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Gli inauditi sul Ddl Zan

A dire la loro sul Ddl Zan in tanti sono stati chiamati in audizione alla Commissione Giustizia al Senato per ingolfare il percorso del disegno di legge. Ecco il livello di alcuni interventi…

«Nella vita faccio il precario per Provvidenza e lo scrittore per Vocazione», «a casa mia gira voce che volessi fare lo scrittore da quando di anni ne avevo quattro, la scrittura non sapevo cosa fosse, ma le storie quelle sì le conoscevo. Pare che un giorno, deluso dal racconto di una favola fatto da mia nonna, la interruppi a metà della storia per raccontarle la mia versione della favola, completamente diversa dall’originale, dichiarando infine che questo era quello che avrei fatto da grande: io volevo fare lo scrittore».

È l’inizio della nota autobiografica con cui si presenta Giorgio Ponte, che si definisce “scrittore” e che ha affrontato, come scrive lui stesso,  «un lungo percorso che è passato dal seminario di Luca di Tolve (“ex-gay” oggi sposato con una donna), e da Nicolosi, uno dei padri della teoria riparativa». Ieri Giorgio Ponte è stato audito in Commissione giustizia del Senato per dire la sua sul Ddl Zan, uno dei tanti chiamati a ingolfare il percorso del disegno di legge per ostacolarne l’approvazione. Come ha raccontato meravigliosamente sul suo profilo twitter il giornalista Simone Alliva (facendo una telecronaca degli orrori) Ponte “si è definito omosessuale e felice di non avere gli stessi diritti di tutti gli altri, affermando che la sua «condizione» ha «cause psicologiche» e che necessariamente deve essere modificata o ignorata attraversando la totale astinenza”. Poi, siccome i social ogni tanto sanno regalare momenti di meraviglia, poco sotto al tweet di Alliva è spuntata la testimonianza di qualcuno sul signor Ponte su Grindr, un’app per appuntamenti gay: evidentemente non funziona moltissimo la sua “totale astinenza”.

Poi c’è stata la fondamentale testimonianza di suor Anna Monia Alfieri. In effetti una suora per parlare di sessualità mi pare proprio fondamentale. Dice suor Anna: «Non esiste una lacuna normativa da colmare. Il nostro ordinamento tutela già» e aggiunge: «Il ddl Zan prevede indottrinamento di pensiero unico per rassicurare guadagni certi a qualche circuito. E limita libertà di espressione, pensiero e educazione». Capite? Una suora che denuncia un «indottrinamento di pensiero unico per rassicurare guadagni certi a qualche circuito e limita libertà di espressione, pensiero e educazione» potrebbe essere una collaboratrice di giustizia, in fondo. Poi ha aggiunto: «Io stessa religiosa farei fatica ad accettare una legge che mi tuteli. Devo essere inserita dentro una categoria protetta per questo?» e Simone Alliva fa giustamente notare che quella legge esiste già: la legge Mancino-Reale e quel «per motivi religiosi».

Finito? No, no. C’è stato l’ex magistrato Carlo Nordio che ci ha voluto spiegare come “orientamento sessuale” sia una definizione «ambigua» perché: «Anche la pedofilia è un orientamento sessuale», dimenticandosi che la pedofilia sia un reato. Ma che ci volete fare, in fondo Nordio è solo un giurista. Va bene così.

Poi c’è una tale avvocata Daniela Bianchini con la solita bugia del ddl Zan che «pretenderebbe di introdurre nella scuola argomenti legati all’identità di genere. Per il Miur la teoria gender non può essere compresa nella scuola» e per dimostrarcelo cita una circolare del Miur del 2005 che vieta «l’insegnamento delle teorie del gender nelle scuole». Il bravissimo Alliva fa notare che «la circolare è del 2015 e definisce “truffa culturale la teoria del gender”».

Questo è il livello del dibattito in Senato, questo è il livello. Nel frattempo Silvio Berlusconi ha preso posizione contro il Ddl Zan rendendo fondamentali i voti in Senato di Italia Viva sempre più intenzionata a non votare una legge che aveva già votato alla Camera. A proposito di Italia Viva: il senatore Faraone sta continuando con successo la sua transizione verso la destra più becera dichiarando che su identità di genere ci si «autocertifica di un sesso piuttosto che un altro, questo può cambiare diverse volte»: un’affermazione pregna di ignoranza su cosa sia un processo di transizione e trattandolo come un “cambio di stagione” tralasciando un percorso farmacologico, psicologico, medico e legale. Tra l’altro sancito come diritto da una sentenza della Corte Costituzionale.

Bravi. Avanti così.

Buon venerdì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.