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diritti

L’isola dei poveri. Morti.

Certo sono in molti a volerla (e lavorano per realizzarla) per i vivi: una separazione anche fisica e non solo nei diritti tra gli abbienti e quei fastidiosissimi e costosissimi poveri. Certo la notizia di un’isola come una fossa comune per i morti poveri a New York rende efficace l’immagine non solo simbolica di una segregazione fisica oltre che culturale. Una volta, nel ‘500, si seppellivano fuori dalle mura i giullari e le prostitute perché ritenuti indegni di stare anche da cadaveri con gli altri concittadini. Oggi va molto peggio.

IMF director general Strauss-Kahn

I poliziotti, il loro sindacato e la “crudeltà umana”

Tanto per riprenderci le parole. Nonostante le querele. Ne parla Marco Zavagli:

Nel tristemente noto sit-in del Coisp del marzo 2013 è andata in scena un’azione di crudeltà umana. Oggi lo si può dire. Tranquillamente. Lo si può dire perché  sono le parole di un pubblico ministero, fatte proprie da un giudice. Lo si può tranquillamente dire senza finire nel lungo novero di quasi cento querele intentate a partire da quel giorno dal sindacato indipendente di polizia che credeva che la foto di Federico Aldrovandisul letto dell’obitorio fosse falsa.
In quell’elenco di indagati per diffamazione finirono tanti colleghi (come Checchino Antonini di Popoff, Liana Milella di “Repubblica”, Giorgio Salvetti del “Manifesto”, Cinzia Sciuto di “Micromega”), tanti politici (anche il buon Brunetta) e tanti cittadini normali.
Come il ferrarese Leonardo Fiorentini, che all’indomani di quella manifestazione espresse sul proprio blog il suo sdegno: “oggi abbiamo avuto la prova che la crudeltà umana può non avere limiti”. Fiorentini identificava “il punto più becero della vicenda” nel “veder sacrificato quel minimo di umanità che dovrebbe albergare in ognuno di noi (anche nei dirigenti di un sindacato di polizia) di fronte alla ricerca di notorietà e fama”. Quella frase finì tra i capi di imputazione per diffamazione aggravata. La relativa querela del Coisp si scontrò con la richiesta di archiviazione della pm Ombretta Volta della procura di Ferrara prima e poi, definitivamente, con l’archiviazione del gip Silvia Marini.
Questo perché, parole del pm, “affermare che l’azione del sindacato Coisp sia stata l’espressione di crudeltà umana e di mancanza di umanità poggia su un dato di fatto incontrovertibile, ossia che la manifestazione è avvenuta, se non proprio sotto la finestra dell’ufficio dove lavora la madre di Federico Aldrovandi, quantomeno davanti all’edificio in cui tale ufficio si trova”. Da parte sua il gip, “ritenuto che la notizia di reato sia infondata per le argomentazioni già esposte dal pm” mette una pietra tombale sulla denuncia: Fiorentini ha esercitato il suo diritto di critica.

Un raggio di luce

Si riapre il caso Uva:

Il caso Uva non è chiuso. C’è ancora la speranza di arrivare alla verità sul decesso di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni morto al pronto soccorso dell’ospedale di Varese, il 14 giugno 2008, dopo essere stato trattenuto tre ore nella caserma dei carabinieri. Il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Battarino ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dai pm Agostino Abate e Sara Arduini e ha deciso di accogliere l’istanza della famiglia, che tramite l’avvocato Fabio Anselmo e Alessandra Piva chiedevano nuove indagini, soprattutto sui fatti accaduti in caserma, e un nuovo processo. Il gip ha stabilito l’imputazione coatta di tutti gli imputati per omicidio preterintenzionale (più altri reati minori).

Quanto costa il silenzio?

L’indagine di Intervita sui costi economici e sociali della violenza contro le donne in Italia:

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Il documento completo dell’indagine è scaricabile qui.

