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israele

Auguri Vittorio

Oggi avrebbe 39 anni.

Vittorio_Arrigoni_drawPerché sappiamo che Palestina non indica una remota ragione dall’altra parte del mondo, ma semplicemente un paese sull’altra sponda del Mar Mediterraneo.
Perché sappiamo quale sia il dramma delle donne palestinesi incinte forzate a partorire ai check-point israeliani.
Perché sappiamo che la colonie israeliane sono costruite su terra rubata ai palestinesi.
Perché sappiamo cogliere la poesia e la storia che si cela dietro una chiave tramandata da padre in figlio, per generazioni.
Perché sappiamo che un olivo che viene bruciato, o una casa che viene giornalmente demolita, è un pezzo di dignità che viene calpestato.
Perché sappiamo che la striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto mai esistita.
Perché sappiamo che bombardare civili, donne e bambini non può essere chiamato autodifesa, né effetto collaterale.
Perché sappiamo discernere la differenza tra terrorismo e resistenza armata.
Perché è vergognoso come il diritto giuridico internazionale venga lacerato dall’impunità di cui gode un paese fondato sul genocidio di un intero popolo.
Perché supporteremo il diritto al ritorno fino a che l’ultimo dei profughi non vedrà pienamente applicata la risoluzione ONU n° 194.
Perché non abbiamo paura di dire che parte delle vittime di ieri, sono i carnefici di oggi.
Perché un paese che fa di bambini prigionieri politici, non può fregiarsi del titolo di democrazia.
Perché non ci facciamo intimidire da un paese che ad oggi ha violato 73 risoluzioni ONU, la IV° Convenzione di Ginevra, le leggi internazionali, la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione sulla tortura e che applica un regime di Apartheid documentato da Human Rights Watch e da varie altre ONG.
Perché stiamo dalla parte dell’oppresso e non dell’oppressore, dalla parte dell’occupato e non dell’occupante.
Perché anche se la comunità internazionale continua ad ignorare la più mediatica pulizia etnica nella storia dell’umanità, noi supporteremo il popolo palestinese fino alla fine.

[tratto dal blog di Vik http://guerrillaradio.iobloggo.com/2134/65-anniversario-della-nakba]

Oggi, sulla Palestina

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà di nuovo per discutere la dichiarazione d’indipendenza della Palestina, che si candida a diventare il 194° stato nel mondo. Lo scorso mese i Palestinesi hanno presentato la loro dichiarazione d’indipendenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Più di 120 paesi li sostengono, ma gli Stati Uniti respingono la proposta e hanno mandato un chiaro messaggio ai loro alleati europei: il sostegno alla legittima dichiarazione palestinese si ripercuoterà duramente nelle relazioni bilaterali. Ora tocca a noi far capire ai principali leader europei che l’opinione pubblica è in favore di questa spinta diplomatica nonviolenta e che dovremmo essere noi la base per le scelte politiche, non importa se questo farà “arrabbiare gli americani”. Per informazioni e per firmare la petizione (con già oltre 800.000 firme) potete andare qui.

A Israele si sequestra la dignità

Israele sequestra Dignitè. E in giro si sente un silenzio di borotalco e servitù che urla sospeso. Dove riesce a permettersi di essere a negazione permanente della democrazia con la pistola alla tempia. Il silenzio complice di governi importanti e di governi deboli, e la benevolenza di mass media che utilizzano aggettivazioni improprie per ridurre la portata delittuosa dei suoi reati, purtroppo consente a Israele di fare ogni cosa. Alcune agenzie pro-assedio hanno addirittura diramato la notizia che la nave Dignite’ è stata “pacificamente fermata” . Pacificamente? non più di quanto possa essere pacifico sfilare un portafoglio con destrezza o “persuadere “ qualcuno con l’ostentazione di sovrabbondanti equipaggiamenti militari a seguire una diversa rotta.

Ci mancava un altro treno

Il progetto per la realizzazione del treno ad alta velocità Gerusalemme – Tel Aviv, detto anche A1, è stato messo in cantiere fin dal 1995, ma ha subito interruzioni e cambiamenti in seguito alla opposizione della società israeliana a causa dei danni, che tale linea avrebbe comportato all’abitato e all’ambiente, tanto che varie società costruttrici si sono ritirate. Per questo il tragitto è stato cambiato ed ora, nonostante l’allungamento che la tratta subirà, correrà attraverso le aree vicine alla linea dell’armistizio del 1949 (la “Linea Verde”) e nell’Enclave di Latrun, e passerà attraverso una vasta area situata all’interno dei territori palestinesi occupati nel 1967, dove vivono comunità palestinesi, tra cui molti rifugiati del ’48 e del ’67. Ciò comporterà una palese violazione della Legalità Internazionale, in quanto, percorre 6,5 chilometri attraverso la Cisgiordania occupata, contravvenendo alla normativa internazionale sui Diritti Umani, tra cui la IV Convenzione di Ginevra, che vietano lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante. Israele invece, ha espropriato le terre palestinesi, con lo scopo di costruire infrastrutture permanenti, e per soddisfare i bisogni esclusivamente della sua popolazione civile. Una volta completata infatti, la ferrovia ad alta velocità A1 fornirà servizi solo ai pendolari israeliani tra Gerusalemme e Tel Aviv. Per informarsi e aderire leggete qui.

