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gomorra

RADIO MAFIOPOLI 7 – L’onore è mobile!

IL TESTO:

Parlavano dell’onore. A Mafiopoli sono anni che sciacquano le bocche con l’onore. L’onore che premia, l’onore che salverà anche il più  mafiopolitano dei mafiopolitani davanti a dio. L’onore delle donne che si stracciano le sottane invocando dio, che se non l’avessero venduto dio a mafiopoli per  un terreno edificabile, se potesse sentirle dalla cella del carcere duro, sarebbero muffa, le donne che si stracciano le vesti difendendo i mariti giurando di non aver sentito il loro odore di caccia, sangue e pistola mentre si infilano nel letto. Le donne di mafiopoli sono la muffa dell’onore che sbava. Le donne di Mafiopoli, le donne quelle vere come la donna del capoclan Valentino Gionta che hanno fresca fresca arrestato giù a Gomorra. Una vergogna si dice a Mafiopoli. Arrestare una femmina così. Senza nemmeno che fosse cotto il bollito. Arrestata perché ci sbagliava a farci il sugo – dicono i benigni. Arrestata perché ci ama tanto il suo Gionta del circo Gionta che gli curava i pizzi giù dei negozietti di Torre Annunziata. Come le donne per bene di Mafiopoli. Come la santa Giuseppina Nappa, la moglie del divo Sandrocàn Schiavone grande capo dei capalesi. Che si fa piangere in diretta sui rotocalchi dei suoi divi da terza elementare e invoca da nuova vedova il diritto di Mafiopoli. E il giorno dopo viene arrestata alla stessa ora sullo stesso canale del telecomando. Villipendio alla scaletta televisiva! – urlano i maligni. E Pina Nappa, nonostante la cacofonia del nome, va a raggiungere il marito nel carcere duro delle donne fiere di mafiopoli. Dove avrà più tempo per scrivere, lei donna d’onore e moglie dell’onore di Sandrocàn, avrà tempo per scrivere nel carcere d’onore i suoi biglietti di auguri e morte per la giornalista Rosaria Capacchione. Perché le donne di Mafiopoli sono donne che hanno imparato bene ad avvisare con la penna prima di togliere la sicura alla pistola: sono donne civilizzate. Civili e civilizzate e artiste. Artiste serie. Artiste della sceneggiata in eurovisione anche con il fondotinta sporco di sugo. Donne d’onore, donne d’odore, donne di rumore da show di prima serata. Come le veline del maxiprocesso, che gli si stringeva il culo per i mariti disonorati che parlavano troppo ai magistrati e allora ci hanno fatto uno stacchetto che a Mafiopoli tutti fieri se lo ricordano e l’hanno aggiunto ai libri di scuola.

Mai le donne! Sussurrano a Mafiopoli abbarbicati nella medievale casupola di campo pronti per combinare il prossimo. Mai toccare e guardare le donne! Giurano con la borsetta di Mary Poppins a giocare ai pirati e il corredo di ramo d’arancio amaro, la santina e la goccia di sangue. Come si conviene alle persone serie. Alle persone combinate. Alle persone d’onore che da cacciottari giocano a fare i boss. E sopra i quattro assessori alla mafia che li tengono da conto, ne ridono al bar e li disconoscono in tribunale. Mafiopoli è il parco dei divertimenti dell’onore. Onore ai combinati! – urlò il principe Cacchiavellico all’inaugurazione del ponte da Messina a Katmandù. Onore ai combinati e rispetto per le donne! Rispetto per l’onore. Per l’onore combinato. 

Niente donne e niente bambini! Ordina il Raccuglia dei Caccuglia nuovo boss da copertina giù a Partinico in provincia del policentro mentre aspetta che si riorganizzano quei vitali dei Ditale della stirpe dei Vitale della nobile casata di Fardazza. Niente donne e niente bambini! Urlano felici i delfini di Matteo Messina Denaro detto Soldino per gli amici e Soldo di Cacio dai nemici. E intanto studia il suo sbarco su Palermo.  È un onore tascabile quello che si sfoggia giù a Mafiopoli. Un onore snack e primitivo come si conviene ai picciotti sottosviluppati. Non toccate i bambini! – urlano i boss incorniciati tra le ricotte e le latitanze da guardie e ladri. Le donne ce le siamo giocate ma siamo uomini d’onore (poco e sputtanato) e non tocchiamo i bambini. L’aveva anche citocomunicato quell’anima pia e piena di bontà di Giovanni Bontade. Che dal cognome si evince uomo d’onore buono. Alla panna e cioccolato.

