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Ripensare l’energia

Mentre in Italia ci si tappa le orecchie per non sentire il frastuono del vociare politico fioriscono in silenzio e nell’ombra esperimenti (riusciti, quindi esperienze) di comuni virtuosi che ripensano la sostenibilità energetica. A Colorno (PR) rimettono in agenda riutilizzo e risparmio, a Roma è possibile spedire risparmiando 150 tonnellate di CO2, a Torraca (SA) si sperimentano i LED. Milano ha l’occasione di diventare il laboratorio internazionale delle ‘buone pratiche’ nei prossimi anni. Azioni banali ma rivoluzionarie. Come vorremmo che fosse l’EXPO.

Artisti per caso. A gratis. In tempi d’Expo

Arriva a grandi passi (ma per davvero?) EXPO 2015 e, come ci dicono in molti, dovremmo esultare per le “enormi occasioni occupazionali” (parole di Letizia Moratti). La prima, tutta artistica come piace alla Milano cultural-chic tutta da bere, è un bando che parla di lavoro, di opportunità ma si è dimenticato i soldi. I soldi mica per arricchirsi, proprio i soldi per camminare su quel bordo che sta tra l’essere occupati e l’essere usati.

Per questo è stata aperta una raccolta firme che vi invito a promuovere con i vostri blog e i vostri siti. Intanto aspettiamo una risposta ad una nostra interrogazione.
L’Expo 2015 parte col piede sbagliato, e propone un bando rivolto al mondo dello spettacolo (teatro, danza, cabaret, ecc.) i cui vincitori avranno la possibilità di esibirsi gratis e, non solo, dovendosi pure pagare i contributi previdenziali Enpals.

Come sempre il problema non è la mancanza di fondi, perchè quelli, a maggior ragione nell’impresa Expo (a cui sono destinati circa 1.5 miliardi di fondi pubblici), ci sarebbero, quanto un atteggiamento della politica locale assolutamente ostile ed arrogante nei confronti dello spettacolo dal vivo. Sono anni ormai che le amministrazioni pubbliche in Lombardia chiedono agli operatori dello spettacolo dal vivo di lavorare gratis, o al massimo con un insignificante rimborso, facendosi belli di organizzare eventi culturali nella città. Le politiche culturali devono avere come scopo primario la crescita del proprio territorio, non il suo sfruttamento.

Questo bando è un’offesa all’intelligenza di chi lavora nel settore dello spettacolo, e chiediamo che sia ritirato o che sia previsto un compenso per gli artisti che saranno selezionati. Gli investimenti destinati a Expo 2015 sono una grande sfida per migliorare la qualità di vita di tutti i cittadini di Milano e Lombardia, compresi gli operatori della cultura.

Alcune highlights del bando:

– nel bando si legge di una “formula partecipativa”, che si esplica qualche parola dopo con il “lavoro a gratis”;

– si legge che la scadenza è il 31 gennaio e la data della performance il 5 febbraio e che gli artisti selezionati beneficeranno della promozione (come si fa a promuovere un’artista e uno spettacolo con meno di 5 giorni a disposizione?);

– si legge che gli artisti selezionati, oltre a non ricevere alcun compenso, dovranno produrre la loro agibilità, su cui dovranno pagare le ritenute sociali (Enpals). Così facendo non solo lavoreranno gratis, ma pagheranno per lavorare!

I firmatari di questo comunicato si impegnano quindi a costituire un gruppo di osservazione del rapporto tra politiche culturali e Expo 2015, affinché Expo sia davvero un momento di crescita per tutti, per i cittadini che amano la cultura, e per gli operatori per cui la cultura è il pane di cui vivere.

Firma anche tu per sostenere questa protesta.

http://www.firmiamo.it/expocultura

Direttamente dall’Aula: le (non) risposte sui terreni EXPO

Come promesso abbiamo posto qualche domanda al Presidente Formigoni sulla questione dei terreni EXPO. Ecco com’è andata:

Il Gruppo IdV (primo firmatario il capogruppo Stefano Zamponi) ha sollevato la questione della Società costituita da Regione, Comune e Provincia di Milano per l’acquisto delle aree destinate ad Expo 2015. “Quale l’esatto valore dei terreni da acquistare, con quali risorse e con il coinvolgimento di quali banche”, e anche “in caso di taglio dei fondi stanziati dal Governo se vi sia un piano o progetto alternativo e quale sia la sua articolazione” ha chiesto Zamponi.

