Vai al contenuto

Formigoni

Tutti a casa (e due!)

L’avevamo già detto come gruppo SEL in occasione dell’arresto di Nicoli Cristiani: il PD chiedeva a Formigoni di riferire e io scrivevo di non dare più fiducia al celeste e andarsene tutti a casa. Poi l’abbiamo ripetuto per la vicenda Ponzoni.  Non si è visto giubilo per la nostra richiesta, anche nel centrosinistra. Ieri Pippo Civati finalmente comincia ad essere della mia stessa idea. Ottimo. Adesso magari sarebbe bello che arrivi anche il PD. O magari che arrivi Pippo, che sarebbe più facile e veloce.

Libertà e Giustizia chiede le dimissioni di Formigoni

E forse sarebbe il caso di firmare qui. Noi siamo sulle stesse posizioni.

Già nello scorso dicembre LeG aveva chiesto le dimissioni di Formigoni, della Giunta, del Consiglio a fronte dei gravissimi fatti commessi da esponenti di rilievo.

A partire da Filippo Penati che ancora siede nei banchi del consiglio regionale all’ex vice presidente Nicoli Cristiani sorpreso con la mazzetta in casa per una vicenda legata a cave di amianto e a pezzi di autostrada costruiti con rifiuti proibiti. Per arrivare a Nicole Minetti indagata per induzione alla prostituzione, senza dimenticare le pericolose commistioni nel crack del San Raffaele.

L’ultimo caso dell’ex assessore, membro dell’ufficio di presidenza Massimo Ponzoni, arrestato per bancarotta, corruzione, concussione e finanziamento illecito è la goccia che fa traboccare il vaso. Sullo sfondo legami con la criminalità organizzata, la ‘ndrangheta del nord.

LeG chiede nuovamente, con forza, che si torni alle elezioni, per ridare la parola ai cittadini. Formigoni non può continuare a trincerarsi dietro il “Io non sapevo” gridando al complotto politico. Lui è il responsabile della regione Lombardia e di tutta la ciurma. Si assuma le sue responsabilità invece di cercare una penosa via d’uscita sulla scialuppa di salvataggio.
Twitter #formigonidimettiti

Ti chiediamo di firmare il nostro appello

La nostra interrogazione su Brescia radioattiva

Oggetto: criticità legate alla ex cava Piccinelli (BS)

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

la falda dell’ex cava Piccinelli, in via Cerca 45 a Brescia, sita tra i quartieri di San Polo e Buffalora, è contaminata in profondità da Cesio 137 con una radioattività che sfiora il milione di becquerel/Kg, e l’ultimo intervento di messa in sicurezza del sito risale al 1999;

PREMESSO INOLTRE CHE

i tecnici di Arpa Lombardia il 14 settembre 2011 scrivono che, considerando la risalita della falda di circa 4 metri, è possibile che la contaminazione radioattiva sia stata, ormai, in parte sommersa dalle acque;

CONSIDERATO CHE

a poca distanza dalla ex cava, nella direzione di scorrimento della falda, si trova un pozzo che rifornisce l’acquedotto della città di Brescia;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

l’Arpa ha rilevato nella falda altre sostanze cancerogene, tetracloroetilene e cromo esavalente, con livelli superiori ai limiti di legge;

RILEVATO CHE

i teli impermeabili posizionati nel 1999 dalla ditta Nucleco, che dovevano arginare l’emergenza del Cesio per al massimo due anni, in dodici anni si sono deteriorati e nella discarica abusiva ha cominciato a formarsi percolato radioattivo;

RILEVATO INOLTRE CHE

il sito contaminato dell’ex cava Piccinelli è ormai da anni in stato di abbandono: manca la segnaletica di pericolo e la rottura dei teli impermeabili favorisce la formazione di percolato radioattivo; il progetto di bonifica, approvato dall’Asl, giace in un cassetto dal luglio 1998;

ATTESO CHE

il direttore dell’Asl Brescia, Dott. Francesco Vassallo, dichiara che sin dal 1994 il cesio era presente nella falda della cava, dal 1988 abbandonata e divenuta discarica abusiva;

ATTESO INOLTRE CHE

secondo un’indagine di Radio Popolare il Cesio all’ex cava Piccinelli di Brescia, scoperto nel 1994, è fermo, contaminando il terreno e l’ambiente da quasi vent’anni;

CONSTATATO CHE

ci sono voluti quattro anni perché, dopo le prime rilevazioni l’Asl si decidesse a mettere in sicurezza il sito e addirittura altri dodici anni di oblio per scoprire che l’isotopo radioattivo ha probabilmente contaminato anche le acque;

