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Lo sguardo lungo del portavoce (affascinato da Andreotti) di Renzi

Per merito suo il nome di questa città gira per il mondo. Siamo su un palcoscenico internazionale

(Lorenzo Guerini, attuale portavoce della segreteria del PD, all’epoca sindaco di Lodi, su Gianpiero Fiorani, un mese e mezzo prima che questi fosse indagato. Fonte. Se qualcuno si chiede cosa c’entri Andreotti può leggere qui)

Cavalli: «Mafia, i lodigiani si sveglino»

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Cavalli: «Mafia, i lodigiani si sveglino»
(29 settembre 2013 da ILCITTADINO)

Ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa Giulio Cavalli, l’attore, regista, scrittore e politico impegnato contro la criminalità organizzata, in occasione dell’incontro al Circolo Arci 1°Maggio di Lodi Vecchio, venerdì sera per la presentazione del libro «L’innocenza di Giulio» (edito da Chiarelettere) in cui Cavalli tira le fila del processo Andreotti. Sulla scia del blitz contro la mafia che ha portato ad arresti e denunce anche nel Lodigiano, lo scrittore ha fatto tra l’altro nomi e cognomi di indagati del territorio, ha raccontato numerosi episodi che sono indiscutibilmente sintomo di come il Lodigiano sia un territorio inquinato dalla criminalità organizzata (basti pensare alle vicende legate a “Italia 90”). «Qualcuno mi dovrà delle scuse, dicevano che a Lodi non esisteva la mafia, che io ero un visionario. Oggi sono qui mentre due collaboratori di giustizia, di cui uno è Luigi Bonaventura (ospitato il 5 maggio scorso all’Arci di Lodi Vecchio per raccontare le sua storia, n.d.r.) stanno raccontando al magistrato il piano che avrebbe dovuto uccidermi. Il problema è di avere intorno una città che si accorge di quello che succede e prova a chiedere spiegazioni, occorre fare un patto sociale: chi non vede la mafia non è in grado di gestire il nostro territorio, oppure è un colluso». Cavalli cita molti esempi: «Ricordo con molto fastidio Lodi che accoglie un imprenditore che si compra numerosi bar del centro, e non si capisce come abbia costruito una ricchezza così velocemente. Arricchirsi non è reato, ma un po’ di attenzione e sensibilità degli atteggiamenti istituzionali nei confronti di figure che non appaiono limpide è obbligatorio». Cavalli ha poi lanciato un appello a istituzioni e cittadini: «L’impegno è prendere una posizione chiara contro le infiltrazioni mafiose. Occorre non essere indifferenti, sapendo che decidere di scendere in battaglia non significa riconoscere di essere un territorio inquinato, ma dichiarare da che parte stare». Cavalli ha anche chiesto che gli amministratori pubblici rispettino il confine «tra mediazione e compromesso».

Sonia Battaglia

Cavalli: «Avevo segnalato 3 anni fa le situazioni oggi venute a galla»

Intervista rilasciata a ILCITTADINO

«Chi si ostina a rivendicare che la mafia nella propria città o nel proprio paese non esiste, o è un ebete o è un colluso». Non usa mezzi termini Giulio Cavalli, attore e autore antimafia lodigiano, anche direttore artistico del Teatro Nebiolo di Tavazzano, dove ha ricevuto le prime minacce dalla criminalità organizzata e dove ieri è stato effettuato uno degli arresti “lodigiani” della maxi operazione antimafia della Direzione distrettuale antimafia di Milano. «Avevo parlato già nel 2009 in un incontro pubblico della cooperativa di facchinaggio di Cinzia Mangano e qualcuno se l’era anche presa – ha sottolineato ieri a “il Cittadino” l’autore lodigiano, che vive sotto scorta – : quella di ieri è un’operazione importante per diversi motivi. In primis perché dalla carte emerge che a Cinzia Mangano bastava pronunciare il suo cognome per intimidire e questa è una fantastica novità dal punto di vista della mafia e dell’antimafia. Porgere il cognome per “oliare” meccanismi industriali ed economici, dimostra che anche la regione Lombardia ha già un perfetto substrato paramafioso». Cavalli poi si concentra sulle condizioni di lavoro delle cooperative, «che vengono definite animalesche: questo dimostra che in alcuni settori c’è una latitanza non solo delle forze dell’ordine, ma anche dei sindacati lombardi che dovrebbe aprire una riflessione». Poi c’è il tema della diffusione del sistema delle connivenze nella realtà economica locale. «Il fatto che gli arresti siano stati effettuati in luoghi diversi ha un peso – chiude l’attore ed autore lodigiano – : significa che chiunque si ostini a rivendicare che la mafia nella propria città, o nel proprio paese, non esiste, o è un ebete o è un colluso. In entrambi i casi, inadatto al ruolo che riveste come amministratore. Ora la domanda è: siccome continuiamo a premere sulla politica perché ci sia consapevolezza delle infiltrazioni della malavita, il nostro territorio – dal punto di vista di forze dell’ordine e istituzioni – è pronto ad avere coscienza del problema e ad affinare la sensibilità? Oltre ad un minacciato ed un mafioso arrestato, in un comune deve cadere una bomba atomica per mettere in allarme?».

