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Giuseppe Sala

Le parole chiare di Giuseppe Sala

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Il candidato sindaco alle primarie del centrosinistra Giuseppe Sala in un’intervista ha dichiarato che non accetterà in campagna elettorale finanziamenti da aziende che hanno lavorato a Expo e che non ci sarà nessun allargamento a NCD.

Siamo agli inizi, per ora sono promesse e basta. Ma sono intelligenti. Volevo dirvelo. Io che di certo non sono un suo fan.

Ma dove sono i “saggi” milanesi?

205811948--297347a5-785a-433d-903b-36afac92a31bFatemi capire: dove sono tutti i saggi e grandi esperti di politica milanese che si sentivano offesi quando si faceva notare come il “modello Pisapia” non esiste senza Pisapia? Ma davvero credono, a sinistra o giù di lì, che non si noti, da fuori e da lontano, la loro unica preoccupazione di “non sembrare quelli che rompono” e quindi preferiscono sembrare gli utili idioti del PD?

Tutto va ben.

EXPO col trucco: i numeri si smentiscono da soli

expoIl commissario Giuseppe Sala continua a mentire sui numeriExpo. “C’è trasparenza totale”, dichiara. Ma su quanti sono i visitatori c’è il buio più fitto. Pubblichiamo dunque i file degli ingressi giorno per giorno di maggio e giugno. Dimostrano lafalsificazione dei dati. Sala ha dichiarato che a maggio erano 2,7 milioni, invece sono 1.927.600 (772.400 in meno). A giugno 3,3 milioni, invece sono 2.258.450 (1.041.550 in meno). I dati che pubblichiamo sono comunque “expottimisti”, perché i tornelli registrano democraticamente anche chi lavora nel sito, gli addetti ai padiglioni, i volontari, i vigilanti e gli omaggi: sono almeno 10 mila persone al giorno, circa 300 mila ingressi al mese. Tolte queste, i visitatori veri, quelli che pagano un biglietto, non sono più di 1,6 milioni a maggio e 1,9 a giugno: non più di 3,5 milioni nei primi due mesi di Expo.

Dopo i primi dati diffusi dal Fatto quotidiano, mentre i giornaloni restavano zitti e facevano finta di non vedere e non sentire, la politica si è decisa a chiedere a Sala la verità sugli ingressi Expo, un dato difeso come si trattasse di un segreto politico-militare.Il presidente del Consiglio comunale di Milano, Basilio Rizzo, ha scritto una lettera al prefetto, chiedendo quanti siano davvero i visitatori. Alle richieste di trasparenza si sono via via aggiunti i rappresentanti di Forza Italia e di Alleanza nazionale. Ora si sta muovendo anche la Lega: l’avvocato Domenico Aiello, che rappresenta Regione Lombardia nel consiglio d’amministrazione di Expo spa, uomo di fiducia del presidente Roberto Maroni, ha chiesto di mettere all’ordine del giorno del prossimo cda, il 21 luglio, anche “l’andamento ingressi (articolo apparso sul Fatto, in ordine alla polemica del consigliere Rizzo)”. Che cosa risponderà Sala al rappresentante della Regione, che con il Comune di Milano è il grande azionista di Expo? Continuerà a dire che va tutto bene? Negherà i dati veri anche al cda? Maroni mostra segni d’insofferenza nei confronti di Sala anche a proposito di altre tre questioni, sulle quali ha chiesto di fare chiarezza nel prossimo consiglio d’amministrazione: quella delle bonifiche (non fatte?) dei terreni Expo, come denunciato in una lettera al presidente della Regione inviata dal gruppo Cinquestelle al Pirellone; quella dell’affidamento senza gara a Oscar Farinetti (Eataly) dei ristoranti regionali dell’esposizione; e quella dell’assemblea nazionale del Pd che si terrà dentro Expo. Sala ha già risposto sull’assemblea Pd: “I regolamenti non prevedono alcun divieto di ospitare all’interno del sito espositivo, in idonea location, il congresso di un partito. Non vi è pertanto la base legale per rispondere negativamente alla richiesta, dal momento che saranno applicate le tariffe normalmente corrisposte per i numerosissimi soggetti che hanno già organizzato o programmato appuntamenti nel corso dei sei mesi dell’Esposizione Universale. Tutti i partecipanti inoltre acquisteranno regolarmente i biglietti di ingrasso ad Expo 2015”. Così: Sala scrive freudianamente “ingrasso” invece che “ingresso”. Poi cita i già avvenuti o programmati convegni di Confindustria, Coldiretti, Confagricoltura, Consob e Caritas. E rivela che il Pd pagherà per l’auditorium 20 mila euro al giorno, per gli allestimenti e il catering tratterà “direttamente con il gestore dello spazio (Fiera Milano-Mico)”. E i biglietti li acquisterà “da nostri rivenditori”. Non dice però a quanto.