[comunicato Bontade al maxiprocesso]

 È un onore risvoltabile quello che si sfoggia giù a Mafiopoli. È un onore che smignotta cinque minuti dopo essere stato puncicato. In nome della bava e della muffa dei boss da cartoni animati. E allora dov’era l’onore, chiede lo scemo del villaggio con il cappello per l’elemosina, dov’era l’onore mentre scioglievate Giuseppe Di Matteo inzuppandolo nell’acido con un paio di mani da uomini da niente? E Brusca con quella faccia d’onore del forte con i picciriddi come i peggiori sfigati della classe? – chiede lo scemo del villaggio. Sarà stato un errore, un errore di onore, rispondono in coro dalle residenze di latitanza i quattro capetti vestiti in maschera da padrino. E allora perchè – insiste lo scemo con l’insistenza quella scema degli scemi che non credono all’onore – perchè a Casteldaccia nel pieno della provincia di Palermo cocapitale di Mafiopoli Ignazio Di Paola calpesta l’onore da pagliaccio di Cosa Nostra e manda il nipotino di otto anni a smerciare droga? Su quella domanda a Mafiopoli, scese il silenzio, il silenzio tipico di Mafiopoli quando uno scemo qualsiasi si accorge che l’onorata famiglia puzza, quando si accorge che la mafia è una montagna di merda. Donne e bambini! Recita il rosario dei boss da fumetto. Donne e bambini si sono giocati gli uomini dell’onore tascabile. E allora dov’è? Se lo sarà mangiato Binnu infarcendolo di ricotta? Lo avranno usato i Riina come bomboniera al matrimonio? L’avrà messo incinta come al solito Raccuglia? Bah…. intanto giù a Gomorra i fessi dei gomorristi per dimostrare che nella scemenza ci devono sempre primeggiare per meritarci almeno un altro romanzo dopo il gioco della sparo al negro giocano coi ragazzini allo sparo davanti alla sala giochi. E vincono il mongolino d’oro della settimana.

C’è bisogno di rifarci l’immagine agli allori e agli onori delle bande di Mafiopoli. C’è bisogno di una cura di televendite e telegiornalisti mafiopilotati per riverniciare questi boss oramai stinti. Quelli che sapevano scrivere e parlare sono finiti in pirlamento, gli altri se la fanno sotto. Svenuratielli.

[testimonianza pentito “sventuratiello”]

Servono eroi. Servono sempre gli eroi alle città con poca anima. Servono sempre gli eroi che facciano il bidet delle onorate società tutte le mattine e poi metterlo in esposizione in piazza. Eroi con un sfighina penale da far invidia, per abbeverare il popolo, per distrarre il popolo, per spopolare il popolo, per onorare il popolo. Alla Cacchiavellica.

[Mangano è un eroe]

4a Puntata – La storia bavosa dei capalesi di Gomorra

L TESTO:

Nella regione centrale di Mafiopoli ci sta un quadrato di terra, un fazzoletto di regione che una volta era Campagna e che adesso in onore della Gomorra (una particolare specie di monnezza umana che ci cammina sopra a quel fazzoletto) adesso il Principe di Mafiopoli l’ha chiamata Campania, dal passato remoto di campare. Campania in provincia di Mafiopoli è l’isola che non c’è, è la terra del rovescio: Campania in provincia di Mafiopoli è quello che non ti aspetti. Arrivi e ti aspetti di arrivare su una strada, perché no magari in un di quelle belle strade tutte riasfaltate con la mano saggia di Michelino Aiello (che a forza di saggiare strade tra Monreale e Altofonte è diventato benemerito ed è riuscito a regalarci una prostata nuova in inox a Zio Binnu Provenzano), e invece nella terra di Gomorra le strade non ci sono. Te le aspetti? E speri. A Gomorra con l’asfalto ci pettinano i negri e le serrande dei rivoltosi e le strade sono tutte di bel percolato, che è la scia bavosa dei Capalesi, i reucci del posto. Quel paio di mulattiere aiellamente asfaltate portano alle reggie dei reucci, lì sì, perché costa pulire le ruote del mercedes dalla polvere e dalla scia che lasciano i compari. Un magico sistema di strade, anzi il magico ‘o sistema di strade. Tant’è che uno dei reucci primi lo chiamano mica per niente Sandrocàn perché ci pare una scimmia e balzella felice sulle liane. Anche se non si chiama Sandro ma i Capalesi dicono che è una licenzia poetica. La terra di Gomorra è nata da poco, è terra giovane figlia di raccolta differenziata: storie di Romolo, Remolo e Cutolo. Si comincia dentro una carrozzeria, perché per fondare le nuove regioni a Mafiopoli bisogna essere capaci di sfasciare e sistemare, sistemare le frecce addolcire le frizioni. Il Bardellino è carrozziere serio e provato e lo sa bene, lui che vuole aggiungerci la sua nuova regione Gomorra sulla cartina insieme al vecchio compare Iovine. Perché a Mafiopoli i giovani ci vogliono cambiare vita, e per cambiare vita se non ci hai le poppe per fare la velina allora devi inventarti un onesto lavoro di rappresentanza sul territorio: rappresentanza capillare, a porta a porta, professionale, regolare e continua, pressante senza farlo pesare come i venditori di enciclopedie, insomma. È che il vecchio cumulo Cutolo attaccato alla lupa ci voleva rimanere lui. E allora a Gomorra l’aria diventava elettrica. Che alla Società dell’Energia Mafiopolitana si chiedono ancora oggi come ci fa ad essere per terra così tanta elettricità e così pochi pagatori di bollette, che ci hanno 3000 contenziosi su 4500 utenze. Ma i Mafiopolitani dicono che l’elettricità e la scossa sono un dono di Dio, ed è immorale andare in posta a pagarli. E così è, se vi pare, amen. Ed è per questo che a Cutolo ci hanno messo una bomba sotto la sua residenza di Ottaviano. Perché i Capalesi sono morali. E così è, se vi pare, amen. E comincia a sbocciare la terra florida e fiorente dei Capalesi di Gomorra. A Mafiopoli la storia di Gomorra si studia in seconda elementare e i bambini imparano subito a segnarci sul mappamondo quella bella terra differenziata in tutta la zona che ci hanno chiamato “mazzoni” dal passato remoto di mazzate nella zona di Campani dal passato remoto di campare della repubblica di Mafiopoli. Dove tutto va la rovescio. Va tutto così storto che al Casale del Principe ci hanno fatto anche due record del guinnes dei primati (nel senso di primati e mica di primi) che a un giro di elezione su 30 consigliori comunali 17 erano semi-capalesi; che a Bardellino bardellinavano gli occhi di soddisfazione a pensarci. E la sagra dello sparo sventagliato ha portato la pro loco dei Capalesi sulla bocca di tutto il mondo, e a Gomorra è sempre una panettona e televisiva nevicata di spari. Una gioia, una paranza, un tripudio di civiltà.
“siamo in guerra e non lo sappiamo!” – disse un giorno lo scemo del villaggio con la fisarmonica sbilenca e il cappello dell’elemosina. “non è vero!” risposero in coro Sandrocàn, Zagaria e il vecchio Iovine. “È il suono dolce dei fuochi artificiali!” dissero in coro come Qui, Quo e Qua.
Ma se c’è una fierezza dell’ambasciatore di Gomorra, se c’è una cosa che è nei cataloghi dei souvenir di tutto il resto di mondo è la gestione dei riufiuti. Di tutti i rifiuti. I rifiuti delle botteghe a cucirsi il pizzo sugli orli della giacca è cosa rara ma ben differenziata: per gli umidi i kalashnikov e per i secchi le pistole 9×21 (che le chiamano così perché sono 10 anni che ci provano a fare la somma). Per i rifiuti del water e del lavandino ci applicano la differenziata, differenziano ora questo ora quello conto corrente. Lavoro fino da ragionieri ragionevoli e ragionati. Per i rifiuti tossici, dicono i reucci dei Capalesi che i rifiuti tossici sono una vergogna, e siccome loro sono i paladini della moralità con un’azione forte li hanno fatti finire sotto terra.
“siamo immersi nella monnezza e non lo sappiamo!” disse un giorno lo scemo del villaggio con la fisarmonica sbilenca e il cappello dell’elemosina. “non è vero!” rispose il Principe cacchiavellico mentre smonnezzava con lo scopino sotto il tappeto, come Qui, Quo e Qua.
“ma allora perché i Capalesi hanno ucciso Michele Orsi?” richiese lo scemo del villaggio con la fisarmonica sbilenca e il cappello dell’elemosina. “Perché proprio lui che ci teneva l’aziendina che aveva vinto l’appalto per la mescolanza dei rifiuti? Perché Gomorra se l’è trivellato?” insisteva curioso. “non è verò” urlò il principe Cacchiavellico all’inaugurazione del nuovo ponte da Messina al cesso di Sandrocàn, “non gettiamo fango su Gomorra! Amico di Orsi era anche di qualcuno del Bertolaso, lo sceriffo delle mescolanze monnezzare!, Bertolaso è al soldo dello stato! Mica di Gomorra!”
Mafiopoli su quella risposta rimase così, così mezza mezza come si rimane sulle risposte mezze mezze. E intanto scendeva la sera, e con la sera il nero del buio e il nero dei neri sparati per esercitazione. Una meravigliosa giornata di mezze risposte e senza domande: molto free, liberty, e mafiusy. All’Americana.

