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convergenze

Tengo famiglia

Il sindaco di Foggia Franco Landella è passato da Forza Italia alla Lega. La decisione è stata presa dopo la mancata candidatura alle elezioni regionali della cognata

Franco Landella è sindaco di Foggia, mica di un paesino minuscolo e sconosciuto, e milita in Forza Italia. Anzi: militava in Forza Italia poiché ha approfittato del passaggio di Matteo Salvini per inscenare una breve conferenza stampa in cui doveva comunicare cose importanti.

Che ha detto? Ha detto che passa alla Lega. Ci sta, se ci pensate. Qualcuno può non essere d’accordo con la linea del suo partito e sentirsi rappresentato molto meglio da qualcuno altro. La politica è ricca di passaggi di casacca e molti rappresentanti politici si sono prodigati nel raccontare cosa non andasse più bene e quali fossero i motivi delle loro nuove convergenze. Ci si aspettava che Franco Landella ci dicesse una cosa qualsiasi, magari che Forza Italia è troppo morbida nelle sue posizioni contro l’Europa oppure che è davvero convinto, come Salvini che l’immigrazione sia il problema principale di questo mondo oppure che sul Mes proprio non riesce a essere d’accordo con le posizioni di Berlusconi. Una cosa qualsiasi.

E invece il sindaco ha emesso un comunicato stampa piuttosto sibillino: “Dopo 26 anni di militanza in Forza Italia sono costretto a lasciare questo partito dopo l’ennesima umiliazione; non posso continuare a subire le angherie di una classe dirigente di Forza Italia che antepone aspetti particolari ai valori della coerenza e della militanza e del consenso. Forza Italia ha favorito l’ingresso dei campioni del trasformismo rispetto alla militanza e al consenso di cui uno con una situazione giudiziaria particolare”.

Cosa avrà voluto dire? Semplice: la decisione è stata presa dopo la mancata candidatura alle elezioni regionali della cognata, la forzista Michaela Di Donna che ha trovato la porta chiusa in tutte le liste del centrodestra compresa Forza Italia. In sostanza il sindaco se ne va perché non hanno candidato la cognata. E in tutto questo c’è anche un partito che se lo prende, un politico così. E viene da pensare che forse al Landella dalle parti della Lega gli abbiano promesso di curare con attenzione il valore della famiglia. Tutto alla luce del sole.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Referendum come solletico

A Bologna decidono di mettere in piedi un referendum per decidere se continuare a sostenere pesantemente le scuole materne private o piuttosto riservare quei fondi all’istruzione pubblica. Bene, ve lo ricordate, no? La “campagna” per il referendum vede in processione di massa sia sulla stampa nazionale che quella locale tutti i convintamente privati che abbiamo in questo Paese. Per un lombardo come me, del resto, è un’abitudine ascoltare la retorica dell’eccellenza privata, plagiato come sono da decenni di formigonismo e di centrosinistra emulo di nascosto. Succede però che al referendum vince (inaspettatamente, dicono alcuni) l’ipotesi che sostiene il dovere di tutelare la scuola pubblica prima di qualsiasi dirottamento di risorse verso quelle private. Si sprecano le analisi e i commenti ma il senso della vittoria è presto detto: in questo Paese le famiglie che vivono l’esperienza di una scuola pubblica per i propri figli sono la stragrande maggioranza e la Costituzione parla chiaro.

Ora, in Consiglio Comunale a Bologna viene presentato un ordine del giorno (dal capogruppo del PD, per dire) che chiede, in pratica, di fregarsene del risultato del referendum e lasciare tutto com’era. Lo votano il Partito Democratico e il PDL, raggiunge la maggioranza, e quindi passa. Il Sindaco Merola, tra le altre cose, dice:

“Ringrazio il Pdl che vota l’ordine del giorno del Pd. Non ho paura delle parole e delle convergenze. Capisco che le parole “convergenze”, “mediazione”, “intesa”, nella vulgata siano accostante al tradimento. Ma qui le larghe intese non c’entrano. Abbiamo solo una convergenza più ampia su un tema specifico”.

Ora, mi chiedo, fino a quando crederemo alla favoletta delle amministazioni governate da coalizioni di centrosinistra, in mezzo a tutte queste causali convergenze.