Intanto i supersconti continuano. Biglietti addirittura gratis per chi ha un imponibile inferiore ai 10 mila euro, con accredito attivo da ieri sul sito dell’Inps. Trenitalia partecipa alla promozione offrendo agli accreditati biglietti a metà prezzo su Frecce o Intercity per Milano. “I visitatori”, ha dichiarato Sala, “non sono inferiori alle attese”. Veramente arduo da dimostrare, visto che le previsioni erano di 4,1 milioni per maggio e 4,7 per giugno. Luglio sta andando anche peggio. E l’imbarazzo sta contagiando anche gli amministratori pubblici (Atm trasporti, Ansa rifiuti, Trenord treni regionali…) costretti a organizzare i servizi sulla base di dati drogati. Grave soprattutto la situazione di Trenord, che ha ridotto i servizi ai pendolari per mandare a Expo treni che arrivano e ripartono sempre vuoti.

(Pubblicato il 16 luglio 2015 su IlFattoQuotidiano)

EXPO: non ci sono i numeri ma ci sono i sintomi


Ne scrive bene Tafanus:

 Avete capito bene. Dalle stime calcolate dal “Giorno, i visitatori delle prime tre settimane (che includono il boom dei primissimi giorni) sono meno della metà di quanto previsto dallo stesso Sala per il raggiungimento del break-even-point, Ecco i criteri di stima. Giusti? Sbagliati? Nessun problema. Il Commissario Sala è sempre in tempo a dirci quale sia stata la somma dei numeretti, scrupolosamente registrati dai tornelli d’ingresso, a più di tre settimane dall’inizio. Così si mette tranquillo lui, e mette tranquilli, felici e contenti anche noi.

L’articolo de Il Giorno è qui:

Milano, 21 maggio 2015 – Nelle tre settimane all’Esposizione universale di Milano ogni giorno sono entrate in media sessantamila persone. È questa la stima delle visite quotidiane tra i padiglioni che fonti autorevoli hanno permesso di ricostruire, mentre la società Expo continua a tenere sotto chiave i dati degli accessi. In sostanza, l’evento si è tenuto al di sotto delle stime degli organizzatori, che calcolavano in 80-90mila le presenze in settimana, con picchi fino a 250mila persone nel weekend.
Finora gli unici dati pubblici sono quelli dei padiglioni: 115mila turisti nei primi venti giorni alla Svizzera, 10mila ogni dì sulla rete del Brasile, diecimila a Palazzo Italia. Tuttavia manca la somma ed Expo tiene la bocca cucita. «Oggi abbiamo in visita 20mila bambini delle scuole», spiegava martedì il commissario unico, Giuseppe Sala. E gli altri? Ci si affida solo al numero di biglietti venduti: l’ultima stima, una settimana fa, era di 11,3 milioni, di cui 100mila ticket serali. Anche altri dati sensibili, come il traffico sui mezzi pubblici o la quantità di pattumiera raccolta, sono secretati: la linea ufficiale di Atm, Trenord e Amsa è di non rilasciare numeri su Expo.
Tuttavia, qualche dato trapela. Ad esempio, la stazione Rho Fiera della metropolitana rossa, uno dei porti di Expo, nei giorni scorsi ha registrato un passaggio medio di seimila persone di notte. Compresi i lavoratori dei padiglioni. I dati sull’uso dei mezzi pubblici sono significativi, perché li adopera la maggior parte dei visitatori, ben oltre la stima del 60% elaborata prima dell’inaugurazione. L’altra fetta grossa sono i pullman delle scolaresche. Seicentomila gli alunni che hanno prenotato una visita. Di auto se ne vedono poche, di taxi ancora meno. Nella prima metà del mese, le auto bianche di Milano hanno ricevuto meno chiamate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonostante fosse stato promesso un incremento di cinquemila corse in più al giorno.
Calma piatta anche sui tabelloni degli arrivi di Linate, Malpensa e Orio al Serio. «Non ci sono voli aggiuntivi per Expo – puntualizza Antonio Albrizio, segretario Uil Milano e Lombardia con delega ai trasporti –. Si punta ad aumentare i coefficienti di riempimento degli aerei, che al momento sono del 65%». Ci sono trattative per aggiungere tratte con il Messico e sono aumentate alcune frequenze verso la Cina. Da quest’ultima gli organizzatori di Expo si aspettano un milione di visitatori, tuttavia l’ultimo rapporto della Fondazione Italia-Cina stima in 700-750mila i turisti del Paese di Mezzo che sbarcheranno in tutto lo Stivale. Dalla Lombardia stanno partendo anche più voli verso gli Stati Uniti, ma Albrizio frena: «Succede tutte le estati».
L’umore è sottotono anche negli ambienti del commercio. «Ci erano state promessi sei mesi di giornate tipo Salone del mobile, ma non è così e alcuni locali hanno giornate in negativo», osserva Lino Stoppani, presidente di Epam, l’associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi. Il primo nodo è l’assenza dei turisti stranieri. «Non sono ancora arrivati, i dati degli alberghi ci dicono che si saranno punte a giugno e settembre», osserva Stoppani. La seconda è l’effetto cannibalismo dei ristoranti di Expo sui locali della città: «Spero sia temporaneo. Comunque Expo – osserva Stoppani – non finisce il 31 ottobre e a Milano sono stati fatti investimenti duraturi». Nel frattempo, Federconsumatori Lombardia lancia con Comune di Milano e Regione Lombardia un portale, «We4You» per segnalare i raggiri di cui i turisti sono rimasti vittime. «Già qualche mese fa abbiamo segnalato un aumento nei prezzi di alcuni alberghi – spiega il presidente, Gianmario Mocera –. Fino al 30% in più. Ne ha già fatto le spese chi viene a curarsi in Lombardia».

Non serviva Cantone per capire che il “favore” di Expo a Farinetti non fosse una grande idea

renzi-farinetti-655496Dedicare Expo all’alimentazione e rischiare di lasciare i visitatori senza ristoranti italiani. È lo spettro che accompagna l’amministratore delegato, Giuseppe Sala, da quando martedì ha ricevuto i rilievi dell’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone sull’appalto diretto affidato a Eataly: ottomila metri quadrati, 20 ristoranti e circa 2,2 milioni di pasti da distribuire. Il tutto assegnato senza gara d’appalto.

L’Anticorruzione il 29 gennaio ha chiesto la documentazione relativa al contratto. Sala ha subito spiegato che era stato assegnato direttamente per “l’unicità” della catena di Farinetti e ha consegnato quanto chiesto. Svolti tutti gli accertamenti, Cantone il 7 aprile ha risposto, chiedendo nuova documentazione e sollevando numerosi dubbi sulla legittimità del contratto stesso. In tre pagine che il Fatto ha potuto leggere, Cantone, dopo aver ricordato che l’appalto è stato deliberato dal cda nel giugno 2013, quindi quando ancora l’autorità che presiede non era stata istituita, avanza dieci rilievi specifici a Sala invitando la società a chiarire altrettanti aspetti dell’affidamento diretto sollevando più volte la violazione del Protocollo di legalità.

