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Il garantismo disfunzionale

I “garantisti disfunzionali” sono così: pretendono di vietare ogni valutazione negativa sugli amici dei loro amici. Per loro i gradi di giudizio sono sovrapposti ai gradi di parentela. E così dal “prima gli italiani” si sono talmente ristretti finendo al “prima i Morisi”

Uno dei motivi per cui in questo Paese si riesce a fatica a instillare un sano garantismo com’è scritto nella Costituzione (e com’è auspicabile in un Paese civile che ciclicamente viene attraversato da moti giustizialisti e i loro rispettivi movimenti politici) è l’utilizzo strumentale e peloso di un garantismo disfunzionale che viene utilizzato ogni volta dalla politica per normalizzare atteggiamenti e persone che dovrebbero starne alla larga e che invece non solo ricevono solidarietà ma addirittura si ritrovano sull’orlo della beatificazione.

È successo qualche giorno fa con Marcello Dell’Utri (che magicamente ora sembra assolto anche dalla condanna precedente) che qualcuno vorrebbe addirittura promuovere a Senatore a vita (essere solo condannati per rapporti con la mafia è un prerequisito per la corsa al Quirinale, qui da noi) ma è risuccesso ieri nell’indagine che riguarda Luca Morisi, spin doctor di Salvini e della Lega caduto precipitissimevolmente in disgrazia per una storia di droga tutta da chiarire.

Ricapitolando, da osservatori esterni: Morisi dice che non è successo niente ma chiede scusa. Tra l’altro chiede scusa della cosa sbagliata. Non ha capito nemmeno in un momento come questo, il perspicace Morisi, che il problema non sta tanto nell’uso di droga (che in fondo ammette travestendola e giustificandola come “debolezza umana”) ma in tutte le legnate contro tutte le debolezze umane durante tutti questi anni per guadagnare voti. Matteo Salvini (quello che contro la droga ha sempre usato parole di fuoco per mietere consenso) improvvisamente cambia atteggiamento e si dice pronto ad “aiutare l’amico”. È il sovranismo dei delitti e delle pene: lo stesso atteggiamento (staremo a vedere se è anche un reato) viene pesato in base alla vicinanza affettiva o alle convergenze sentimentali: essere razzisti nella pratica della solidarietà è un capolavoro, davvero.

Parte il garantismo peloso: non facciamo con Morisi quello che lui faceva con gli altri, dicono tutti. E lo fanno strumentalmente per non colpire la Lega e Salvini, si vede subito, da lontano. Gli altri tossicodipendenti a cui vorrebbero accostare Morisi non hanno mai guidato una task force al Viminale, non erano nella segreteria di un partito, non decidevano la linea del leader del maggior partito del Paese: non scorgere la differenza è immorale, non capire che un’indagine del genere su una persona come Morisi è un fatto politico è strumentale. E così in nome del “noi siamo diversi da loro” si assiste a un’infame parabola che passa per un’assoluzione del tribunale del popolo (anche la Lega ormai è regina del motto “sono compagni che sbagliano”) ad addirittura l’esaltazione del Morisi stesso. Quale sarebbe la grande attitudine di Morisi? Essere incappato in un atteggiamento che ha demonizzato per anni e che ha aumentato il consenso banchettando sui disperati. Dove stia la virtù in tutto questo davvero sfugge.

E addirittura alcuni commentatori si stracciano le vesti per il Salvini umanitario. In effetti ha ragione Salvini: la dipendenza è una debolezza, farla diventare un reato non aiuta a combatterla come invece aiuterebbe allungargli una mano, comprenderlo e smetterla con questa manfrina del buttare via la chiave. In sostanza ieri il leader della Lega ha confessato di essere un pessimo politico.

Ma i garantisti disfunzionali sono così: usano consapevolmente la presunzione di innocenza per rivendicare il dovere di sospendere ogni giudizio morale su atteggiamenti e inopportunità che non hanno bisogno di indagini e di prove. Sono talmente garantisti che garantiscono ogni volta il salvataggio degli amici e l’affossamento dei nemici. Sono talmente garantisti che pretenderebbero di vietare ogni valutazione negativa sugli amici dei loro amici. Per loro i gradi di giudizio sono sovrapposti ai gradi di parentela. E così dal “prima gli italiani” si sono talmente ristretti finendo al “prima i Morisi”. Che pena.

Buon martedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.