per delinquere di stampo mafioso ed associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Concetto Bonaccorsi è lo storico capo bastone dell’omonima famiglia, intesa “Carateddi”, dell’organizzazione Cappello – Bonaccorsi. Di lui si ricorda l’arresto avvenuto quando aveva trent’anni. Nel giorno del suo matrimonio i carabinieri gli diedero solo il tempo di pronunciare il fatidico sì, poi lo ammanettarono e sotto gli occhi della sposa lo portarono. Niente viaggio di nozze per Concetto Bonaccorsi nel 1991, già allora ritenuto dagli investigatori il capo di una frangia del clan dei Cursoti, una delle famiglie mafiose più potenti di Catania. Bonaccorsi da anni si era trasferito a Torino, in Sicilia tornava assai raramente. Il giorno delle nozze aveva dato appuntamento ad amici e parenti davanti al municipio di Valverde: alle 13 in punto avrebbe sposato Concetta Valenti, 25 anni, anche lei siciliana trapiantata in Piemonte. Bonaccorsi per quell’arresto del 1991 era accusato di avere ucciso a Torino due ladri d’ auto colpevoli di avergli rubato qualche giorno prima la sua vettura, una Fiat Uno turbo. In Piemonte Bonaccorsi secondo gli investigatori avrebbe guidato un clan affiliato ai Cursoti dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti e alle estorsioni.
La storia criminale di Concetto Bonaccorsi «Carateddu» è la storia di un pezzo importante della mafia catanese e della guerra tra clan che agli inizi degli anni ’90 faceva cento e più morti ammazzati ogni anno. Lui, anche con il fratello Ignazio, spesso protagonista di gesti efferati, fughe clamorose, latitanze; e omicidi incredibili come quello del 1993 a Cassolnovo, in provincia di Pavia: uccise Marco De Zorzi dentro l’ascensore del palazzo in cui la vittima abitava ma fu arrestato subito perchè l’ascensore si bloccò e lui vi restò chiuso dentro.
La sua vita è stata un alternarsi di ingressi e uscite dalle carceri di mezza Italia. Al fianco sempre lei, la donna che riuscì a sposare quello stesso giorno di estate in cui lo arrestarono per la prima volta.
Nel maggio del 1996 a Concetto Bonaccorsi è arrivato il faldone dell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Cuspide. Fu accusato, insieme a oltre 50 persone, di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio ed altri reati. Nel 2000 con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catania è stato condannato alla pena dell’ergastolo in ordine ai reati di omicidio e detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Reati che sono stati commessi nel 1991.
Concetto Bonaccorsi è stato imputato, insieme a Jimmy Miano, capo dei Cursoti Milanesi ormai deceduto da tempo, e Carmelo Caldariera “Melo mezzalingua” per aver ucciso il 18 gennaio 1991 Angelo Barbera, all’epoca reggente dei Cursoti. Inoltre Bonaccorsi è stato accusato de ferimento di Gaetano Palici e Mario Angiolini, colpiti con fucili mitragliatori (marca Uzi), a pompa e una pistola calibro 357. A febbraio del 1997 è stato condannato dalla Corte di Assise d’Appello di Catania alla pena di 8 anni di carcere per mafia. Nel 2001, la Corte d’Assise di Milano gli ha inflitto una condanna a 30 anni per l’omicidio di Angelo Maccarrone, ucciso il 18 dicembre 1990 a Milano.
Nel 2009 la Squadra Mobile di Catania ha eseguito il blitz antimafia “Revenge” che ha decapitato la cupola e le squadre militari della cosca Carateddi. Concetto Bonaccorsi è stato tra i destinatari dell’ordinanza.
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