«Supermercati che sono solo soldi camuffati da supermercati»: ora tocca al clan Laudani
È un passaggio del mio spettacolo “Mafie maschere e cornuti” e ogni volta che lo recito in scena dalla platea arrivano cenni di approvazione. Ovviamente si tratta di un’iperbole drammaturgia ma la questione della grande distribuzione e dell’infiltrazione mafiosa è qualcosa di terribilmente serio che forse andrebbe analizzato con coraggio. E così, dopo tre giorni di spettacoli in giro per l’Italia, escono notizie così:
Le mani del clan catanese Laudani sulla società di vigilantes che lavora in tribunale a Milano, ma anche sulla catena dei supermercati Lidl. E’ il bilancio dell’ultima operazione del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Paolo Storari. Le ordinanze di custodia cautelare sono 15 – sono firmate dal gip Giulio Fanales- e parlano di associazione a delinquere, favoreggiamento e corruzione.
I supermercati. In particolare sono state poste in amministrazione giudiziaria quattro direzioni generali della società di grande distribuzione Lidl – una in Lombardia, due in Piemonte e una in Sicilia, a Misterbianco – cui afferiscono circa 200 punti vendita.La società non risulta indagata e il meccanismo dell’amministrazione giudiziaria punta a ripulire la Lidl da infiltrazioni mafiose. Nell’ordinanza il gip Fanales parla di “stabile asservimento di dirigenti Lidl Italia srl, preposti all’assegnazione degli appalti, onde ottenere l’assegnazione delle commesse, a favore delle imprese controllate dagli associati, in spregio alle regole della concorrenza con grave nocumento per il patrimonio delle società appaltante”.
La società dei vigilantes del tribunale. Nel mirino degli investigatori della Dda ci sarebbero anche alcune società del consorzio che ha in appalto la vigilanza privata del Tribunale di Milano, si tratterebbe di società che forniscono i vigilantes del Palazzo di giustizia. La società è indagata per la legge 231. Sarebbero emersi stretti rapporti tra alcuni dirigenti delle società coivolte (e messe, anche in questo caso come per le 4 sedi Lidl, in amministrazione giudiziaria) e alcuni personaggi ritenuti appartenenti alla famiglia dei Laudani.
I rapporti con la politica. Figure di spicco per facilitare gli appalti della Sigi logistica, controllata attraverso prestanome dal boss Orazio Salvatore Di Mauro, sarebbero stati Orazio Elia e Domenico Palmieri, “associati” all’organizzazione e “soggetti già facenti capo della pubblica amministrazione sanitaria e provinciale”. I due, secondo l’accusa della Dda e del pm Storari, “sfruttano a pagamento , le proprie relazioni con esponenti del Comune di Milano, di sindaci e assessori, al fine di ottenere commesse e appalti da proporre ai propri clienti”. Tra i nomi elencati nell’ordinanza dal gip vengono elencati i presunti contatti dei due, in Alba Piccolo, settore Servizi generali del Comune di Milano, Giovanna Afrone, “responsabile gestione contratti”, “Graziano Musella, sindaco di Assago”, “Angelo Di Lauro, consigliere comunale a Cinisello Balsamo”, e infine “Franco D’Alfonso, consigliere comunale in Comune a Milano”, ex assessore della giunta Pisapia, che non sarebbe comunque nell’elenco degli indagati.
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