La cella “zero”

A proposito di diritti e di carceri:

“Erano le dieci e mezza di sera. All’improvviso, senza motivo sono stato portato giù nella cella zero: le guardie mi hanno fatto spogliare nudo, mi hanno picchiato, mi hanno umiliato”. A Fanpage.it parla un ex detenuto del carcere di Poggioreale che, con la Garante dei Detenuti della Campania, ha sporto denuncia. E ha segnalato anche la famigerata “cella zero”: “E’ una cella del piano terra dove ti puniscono, ti picchiano, è isolata da telecamere e da tutto”. L’ex detenuto ha denunciato, così, ai media e alla magistratura. Ha rilasciato un’intervista alla tv privata Piùenne e poi a Fanpage rivelando questa denuncia gravissima. Nel merito è intervenuta anche la Garante dei detenuti della Campania, Adriana Tocco: “Davanti a queste denunce io ho il dovere di portare tutto all’attenzione della magistratura. E’ un reato penale grave e ovviamente devo comunicarlo nel frattempo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”. Poi ricorda di aver presentato “da tempo una denuncia firmata da 50 detenuti per maltrattamenti, e ancora non è accaduto nulla”. “Ho sentito parlare molte volte – aggiunge – del piano zero. Io non l’ho mai visto ma prossimamente chiederò”.

 

Chissà cosa ne pensa la Cancellieri.

Per evitare che la cortesia prevalga sul diritto

Ogni tanto incrocio menti e frasi che hanno il dono soprannaturale della sintesi chiarissima. Durante la presentazione del corso per il riutilizzo dei beni confiscati a Caltanissetta promosso dalla Camera di Commercio di Caltanissetta il delegato Salvatore Pasqualetto (in delega al Presidente) ha detto:

La cultura d’impresa non può essere disgiunta dalla legalità, in provincia di Caltanissetta l’accesso al credito e’ problematico: il costo del denaro qui è stimato un punto e mezzo in più rispetto alle province di Catania e Palermo, questo dato da solo pone le imprese del territorio già ai margini del mercato. Per evitare che la cortesia prevalga sul diritto, lo Stato deve scommettere nel nostro territorio.

Se dovessimo analizzare con calma tutte le volte che un diritto ci viene rivenduto come cortesia forse scopriremmo che l’abuso di cortesia è fenomeno (pessimo) diffuso anche nella quotidianità da Nord a Sud: la cortesia di un amico medico che anticipa una visita nonostante la lista d’attesa, la cortesia di un documento preparato in due minuti grazie al parente che lavora all’anagrafe, la cortesia del numero diretto che scavalca il numero verde: sono centinaia le situazioni concrete e semplici che capitano in perfetta normalità. Ebbene la sistematica cortesia diventa inevitabilmente una solidarietà spinta solo tra sodali e benché spesso sia vissuta come “diritto familistico o di affetti” finisce per creare un grumo. Ecco: osservare i grumi e scardinarli sarebbe un bel fioretto. Perché le lobby di cui si parla oggi sui giornali riguardo la Legge di Stabilità poi in fondo sono proprio questa cosa qui.

Contro il femminicidio: il pianto di Ulisse

050458242-ebeb3c5b-7d9f-4e66-8a49-1d93c5c296a1Le nuove donne devono continuare a essere differenti dagli uomini e fare valere in tutti i campi la ricchezza della loro storia, della loro intelligenza, dei loro pensieri, ma devono anche cambiare nel profondo e lasciare agli uomini la loro parte di responsabilità nel nuovo mondo. I ruoli dell’uno e dell’altra, rimanendo differenti, possono sovrapporsi e prendere l’uno dall’altra. E la madre può cedere la sovranità assoluta per una libertà conquistata che apre le porte di un mondo vasto, ricco della presenza di Due diversi ma pari. E penso che il padre possa insegnare la sua nuova forza al figlio: un dominio sovrano che deve trasformarsi nell’accoglimento della differenza delle donne, della loro parità. Può insegnare al figlio a non averne paura, a parlarne, sottraendo così il dialogo sui sentimenti all’impero delle donne. Forse la nuova forza degli uomini è fatta anche del pianto di Ulisse – uomo per eccellenza – che nell’isola dei Feaci ascolta il racconto della guerra di Troia e piange, coprendosi il viso col mantello purpureo, “come donna piange lo sposo che cadde davanti alla città”. Forse l’uomo può piangere ora come uomo, senza coprirsi il viso, anche davanti al figlio, e aprirsi nel racconto all’altro da sé. E le donne al contrario possono diventare più lievi, manifestare la loro imperfezione, dare ai figli la manifestazione vera di quello che sono e la possibilità di tenere testa senza violenza alle giovani donne libere che incontreranno nella loro vita adulta. Abbiamo la fortuna di vivere uno dei cambiamenti più importanti della storia, il mutamento profondo del rapporto tra i due generi, questo mutamento può cambiare il mondo e in questo nuovo mondo le donne e gli uomini possono amarsi e comprendersi molto più di prima.

Cristina Comencini nella sua lettera agli uomini che odiano le donne.