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F35 e le promesse implose

Alla fine siamo arrivati alla settimana “benedetta” della discussione alla Camera sull’acquisto dei cacciabombardieri F35. La campagna “Taglia le ali alle armi!” ha posto all’attenzione pubblica un tema che avrebbe rischiato di rimanere nascosto tra le pieghe (sempre abbastanza profonde) del bilancio militare. Sono mesi che ne parliamo e ne scriviamo, anche qui, tanto da avere avuto bisogno anche di riordinare le idee su tutti i passaggi della discussione (qui) e le improbabili parole del Ministro Mario Mauro che definisce i caccia “strumenti di pace”.

In campagna elettorale Bersani ha ‘ceduto’ alle richieste del fronte del NO dichiarando che il PD avrebbe distratto quei soldi su altre priorità, e poi sappiamo tutti com’è andata a finire. Certo che la questione degli F35 è uno di quei soliti nodi in cui i democratici (e non solo) si incagliano smentendosi rispetto alla campagna elettorale senza nemmeno la fatica di trovare delle giustificazioni. Allo stato attuale esiste una mozione che chiede di cancellare l’acquisto (firmata da M5S, SEL e una porzione piccola di PD) e esiste un fronte militarista (i soliti noti).

Siamo in molti a ostirnarci a credere che questo Governo possa comunque siglare segnali importanti di cambiamento almeno in piccoli passi e passaggi parlamentari in cui una maggioranza parlamentare è possibile. Ecco: un inciampo benefico sugli F35 sarebbe una buona notizia. Un inciampo come strumento di pace.

 

Un Ministro si trasforma in un razzo missile. Con circuiti di mille valvole. Tra le stelle sprinta e va.

Gli F35 ce li teniamo tutti. Quando abbiamo chiesto che venissero ridotte le spese militari e facevano finta di ascoltarci semplicemente ci davano “la tara”, come si dice dalle nostre parti.
Ma la motivazione del Ministro Mario Mauro è ancora più spassosa:

Credo che siamo tutti quanti d’accordo nel riconoscere che il valore più importante che condividiamo nella nostra civile convivenza sia la pace. Sistemi di difesa avanzati, come F35, servono per fare la pace.

Senza parole. Solo missili.

Dagli F35 agli F24: le cose cambiano

petizioneBisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perchè le nostre priorità sono altre. Alla luce della crisi, questa è una spesa che va rivista. Le nostre priorità non sono i caccia ma il lavoro“.

Così Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2, ha spiegato la posizione del PD sulle spese militari.

Bisogna sollecitare l’attività economica e gli investimenti sul lavoro“, ha chiarito il leader democratico, intervistato sul rilancio dell’economia. 
L’edilizia è troppo bassa, bisogna ridarle fiato senza consumare il territorio. Quindi riqualificare l’esistente, che significa case, edilizia pubblica, alberghi, efficienza energetica e antisismica.

Il cambio di rotta (è il caso di dirlo) sulle spese militari è il frutto della politica. Quella che ostinatamente facciamo e che cambia le posizioni se si costruisce con serietà. E poiché il taglio alle spese militari era nel nostro programma da tempo non sospetto direi che il nostro ruolo ce lo stiamo giocando. Seriamente. Davvero.

 

Spese militari: il grande imbroglio del Governo

Ne scrive Flavio Lotti (Coordinatore Nazionale della Tavola della pace) sull’Unità. E credo non ci sarebbero parole migliori da scrivere.

Il grande imbroglio. L’Ammiraglio-Ministro tecnico della Difesa, Giampaolo Di Paola, ci sta lavorando incessantemente da parecchi mesi. E oggi, alla Camera dei Deputati, ha uno dei passaggi più delicati. Ad attenderlo ci sono ben otto mozioni sugli F-35 presentate da altrettanti gruppi e sottogruppi parlamentari. Ma andiamo con ordine. Il 14 febbraio l’Ammiraglio Di Paola ha annunciato un progetto di riorganizzazione dello strumento militare italiano che prevede tra l’altro la riduzione degli F-35 (da 131 a 90) e dei soldati (da 180 a 150.000). Dove sta l’imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un’altra. Altro che riduzione delle spese militari. Se venisse approvato il progetto del Ministro produrrebbe un vero e proprio aumento della spesa pubblica. Alla faccia di tutte le manovre rigoriste che stanno mettendo in ginocchio milioni di giovani e meno giovani, famiglie, associazioni, scuole, imprese, Enti Locali e Regioni. La prima parte dell’imbroglio sta nello scaricare una parte del personale e dei suoi costi sulle altre amministrazioni dello stato per poter spendere di più in armi. La seconda, e non meno grave, parte dell’imbroglio sta nel tentativo di modificare radicalmente il profilo delle nostre FFAA senza alcun mandato parlamentare. Il modello del Ministro non ha nulla a che vedere né con il dettato costituzionale né con le “missioni di pace” previste dalla Carta dell’Onu. E’ un modello fortemente aggressivo imperniato sulle portaerei, sui cacciabombardieri e sulla capacità di partecipazione alle guerre ad alta intensità come quella che qualcuno sta progettando in Iran. Ma tutto ciò non si può e non si deve dire. Per questo il Ministro ha messo il veto sul progetto di “Istituzione di una Commissione parlamentare per l’elaborazione di un Libro bianco sulla difesa e sicurezza nazionale” proposto dal Partito Democratico in entrambi i rami del Parlamento. Per questo il Ministro non vuole che si parli di “nuovo modello di difesa” ma solo di “riorganizzazione dello strumento militare”. Per questo il Ministro pretende che il parlamento si affretti ad approvare una “legge delega-in-bianco” che gli lasci il bilancio inalterato e la possibilità di fare quello che vuole. E’ troppo chiedere che qualcuno intervenga? E’ troppo invocare un po’ di ragionevolezza? Può essere che per qualcuno il Parlamento possa costituire un intralcio, ma i parlamentari che ne pensano? Tra le otto mozioni che oggi saranno votate dai nostri deputati ce n’è una dell’IdV che dice di no agli F-35 e a tutto il resto, come la pensano tanti italiani. Ma ce n’è anche un’altra firmata da 22 deputati di diversi partiti (tra cui Pezzotta, Sarubbi, Carra, Giulietti, Castagnetti, Lucà, Bobba) che chiede al governo di “rinviare qualunque decisione relativa all’assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d’arma, sino al termine del processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano.” Come a dire: non toglieteci anche la dignità. Prima discutiamo compiti e obiettivi delle nostre forze armate e poi decidiamo gli acquisti di cui abbiamo bisogno. E’ troppo anche questo?

Chi spara sui caccia F35: per capire

Patrizia mi segnala un dossier sull’acquisto dei caccia F35 che ha sollevato giustamente un’onda di sdegno. Vale la pena leggerlo e farci una riflessione tutta politica: le priorità di spesa in questo momento sono il segnale più chiaro sulla predisposizione di questo Governo alla mediazione che in alcuni campi non è giustificabile. Perché le caste sono diverse e a volte armate.

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