“L’impegno finale diretto degli enti che hanno costituito la società non ancora stato definito -ha risposto il Sottosegretario Paolo Alli– né l’entità delle risorse garantite con l’indebitamento. Verranno avviate “trattative bonarie” per l’acquisto, ha spiegato Alli, e ad oggi il Governo ha confermato gli impegni assunti.

Insoddisfatto “nel metodo e nel merito” il Gruppo IdV. “Il metodo -ha ribattuto Zamponi- non rispetta la correttezza dei rapporti fra Giunta e Consiglio, il quale apprende di queste scelte dai giornali” Scelte molto discutibili anche nel merito, con risorse non quantificabili e trattative dall’esito incerto, ha concluso Zamponi. (r.s.)

VIDEO DOMANDE:

http://www.youtube.com/watch?v=qFqDPWfuWlY

VIDEO (NON) RISPOSTE:

http://www.youtube.com/watch?v=QQF6k9-vmgU

Le conclusioni a voi.

Question time: una paio di domande sui terreni Expo, Presidente

Il Question time, è una fase dei lavori di un’assemblea regionale, nella quale vengono illustrate una serie di interrogazioni di solito riguardanti argomenti di particolare urgenza, e a cui viene data risposta in aula dall’organo esecutivo. Era una mia promessa esercitare il diritto alla curiosità per strappare qualche straccio a forma di informazione. Anche la curiosità deve essere calendarizzata. Domani ci togliamo qualche prurito sul frettoloso acquisto dei terreni Expo:

INTERROGAZIONE

EX ART. 115 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

(RISPOSTA IMMEDIATA IN AULA)

PREMESSO CHE

Sulla questione Expo 2105, e notizia di pochi giorni la conclusione di un accordo e la costituzione di una società da parte di Regione Lombardia, Provincia di Milano e il Comune di Milano che vedra I’importo inerente I’acquisto delle aree ripartito in tre parti uguali tra ciascuno degli enti menzionati;

PRESO ATTO CHE

Ancora una volta, Formigoni, riservando un primo passaggio della questione alla Giunta regionale ed in secondo luogo al Consiglio, ha volutamente inteso disattendere una serie di norme fissate nello Statuto d’Autonomia della Lombardia che da un lato indicano la Giunta regionale quale organo esecutivo della Regione e dall’altro vedono il Consiglio regionale quale organo deputato ad esercitare una funzione legislativa e a concorrere altresì alla determinazione di indirizzo politico regionale;

VALUTATO CHE

Se ad oggi diversi sono ancora i punti della trattativa su cui occorrono esaurienti chiarimenti 0 ancorché definiti gli elementi forniti non si caratterizzano quanta ad univocità;

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI INTERROGANO, AI SENSI DELL’ARTICOLO 115 DEL REGOLAMENTO GENERALE DEL CONSIGLIO REGIONALE, IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE ROBERTO FORMIGONI PER CONOSCERE:

– Quale sia I’esatto valore dei terreni da acquistare e quale sia in termini numerici e non percentuali l’importo esatto di cui Regione Lombardia dovrà farsi carico;

– Se vi sia I’intenzione di ricorrere a prestiti bancari e con riferimento alla Regione Lombardia a quanto ammontino in termini numerici e non percentuali gli importi destinati agli stessi e a quanto quelli direttamente conferiti dalla Regione senza la frapposizione delle banche;

– Quante e quali siano Ie banche coinvolte in tale operazione;

– Quali siano le reali intenzioni sulle aree concesse a Expo una volta calato il sipario della manifestazione;

– Quale sia il numero dei componenti del relativo C.d.A;

– In caso di taglio dei fondi stanziati dal Governo se vi sia un piano 0 progetto alternativo e quale sia la sua articolazione.

Milano, 20 maggio 2010

Stefano Zamponi (Italia dei Valori)

Giulio Cavalli (Italia dei Valori)

Francesco Patitucci (Italia dei Valori)

Gabriele Sola (Italia dei Valori)

Elisabetta Fattuzzo (Partito Pensionati)

IL PDF QUI

Il rischio di incentivare la ‘ndrangheta

Il movimento terra è una delle attività più citate nelle relazioni antimafia e meno conosciute tra la gente: è l’attività imprescindibile per ogni cantiere. Dove c’è da spostare sabbia, scavare, trasportare residui lì c’è un impresa per la movimentazione terra. Al nord (e in particolar modo in Lombardia) il movimento terra è il lembo del lenzuolo sotto cui trafficano e si arricchiscono le melme mafiose travestite da imprenditori. Si infilano nei subappalti come zanzare sotto la camicia e fingono l’espressione degli onesti faticatori. Oggi, in Lombardia, affidare il “movimento terra” a qualcuno di loro è il nuovo modo lombardo per pagare il pizzo fingendo di non accorgersene, è il compromesso nordico per “stare a posto” nella profonda Lombardia.

