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italiani all’estero

Ma Renzi l’ha detto agli italiani all’estero che non voteranno più i senatori?

Che gustosa la vicenda della lettera di Renzi agli italiani all’estero: carta patinata, foto sorridenti con i potenti del mondo, grafica da offerta promozionale e qualche strafalcione tipico del volantinaggio feroce (il link sbagliato www.bastausi.it che porta a una pagina che illustra le ragioni del no è roba da Molière). Simpatica anche la scazzottata che si consuma sull’utilizzo degli indirizzi (il Comitato del No dice di avere avuto solo i nominativi) e sulle spese postali (che più o meno costano come un anno di CNEL, per dire) ma quello che mi interessa e che non mi pare sia stato scritto è altro. Nel merito, come va di moda ultimamente aggiungere a caso a qualsiasi boiata.

Gli italiani residenti all’estero non votano ovviamente né consiglieri regionali e nemmeno sindaci. Gli italiani residenti all’estero, come gli italiani residenti in Italia, non hanno voce in capitolo per la nomina dei senatori a vita. Quindi, senza dubbio di smentita, gli italiani residenti all’estero non avranno più nessun ruolo (diretto, indiretto e nemmeno di sguincio) nella futura composizione del Senato nel caso in cui passi questa riforma del Senato. E questo si sono dimenticati di dirglielo.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Un post-it per Salvini: gli italiani all’estero crescono più degli immigrati

Pensa se ce li rimandassero tutti indietro. Qui l’articolo di Redattoresociale.it:

Vivere-estero-cosa-significa-per-italianiROMA – Gli italiani all’estero crescono più degli immigrati: è la prima volta in 20 anni, ovvero da quando negli anni ’90 l’immigrazione in Italia ha avuto una forte crescita. Lo rivela il Dossier statistico immigrazione 2015, la cui presentazione è prevista in autunno. I dati presi in considerazione nel nuovo rapporto a cura del centro studi Idos si riferiscono al 2014. “Un anno particolare – spiega il presidente di Idos Ugo Melchionda – che ha visto aumentare i cittadini italiani residenti all’estero (4.637.000, 155 mila in più rispetto all’anno precedente), rispetto a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (5.014.000), aumentati solo di 92 mila unità”. Invece, nei due anni precedenti lo stock degli stranieri residenti in Italia era aumentato di diverse centinaia di migliaia e quello degli italiani residenti all’estero di 155 mila unità nel 2013 e di 141 mila nel 2012. È aumentato anche il numero degli italiani che durante l’anno si sono cancellati dai loro comuni per andare a risiedere all’estero (89 mila nel 2014).

Questi cambiamenti, che non mancheranno di richiamare l’attenzione degli Stati Generali dell’Associazionismo italiano nel mondo, convocati a Roma per il 3 e il 4 luglio, hanno alla loro origine diversi fattori. Anche il 2014, come quello precedente, è stato un anno privo di quote di ingresso di lavoratori dall’estero, ad esclusione delle poche migliaia previste per il settore stagionale o per la conversione di permessi di soggiorno già in vigore in nuovi permessi per motivi di lavoro. Sono continuate, invece, le domande di visti per ricongiungimento familiare (60 mila), seppure in diminuzione rispetto al passato (76 mila nel 2013). Bisogna tenere conto anche dell’elevato numero di stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana: da 60 mila casi nel 2012 si è passati a 100 mila nel 2013 e a 130 mila nel 2014, a quanto pare in circa 4 casi su 10 riguardanti minori che hanno ricevuto la cittadinanza per trasmissione automatica dai genitori stranieri divenuti italiani e a diciottenni nati in Italia che hanno richiesto la cittadinanza.

La popolazione complessivamente residente in Italia alla fine del 2014 (60.796.000) è caratterizzata da un’età media diventata più elevata (44,4 anni) e dall’aumentata incidenza degli ultrasessantacinquenni (21,7%), superiore anche a quella che si riscontra tra gli italiani all’estero (19,9%). Inoltre, il consistente saldo negativo tra nuovi nati e morti (rispettivamente 503.000 e 598.000) trova un equivalente solo in quello degli anni 1917-1918, allora effetto della prima guerra mondiale. Gli immigrati costituiscono un parziale temperamento a questo processo di invecchiamento perché sono mediamente più giovani degli italiani, incidono per circa un sesto sulle nuove nascite (75 mila nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel 2014).

Un altro notevole cambiamento è riferibile all’impennata del numero di profughi (170 mila), arrivati via mare dall’Africa e dall’Asia, seppure in buona parte interessati a raggiungere altri paesi esteri. In pratica, questi arrivi stanno sostituendo la politica delle quote in ingresso per motivi di lavoro. Si è di fronte a un vero e propriofenomeno epocale, da riferire agli sconvolgimenti in atto nei paesi di origine e alla loro transizione demografica (in Africa, nel 2050, è previsto il raddoppio della popolazione fino a 2,4 miliardi di persone). Tale fenomeno, da un lato investe le responsabilità degli organi decisionali dell’Ue e dei singoli Stati membri, e dall’altro rischia di far trascurare le prospettive di integrazione dei 5 milioni di immigrati già residenti in Italia e di favorire derive xenofobe.

Questi sono alcuni dei temi che verranno ampiamente sviluppati nel Dossier statistico immigrazione 2015. Permane la collaborazione con l’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali presso il dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri e viene attivata quella con i redattori della rivista interreligiosa “Confronti”. Il Fondo Otto per Mille della Chiesa Valdese (Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste) contribuisce al finanziamento del Dossier.

Franco Pittau, che nel 1991 fu l’ideatore del Rapporto, continuerà per il 25° anno a fornire il suo contributo, occupandosi della parte dedicata alle singole regioni. Coordinatori del rapporto saranno Ugo Melchionda, nuovo presidente di Idos, e Claudio Paravati, direttore della Rivista Confronti, mentre il direttore generale dell’Unar, consigliere Marco De Giorgi, oltre a mettere a disposizione diversi esperti per trattare i temi riguardanti le discriminazioni, con la propria rete sarà di supporto alla presentazione del Dossier, in contemporanea in tutte le Regioni all’uscita dell’annuario e, quindi, in occasione degli eventi successivi: nel 2014 ne sono stati realizzati più di 170 con il concorso degli enti locali e dell’associazionismo di ispirazione laica e religiosa.