Giorgio Napolitano
Saggi, seggi, tsunami e democrazia
E’ Pasqua e passa la voglia di parlare anche oggi di politica, sarà perché in questo campo le resurrezioni sono quasi sempre una pessima notizia.
Non vorrei nemmeno sottolineare per l’ennesima volta come in questo Paese sia impossibile declinare la “saggezza” al femminile: qui le grandi donne al massimo riusciamo a concepirle come sfondo di un grande uomo, alla faccia del rinnovamento.
Non mi viene nemmeno da infliggere lezioni su chi siano Violante e Quagliarello, i due politici (onomatopeici) che hanno firmato pagine politiche troppo mediocri per meritare una santificazione (basta farsi un giro nel web per rinfrescarsi la memoria). Non mi piacciono i saggi e non mi piace la soluzione.
Una riflessione però vorrei farla: doveva essere il Parlamento di svolta per la democrazia diretta, la rappresentanza, le scelte dal basso, e invece ci ritroviamo dieci persone che sono state nominate (nominate) da un Presidente della Repubblica (che, nonostante l’autorità non è propriamente l’espressione della rappresentanza diretta). Non solo siamo passati dai tecnici ai saggi ma ancora una volta inghiottiamo il metodo del “porcellum” nobile che dall’alto ci indica le intelligenze. Auguri, ne abbiamo bisogno.
p.s. (e SEL?)
Un impegno preciso: chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Un impegno che abbiamo sostenuto e ora vogliamo realizzare, in un’altra Lombardia:
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno 2012 ha definito gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ” autentico orrore indegno di un Paese appena civile”.
A poche settimane dal termine per la chiusura degli OPG, prevista dall’art. 3 ter della L. 9 febbraio 2012, siamo in una situazione di gravi ritardi, inadempienze e omissioni.
Si fa concreta la possibilità che non accada nulla e che la Legge non venga rispettata.
Sono gravi le responsabilità, in questa vicenda, delle Istituzioni coinvolte, a partire dal Governo e dalle Regioni.
Dove sono le risorse (38 ml nel 2012, 55 ml nel 2013, più quelle in conto capitale di 173,8 ml) assegnate alle Regioni per attuare la Legge di superamento degli OPG?
Anche in Lombardia, dove è ubicato l’OPG di Castiglione delle Stiviere, la Regione ha latitato e nessuna iniziativa di applicazione della Legge è stata intrapresa.
Per questi motivi il Comitato Stopopg della Lombardia ha inviato una lettera aperta (allegata) a chi si è candidato alle elezioni politiche e regionali.
A loro chiediamo un impegno preciso, in campagna elettorale e una volta elette ed eletti, a dare soluzione alla disumana condizione delle circa 1500 persone ancora internate negli ospedali psichiatrici giudiziari del nostro Paese.
Milano, 1° febbraio 2013
Quello strano imbarazzo di Monti sulle intercettazioni
Lo scrive Andrea Fabozzi su Il Manifesto. Con parole centrate e misurate:
Mettendosi al fianco del Quirinale, invece, Monti annulla anche formalmente quella sana distanza tra il Colle e palazzo Chigi che non è un fatto formale ma di sostanziale garanzia. Il presidente della Repubblica, com’è noto, è irresponsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni: lo prevede la Costituzione per consolidarlo nella funzione di garanzia. Tant’è vero che gli atti del presidente per essere validi devono essere controfirmati dal governo, il che comporta che palazzo Chigi non sia una dependance del Quirinale ma debba mantenere la sua autonomia di giudizio e una certa distanza. Anche nel caso di questo governo «del presidente».
Particolarmente imprudente, poi, è la decisione di schierare l’esecutivo in pendenza del giudizio sul conflitto di attribuzione che Giorgio Napolitano ha proposto alla Consulta contro i magistrati di Palermo. Giudizio assai delicato, come ha spiegato ieri l’ex presidente della Corte Gustavo Zagrebelsky che ha invitato il capo dello stato a ritirare il suo ricorso. Zagrebelsky lo ha scritto su Repubblica con tutta la prudenza del caso, dicendosi certo che il «discredito, l’isolamento morale e l’intimidazione dei magistrati» che indagano sulla trattativa stato-mafia è una conseguenza lontana dalle intenzioni del capo dello stato. E tuttavia l’ha scritto, sul quotidiano che in questi mesi è stato il più vicino al presidente Napolitano, grazie soprattutto agli articoli del fondatore Eugenio Scalfari. Monti invece non ha avuto nessuna prudenza.
La verità
È un bene raro e prezioso. Per questo qualcuno tende a risparmiarla. Sugli anni 1992-1993, sulle conversazioni tra pezzi che dovrebbero combattersi piuttosto che dialogare. E, se il reato non c’è, sui processi politici che si erano aperti e quando, come e per mano di chi si sono incagliati.
Ma se quel qualcuno è lo Stato diventa tutto più difficile. Una firma per chiarezza forse vale la pena metterla. Anche se la narcotizzazione vacanziera non aiuta. Perché lo spiega bene Andrea Camilleri:
Eh certo, sarebbe bello, ma non facciamo gli ingenui: siccome chi ha trattato con la mafia è ancora al potere, non possiamo certo illuderci che si dia da fare per far emergere la verità. Sarebbe autolesionismo puro. Niente è più difficile che ammettere i propri errori e chiedere scusa. Per questo il potere sta facendo di tutto perché la verità su quel che accadde vent’anni fa non venga alla luce. Gli errori commessi nel 1992-’94 e forse anche dopo dai rappresentanti delle istituzioni sono gravissimi non solo in sé ma anche perché hanno prodotto metastasi cancerose vastissime, ramificate. Lo Stato, diceva Sciascia, non processa se stesso.
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