Gente come Marcello Paparo (entrato addirittura nei cantieri della TAV e con una bella Mercedes tutta bucherellata per un attentato scampato)  o gli uomini della cosca dei Barbaro-Papalia che pascolano tra Buccinasco, Corsico e Cologno Monzese (come racconta l’operazione “Parco Sud”) sono gli esempi più alti di una nuova strategia di business coperto dalla polvere delle macerie e dell’indifferenza. La terra vale oro e si nota poco.

Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, quando fa riferimento all’Expo 2015 chiarisce che «il punto che favorisce l’infiltrazione mafiosa è proprio la mancanza nei contratti d’appalto della voce sul movimento terra». Un business che, assieme al settore dello smaltimento dei materiali, rappresenta la porta d’ingresso delle cosche negli appalti. Anche perché, spiega Minale, «non c’è la necessità della certificazione antimafia ». Occore quindi rivedere le norme che regolano il settore, «la cui consegna – dice il magistrato – non può essere lasciata alla direzione dei lavori sui cantieri».

Ed è per questo che già da tempo ci siamo promessi di proporre con urgenza una legge regionale per rivedere quanto prima la regolamentazione.

Quello stesso movimento terra per il quale il presunto boss Salvatore Barbaro (figlio del più noto Mimmo l’Australiano) ha dichiarato “io ci ho una passione”. Roba che per farla “basta avere la terza media come scrivono i giornali, ma bisogna anche averci una certa precisione”.

Insomma, roba che scotta. Nonostante i piagnucolii dei guappi calabresi che si fingono lavoratori.

Oggi si mette in moto la macchina organizzativa degli incentivi. Un bonus totale di 300 milioni di euro che riguarda ciclomotori, cucine, elettrodomestici, abbonamenti a internet veloce, case ecologiche, motori marini e prodotti industriali, che produrrà – secondo il governo – benefici per un milione di famiglie. E spulciando tra i documenti del Ministero dell Sviluppo Economico si trova anche il settore “macchine agricole e movimento terra” per un importo totale di 20 milioni di euro fruibile come sconto del 10% dei macchinari in acquisto. Il provvedimento è firmato dai ministri allo Sviluppo economico Claudio Scajola, all’Economia e Finanze Giulio Tremonti e all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e punta a favorire l’acquisto di prodotti innovativi e a basso consumo energetico.

Senza cadere nell’errore di banalizzare e criminalizzare un’intera categoria chiedo, fin da subito, che sia reso pubblico l’albo delle aziende che usufruiranno degli incentivi: i rivenditori e, per questo particolare settore, gli acquirenti finali.

Ci verranno a parlare di privacy, utilizzandola come una scusa impropria per coprire la trasparenza dei nomi. Quando, però, si erogano incentivi grazie al denaro pubblico, i cittadini hanno sempre il diritto di conoscere l’utilizzatore finale.

Intanto rischiamo di incentivare la ‘ndrangheta che si mangia l’Expo.

Il doppio gioco del doppio incarico

Ieri si è ufficialmente deciso che per un deputato è legittimo esercitare il doppio incarico di parlamentare e sindaco o presidente negli enti locali. La giunta per le elezioni della Camera ha dichiarato a maggioranza (8 voti contro 3) compatibili i 9 onorevoli-amministratori targati Pdl e i 3 leghisti. Mettendo la parola fine all’istruttoria aperta nel 2008. Intanto i nomi: gli infaticabili sono i pidiellini Maria Teresa Armosino, presidente della Provinica di Asti, Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, Edmondo Cirielli, quello della omonima legge sulla prescrizione, presidente della Provincia di Salerno, Nicola Cristaldi, sindaco di Mazara del Vallo, Antonello Iannarilli, presidente della Provincia di Frosinone, Giulio Marini, sindaco di Viterbo, Antonio Pepe, presidente della Provincia di Foggia, Marco Zacchera, sindaco di Verbania. E infine altri due leghisti, Ettore Pirovano, presidente della Provincia di Bergamo e Roberto Simonetti della Provincia di Biella. Daniele Molgora nel campo invece risulta addirittura un fuoriclasse: è deputato del Carroccio alla Camera, sottosegretario all’Economia al fianco di Giulio Tremonti e presidente della Provincia di Brescia. Il tutto condito (manco a dirlo) con la triplice compensazione economica. Del resto i bonifici (a differenza degli intestatari dei conti correnti) hanno, loro sì, la capacità di essere onnipresenti comunque.