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RADIO MAFIOPOLI – 6° (CO)MANDAMENTO: NON FORNICARE! Il video

RADIOMAFIOPOLI di e con Giulio Cavalli in diretta tutti i mercoledì alle 14.00.

Mafiopoli si sa non è altro che lo specchio della realtà. Ed è per questo che oggi vi narriamo recenti fatti dattualità. E il caso ad esempio della famiglia Raccuglia di Mimmo precisamente e di sua moglie, accade infatti ogni anno che la signora Pattuglia verso Maggio riesca a sparire dal suo territorio, Altofonte (PA) per poi farne ritorno i primi di Settembre in gravidanza. E restando in tema di procreazione come non ricordare il caso del boss Graviano a cui è stato consentito di procreare in provetta. Piccolo e breve laccenno alle coppie di fatto, ma come dimenticare che il religiosissimo Zio Binnu in latitanza è diventato tre volte papà pur non essendo sposato? Mah chissà.
Di cronaca nera parliamo quando affrontiamo il tema dei Capalesi, i Casalesi di Campania, che hanno sterminato in un giorno 7 persone di colore, perché presumibilmente avevano intenzione di inserirsi nel giro dello spaccio senza la loro autorizzazione.
Chiudendo sullattualità ricordiamo i testimoni di giustizia, molto spesso dimenticati dallo stato, è di questi giorni la notizia che a Pino Masciari non è stata assegnata una scorta poiché protetto da una rete di amici che fanno da scudo umano.

Carmelo Di Gesaro

RADIO MAFIOPOLI – 6° (CO)MANDAMENTO: NON FORNICARE!”, ore 14:00 in diretta

Mafiopoli si sa non è altro che lo specchio della realtà. Ed è per questo che oggi vi narriamo recenti fatti d’attualità. E’ il caso ad esempio della famiglia Raccuglia di Mimmo precisamente e di sua moglie, accade infatti ogni anno che la signora “Pattuglia” verso Maggio riesca a sparire dal suo territorio, Altofonte (PA) per poi farne ritorno i primi di Settembre in gravidanza. E restando in tema di procreazione come non ricordare il caso del boss Graviano a cui è stato consentito di procreare in provetta. Piccolo e breve l’accenno alle coppie di fatto, ma come dimenticare che il religiosissimo “Zio Binnu” in latitanza è diventato tre volte papà pur non essendo sposato? Mah chissà.
Di cronaca nera parliamo quando affrontiamo il tema dei “Capalesi”, i Casalesi di Campania, che hanno sterminato in un giorno 7 persone di colore, perché presumibilmente avevano intenzione di inserirsi nel giro dello spaccio senza la loro autorizzazione.
Chiudendo sull’attualità ricordiamo i testimoni di giustizia, molto spesso dimenticati dallo stato, è di questi giorni la notizia che a Pino Masciari non è stata assegnata una scorta poiché protetto da una rete di amici che fanno da scudo umano.

Carmelo Di Gesaro

Cook the book

Giocare sul filo dell’intuizione che dondola tra il sacro e il blasfemo è la catarsi psicoterapeutica degli affanni comunicativi. In parole povere (quelle bertoldine per intendersi) si rimane tra la cagata metafisica e lo sfioro del cielo con un dito. Marco in questo è geniale. Ma non gli va detto. Decelebrare gli ultimi miti è la panna montata sopra gli eccessi a fine serata.