#lamicodeglieroi Vittorio
Per l’occasione Vittorio ha deciso di indossare la cravatta. La masseria verso cui si dirigono con questa macchina calda e scassata sta appena fuori Palermo e il sole rende questo abito inusuale ancora più scomodo e unto. Vittorio ama l’aria, la salsedine, le canotte e i pantaloni larghi e leggeri. Così si sente un imbecille, “devo sembrare ‘nu scemo”. Però per l’occasione ha deciso di tagliarsi anche la barba; di solito la tiene incolta per aggiungere maturità alle minacce di violenza: la barba rende più burberi anche i burberi e da quando gli sono comparsi i primi peli deboli e biondi quasi trasparenti ha sempre voluto tenerne almeno un velo per invecchiarsi. E infatti adesso con la barba tagliata le guance gli bruciano di dopobarba e sono lisce come il culo di un bambino. Non gli piacciono per niente. Suda come sudano gli assicuratori d’estate a Palermo. E teme di puzzare, anche. Ma come tiene fissa la faccia da padrino Vittorio non la sa tenere nessuno e infatti anche adesso nella macchina che sfila veloce e scassata tiene una faccia ferma che sembra una paresi.
(L’amico egli eroi, inizio della terza scena, in scrittura)