Del resto a Milano abbiamo già il fulgido esempio di Lucio Stanca che (nonostante il cognome) si sdoppia tra la sua attività di parlamentare e quella bazzeccola di impegno come amministratore delegato della SoGe (la società di gestione di Expo). Da quando è ad infatti le presenze in aula del deputato sono crollate. Nel 2008 ha partecipato al 98,26% delle votazioni in aula, 113 su 115. A ottobre 2009 Stanca è mancato al 95,78% delle votazioni. Alla domanda  posta da una giornalista di Repubblica ha risposto: “Devo rispondere ai miei elettori e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica. Lo scriva, lo scriva bene ‘non certo a Repubblica’” aggiungendo “Certo che sprecate molta carta, eh? Queste sono le mie responsabilità: gli elettori del Pdl e il gruppo del Pdl, non Repubblica”.

Il doppio ruolo è uno scippo all’impegno. Il gioco tutto in difesa di occupare poltrone per non avere il problema di dovere scegliere a chi cederle. Il gioco infame di occupare togliendo spazio alla partecipazione, elemento essenziale della libertà.

Mentre i cacicchi continuano a spandersi come gelatina sulle poltrone prevedibilmente si alzerà l’ennesima levata di scudi ma poichè l’esercizio dell’osservazione non è strumentale nè strumentalizzabile, sarebbe meglio che alcuni professionisti dell’indignazione facile si guardassero le tasche prima di dare fiato alle trombe. Accanto a questi esempi più eclatanti infatti ne esistono di più sommersi ma non per questo meno infimi: il gioco di occupare gli spazi con truppe cammellate per impedire la partecipazione e l’iniezione di energie nuove è una malattia presente anche nella pratica del partitismo italiano, nella costruzione coatta di “gradimento obbligatorio a cascata” e nel “divide et impera” della vecchia politica dei politicanti ciclicamente riciclati.

La responsabilità della solidarietà si annaffia con l’apertura. Comunque. E in tutti i campi.

Un impegno per l’ambiente da portare in Regione

Come mi è capitato spesso di ripetere durante questo inizio di campagna elettorale sono convinto che la mia candidatura e il mio eventuale ruolo in Regione Lombardia debbano significare soprattutto l’essere il portatore responsabile delle proposte del mondo dell’associazionismo e della cittadinanza attiva che da anni lavorano per il territorio. Per questo ho studiato con attenzione il progetto di legge degli amici di Legambiente Lombardia e, fin da subito, ho deciso di assumermi l’impegno di garantire il mio personale sostegno perchè possa diventare quanto prima legge a tutela dell’ambiente. della qualità della vita e delle generazioni future della Lombardia. Credo che le associazioni siano l’espressione più democratica delle “primarie” tra i cittadini poichè si costruiscono la propria credibilità solo con il consenso del territorio. Questa sarà la prima di una serie di proposte di legge che annunceremo in campagna perchè sia scritta chiaramente la nostra attività all’interno del Consiglio Regionale, riprendendo l’invito che fece già Micromega di dichiarare fin dalla campagna elettorale i propri obbiettivi senza proclami, slogan o linee guida confuse e inconsistenti.

PROGETTO DI LEGGE N. 0409
di iniziativa di Damiano Di Simine Presidente LegambienteLombardia

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“Norme per il contenimento del consumo di suolo e
la disciplina della compensazione ecologica preventiva”.

Per lungo tempo l’attività edilizia, in un passato ormai lontano, è stata strettamente associata ad una contestuale attività di costruzione di spazi urbani di convivenza e di socialità, nonché di produzione e scambio economico connesso ad una attività agricola e forestale di cura del suolo.

Da tempo questa contestualità è venuta meno: gli edifici spesso si appoggiano alle infrastrutture come oggetti isolati, senza costruire spazi urbani e l’attività edificatoria è ormai totalmente separata dall’attività di cura del suolo. Le stesse infrastrutture si appoggiano alla terra senza che ci si domandi quali rapporti mutano e quali effetti producono.