(Rossella Mungiello)

Non ci credeva nessuno

Schermata 2013-07-30 alle 02.11.35Quando abbiamo pensato di fondare una compagnia teatrale a Lodi (eravamo io e Marco Mozzato e una manciata di giovanissimi che facevano le prove alla Casa del Popolo sotto un caldo da rimanere attaccati al pavimento) non ci credeva nessuno. E’ vero che ci dicevano che sarebbe stato un ottimo ritrovo settimanale, sempre meglio che ubriacarsi uccidendosi di spritz sotto alla biblioteca, ci dicevano, ma nessuno ci credeva che avremmo fatto qualcosa in più di quegli spettacoli che vanno in scena per dare un senso alla pizza dopo gli applausi degli amici.

Fai teatro per come l’hai voluto fare ma anche per gli incontri che fai. Paola Tramezzani era assessore alla cultura della città mentre ci ascoltava prendendoci terribilmente sul serio, forse più di quanto ci prendessimo noi mentre le parlavamo.

Ora Paola è andata dopo una brutta malattia. E in fondo non ho nemmeno trovato il tempo per ringraziarla tutti questi anni dopo.

La ‘ndrangheta scarica i rifiuti a Lodi

Sono state eseguite dall’alba di martedì in Lombardia otto ordinanze di custodia cautelare a carico di imprenditori lombardi attivi nel settore del movimento terra. L’indagine, nata da una costola dell’operazione «Infinito», avrebbe dimostrato l’esistenza di legami tra l’imprenditoria locale e alcune famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Noe e del comando provinciale di Milano a conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Milano.

LE CAVE – Gli imprenditori arrestati si sono aggiudicati diversi appalti in cantieri di Milano e dell’hinterland: attraverso il sistema del «giro bolla», che falsifica sulla documentazione la vera natura del rifiuto, sarebbero riusciti a smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave dislocate in provincia di Lodi e Novara. Gli accertamenti, secondo quanto spiegano i carabinieri, hanno consentito di deferire in stato di libertà altri 20 soggetti, tra autisti e «padroncini», la cui presenza all’interno delle aziende degli arrestati veniva imposta dalle «famiglie» della ‘ndrangheta.

SEQUESTRI – Sequestrate due aziende di trasporto, due impianti di trattamento rifiuti e circa 30 automezzi utilizzati per il trasporto delle terre inquinate.

La campagna elettorale con la borsa della spesa? Succede a Lodi.

Francesco Staltari è un consigliere comunale uscente di Lodi e candidato sindaco in questa tornata elettorale. Nato a Rosarno (RC) il 14 febbraio del 1966 lavora nel campo dell’edilizia con la T.C. COSTRUZIONI. Politicamente è stato eletto nelle scorse amministrative a Lodi per il PDL, al 2° posto della lista con 143 preferenze, ad Aprile 2011 ne è uscito per aderire ai PiD ( Popolari per l’Italia di Domani) di cui è stato coordinatore territoriale. I PiD, detto per inciso, sono la formazione politica che fa capo a Francesco Saverio Romano, ex Ministro dell’Agricoltura nel Governo Berlusconi. Poi è passato a Unione Popolare e si è candidato sindaco. I primi risultati dicono che non abbia racimolato nemmeno un misero 2%.