“Quali sono le circostanze che hanno portato alla proposta di collaborazione avanzata da Eataly?”. Secondo: “Sulla base di quali valutazioni è stata determinata l’unicità tecnica di Eataly, atteso che non risulterebbe effettuata alcuna preventiva ricerca di mercato”. E già questo sarebbe sufficiente a far preoccupare Sala: chi ha deciso, perché e sulla base di cosa? Ma è solo l’inizio. “Qual è l’importo atteso dei ricavi –indicato solo nel verbale del Cda in 44 milioni di euro – e, di conseguenza, su quali basi sono state determinate le royalties che la concessionaria retrocederà, quantificate nel 5% del fatturato, cui si somma un ulteriore 1% per fatturati sopra i 40 milioni”. Esatto: da contratto a Farinetti spetta il 95% del fatturato che servirà anche a coprire le spese vive, ha più volte spiegato il patron di Eataly.

E proprio alle spese Cantone arriva al quarto rilievo chiedendo “qual è l’ammontare stimato dei costi correlati alla concessione, essendo prevista la deduzione delle spese per la realizzazione delle celle frigorifere e risultando ‘a carico di Expo gli oneri derivanti dai consumi di elettricità e di acqua’”. E, in definitiva, “qual è il valore stimato del contratto di concessione da determinarsi ai sensi dell’art. 29 del decreto legislativo 163/2006” che regola gli appalti pubblici?

Leggendo i quesiti dell’Autorità anticorruzione il contratto tra Expo ed Eataly appare piuttosto lacunoso. O forse redatto con leggerezza. Tanto che al nono punto Cantone è costretto a rilevare come “l’inserimento della clausola per cui ‘il presente contratto può essere modificato solo su accordo di entrambe le parti da stipularsi per iscritto’ non appare ammissibile trattandosi di un contratto pubblico”. E manca la “previsione, tra le cause di risoluzione per inadempimento e le clausole risolutive espresse, della violazione agli obblighi derivanti dal Protocollo di legalità”.

Ancora: “Non sono indicate penali legate al livello del servizio reso, nonostante tra le richiamate caratteristiche di unicità vi sia un’offerta alimentare di qualità a prezzi accessibili”. Sulla presunta unicità Cantone però solleva un ulteriore dubbio: l’articolo due del contratto di concessione prevede che “all’interno del perimetro Eataly potrà altresì, previa approvazione da parte della direzione di Expo, organizzare e svolgere specifiche iniziative ed eventi culturali e didattici, volti a valorizzare la propria esperienza, a promuovere e valorizzare il patrimonio enogastronomico nazionale e a diffondere i valori connessi a Expo”.

Ma così, scrive Cantone, “le vantate peculiarità di Eataly non risultano teleologicamente connesse con la prestazione dedotta in contratto, che, per come descritta, consisterebbe genericamente nella ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, ancorché di livello qualitativo elevato”.

INFINE:visto che Eataly prevede di dividere gli spazi che ha ricevuto in concessione in 20 aree regionali con il coinvolgimento di circa 100 ristoratori, Expo “come intende regolare i rapporti con tali operatori terzi, anche nell’ambito del Protocollo di legalità?”. Protocollo che prevede, fra l’altro, controlli antimafia anche sui fornitori di vitto. Protocollo, va detto, firmato dallo stesso Sala. Ora la società ha pochi giorni di tempo per rispondere: perché avete affidato la ristorazione a Eataly?

(fonte)

Expo 2015: la confessione di Sala e la Grande Bugia

GIUSEPPE SALADice Sala, commissario unico della società che gestisce Expo 2015:

 “Io mi riconosco due errori – afferma -Non aver capito quello stava facendo Paris (Angelo Paris, direttore generale di Expo fino all’arresto dell’8 maggio, ndr) e non essermi impuntato quattro anni fa, quando avrei voluto affidare appalti e lavori a un general contractor esterno, da scegliere con una gara internazionale. E invece mi lasciai imporre da Formigoni e Moratti Infrastrutture Lombarde e Mm“.

La confessione è importante: dichiara che nonostante le scatole cinesi la politica (senza confronto politico quindi senza politica) avevano già deciso il finale. Cioè: i cittadini sono solo spettatori inermi e scemi.