E’ quindi urgente riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ricostruzione della natura, non solo per ragioni ecologiche, di per sé già sufficienti, ma anche perché gli spazi aperti con forte contenuto naturalistico sono oggi più che mai elementi decisivi per definire l’abitabilità, la vivibilità e la qualità di un territorio. Essi, combinandosi con la conduzione agricola nel disegno di un territorio, devono concorrere a ripristinare un paesaggio in cui le comunità ritrovino le coordinate di una identità smarrita nella crescita senza freni degli ultimi decenni.

L’obiettivo di questo progetto di legge è pertanto duplice:

– da un lato limitare l’uso edificatorio del suolo, evitando di produrre in tutto il territorio disponibile livelli di urbanizzazione che in alcune parti della regione hanno già raggiunto la non sostenibilità,

– dall’altro legare ogni attività edificatoria su suolo libero ad una contestuale attività di costruzione di natura e di ambiente negli spazi aperti.

La presente proposta di legge intende informare l’attività edilizia ad un principio di responsabilità: ogni trasformazione territoriale che determini alterazione o copertura permanente di suolo deve farsi carico dell’impatto determinato sull’ambiente in cui viene consumata una quota di risorsa-suolo. Ogni ipotesi di trasformazione si accompagna così ad un processo di valutazione della sostenibilità dell’intervento che la richiama.

Questo processo, riferito al momento della pianificazione, si traduce in una attenta valutazione sulla reale necessità di trasformare irreversibilmente un determinato suolo, anziché localizzare la funzione prevista in aree dismesse o sottoutilizzate.

Quando, alla fine del processo di valutazione, si giunge alla conclusione che l’occupazione di suolo libero sia inevitabile, interviene, nel progetto di legge, l’obbligo a carico del trasformatore di controbilanciare tale impatto a carico del trasformatore (pubblico o privato che sia), cedendo alla collettività – in altri lotti, in un intorno territoriale limitato al Comune – un credito ecologico.

Questo credito ha la funzione di compensare quella sottrazione di valori ambientali e paesaggistici connessi all’esistenza di una data porzione di suolo e che, pur con tutte le soluzioni mitigative poste in essere in fase progettuale, rimane da risarcire.

La compensazione ecologica preventiva agisce su due fronti: da un lato disincentiva il consumo di suolo e dall’altro trasferisce risorse al potenziamento e al consolidamento delle funzioni ambientali dei suoli liberi.

Il processo compensativo appena descritto è assimilabile a quella che fu l’introduzione degli oneri di urbanizzazione per la realizzazione dei servizi pubblici urbani. Se nel passato vi è stata necessità di condizionare il permesso di costruire alla fornitura di beni sociali (infrastrutture e servizi) necessari per l’abitare, oggi – in un periodo di evidente deficit ambientale ed ecologico e di risorse territoriali in genere – è indispensabile attribuire ad ogni trasformazione di suolo libero una responsabilità ambientale che si traduca in una sorta di onere ecologico, attraverso il quale si possa generare nuova natura, altrove rispetto alla trasformazione, concorrendo a generare una dotazione ambientale.

L’esigenza di minimizzare il consumo di suolo, spesso associata all’idea di migliore utilizzo dell’esistente, è già contenuta in diverse fonti legislative. Non esiste però una norma che, in tal senso, vada oltre il valore di indirizzo o orientamento.

La presente proposta di legge scaturisce dalla necessità di conferire cogenza a idee ormai ampiamente condivise, la cui attuazione pare non più eludibile. Infatti oggigiorno l’espansione urbana avviene a spese di territori che in molte zone della regione sono le ultime aree disponibili e che, più in generale, l’erosione di valori ecologici e identitari, connessa alla compromissione di suolo e paesaggio, genera seri problemi ambientali, ma anche di coesione sociale e riconoscimento comunitario, traducibili anche in un danno economico. Siamo di fronte ad una progressiva perdita di patrimonio comune non ripristinabile, rispetto alla quale il legislatore è chiamato ad introdurre regole nuove, a tutela delle attuali e delle future generazioni.

Trattando di consumo di suolo, appare utile completare questa relazione con una definizione di “suolo”, che tra le tante disponibili, ci sembra la più pertinente: ‘il prodotto della trasformazione di sostanze minerali e organiche, operata da fattori ambientali attivi per un lungo periodo di tempo sulla superficie della Terra, caratterizzato da specifica organizzazione e morfologia, capace di provvedere allo sviluppo delle piante superiori e, pertanto, di assicurare la vita all’uomo e agli animali’. Tale definizione, tratta dalla vasta letteratura di scienze del suolo, ha oggi, nel nostro Paese, rilevanza meramente accademica, in quanto a tutt’oggi la nostra legislazione non attribuisce al suolo uno specifico ‘statuto’, che ne giustifichi una tutela in quanto risorsa ambientale limitata, non rinnovabile e pienamente ascrivibile alla categoria dei beni comuni, e che pertanto informi, tra le altre, la disciplina relativa alle trasformazioni delle superfici fondiarie.