Tra le stranezze di questa campagna elettorale (e alcune coincidenze segnalate curiosamente in questo post) c’è un pacco arrivato ad alcuni elettori lodigiani: un pacco di generi alimentari. Pasta, riso e altro (con una strana dicitura “AIUTO UE”) e un santino elettorale. Indovinate di chi? Di Francesco Staltari. Vedere per credere:

Per capire il suo programma elettorale ecco un’intervista di qualche giorno fa:

C’è un bel vento, a Lodi

Le proposte che hanno un senso e valgono. Un programma semplice: quello di SEL Lodi e di come immagina la mia (ex) città: Lodi. Fare politica, a volte, è un temerario esercizio di rivoluzione. Anche a Lodi.

A Lodi come in tutto il paese la crisi impatta il mondo del lavoro in modo sempre più violento, disoccupazione e precariato si tengono compagnia, mentre i diritti si assottigliano e la pensione, più che un traguardo, diventa un miraggio. Lodi e il lodigiano non fanno eccezione con aziende in liquidazione, fabbriche, uffici, negozi chiusi o a rischio chiusura e la cassa integrazione ormai diventata prassi. E’ necessario liberare risorse per rimettere in moto l’economia locale, produrre servizi pubblici di qualità per i cittadini e pensare ad una città più viva e accessibile per tutti. Bisogna investire nella “Green economy”, puntando davvero sul futuro e sui giovani, favorire l’insediamento di attività innovative e la pratica della filiera corta, valorizzando le peculiarità del nostro territorio e collegando l’agricoltura e i produttori locali attraverso la Piccola Distribuzione Organizzata. Bisogna difendere le piccole realtà commerciali dalla grande distribuzione, inibendo l’insediamento di grandi centri commerciali – che già assediano Lodi – con gli strumenti urbanistici contenuti nel Piano di Governo del Territorio comunale e provinciale (PTCP). L’Amministrazione Comunale deve essere protagonista e non spettatrice nello scenario di questa crisi che rende il lavoro una merce sempre più rara; si può e si deve puntare, in collegamento con le realtà sindacali, alla sicurezza nel mondo del lavoro e investire nella formazione perché la “scommessa del lavoro”, certamente tra le sfide più difficili da raccogliere, ci impone di mettere in campo uno sforzo fatto, innanzitutto, di “volontà politica”, affinché Lodi sia in grado di dare risposte concrete.

Le proposte per il lavoro, le attività economiche e il commercio

– Stop alla logistica ed alla grande distribuzione, favorendo l’insediamento e la creazione di imprese ad alto contenuto occupazionale e fortemente innovative anche attraverso incentivi di tipo fiscale;
– Promozione della Piccola Distribuzione Organizzata (PDO) che favorisca l’incontro fra consumatori e produttori a “Km. zero”, aziende della filiera certificate o che riutilizzano beni confiscati alle mafie;
– Creazione di un Distretto di Economia Solidale (DES);
– Valorizzazione delle peculiarità territoriali (agro-alimentare, economia verde) e della presenza di know-how scientifico (Istituti di ricerca, Università) all’interno di un progetto che sappia favorire la riconversione ecologica delle aziende e promuovere la Green-economy;
– Potenziamento del pacchetto di misure economiche di sostegno (Fondo anticrisi) a favore di senza-lavoro, cassintegrati, famiglie in difficoltà anche tramite la realizzazione di convenzioni per l’uso agevolato di beni e servizi;
– Creazione di forme di sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile attraverso la creazione di un “incubatore” di start-up, l’uso del micro-credito e di incentivi fiscali;
– Recupero e reimpiego di strutture pubbliche attualmente inutilizzate per l’allestimento di spazi lavorativi condivisi (co-working) stimolando la nascita di nuove imprese soprattutto in ambito giovanile e femminile;
– Valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico locale per il rafforzamento di una rete di turismo culturale ed eco-compatibile.

Il candidato sindaco è il Simone di cui scrivevo qui. C’è un bel vento, a Lodi.

Costruire case nella città delle case invendute

Succede dappertutto. In pochi chiedono e quasi nessuno ottiene risposte. A Lodi ci sono mille (1000, eh) immobili invenduti e partono in questi giorni i cantieri per quattrocento (400, eh) nuovi alloggi.

Scene da Duomo d’onore, così:

Adesso immagina di dimenticare le parole. Di non credere più a quello che hai saputo. Di camminare soffice sopra a un materasso a forma del tuo paese, della tua città, della tua regione. Un materasso a forma di Lombardia come una bistecca ripiena di piume.