CONSTATATO INOLTRE CHE

nei comuni di Lumezzane e di Sarezzo per proteggersi dal Cesio 137 in poco tempo hanno creato un bunker in grado di ospitare le scorie, che devono riposare piombate per almeno due o trecento anni;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE, L’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE, ENERGIA E RETI, MARCELLO RAIMONDI, NONCHE’ L’ASSESSORE ALLA SANITA’, LUCIANO BRESCIANI PER CONOSCERE:

  • se Regione Lombardia sia a conoscenza della presenza di Cesio 137 all’interno della falda dell’ex cava Piccinelli;
  • se Regione Lombardia sia a conoscenza della presenza nella falda di altre sostanze cancerogene, tetracloroetilene e cromo esavalente, con livelli superiori ai limiti di legge;
  • se sì, quali misure intende mettere in atto per risolvere questa grave situazione pericolosa non solo per l’ambiente, ma per la salute stessa degli abitanti della zona;
  • se Regione Lombardia sia a conoscenza di un progetto di bonifica totale della zona;
  • se sì, in cosa consiste il progetto e quale è il costo del suo finanziamento.

 

Milano, 13 gennaio 2012

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

Il pio partito della morte

In questo clima persecutorio, che inneggia alla vita ma esercita violenza, ed è in realtà un vero partito di morte, che si batte addirittura contro la ricerca scientifica che possa evitare sofferenze, o asseconda i pontefici nelle loro assurde e vergognose battaglie contro il preservativo, un partito che cerca in ogni modo di limitare la libertà della persona, sia nel suo diritto a rifiutar le cure, sia in quello a rinunciare a una gravidanza non voluta, per le più diverse ragioni, in nome dei pretesi “diritti” del “nascituro”, quando la medicina e la legge sono concordi nel negare al feto qualsiasi carattere di “persona”, si è collocata dunque la grottesca, e insieme penosa (ma tutt’altro che pietosa) iniziativa romana.

Essa, peraltro, ha avuto dei precedenti; a Milano, il pio Formigoni, quello noto per togliere fondi alla sanità pubblica in Lombardia per concederli generosamente a quell’insieme maleodorante della “sanità” privata, che ha toccato il suo vertice con la premiata associazione a delinquere di Don Verzè; il pio (e casto) presidente (a vita?) della Regione più grande e ricca d’Italia, ha addirittura a suo tempo lanciato l’idea di un degno funerale per i “bambini non nati”, pare poi abbandonata, forse perché qualcuno, magari addirittura un sacerdote di buon senso, gli ha fatto notare quanto fosse orribile e insieme stolta quell’idea. Da leggere Angelo D’Orsi su Micromega. Per decidere cosa significa uno Stato laico.

Bilancio Lombardia 2012: tutto come previsto

“Che in Lombardia la corsa fosse finita, era ormai chiaro da tempo. E ora c’è anche il bilancio 2012 a confermarlo inequivocabilmente, con la forza dei numeri.

Tutte le previsioni delle finanziarie regionali dal 2010 a oggi si sono rivelate scritte sulla sabbia, cancellate, ogni anno di più, certamente anche da tagli e ricadute nazionali, ma soprattutto dall’incapacità di Formigoni e della sua Giunta di cambiare passo, di costruire un nuovo modello.

Occorrono politiche industriali lungimiranti, a partire dal sostegno ai settori più innovativi. E invece non se ne vede traccia. La Jabil, per fare un solo ma significativo esempio, fa banda larga ed è occupata dagli operai licenziati via fax. Va bene garantire per l’anno a venire gli ammortizzatori, ma dalla Regione ci si aspetterebbe interventi ben più strutturali sulla crisi, sul rilancio produttivo e sullo sviluppo.

Occorre un investimento di peso sulla scuola pubblica, perché gli studenti sono il futuro del Paese. E invece Formigoni di nuovo regala milioni di euro – per la prima volta in calo da 51 a 33, ma comunque ancora tantissimi – ai pochi che frequentano le private, consueto bacino elettorale. Respingendo le nostre richieste di spostarne almeno 22 sul potenziamento dei servizi socio-educativi per l’infanzia, sull’acquisto di strumenti tecnologici per disabili, sui contributi per lavori socialmente utili.

Occorrono politiche sociali attente, capaci di difendere la dignità della vita delle persone disabili. E invece si promettono 70 milioni in campagna elettorale perché torna utile, si mantengono per un anno, ma per il 2012 si riducono di 30 milioni, mettendo a rischio il finanziamento dei servizi sociali essenziali da parte dei Comuni e persino sottraendosi al confronto con le associazioni, a partire dalla Ledha, che da mesi lo chiedono.

