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Gelle

L’ispettore Bertolaso

Chiamato dalla signora Moratti a risolvere i problemi della Lombardia nell’emergenza sanitaria, Guido Bertolaso ha detto in conferenza stampa che forse le cose non stanno andando molto bene. E se l’è presa con i giovani specializzandi

Guido Bertolaso, il signor Wolf dei turboliberisti, il risolviproblemi che ha solo il piccolo difetto di non riuscire a risolvere i problemi, quello che se fosse giudicato dai voti in pagelle sarebbe da un decennio dietro la lavagna con le orecchie d’asino di cartone, il superPippo in salsa lombarda investito dalla signora Moratti, ieri ha tenuto una mesta conferenza stampa in cui ha indossato la maschera del dimesso e ci ha detto che forse le cose in Lombardia non stanno andando molto bene, riuscendo a partorire una faticosa analisi a cui erano arrivati già tutti da mesi mentre erano in fila dal panettiere.

«Il sistema delle vaccinazioni degli over 80 continua a funzionare male, a creare equivoci, ritardi», ha detto Bertolaso. Incredibile. A me, tanto perché va di moda sempre lo storytelling del giornalista che srotola la sua esperienza personale, capita di essere lombardo con padre lombardo dializzato e ultraottantenne e di avere prenotato sull’apposito sito la prenotazione per la vaccinazione: mi sono detto che un ultrottantenne con i reni ormai saltati e con un’invalidità al 100% sarebbe stata una priorità. Niente di niente. Per dire: non mi è arrivato nemmeno il messaggio di scuse per il ritardo. Chissà, forse Fontana ha riconosciuto il numero, mi sono detto.

Comunque ieri Bertolaso ha anche dato una grande lezione di sociologia dicendo, leggete e tremate:

«La legge dice che gli specializzandi sono chiamati a fare vaccinazioni. Non è facoltativo, è un obbligo. La pandemia di covid è un problema di profilassi internazionale – ricorda Bertolaso – e quindi è compito dello Stato in primis di intervenire. Scriverò al prefetto e gli chiederò di richiedere per la seconda volta, l’elenco degli specializzandi. La prima volta ha risposto un solo rettore».

Non vi basta? Ha anche aggiunto: «Mi basterebbe fare un appello a tutti quelli della mia età e il numero dei medici lo troveremmo subito ma non sarebbe giusto perché per un medico vaccinare è la cosa più nobile da fare. Solo vaccinando risolviamo questa emergenza».

Quindi il prode Bertolaso non è riuscito a risolvere i problemi della Lombardia ma ha trovato i colpevoli: i giovani. A posto così. L’ispettore Bertolaso ha chiuso le indagini. Saluti e baci.

Buon giovedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Ilaria Alpi: forse sappiamo chi (non) è stato

hassan-omar-hashi-rai3Ora non ci sono più dubbi. Ahmed Ali Rage, alias “Gelle”, supertestimone del processo sulla morte della giornalista Ilaria Alpi e del cameraman Miran Hrovatin, è l’uomo di origini somale raggiunto dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” che ha dichiarato di avere reso falsa testimonianza. La Procura di Roma, infatti, ha ricevuto la prima risposta dai periti, che hanno comparato la foto del cartellino segnaletico con le immagini del servizio televisivo. “Non è stato Omar Hashi Hassan ad uccidere Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Io non ho visto chi ha sparato, non ero lì” aveva rivelato, parlando dell’omicidio dei due italiani da parte di un commando a Mogadiscio, il 20 marzo 1994. “Gli italiani – si leggeva nella nota della redazione di “Chi l’ha visto?” – avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo”. Ora è partita, da parte dei magistrati, la richiesta di rogatoria internazionale per il Regno Unito, dove Gelle vive. Il fascicolo è sulla scrivania del ministro della giustizia Andrea Orlando.

L’ennesima conferma del depistaggio operato sul caso Alpi-Hrovatin potrebbe ora essere l’input per la revisione del processo nei confronti di Hashi Omar Assan, colui che era stato accusato da Gelle. Grazie alla sua deposizione, infatti (rilasciata solo davanti alla Digos e al Pm romano Franco Ionta, ma mai confermata in Tribunale) Hashi era stato condannato a 24 anni di reclusione, accusato di aver fatto parte del commando che uccise il cameraman e la giornalista. Hashi Omar Hassan viene arrestato a gennaio del 1988 dalla Digos di Roma, dopo la testimonianza resa da Gelle, alla quale però mancava il riconoscimento da parte del teste e la conferma delle dichiarazioni nell’aula del tribunale. Nè l’uno nè l’altra, però, avranno luogo: a dicembre ’97, infatti, Gelle sparisce per 17 anni, per poi ricomparire qualche mese fa, rilasciando quell’intervista shock.
In realtà Gelle aveva già parlato di questo nel 2002 a un giornalista somalo, Sabrie, nel corso una conversazione telefonica registrata, ma secondo il tribunale di Roma non era certo che si trattasse proprio di Ahmed Ali Rage, essendo impossibile effettuare confronti e verifiche.
Gelle mise piede in in Italia quattro anni dopo la morte di Ilaria e Miran, nel 1997, dopo essere stato considerato teste chiave e attendibile dall’ambasciatore italiano Giuseppe Cassini, che ricevette l’incarico dal Governo Prodi. “Non ho registrato alcun indizio che possa suffragare la nota tesi del traffico d’armi legato alla cooperazione italiana” si legge nel verbale raccolto da Cassini. Le dichiarazioni di Gelle sarebbero state avallate da “incontri a Bosaso”, a Nord-Est della Somalia, e da “dichiarazioni di testimoni” non meglio precisati. A Bosaso, però, Ilaria Alpi ci sarebbe andata per raccogliere notizie sulla Shifco, la compagnia italo-somala che avrebbe trasportato armi dalla Lettonia alla Somalia. Un rapporto dell’Onu, infatti, attesterebbe che nei giorni in cui la Alpi si trovava a Bosaso un trafficante di armi sarebbe giunto in città proprio dalla Lettonia grazie a una nave Shifco.
“Vorrei vedere se adesso non si decidono ad andarlo a prendere. Sono anni che si sa che (Gelle, ndr) sta lì. Il procuratore Giuseppe Pignatone mi ha sempre promesso che avrebbe fatto luce sul caso Ilaria e Miran, e io sono sicura che riprenderanno l’inchiesta ora che esiste questa nuova prova” aveva detto Luciana Alpi, madre di Ilaria. Tanti sono i misteri che ancora circondano la sua morte e quella di Miran, e il depistaggio che è venuto dopo. L’intervista di Gelle, a 21 anni dal loro brutale assassinio, aggiunge ancora altri interrogativi. Chi ha pagato Gelle per dire il falso? E chi l’ha aiutato a fuggire dall’Italia?

(fonte)