Cosa vedi? – Chiede l’unto periferico – immagina di contare i soldi come non sei riuscito a contare i morti. Immagina i soldi non più a forma di soldi, che corrono per mettersi addosso di corsa una cosa qualsiasi, basta non avere più la faccia e l’odore dei soldi. Ed escono dal guardaroba vanitosi e irriconoscibili:

Case a forma di case che sono soldi a forma di case e rimangono invendute nel quartiere dove quasi più nessuno ha il credito e i soldi per comprare case;

Capannoni industriali nuovi, invenduti, come le auto sempre in box degli annunci di seconda mano che invecchiano invenduti di fianco agli scheletri delle industrie che se ne sono andate. Capannoni a forma di soldi che si sono vestiti da capannoni;

Bar in centro, al centro di tutti i bar del centro, che scivolavano da padre in figlio di quelle famiglie che salutano tutti nel quartiere e nel paese e che vengono comprati nel giro di una notte, trattative brevi come un brigantaggio e riammodernamenti e ristrutturazioni come un’arrampicata gramigna: bar che luccicano come bigiotteria e non hanno bisogno di clienti. Soldi a forma di una tazza con il manico dorato e il mignolo alzato: mafie a forma di bar. Mafie in centro con consumazione obbligatoria;

Panettieri e pasticcerie a forma di soldi. Con i travestimenti che si infilano nel pane. Panini mafia e mozzarella;

Strade, autostrade, tangenziali, autotangenziali, rotonde, curve, sopraelevate e incroci, sopra asfalto all’uncinetto di soldi che diventano strade in pezzi da cinquecento euro, e sotto merda per qualche centesimo al chilo;

Pensioni nei videopoker, compro oro pago in contanti, e ipermercati;

Immagina di dimenticare le parole e non credere più a quello che hai sempre saputo: quanta cicoria devi vendere per un supermercato ogni dieci chilometri, quanti carrelli ci stanno per ogni abitante in un quartiere dove i soldi non si fingono ipermercati?

 

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Uomini, mica funghi

20130307-181459Andrea Riscassi è un giornalista ma soprattutto è un curioso. E per i giornalisti essere seri e curiosi è uno dei difetti più raccomandabili. Andrea si è fatto carico della memoria di Anna Politkovskaja quando è scesa la lacrima breve della notizia e l’ha trasformata in memoria quotidiana e seriale. Una di quelle passioni che rendono inspiegabilmente fondamentali gli interessi di qualcuno per tenere in vita una storia che altrimenti sarebbe andata perduta troppo presto tra i libri di storia contemporanea. Andrea ha scritto libri, lavori teatrali (che abbiamo avuto il piacere di ospitare nel nostro piccolo Teatro Nebiolo) e continua con i suoi incontri e soprattutto con i ragazzi. In questa scuola che resiste al degrado economico e strutturale esistono insegnanti con il nerbo dei partigiani che si preoccupano di raccontare la storia di  Anna Politkovskaja ai nostri figli: per questo non riesco a non essere ottimista per il futuro di questo Paese che per forza deve rinascere dalle proprie ceneri. Per forza.

Andrea è stato a Tavazzano con Villavesco. Tavazzano cosa? chiederete voi. Già vi vedo. E’ che io a Tavazzano ci sono anche cresciuto. E per questo mi sorride il cuore. E Andrea a Tavazzano ha vissuto la luce che vediamo sempre noi che abbiamo la fortuna di frequentare le scuole per raccontare le storie degli altri. Perché veniamo accolti come sciamani della memoria e alla fine lasciamo una memoria appallottolata da portarsi a casa insieme alla cartella.

Vale la pena leggere nel suo blog come la racconta Andrea, e come la raccontano i ragazzi qui.

Mentre leggevano quel che hanno percepito di Anna e della sua storia mi sono più volte emozionato.
Perché hanno colto l’essenza di una storia che si svolge in Russia ma che parla a tutti noi.
Nei loro testi, i ragazzi hanno più volte ripetuto una frase di Anna che adoro. Rivolta com’è a quella zona grigia che (a Mosca come a Roma e Milano) tace di fronte ai soprusi ed è sempre pronta a inchinarsi al capo di turno: “Per il mio sistema di valori è la posizione del fungo che si nasconde sotto la foglia. Lo troveranno, lo raccoglieranno e lo mangeranno. Per questo, se si è nati uomini, non bisogna fare i funghi”.
Cara Anna, stamattina ho trovato 85 ragazze e ragazze che si sono impegnati a non fare mai i funghi. A non nascondersi. A camminare a testa alta.
Che mi hanno insegnato molto.
Il merito è tutto tuo.