Occorre salvaguardare il territorio e migliorare la qualità della vita dei lombardi. E invece Regione Lombardia è schiacciata da pesanti inchieste giudiziarie che raccontano di tangenti, rifiuti pericolosi nascosti sotto l’asfalto e improponibili discariche di amianto, in barba alla salute dei cittadini e all’integrità dell’ambiente. Mostrandosi completamente sorda, in questa previsione per il 2012, anche alle nostre richieste di restituire indipendenza e funzioni di polizia giudiziaria all’Arpa nonché di rifare la brutta legge sui servizi idrici dello scorso dicembre, accogliendo l’esito referendario di giugno sull’acqua pubblica”.

Milano, 21 dicembre 2011

Appello per la cultura in Lombardia. Raccolta firme

Lombardia senza cultura. Lo dimostra la drammatica riduzione dei fondi da parte della Regione al settore culturale negli ultimi anni e la previsione per l’anno prossimo: dai 51 milioni di euro del 2010, si è passati infatti ai 25,7 milioni nel 2011, e ai 7,8 previsti per il 2012.

Una voce in particolare dà la misura del crollo dei sostegni, ed è quella relativa agli “interventi regionali per lo spettacolo”, passati dai 2,5 milioni del 2011 ai 167 mila euro per il 2012. Un calo drammatico per spese correnti e anche per gli investimenti.

Una caduta in picchiata clamorosa, che mette a rischio vere e proprie imprese che redistribuiscono a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie tutto quello che ricevono, promuovendo cultura, strumento indispensabile per contribuire a diffondere e a far crescere tra i cittadini conoscenza, consapevolezza e capacità di osservazione critica del mondo che ci circonda, proprio come chiede la Costituzione della nostra Repubblica.

In un periodo di crisi drammatica in cui i tagli si abbattono su tutto, dai trasporti al lavoro alle famiglie, è indispensabile che tutti gli sforzi che si stanno promuovendo affinché le misure siano eque e sostenibili, vengano fatti anche per tutelare e anzi rilanciare il settore culturale. Anche in Lombardia.

Perché la cultura è indispensabile e va tutelata. Come ha detto il maestro Claudio Abbado: “La cultura è un bene primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti”.

L’azzeramento dei fondi da parte di Regione Lombardia è quindi inaccettabile, e a questo punto ci chiediamo che senso abbia ancora un assessorato che non è in grado neanche di ottenere le risorse per permettere alle convenzioni con gli enti teatrali attualmente in corso di poter proseguire nei prossimi mesi. Come avviene per il settore socio sanitario, crediamo sia indispensabile anche per il settore culturale una programmazione di più ampio respiro.

Chiediamo a tutti di sostenere e rilanciare il più possibile questo appello, anzitutto alla giunta Formigoni, affinché vengano dati da subito i necessari sostegni e l’indispensabile programmazione al settore culturale lombardo.

Giulio Cavalli
Giuseppe Civati
Gabriele Sola

[emailpetition id=”3″] 

[signaturelist id=”3″] 

 

Formigoni delega Muccioli? Ci ripensi

“Ancora non ci sono atti ufficiali, ma pare confermato che il Presidente Formigoni intenda nominare, in qualità di delegato alle droghe e dipendenze per Regione Lombardia, Andrea Muccioli.

La notizia ci lascia letteralmente sconcertati.

Muccioli e San Patrignano incarnano l’idea di una modalità educativa e di cura assai discutibile, che ha palesemente fallito, investita da ombre pesanti sui metodi e persino da vicende giudiziarie.

Un disastro che è stato anche economico e amministrativo, con una comunità al tracollo, un buco finanziario di svariati milioni e il recente allontanamento del figlio del suo fondatore.

Che ora verrebbe chiamato da Formigoni a occuparsi di droga proprio mentre la Regione, come ha denunciato alcuni giorni fa il Coordinamento enti accreditati e autorizzati Lombardia, riduce gli investimenti nei confronti delle persone con problemi di dipendenze e delle associazioni che se ne occupano.

