La battaglia di Cuperloo
Povero Cuperlo che si accontenta di un selfie con la Boschi. Tocca citare Alfonso Gianni nel suo post per l’Huffington Post:
Così stando le cose, se il referendum dovesse confermare – cosa che ovviamente non mi auguro nel modo più assoluto – il testo della legge Renzi-Boschi, per permettere ai cittadini di eleggere direttamente i senatori bisognerebbe modificarlo di nuovo con una apposita nuova legge costituzionale che dovrebbe seguire l’iter previsto dall’art. 138 Cost, ovvero la doppia lettura da parte delle due camere distanziata da un intervallo non inferiore ai tre mesi, con la maggioranza assoluta richiesta nella seconda votazione. Ma il lodo non fa la minima menzione di tutto ciò.
Quindi in ogni caso, anche per i suoi estensori, il senato resterebbe una camera che continua a esistere, seppure in forma ridotta, con compiti anche rilevantissimi – come intervenire sulle leggi costituzionali e su molto altro, come viene confusamente dettagliato nella modifica dell’articolo 70 Cost. – ma che è sottratta al voto diretto dei cittadini.
Evidentemente gli estensori del medesimo pensano semplicemente che eleggendo i consiglieri regionali e i sindaci i cittadini possano esprimere una preferenza su chi di loro può diventare senatore. Qui entrerebbe in scena la proposta di legge Fornaro-Chiti. Ma non è un caso che uno dei primi a prendere le distanze dal lodo sia stato proprio il senatore Fornaro.
Secondo questa proposta i cittadini riceverebbero due schede in occasione delle elezioni regionali. Con la prima procederebbero al rinnovo dei consigli regionali e del nuovo presidente della Regione, con la seconda indicherebbero chi deve diventare un “doppiolavorista”, ovvero un consigliere – senatore. Ma a questo punto si pongono altri problemi. Se, secondo la Renzi-Boschi nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a due, ma uno di questi deve essere un sindaco, e la ripartizione dei seggi tra le regioni “si effettua in proporzione alla loro popolazione”, va tenuto presente che ben 10 delle regioni eleggono un solo consigliere regionale.
In quel caso come potrà mai essere assicurato il criterio della proporzionalità? Inoltre vi è un altro pasticcio: gli statuti di regioni a statuto speciale prevedono l’incompatibilità tra la carica di consigliere e quello di parlamentare sia italiano che europeo.
E chi decide quali sono i sindaci a essere prescelti nel comporre il nuovo Senato? Qui i cittadini spariscono nuovamente, perché, se facciamo riferimento sempre alla proposta Fornaro-Chiti scopriamo che sarà il Consiglio Regionale a farlo pescando in una terna di nomi fornita dal Consiglio delle Autonomie Locali di ogni regione, un istituto introdotto dalla riforma del Titolo Quinto della Costituzione operata nel 2001.
Insomma il lodo non solo è scritto sulla sabbia, poiché non costituisce alcun atto ufficiale, ma appare come un pasticcio persino contradditorio con la revisione costituzionale voluta da Renzi. Quella che lo stesso Cuperlo si appresta a votare. Un poco di coerenza non guasterebbe.