Questa proposta di legge si muove nella direzione di un riconoscimento anche culturale prima che formale del bene suolo, con la consapevolezza che riconoscere a questa risorsa il pieno significato di ‘patrimonio comune’ (in questa sede come appannaggio della comunità regionale ma estendibile all’intera umanità, ferma la definizione di cui sopra) costituisce un imperativo non più rinviabile di riforma legislativa, che deve poggiare su adeguati principi di diritto nazionale e internazionale.

Non si tratta di introdurre nella legislazione lombarda una innovazione assoluta, poiché in Europa operano già da tempo leggi che attuano i medesimi principi, affrontando la tutela del suolo su un piano di regole, azioni e obiettivi, e dove il principio della compensazione ecologica preventiva è già strumento pienamente operativo.

LA PROPOSTA DI LEGGE COMPLETA QUI

Strozzi, strozzini e querele antimafia. A 100 PASSI DAL DUOMO comincia il valzer delle carte bollate.

100passi70100Leggo su LA PROVINCIA di domenica 29 novembre l’articolo Show antimafia in tribunale “Assurdo, li denunciamo” (che trovate qui in pdf e riportato in calce) in cui i compagni di partito (PDL) Paolo Galli e Massimilano Carioni parlano di diffamazione perpetrata nei loro confronti con lo spettacolo A 100 PASSI DAL DUOMO scritto da me e Gianni Barbacetto e portato in scena proprio a Varese non molti giorni fa,  promettendo strali e querele.

Ammetto che la buona novella (a cui ormai evidentemente abbiamo esercitato una certa abitudine) mi arriva proprio mentre rimiravo le parole del Presidente del Consiglio che promette “strozzi” a chiunque parli di mafia in Italia senza il bollino di certificazione del Ministero della Cultura Popolare che già negli anni ’30 gestiva la censura teatrale per gli spettacolini di piazza. Quindi oltre a non stupirmi mi deprime per banalità.

Senza entrare nel merito legale della vicenda (che lascio ai miei legali ripromettendomi di esercitare il mio diritto professionale di aggiungere eventualmente una nuova scena allo spettacolo) ci tengo comunque a sottolineare un paio di punti che devo non tanto a me stesso o a Gianni Barbacetto quanto all’onestà intellettuale dello spettacolo e al numerosissimo pubblico che l’ha seguito e continua a seguirlo.

Carioni dice “è assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato”; e infatti dice bene. Nella messa in scena (che evidentemente non hanno avuto il piacere o il dispiacere di vedere) non si fa riferimento a nessun procedimento giudiziario se non ai “rumors” di un’azione della procura di Busto Arsizio dove il pm Valentina Margio aveva avviato una indagine per droga, che aveva portato a seguire una traccia giudicata molto interessante, tanto da arrivare fino a un imminente interessamento della Direzione Investigativa Antimafia: incontri riservati, che avrebbero potuto configurare un tentativo di infiltrazione malavitoso per appalti. Avrebbero, appunto, perché le verifiche erano in corso e solo con un’indagine approfondita si sarebbe potuti arrivare a un risultato investigativo. Ma l’indagine è apparsa “bruciata” sul nascere da alcune fughe di notizie tanto che, come riportato dall’articolo di VareseNews del 16/09/2008, si ipotizzava addirittura un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio, e non è escluso che gli investigatori vogliano andare fino in fondo.

Resta il fatto che, dalle carte dell’inchiesta uscite sulla stampa nazionale, era emerso un primo quadro indiziario che tirava in ballo alcuni politici e un simpatizzante locale di Forza Italia: tra cui Paolo Galli, Massimiliano Carioni e Giovanni Cinque.