Considerato che la nomina non è ancora stata formalizzata, auspichiamo un ripensamento. In caso contrario, si tratterebbe oltretutto di uno schiaffo inaccettabile al terzo settore, che in Lombardia vanta esperienze e risorse professionali e umane di grande livello, da anni impegnate nella prevenzione e nel contrasto al consumo di sostanze stupefacenti. Forse con meno visibilità pubblica di Muccioli, ma certamente con ottimi risultati”.
20111216-232626.jpg

IL FATTO sulle nostre domande a Formigoni

da IL FATTO QUOTIDIANO

Lombardia, tutti gli scandali della Regione nelle dieci domande a Roberto Formigoni

Dopo l’arresto di Nicoli Cristiani, i consiglieri di Sel Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi chiedono che il governatore risponda e si dimetta. Perché ormai sono tanti i suoi uomini (e donne) coinvolti in inchieste per corruzione, ‘ndrangheta, dossieraggio e “festini a luci rosse”

Le dieci domande per Roberto Formigoni, con richiesta di dimissioni, all’indomani dell’ennesimo scandalo che coinvolge la Regione Lombardia,con l’arresto per corruzione del vicepresidente del consiglio Franco Nicoli Cristiani, nella cui abitazione bresciana i carabinieri hanno trovato due buste con centomila euro in banconote da 500. Come fece a suo tempo Repubblica con Silvio Berlusconi, a reclamare risposte è Giulio Cavalli, consigllere regionale di Sel e attore teatrale impegnato sul fronte dell’antimafia e della legalità, insieme alla collega di partito Chiara Cremonesi. La più densa è l’ultima, che elenca impietosamente il gran numero di personaggi legati alla maggioranza formigoniana che sono finiti in inchieste di vario genere, dalla ‘ndrangheta alla corruzione al dossieraggio (qui le dieci domande integrali).

Eccola: “ChiriacoPezzanoPilello, figure di nomina regionale (coinvolti nell’indagine Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia, ndr). CioccaGiammarioMinettiPuricelliRinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell’Ufficio di Presidenza. BelottiRizzi, assessori regionali.Daccò, oltre che suo amico, suocero dell’assessore Buscemi“. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti “nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la ‘ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie diAbelli“. Fatta salva la presunzione d’innocenza di chi non ha ancora una sentenza definitiva, resta il problema politico, affermano Cavalli e Cremonesi: “Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?”.

Formigoni, al vertice della Regione da sedici anni, ha annunciato che lunedì sarà in aula per relazionare sulla vicenda di Nicoli Cristiani, che peraltro è relativa a materie di competenza regionale, come la gestione della cave e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, e ha portato all’arresto di un dirigente dell’Agenzia regionale per l’ambiente. “Ma per evitare che il presidente legga la sua relazione poi sfugga al confronto, noi le domande gliele vogliamo far arrivare in anticipo”, spiega Cavalli, che invita “Regione Lombardia e Arpa a costituirsi parte civile nel processo”.

Formigoni si è dichiarato “estraneo”, insieme alla sua giunta, alla vicenda Nicoli Cristiani: “Oltre all’arresto di un dirigente di un’agenzia del sistema regionale, oltre all’arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei”, chiedono Cavalli e Cremonesi, “oltre a un iter procedurale come la Valutazione di impatto ambientale che è di stretta competenza della giunta, può spiegarci che cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?”. E se l’iter della valutazione d’impatto ambientale alla discarica per amianto di Cappella Cantone, al centro dell’indagine, è stato “impeccabile”, come afferma il presidente, “dobbiamo credere che l’eventuale tangente sulla quale ruota l’impianto accusatorio sia stata pagata per un’autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?”

Il “questionario” entra anche nell’affare Expo2015. Formigoni ha affermato di “aver detto sì” a Nicoli Cristiani per l’incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e un imprenditore che voleva partecipare a Expo. “Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell’arrestato Pierluca Locatelli, dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall’appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la giunta al fine di ottenere un placet politico?”.

Infine, la stoccata al cuore del sistema formigoniano, la sanità: “L’arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un’altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l’ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?”.

10 domande a Formigoni per il prossimo Consiglio

RIFIUTOPOLI: DIECI DOMANDE, FORMIGONI RISPONDA. E POI SI DIMETTA

“Caro Presidente Formigoni,

appreso che lunedì sarà presente in Aula per riferire sulle circostanze che hanno portato all’arresto del vicepresidente del Consiglio Nicoli Cristiani e considerato che di norma i suoi interventi su qualsiasi tema si riducono a relazioni conclusive senza alcuna possibilità di confronto, abbiamo preparato in anticipo dieci domande per facilitarle il compito di chiarire ogni aspetto politico della vicenda. Le lasciamo tutto il tempo per ponderarle. Aspettandoci, naturalmente, risposte esaustive. 

