La ‘ndrangheta, il prete e il calcio come arma lì a Isola Capo Rizzuto
(un gran bel pezzo di Giuseppe Baglivo)
“La società di calcio di Isola Capo Rizzuto è gestita da Leonardo Sacco formalmente, sebbene colui il quale sostanzialmente la gestisce è il prete don Edoardo Scordio”. E’ un fiume in piena Santo Mirarchi, il collaboratore di giustizia gestore degli affari illeciti del clan Arena su Catanzaro Lido che, in nuovi e recenti verbali finiti agli atti dell’inchiesta denominata “Jonny”, getta un fascio di luce su rapporti sinora rimasti nell’ombra aprendo ulteriori filoni investigativi e chiamando in causa da vicino pure il “mondo” del pallone.
“La società di calcio è importante – spiega infatti Mirarchi ai magistrati della Dda di Catanzaro – in quanto consente di avvicinare imprenditori col pretesto di chiedere la sponsorizzazione”. Nella vicenda assume così un ruolo importante direttamente colui che viene ritenuto come il “cassiere” e “contabile” del clan Arena, ovvero Paolo Lentini, finito in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo il collaboratore di giustizia sarebbe stato proprio Paolo Lentini ad intimare al prete di contattare imprenditori che quindi erano costretti al pagamento estorsivo. Il prete contattava gli imprenditori – chiarisce Mirarchi – anche con il pretesto di chiedere loro donazioni per un’associazione che si occupa di volontariato che lo stesso prete gestisce”.
Gli imprenditori, Lentini e don Scordio. “Ribadisco che gli imprenditori venivano indicati al prete da Paolo Lentini ed erano tutti imprenditori del Crotonese. E’ stato proprio il prete nell’estate del 2015 a contattare il nuovo gestore del villaggioValtur di Isola di Capo Rizzuto – continua ancora il pentito – in modo tale che questo fosse costretto all’assunzione di tutta una serie di persone indicate da Paolo Lentini. Le assunzioni erano solo sulla carta, perché le persone non lavoravano al villaggio. L’80% dello stipendio veniva versato nelle casse della bacinella isolitana, la restante parte rimaneva agli assunti. Costoro venivano assunti per 5 mesi, poi, godevano della indennità di disoccupazione che rimaneva loro per l’intero. Sono state assunte solo persone di Isola di Capo Rizzuto. Gli stessi imprenditori contattati erano costretti ad elargire danaro sotto forma di sponsorizzazioni. Io ho incontrato in tante occasioni il prete – ricorda Santo Mirarchi – in quanto Paolo Lentini si fidava di me e di Nico Gioffrè per cui non aveva remore ad incontrarlo sebbene mi raccomandasse sempre di tenere riservato il prete che non doveva farsi vedere con noi delinquenti. Infatti, incontravamo il prete di domenica, in alcuni campetti da calcio che sono vicini al cimitero di Isola di Capo Rizzuto”.
I lavori al Centro profughi e i tentati incontri con i vertici del Crotone calcio. Ci sarebbe stato quindi un diretto collegamento fra il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio ed il clan Arena, con favori di non poco conto che il sacerdote avrebbe elargito in favore dei mafiosi locali. In tal senso sono significative le confessioni del pentito Santo Mirarchi. “Lo stesso prete – incalza il collaboratore – ho sentito che, seguendo le indicazioni di Paolo Lentini, affidava ad imprese a noi vicine i lavori di giardinaggio nel Centro profughi. Ricordo inoltre di un incontro di una domenica, sempre presso i campetti, fra me, il prete e Paolo Lentini, nel corso del quale si è parlato del fatto che il prete avrebbe dovuto provocare un incontro fra Paolo Lentini ed il presidente del Crotone Calcio o un loro rappresentante. Infatti, Paolo Lentini voleva richiedere pagamenti a titolo estorsivo in percentuale rispetto agli incassi per la vendita dei biglietti. “Paolo Lentini si era fissato – conclude il collaboratore di giustizia – in quanto voleva avere un contatto con un imprenditore edile che lavora presso il quartiere Farina di Crotone, che faceva da sponsor al Crotone Calcio e che Paolo Lentini sapeva essere amico del presidente del Crotone Calcio”. Tentativi di contatti sui quali gli inquirenti sono impegnati a fare piena luce.