Ne parla il quotidiano LA STAMPA in un articolo di Guido Ruotolo del 15/09/2008, e in un pezzo del giorno successivo; ne parla il CORRIERE DELLA SERA in un pezzo a firma di Claudio Del Frate del 16 settembre 2008 e nell’articolo di Fiorenza Sarzanini  LA ‘NDRANGHETA PUNTA AGLI APPALTI DELL’EXPO del 15 settembre, dove tra l’altro si ha modo di leggere uno stralcio delle relazioni della Squadra Mobile di Milano durante gli appostamenti in cui si dice (citando testualmente dall’articolo) «Il primo incontro – scrivono nella relazione – avviene in un bar di Castronno. Con Cinque ci sono Paolo Galli, presidente del Consiglio di amministrazione dell’ Aler di Varese, l’ azienda che si occupa di Edilizia Residenziale e Francesco Salvatore, un imprenditore campano impegnato nel settore dell’ Edilizia e dell’ Informatica. Lo stesso contesto si è ripetuto altre tre volte, ma era presente anche Vincenzo Giudice, 50 anni, consigliere comunale eletto nella lista “Forza Italia Moratti sindaco”»; sarebbe noioso aggiungere il centinaio di siti e blog che sulla rete hanno dato conto della notizia. Certo rimane il fatto che le testate citate, le firme e le fonti non appaiono proprio giornaletti di parrocchia che alimentano malalinguismo.

Ma le fonti più accreditate sono proprio le parole del Carioni che ha dichiarato a proposito di Giovanni Cinque “io l’ho conosciuto a un incontro elettorale. Me lo ha presentato Paolo Galli, il presidente dell’Aler, e mi ha detto che era un sostenitore del Pdl, tutto qua. Poi l’ho visto in qualche occasione” e il suo compagno Paolo Galli che dice “abbiamo partecipato alle iniziative del partito, tutto qua. Gianni Cinque è un nostro sostenitore e il quadro che esce dai giornali, non posso credere sia vero”. Quindi la cena di cui nello spettacolo diamo conto (e non di altro) sembra proprio essere avvenuta. Così come mi appare evidente che debba essere la magistratura a dirci se Giovanni Cinque sia veramente un esponente di spicco della ‘ndrina degli Arena. Il teatro (e più in generale le parole e i fatti) espone al giudizio estetico e morale circostanze e sensazioni per la pancia e le orecchie di un pubblico che ha la propria coscienza e dignità per ascoltare e formare un giudizio senza bisogno di “spintarelle” basse da comizio o messaggini subliminali; probabilmente è proprio il pubblico il nemico numero uno da strozzare.

Il teatro va usato e osato; proprio come la Legge.

Mi lascia qualche dubbio, piuttosto, il fatto che proprio su uno spettacolo teatrale (e quindi sulla parola che entra in circolo e crea relazione) si concentrino le attenzioni legali di persone ripetutamente citate da quotidiani e fonti di informazione come se il giochetto pavido del martello sul chiodo più debole sia una consuetudine da giustificare per l’apparente facilità di esecuzione. Sono assolutamente a disposizione per eventuali azioni legali che potrebbero essere un’ottima occasione per fornire spiegazioni e (soprattutto) ascoltarne, abituato come sono da ormai parecchio tempo a pressioni ben meno civili di una querela che mi hanno portato in dono una vita sotto scorta.

Continuerò a custodire il valore della parola e dei fatti. In teatro e, se servisse, su tutti i campi in cui possa avere la forma di un’azione.

Giulio Cavalli

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la carovana nelle scuole/il caso varese
Show antimafia in tribunale
«Assurdo, li denunciamo»
Galli e Carioni citati sul palco: «Non siamo mai stati indagati»

«A cento passi dal Duomo» anche Varese. E lo spettacolo antimafia finisce in tribunale, con una richiesta di risarcimento danni per diffamazione presentata dal capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Massimiliano Carioni e dal presidente di Aler (azienda per l’edilizia popolare del Varesotto) Paolo Galli. Entrambi citati all’interno del monologo sulla mafia al Nord interpretato dall’attore Giulio Cavalli che ne è anche coautore assieme al giornalista Gianni Barbacetto.

LO SPETTACOLO
«A cento passi dal Duomo» il titolo dello spettacolo che cita esplicitamente quello del fortunato film sulla vita di Peppino Impastato che misura in «cento passi» la distanza tra la propria casa e quella del boss Tano Badalamenti. Una distanza troppo breve per ignorare chi è e cosa fa l’esponente di Cosa Nostra. La stessa distanza che separa Palazzo Marino, sede del comune di Milano, vincitore per l’Expo 2015, dal Duomo (di qui il titolo) «e anche dai boss», dice l’attore sul palco, ricordando il pizzo che era costretta a pagare una gioielleria vicino alla Scala. «Mettete che i boss li hanno già fatti quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione», aggiunge Cavalli dal palco dopo aver ripercorso le diverse stagioni della malavita a Milano, dai sequestri di persona allo spaccio di eroina, poi cocaina, e infine i grandi affari nelle costruzioni e i morti ammazzati di Lonate Pozzolo. Ed è a questo punto che cita i varesini Carioni e Paolo Galli che, secondo un’inchiesta giudiziaria emersa nel 2008 e finita nel nulla, avrebbero avuto rapporti, nel senso di «cene elettorali, brindisi e incontri», recita il testo, con l’imprenditore Giovanni Cinque, «esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena».