  1. Lei ha dichiarato a più riprese che la sua Giunta e la sua persona siano del tutto estranee alla questione. Oltre all’arresto di un dirigente di un’agenzia del sistema regionale, oltre all’arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue Giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei, oltre a un iter procedurale come la Via che è di stretta competenza della Giunta, può spiegarci cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?
  1. Lei ha sostenuto che l’iter della Via alla discarica per amianto di Cappella Cantone sia stato impeccabile. Ma da garantista qual è, non dovrebbe spingersi a ipotizzare una regolarità che allo stato attuale è tutta da dimostrare. Dobbiamo altrimenti credere che l’eventuale tangente sulla quale ruota l’impianto accusatorio sia stata pagata per un’autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?
  1. Sempre in nome del suo garantismo, non ritiene opportuno annullare immediatamente l’iter autorizzativo a Cavenord per il nuovo impianto in attesa dello sviluppo delle indagini e del giudizio?
  1. Lei ha affermato di “aver detto sì” a Nicoli Cristiani per l’incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e “un imprenditore che voleva partecipare ad Expo”. Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell’arrestato Pierluca Locatelli, perché ha avallato questo incontro? Dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall’appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la Giunta al fine di ottenere un placet politico?
  1. Noi lo pensiamo doveroso: lei non ritiene opportuno che Arpa e Regione Lombardia si costituiscano parte civile nel processo?
  1. Passiamo al “presunto confluire sulla Brebemi di materiale difforme”. Lei ha dichiarato che “la Regione non ha responsabilità precise” sui cantieri dell’infrastruttura. Ci sta forse dicendo che, allo stesso modo, non ci saranno responsabilità sue e della Giunta regionale sui canteri di Expo, pronti a diventare boccone succulento per la criminalità organizzata?
  1. Regione Lombardia sta discutendo in Commissione di rifiuti speciali, amianto e cave. Con quale credibilità ci si appresta a legiferare su questi temi?
  1. L’arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un’altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l’ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?
  1. Alla luce di quanto sta accadendo, ha cambiato idea rispetto alla sua dichiarata contrarietà sulla commissione di inchiesta per il San Raffaele, il cui iter è stato avviato dalle forze di opposizione in Consiglio?
  1. In conclusione, un elenco e la domanda delle domande. Chiriaco, Pezzano, Pilello, figure di nomina regionale. Ciocca, Giammario, Minetti, Puricelli, Rinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell’Ufficio di Presidenza. Belotti, Rizzi, assessori regionali. Daccò, oltre che suo amico, suocero dell’assessore Buscemi. E infine, Nicoli Cristiani, ex assessore regionale e vicepresidente del Consiglio. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la ‘ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza  aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie di Abelli. Dal punto di vista giudiziario vale, laddove gli iter siano ancora in corso, la presunzione di innocenza. Ma dal punto di vista della politica, è evidente a tutti come lei e la sua maggioranza abbiate un problema enorme. Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?

Restiamo in attesa di risposte convincenti. E soprattutto delle sue dimissioni”.  

Milano, 2 dicembre 2011

Tangenti/ Credibilità azzerata: adesso Formigoni si dimetta

COMUNICATO STAMPA

L’arresto del vicepresidente Nicoli Cristiani è l’ennesimo caso che si aggiunge all’elenco ormai insopportabilmente lungo di rilievi giudiziari riguardanti il Consiglio e la Regione.

Dai festini a luci rosse alla malasanità, dai rapporti con la ‘ndrangheta al traffico illecito di rifiuti, ce n’è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo.

I filoni di indagine aperti sono molteplici e coinvolgono o in qualche modo riguardano consiglieri, assessori e dirigenti regionali di alto livello. E poi anche amici e parenti stretti.

Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura. Ma da subito occorre rilevare il dato politico: Formigoni, la sua Giunta, la sua maggioranza e la loro azione di governo non hanno più alcuna credibilità, progressivamente minata e a questo punto frantumata da una sequenza di inchieste impressionante.

A breve, per esempio, Regione Lombardia dovrà legiferare sulle cave. Viene da chiedersi, a fronte di quanto sta emergendo, con quale legittimità possa farlo. E il discorso vale ugualmente per tutto il resto, dal piano casa ai provvedimenti nel settore socio-sanitario.

Non è più accettabile alcuna mediazione. Non ci si può accontentare della rinuncia a un ruolo. Perché in discussione ci sono l’onorabilità e l’attendibilità dell’istituzione tutta.

Le ombre sono ormai troppe e troppo dense. Formigoni, peraltro sostenuto da un’alleanza che a livello nazionale non esiste più, ne prenda atto. E la parola torni agli elettori.