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locatelli

Lo strabismo di Salvini

Non è una barzelletta. Lo ha detto sul serio: Per impedire che il coronavirus si diffonda, vanno chiusi i porti e non le discoteche

Fermi tutti, c’è un vincitore. Dice Salvini che chiudere le discoteche e prendersela con i giovani non ha senso. E uno si domanda: perché non ha senso? Risponde Salvini: perché bisogna chiudere i porti. E uno si domanda: e che c’entrano i porti con le discoteche? Niente di niente. Ma c’entra Salvini.

La propaganda sovranista finalmente ha trovato un gancio dove appoggiare il suo maiale sgozzato: i casi di positività al Covid di alcuni migranti sbarcati ha reso possibile il solito martellante, incessante logorio di propaganda di Salvini, Meloni e di tutta la loro allegra brigata. Avviene quello che accade ogni volta che un nero compie un reato: prenderlo, amplificarlo e renderlo un manifesto politico.

Così mentre il mondo (e le persone serie) si occupano di come risistemare la vita in tempi di Covid, avendo il coraggio di prendere decisioni strutturali che non si perdano dietro all’ultimo tweet indignato, da noi è una gara al “sempre uno più di te” come i bambini che giocano a trovare il numero più grosso.

Peccato che lo strabismo di Salvini in questo caso sia ancora più lampante. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ha detto al Corriere della Sera: «A seconda delle Regioni, il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia. Il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale, non oltre il 3-5% sono positivi e una parte si infettano nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate». L’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) scrive: «Dall’inizio dell’emergenza a oggi sono state meno di un centinaio le persone straniere giunte irregolarmente via mare in Italia e trovate positive al nuovo coronavirus. Il numero va confrontato con i 6.469 migranti sbarcati sulle coste italiane tra inizio marzo e il 14 luglio. In tutto, dunque, solo circa l’1,5% dei migranti sbarcati è risultato positivo. Da non dimenticare inoltre che le positività sono state certificate su gruppi di migranti che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata».

C’è dell’altro: tutti i migranti che sbarcano vengono sottoposti a tampone e quarantena. Pratica che risulta difficile invece negli aeroporti. E poi c’è la chicca finale: racconta Salvini di una ex caserma in provincia di Treviso dove dei migranti ammassati sono risultati positivi in larga parte e che il sindaco della città voglia fare causa al governo. E chi ha voluto concentrare i migranti in vecchie caserme demolendo l’accoglienza diffusa? I decreti Sicurezza. Di chi? Di Salvini.

A posto così.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Formigoni e la delibera a sua insaputa

Fino a che punto stia diventando pericoloso il quadro di complicità e connivenze disegnato dalle tante indagini incrociate sulla corruzione lombarda, lo dimostra un documento scovato da “l’Espresso” che, per quanto se ne sa, è ancora sconosciuto ai magistrati. E’ una delibera della giunta regionale che sblocca l’apertura di una discarica di amianto nonostante l’opposizione della Provincia di Cremona, giustamente preoccupata dal rischio (documentato dai tecnici) di inquinamento delle falde acquifere. Il problema è che si tratta proprio della discarica per cui nel novembre scorso è finito in carcere l’ex assessore lombardo Franco Nicoli Cristiani, arrestato a Milano dove aveva appena incassato una tangente di 100 mila euro (e ne aspettava altrettanti). La delibera fatale con cui la giunta regionale ha dato via libera alla discarica delle mazzette è stata approvata il 20 aprile 2011, come si legge sul frontespizio, “su proposta del presidente Roberto Formigoni”. Insomma, si è mosso il governatore in persona. E a quel punto il suo alleato Nicoli Cristiani ha potuto festeggiare chiedendo i soldi, fino a prova contraria all’insaputa del distrattissimo governatore. Ma non basta: proprio quella contestata delibera, caso molto strano, non risulta pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. E ora il tribunale del riesame, confermando l’arresto di Nicoli, mette in fila le intercettazione e scopre che Nicoli Cristiani ha cominciato a chiedere la tangente già nel marzo 2011. Cioè proprio mentre il governatore Formigoni si preparava a lasciare le sue impronte digitali sulla delibera per la discarica. E tutto questo per favorire la Cavenord di Pierluca Locatelli, un imprenditore che era appena stato condannato per traffico di rifiuti. E ora è accusato di avere avvvelenato il tracciato della Bre-be-mi, seppellendo tonnellate di scorie inquinanti sotto la nuova autostrada per risparmiare sui costi, con metodi analoghi ai clan di Gomorra.

Lo scrive L’Espresso e (ancora una volta) smentisce il giochetto formigoniano di comunicare responsabilità personali nei recenti arresti che non toccherebbero Regione Lombardia. In effetti non ci sono firme di funzionari o uffici: il Celeste ha firmato di suo pugno senza pubblicare (ma “rendere pubblico” per Formigoni è sempre stato un esercizio indigesto in tutti i sensi). E questo smentisce anche i tanti (troppi) moderati e garantisti che si augurano che la legislatura continui pur essendo all’opposizione. Più per il vitalizio che per garantismo, a dire la verità.

 

Crolla Regione Lombardia e fingono di non accorgersene

BRESCIA – Non solo l’inchiesta «va avanti spedita», ma «presto ci saranno nuove sorprese», e a quel punto «il quadro sarà ancora più nitido». Se si sta alle parole dell’investigatore, una previsione la si può azzardare: la nuova bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla Regione Lombardia — il doppio fascicolo su tangenti e traffico illecito di rifiuti spacchettato adesso su due Procure (Milano per la corruzione, Brescia per le scorie pericolose) — produrrà altri effetti ravvicinati. NUOVI AVVISI Leggi: un’infornata di nuovi avvisi di garanzia. A carico anche — presumibilmente — di politici e amministratori lombardi. Quali? Ai piani alti del palazzo di Giustizia di Brescia — gli atti sono stati trasmessi per competenza territoriale al pm milanese Alfredo Robledo — c’è il massimo riserbo. Ma alcune indiscrezioni lasciano supporre che — dopo il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, finito in carcere per avere ricevuto, secondo l’accusa, una tangente da 100mila euro — anche ad altri toccherà rispondere degli appoggi forniti all’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli e alla sua rete di consulenti-maneggioni. (da REPUBBLICA)

Peggio di Gomorra

Più difficile, per il clan di Locatelli, era riuscire a centrare un nuovo, spregiudicato business: utilizzare le scorie di acciaio per il fondo della Tav. La tratta in questione è l’alta velocità Brescia-Treviglio. L’imprenditore ne parla con il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per la Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio, ndr)… non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento…». Pagani: «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano, perché dicevano che facevano… il discorso del magnetismo».

Spunta anche un’assessore: il nano ghiacciato. Leggere per non crederci.

Rifiutopoli/Formigoni non sapeva nulla?

Nicoli Cristiani telefona a Rotondaro, il 14 gennaio 2011. Gli riferisce di “essersi mosso su quella partita là”, in relazione alla quale “Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli“. (Alli, ritengono gli investigatori, è Paolo Alli, il potente sottosegretario del Governatore lombardo per l’attuazione del programma regionale). Il quadro della vicenda lo trovate qui.