DIFFAMAZIONE?
«É assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato. Questa è diffamazione», commenta Carioni raccontando di aver già consegnato tutta la documentazione al suo avvocato di fiducia per chiedere i danni. «Tutto è cominciato da un articolo del Corriere della sera, pubblicato nella primavera del 2008, nel quale si denunciavano gli stralci di un’inchiesta giudiziaria infilando una serie di inesattezze, tra cui anche il coinvolgimento del mio nome – spiega Carioni ? da qui una serie di articoli usciti sulla stampa nazionale e poi lo spettacolo». C’è anche un libro «A Milano comanda la ‘ndrangheta», edito da Ponte alle grazie che cita questa ricostruzione. Ma Carioni si dice sereno: «Ho la massima fiducia nella magistratura, peccato solo che ci vorrà un po’ di tempo per arrivare a sentenza». E ha scelto le vie legali anche Paolo Galli, che sottoscrive quanto dichiarato dal suo compagno di partito e aggiunge: «Sono oggetto di una diffamazione allucinante, io che non ho mai avuto nulla a che fare con la magistratura». E poi aggiunge: «Da quando sono presidente di Aler non ho più avuto contatti con quella persona ? dice con riferimento a Giovanni Cinque ? ma ancora oggi non mi risulta sia mai stato condannato per reati di mafia».

LA CAMPAGNA DI LIBERA
Lo spettacolo «A cento passi dal duomo» dieci giorni fa è stato portato in scena anche a Varese, al cinema teatro Nuovo, inserito tra gli eventi della rassegna «Un posto nel mondo» e patrocinato dall’associazione «Libera – contro le mafie», che ha chiesto al pubblico di sottoscrivere l’appello pubblicato sul sito www.libera.it contro un emendamento alla Finanziaria che modifica la legge sulla confisca dei beni mafiosi, affiancando al riutilizzo sociale anche la possibilità di messa all’asta, con il rischio che siano i clan a riacquistarli, attraverso dei prestanome.
Lidia Romeo

Due foto nel portafoglio: come si latita in Lombardia. Domenico Papalia e Antonio Perre

da sinistra Domenico Papalia e Antonio Perre
da sinistra Domenico Papalia e Antonio Perre

Guardate bene questa foto. Tenetela nel portafoglio. Mettetela tra le memoranda insieme alle chiavi, l’abbonamento e l’accendino: sono Domenico Papalia e Antonio Perre, due arresti mancati e mancanti dell’ultima operazione PARCO SUD.

Domenico potrebbe essere la “mente” della ‘ndrangheta pelosa in Lombardia, nonostante quel suo sguardo sgarruppato da guappo di periferia. Sentiva il fiato sul collo degli uomini della Dia di Milano e aveva pensato bene già da qualche giorno di sommergersi come gli hanno insegnato bene i suoi tutori criminali di San Luca, di cui è originiaria anche la sua giovane moglie oggi “vedova” da latitanza.

Antonio Perre detto Toto ‘u cainu è sfuggito per un pelo cavalcando veloce la sua auto al galoppo, latitante per una manciata di secondi con la forma di un Sancho Panza in fuga al trotto dal box sotto casa.

Sono partiti dai campi duri della Calabria per arrivare fino ad una luccicante agenzia immobiliare nella milanesissima via Montenapoleone, la “Kreiamo”.

Hanno le facce nere degli aspiranti boss, hanno fiancheggiatori tra Surrigone e Bubbiano nella zona di Vigevano e con i Trimboli fino a Casorate Primo. Sarebbero da dare in pasto a Carlo Lucarelli per una bella puntatona da guardarsi svaccati sul divano con una mezza birra rimasta in frigo. E invece latitano (probabilmente) al piano di sotto.

E nella regione incartata per l’Expo sono una notizia al massimo per una breve di cronaca.

Naturalmente senza foto.