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diritti

Ci rubano il lavoro

E invece sono italiani e stranieri, stremati senza dignità da un lavoro che mentre noi giochiamo alle giovani marmotte razziste e salviniste continua a marcire ortaggi, frutta e persone.

L’articolo da leggere all’ora di pranzo o di cena è qui.

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#OccuPAY cose così ovvie e così rare

Nasce OccuPAY. In un Paese normale non esisterebbero. In un Paese normale:

CGjaaknUYAEe_b6.png:largeCHI

OccuPAY è un gruppo di lavoratori dell’editoria – traduttori, autori, redattori, editor, agenti –  aperto alla collaborazione con tutte le figure professionali coinvolte nella filiera del libro.


COSA

Vogliamo creare un canale di comunicazione e scambio di informazioni, per raccogliere e diffondere nuovi modelli di buona pratica editoriale.
Vogliamo far fronte comune nei casi di abusi e malcostume perché in futuro il rispetto degli impegni contrattuali e dei diritti dei lavoratori della filiera sia la regola, e non l’eccezione.

COME

1. Facendo rete tra i lavoratori dell’editoria;

2. Mettendo insieme informazioni e idee e agevolandone lo scambio;

3. Incoraggiando il dialogo e la collaborazione tra editori e lavoratori dell’editoria;

4. Facendo in modo che autori, traduttori e collaboratori editoriali abbiano maggiore consapevolezza dei propri diritti e la capacità di esercitarli.

5. Informando i lettori su tutti i passaggi della filiera del libro e del mercato editoriale.

(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

Gli omosessuali e la schiavitù

Un lavoro geniale di Luigi Castaldi:

Provo a parafrasare ciò che Pietro Citati scrive sul Corriere della Sera di oggi a commento del referendum irlandese. Lascio pressoché intatto il suo testo (sulla sinistra) apportando solo le opportune modifiche (sulla destra).

citati

Donne e Mattarell(a)

295926_340287862729703_1737151009_nHo ascoltato le parole del Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della festa della donna per radio, molto velocemente e devo dire che non mi avevano colpito per modernità (beh, direte voi, da Mattarella e in effetti avete anche ragione) ma credo che la sensazione che ho provato l’abbia descritta benissimo Cristiana Alicata nel suo blog:

In nessuna parte del suo discorso – mai – compare un impegno a cambiare questa condizione per cui le donne sono dedite alla cura e alla professione e, silenziosamente, ce la fanno. L’ammirazione che i maschi (che in contrapposizione alle donne quindi sono di solito presi da se stessi e dal potere e non ce la farebberp poverini a fare tutto, quindi…non lo fanno) rivolgono alle donne assume una caratteristica tipicamente maschilista: voi donne siete regine del focolare, svolgete i vostri doveri in modo umile senza vantarvi, noi maschi invece facciamo la guerra, ostentiamo il potere e senza di voi saremmo perduti.

Ecco a me la matrice del discorso di Mattarella appare in assoluto contrasto con la cultura della parità che vorrei che il mio Paese promuovesse e mi sembra invece in linea, pur forse non volendolo, con il movimento reazionario degli invasati di “sposati e sii sottomessa” versione maschilista e sorella stretta delle molto omofobe sentinelle in piedi. Nella adulazione dei ruoli svolti dalla donna, scorgo anche una certificazione della loro giustezza. Il discorso di Mattarella, in sostanza, non è stato politico, ma culturale. Non c’è stato alcun impegno a modificare lo stato delle cose che per la maggior parte, possiamo anche ammetterlo, sono esattamente come il Presidente le racconta, anche se io sono assolutamente convinta che una nuova generazione di maschi attenta alle cosiddette dinamiche di cura sia già nata, esista ed è un errore ignorarlo.

L’agnello pasquale

A proposito di appelli per gli agnelli innocenti, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano chiede i numeri identificatori per quei due sotto le scarpe:

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