Israele, Regione Lombardia risponde

Incollo qui la risposta arrivata (oggi, con irragionevole ritardo) che mi arriva da Regione Lombardia nella persona dell’Assessore Romano Colozzi. Confido nella rete per le vostre opinioni e (a prima vista) per qualche inesattezza. Le nostre domande potete rileggerle qui.

Risposta ITR 2192

In relazione ai singoli quesiti, si evidenzia che Regione Lombardia non ha erogato alcun contributo in ordine all’iniziativa riportata nelle premesse dell’atto e non dispone di alcun elemento informativo utile da fornire agli interroganti.

Ciò premesso, è bene ribadire il plauso di Regione Lombardia per questa iniziativa istituzionale decisa da tempo con lo scopo di far conoscere ai cittadini e alle imprese lombarde le positività di quanto possa comportare i destini d’Israele o incrementare i rapporti tra Italia e Israele. È noto che i rapporti tra Italia e Israele sono molto positivi. Regione Lombardia intrattiene da tempo dei rapporti altrettanto positivi con Israele, che auspichiamo possano essere incrementati dal punto di vista economico, sociale e culturale, anche grazie a manifestazioni come queste.

Quanto alle recentissime polemiche sollevate da gruppi che contestano l’iniziativa, non possiamo che confermare la posizione già resa pubblica nelle scorse ore: il popolo di Israele e il paese di Israele ha tutto il diritto di poter svolgere in pace e tranquillità una manifestazione decisa da tempo con gli scopi meritevoli già espressi.

Ci sono dei diritti di libertà che non possono e non devono essere né vietati né limitati.

 

Abbiamo portato Freedom Flottilla in Regione Lombardia

Purtroppo non posso essere presente quest’oggi alle 13.30 alla Sala Stampa di Regione Lombardia per la conferenza stampa di Maria Elena Delia (Coordinatrice di International Solidarity Movement Italia e Freedom Flottilla Italia) e Francesco Giordano (Coordinatore di Freedom Flottilla e Forum Palestina). Voglio essere comunque presente con queste poche righe perché credo che oggi con questo incontro si recuperi finalmente quello spirito di equilibrio, pluralità di voci e apertura d’angolo che in molti hanno chiesto in queste ultime settimane. Partiamo subito da un punto fermo: il racconto di pochi esagitati che boicottano la manifestazione L’Israele che non ti aspetti: Unexpected Israel per aprioristiche questioni di bile e odio è un’immagine che vende solo sulle bancarelle del giornalismo più superficiale e banalizzante. Regione Lombardia e gli enti promotori hanno tutto il diritto di organizzare (assumendosene tutte le responsabilità politiche ) gli eventi che ritengono più opportuni ma non hanno il diritto di tacere e sottrarsi alle legittime richieste di chi (più o meno consapevolmente) ne paga il conto. Abbiamo chiesto a Regione Lombardia i termini contrattuali ed economici di questa manifestazione e non abbiamo ricevuto nessuna risposta: un silenzio che (a ridosso dell’evento) non aiuta a sciogliere le riserve tecniche e politiche, prima ancora che ideologiche.

Se il diritto-dovere alla pluralità è un atto di intelligenza e sensibilità politica; parlando di Israele (e Palestina) diventa un obbligo umanitario. Perché, credo, che non ci si possa non interrogare sulle decine di leggi che discriminano direttamente e indirettamente il milione e mezzo di Palestinesi che vivono al suo interno, perché non ci si può non interrogare sull’esistenza ancora oggi di leggi israeliane che vietano il matrimonio interreligioso (che rimanda subito al Sudafrica e all’Apartheid), ed il ricongiungimento famigliare nei matrimoni che riguardino Palestinesi orginari da Israele e Territori Occupati. Perché questi giorni potrebbero essere per l’occasione di discutere di una legge (Law of Return, 1950) che sancisce che qualsiasi cittadino ebreo nel mondo possa ricevere automaticamente la cittadinanza israeliana, mentre lo proibisce ai palestinesi che in quelle terre possiedono ancora parenti, case, terre, in contravvenzione con il diritto internazionale che prevede il Diritto al Ritorno dei profughi, riconosciuto in molteplici risoluzioni ONU. Perché nel nostro ruolo politico dobbiamo prendere posizione sull’identificazione religioso/razziale nella carta di identità, attraverso un codice numerico, che vige in Israele (e che ciclicamente qualche esagitato minaccia anche in Italia).

Per questo (o per i 2500 minori arrestati e i 1500 civili uccisi) oggi più che mai ritengo che sia un mio dovere dare voce proprio all’interno di Regione Lombardia anche all’altro volto. Perché mi ostino a non accettare il silenzio imposto ad una delle parti e perché credo che il mio dovere istituzionale e politico sia proprio dare voce.

In una Regione Lombardia che non ha speso un minuto per la morte di Vittorio Vik Arrigoni (se non nelle bave di qualche corsivo) mi piace pensare che la Freedom Flottilla simbolicamente salpi proprio da qui.

Giulio Cavalli