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ex cava bossi

Cava di Bollate: cosa c’è sotto

Avevamo già detto che la cava di Bollate va immediatamente chiusa. Non solo per le frequentazioni in odore di ‘ndrangheta (viste le aziende che scaricavano e continuano a scaricare) ma soprattutto perché non risponde ai quesiti ambientali che dovrebbero garantire il territorio. L’ultima novità è un serbatoio di 6000 litri di gasolio mai autorizzato. Ieri siamo andati lì a chiedere cosa c’è sotto. E settimana prossima riportiamo la questione in commissione.

da IL GIORNO

Bollate, 4 giugno 2011 – «Vogliamo sapere cosa c’è sotto». Lo hanno chiesto cittadini e rappresentanti politici locali, della Provincia e della Regione. Lo hanno chiesto partecipando al presidio organizzato dall’associazione Sos Racket e Usura, e dall’associazione QuiBollateLibera, davanti all’ex cava Bossi di Bollate. «Io sono stato presidente del consiglio di quartiere di Cascina del Sole per molti anni, abbiamo fatto iniziative di protesta, raccolte di firme, esposti per denunciare quello che succede in questa cava ma nessuno è mai intervenuto – spiega Ippolito Giovinazzo -. Una volta abbiamo chiesto come consiglio di quartiere di poter partecipare quando facevano i carotaggi al terreno e abbiamo scoperto che venivano fatti dove diceva il proprietario. Per decenni abbiamo respirato le polveri che si sollevano dai cumuli di terra, il viavai di camion, ci sono anche stati incidenti mortali».

Eppure qualcosa per la ex cava di via Friuli la precedente Amministrazione comunale di centrosinistra lo aveva pensato, «nel Pgt avevamo previsto dei meccanismi per acquisire l’area, bonificarla e trasformarla in un grande parco urbano spostando l’attività in una zona meno urbanizzata – spiega Pierluigi Catenacci, ex assessore nella Giunta Stelluti – questa Amministrazione comunale ha stracciato il progetto».

Lo slogan «vogliamo capire cosa c’è sotto» non si riferisce solo all’ipotesi di inquinamento ambientale, ma anche a quello «criminale». «È passato troppo tempo dalle nostre denunce, vogliamo sapere chi li protegge e perché dopo 30 anni di ispezioni e irregolarità l’ex cava non è ancora stata chiusa – spiega Massimiliano Mantovani di QuiBollateLibera – per esempio sappiamo che c’è un deposito di carburante di 6.000 litri senza licenza, un incidente provocherebbe un disastro». La questione è stata sollevata anche in consiglio comunale: «Sarebbe meglio che oltre alle iniziative di facciata come l’Osservatorio sulla criminalità organizzata l’Amministrazione facesse mettere in sicurezza la cava – spiega il consigliere comunale della Federazione di Sinistra, Prospero Mondello – la frazione di Cascina del Sole paga da quarantanni questa situazione».

Al presidio hanno partecipato anche Giulio Cavalli, consigliere regionale dell’Italia dei Valori e Massimo Gatti, capogruppo provinciale della lista civica Prc-Pdci. Già a luglio dello scorso anno, dopo il video-denuncia di Frediano Manzi, presidente di Sos Racket e Usura, avevano presentato interrogazioni: «Faremo in modo che questa volta la Regione responsabile della questione ambientale ci risponda, i finti distratti sono il male vero di questo territorio – spiega Cavalli – in un momento in cui l’operazione Infinto ha dimostrato quanto è radicata la ’ndrangheta nel territorio lombardo, non fare niente è una forma di collusione». Il consigliere provinciale Gatti aveva chiesto alla Provincia, responsabile delle cave, la sospensione dell’attività, senza ottenere nessuna risposta, «ora chiederò che la commissione provinciale ambientale faccia un sopralluogo – spiega – è scandaloso che Provincia e Comune di Bollate in nove mesi non si siano coordinati e non abbiano ancora prodotto nulla su questa ex cava, vuole dire non meritarsi lo stipendio».

di Roberta Rampini