Quel pasticciaccio brutto di Expo e i suoi appalti

da Affaritaliani

BOTTA…/ “Apprendo da un’intervista di oggi che Giuseppe Sala, a.d. di Expo 2015, “consiglia” di non rendere pubblici i nomi delle ditte subappaltatrici dei cantieri Expo, appellandosi a nebulose questioni di privacy suggerite dai suoi legali. Ritengo che l’affermazione di Sala sia grave, strumentale e irresponsabile e contraddica la tanto sventurata linea di trasparenza e controllo. Le notizie sulle ditte subappaltatrici pubblicate anche sul mio blog (https://www.giuliocavalli.net/2012/05/21/il-primo-appalto-di-expo-2015-e-quello-strano-odore/), sono dati che mi rifiuto di delegare ad organismi di controllo senza una partecipazione reale dei cittadini, dei comitati e del mondo dell’informazione. Mi auguro che Roberto Formigoni e il dimissionario Giuliano Pisapia smentiscano questa linea con forza, senza diventare complici di una segretezza che non può sicuramente fare bene alla democrazia e invito Sala ad illustrarci secondo quale norma quei subappalti non vadano raccontati”. Lo dichiara il consigliere di Sel Giulio Cavalli.

…E RISPOSTA/ “Le parole del consigliere regionale di Sel, Giulio Cavalli non corrispondono al vero. Come prevede la legge, l’elenco delle ditte appaltatrici e subappaltatrici è esposto all’ingresso del cantiere di Expo Milano 2015. E’ spiacevole che il consigliere faccia allusioni a atteggiamenti poco trasparenti. Per averne conferma basta ascoltare la risposta dell’AD Giuseppe Sala alla giornalista de Ilfattoquotidiano.it. Le parole di Sala, il tono e, soprattutto, il senso generale delle affermazioni, sono chiaramente orientate nella direzione della totale disponibilità ed apertura al dialogo. Questa è la linea di Expo 2015 e tale resterà per tutti i prossimi anni”. E’ quanto si legge in una nota diramata dalla stessa società Expo.

…E CONTROREPLICA/ Ecco la dichiarazione di Cavalli: “In riferimento alla risposta di Expo Milano 2015 invito a riascoltare le parole di Giuseppe Sala che dice “noi siamo per la tutela della privacy delle aziende subappaltatrici perché lo dice la legge”, senza nessun senso generale delle affermazioni, come dice il comunicato della società Expo. Mi dica Sala (e non la società Expo Milano 2015) se si riconosce nel senso di quelle parole, cosa può dirmi delle notizie apparse e perché siamo stati così sfortunati da trovare un cartello all’ingresso di un cantiere, che non cita le ditte subappaltatrici.

Sala, inoltre, parla di consigli arrivati dai suoi legali e, in qualità di consigliere regionale, esigo di sapere le norme alle quali fanno riferimento. La reazione isterica (e palesemente falsa) contro di me ha l’odore di un imbarazzo.

Ma non è finita qui, perché Cavalli allega alla sua replica anche un post del suo sito pubblicato il 12 maggio:

(i post segnalati sono qui e qui)

Grave e strumentale la privacy di Sala in nome dell’Expo

[comunicato stampa]  Apprendo da un’intervista di oggi che Giuseppe Sala, a.d. di Expo 2015, “consiglia” di non rendere pubblici i nomi delle ditte subappaltatrici dei cantieri Expo, appellandosi a nebulose questioni di privacy suggerite dai suoi legali.

Ritengo che l’affermazione di Sala sia grave, strumentale e irresponsabile e contraddica la tanto sventurata linea di trasparenza e controllo.

Le notizie sulle ditte subappaltatrici pubblicate anche sul mio blog, sono dati che mi rifiuto di delegare ad organismi di controllo senza una partecipazione reale dei cittadini, dei comitati e del mondo dell’informazione.

Mi auguro che Roberto Formigoni e il dimissionario Giuliano Pisapia smentiscano questa linea con forza, senza diventare complici di una segretezza che non può sicuramente fare bene alla democrazia e invito Sala ad illustrarci secondo quale norma quei subappalti non vadano raccontati.

Milano, 13 giugno 2012