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festa della donna

Donne e Mattarell(a)

295926_340287862729703_1737151009_nHo ascoltato le parole del Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della festa della donna per radio, molto velocemente e devo dire che non mi avevano colpito per modernità (beh, direte voi, da Mattarella e in effetti avete anche ragione) ma credo che la sensazione che ho provato l’abbia descritta benissimo Cristiana Alicata nel suo blog:

In nessuna parte del suo discorso – mai – compare un impegno a cambiare questa condizione per cui le donne sono dedite alla cura e alla professione e, silenziosamente, ce la fanno. L’ammirazione che i maschi (che in contrapposizione alle donne quindi sono di solito presi da se stessi e dal potere e non ce la farebberp poverini a fare tutto, quindi…non lo fanno) rivolgono alle donne assume una caratteristica tipicamente maschilista: voi donne siete regine del focolare, svolgete i vostri doveri in modo umile senza vantarvi, noi maschi invece facciamo la guerra, ostentiamo il potere e senza di voi saremmo perduti.

Ecco a me la matrice del discorso di Mattarella appare in assoluto contrasto con la cultura della parità che vorrei che il mio Paese promuovesse e mi sembra invece in linea, pur forse non volendolo, con il movimento reazionario degli invasati di “sposati e sii sottomessa” versione maschilista e sorella stretta delle molto omofobe sentinelle in piedi. Nella adulazione dei ruoli svolti dalla donna, scorgo anche una certificazione della loro giustezza. Il discorso di Mattarella, in sostanza, non è stato politico, ma culturale. Non c’è stato alcun impegno a modificare lo stato delle cose che per la maggior parte, possiamo anche ammetterlo, sono esattamente come il Presidente le racconta, anche se io sono assolutamente convinta che una nuova generazione di maschi attenta alle cosiddette dinamiche di cura sia già nata, esista ed è un errore ignorarlo.

L’8 marzo di Lella Costa e l’archeologia culturale

Un’interessante prospettiva di Lella Costa intervistata su donne, 8 marzo e governo:

Possiamo dire che alle giovani non frega nulla dell’8 marzo, così come sono disinteressate a San Valentino. Lo vedo anche con le mie figlie, la più grande ha 30 anni e la più piccola 17, noto che danno i diritti per acquisiti e forse vivono una visione parziale della realtà poiché non sono ancora entrate nel mondo del lavoro e dunque non conoscono le ingiustizie, le prevaricazioni, il maschilismo della società. Credo che non sia colpa loro se la vita adulta viene posticipata. Però, è vero, alcuni diritti come l’aborto sono oggi minacciati oppure aggirati, in Lombardia per esempio esiste un’altissima obiezione di coscienza e gli ospedali non offrono pienamente il servizio di interruzione di gravidanza.

Tuttavia quasi nessuna protesta con clamore. Perché?
Penso che alle ragazze manchi l’esperienza che abbiamo vissuto, il fatto che negli anni ’60 la contraccezione era reato, sono una generazione smarrita, ma ho registrato un grande turbamento rispetto a quello che è accaduto in Spagna (il governo Rajoy ha cancellato la legge sull’aborto, ndr). Allo stesso tempo penso che moltissime giovani non abbiano davvero compreso quanto fosse importante mobilitarsi per la legge 40 sulla fecondazione assistita, ma sono convinta che non siamo state capaci a farlo capire, esiste un forte scollamento tra la mia generazione e quella delle mie figlie. Credo comunque che ora il tempo è loro, devono trovare i loro slogan, le nuove parole d’ordine.

Negli ultimi mesi il dibattito mediatico e politico ha riservato molto spazio ai diritti delle donne. Il governo Letta ha varato una legge sul femmincidio, la presidente Laura Boldrini è intervenuta spesso dando un’ottica di genere, si è parlato molto di femminicidio. C’è qualcosa che la rende perplessa?
Ho il timore che qualcosa non vada per il verso giusto. Soprattutto temo che non venga compreso che la violenza sulle donne è un problema degli uomini, sta a loro risolverlo. Dobbiamo capovolgere lo sguardo, e continuare a tenere alta l’attenzione sulla violenza domestica, è una piaga molto diffusa e per questo lo spettacolo con il quale ho fatto una tournée, Ferite a morte di Serena Dandini, è stato accolto con grande gratitudine e calore.

Un governo con la metà ministre, non è simbolicamente positivo?
Sì, Ma quante sono le sottosegretarie?

9 su 44…

Ecco, come temevo. Questo significa che il 50 e 50 annunciato da Renzi era soltanto una operazione di facciata, una spruzzatina di rosa visto che poi la vera squadra di lavoro è quasi interamente maschile. E poi non capisco come una donna capace, Emma Bonino, sia stata esclusa dalla nuova composizione. Sono una antica marxista perciò attendo di vedere se questo governo sarà in grado di assumere un punto di vista femminile, riuscendo a comprendere che la questione femminile non è un’opzione, è universale. So bene che non basta essere donna per avere uno sguardo di genere, e spero allora che gli uomini di questo esecutivo siano all’altezza del proprio compito. Se mi chiede però di analizzare il simbolico, allora dico che Renzi sta facendo archeologia culturale. E anche sentimentale.

Augurare le vertigini

PippiBelezzaRara (alias Valentina Stella) oggi si permette di volare altissima negli auguri per la piccola figlia:

Perché essere donna ha una profondità che dà le vertigini.

E te le auguro tutte, queste vertigini.
Ti auguro di amare il tuo essere donna senza mai cadere nei cliché dell’esserlo. Di saltellare di stereotipo in stereotipo avendo l’intelligenza di non rimanerne prigioniera. Di passare dai tacchi alle converse e dal rosa al blu con lo stesso sorriso con cui ora ti dichiari innamorata del “fuchias”.
Ti auguro di essere folle e libera come Pippi, coraggiosa come Merida (che tu chiami Meringa), simpatica come Peppa ma anche romantica come Cenerentola.
Ti auguro di amare come una donna sa amare, e di lottare come solo una donna sa lottare: con intelligenza, forza e passione.
Ti auguro di piangere senza mai aver paura di far vedere le tue lacrime, e spero che a piangere con te, di gioia, di allegria o di tristezza ci saranno amici che non avranno il timore di mostrarsi fragili.
Ti auguro di essere “sempre contro, finché ti lasciano la voce”.
Ti auguro di avere la parità, ma so che sarà una strada lunga e tortuosa, e allora ti auguro di avere l’energia e la voglia di lottare ancora. Per te e per le donne che vivono lontano da qua, e che non osano nemmeno sperare di avere gli stessi diritti di un uomo.
Ti auguro di vivere in un mondo in cui le donne non dovranno subire tutte le violenze che subiscono oggi, ma soprattutto ti auguro di abitare in una comunità in cui gli uomini non lasceranno le donne ballare da sole, e scenderanno anche loro in strada per dire stop agli abusi.
Ti auguro di amare le differenze, di esplorare ciò che sentirai più lontano da te, e di adorare il metterti nei panni degli altri.
Ti auguro di sentirti libera di essere qualsiasi cosa vorrai. E mi auguro di essere in grado di aiutarti a farlo.

Tanti auguri, piccola donna meravigliosa.