Vai al contenuto

m5s

Leggere la sentenza, magari, su Beppe Sala

sala

Insomma ci dicono che la questione dell’incandidabilità di Sala sia l’ennesimo bluff degli ennesimi gufi. Che in verità questa volta sono grilli (è il M5S) ma ormai il gufo è un animale onnicomprensivo. E anzi se spiate sulle bacheche Facebook dei candidati in sostegno a Sala vedrete che lamentano questa “perdita di tempo” che hanno dovuto sorbirsi. E allora forse vale la pena leggere la sentenza:

«L’ineleggibilità deve essere tenuta nettamente distinta dall’incandidabilità. Quest’ultima implica l’impossibilità di prendere parte, fin dall’inizio, alla competizione elettorale (T.A.R. Catania, sez. III, 25/03/2015, n. 843) e conduce alla nullità delle elezioni (si veda quale dato positivo in tal senso le disposizioni di cui al D.lgs. n. 235/2012), a differenza, invece, dell’ineleggibilità che non invalida l’ammissione della lista e comporta, quale unico effetto, la decadenza del solo candidato, senza ulteriori conseguenze sugli altri esiti del voto (T.A.R. Campobasso, sez. I, 19/02/2010, n. 134) […]

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Beppe Grillo, bravo. Anche se non è chic.

Il 5 luglio mi capitava di scrivere un tweet. Questo:

 

 

greciaipotecataPensavo all’energia vitale di essere contro questa bruttissima Germania (curandera di questa brutta Europa) e al fatto che in fondo siamo sommersi da politici che hanno come priorità quella di stare a galla: imbarcano a destra, imbarcano a sinistra e tutti virano vero il centro. Mica il centro di gravità permanente, figurarsi, ma il centro della pozzanghera che raccoglie lo sporco al centro della strada.

Ho criticato (e lo penso ancora) Grillo perché ha appoggiato Tsipras senza mettere sul tavolo le proprie proposte su una diversa Europa e perché troppo spesso l’ho visto banalmente antieuropeo come un Salvini qualsiasi.

Ma la decisione di chiedere che il Parlamento voti sulla concessione di nuovi fondi alla Grecia a queste umilianti condizioni è il passo che avrei voluto ed è avvenuto.

E non me ne frega niente se sarebbe stato chiccosissimo bisbigliare questo articolo a qualcuno delle nuove (tre? quattro?) sinistre: il M5S ha ridato la parola al Parlamento in un momento in cui il Parlamento è solo la lettiera di Matteo Renzi.

E allora chapeau. Davvero.

L’ha fatto per caso o per calcolo elettorale? Beh, ha fatto quello che servirebbe. Ce ne fossero di politici che scelgono ciò che sarebbe giusto per caso o per furbizia.

Se siamo incazzati abbiamo già perso

salvini-e-piciernoIo nel mio piccolo (che è proprio piccolo: non più lungo della distanza tra me e la tastiera) credo che l’astio sia perdente. Capiamoci: siamo pieni di amministratori incapaci (ai più alti gradi) e servi servili, per carità. Però comincio a convincermi che accettare la sfida dei volumi e degli spigoli (tipo rispondere con una parolaccia o una presa per il culo più efficace degli altri) sia una guerra tra poveri, tra circensi che si aizzano solo con l’odore del sangue e hanno bisogno di parole appuntite non riuscendo a temperare piuttosto i concetti.

E quindi ecco che quotidiani stimabilissimi (ovviamente in relazione alla bassa qualità della nostra informazione) si inventano editorialisti travaglini (nel senso che vivono il travaglio di non essere Travaglio) come nuovi intellettuali mentre appaiono come pulcini ancora bagnati. Io voto il movimento di quelli che vincono per la giustezza delle idee e me ne frego della sapidità delle battute. E quindi ogni tanto temo di non poter votare nessuno. Ecco qui.

Effettivamente ora sarebbe bello mantenere le promesse

Come scrive Pippo Civati nel suo blog effettivamente sarebbe bello mantenere le promesse:

In ogni caso, se il M5s dovesse mantenere l’atteggiamento delle ultime settimane, il Pd dovrebbe rinunciare ai rimborsi elettorali già per il 2014, alla luce della prima promessa della nuova era. Sono certo che lo farà.

Di Maio ha dichiarato che nel prossimo incontro con Renzi il M5S arriverà con una proposta che non sarà a scatola chiusa e quindi il confronto è aperto. Se è stato uno specchio per allodole questo Renzi così disponibile non sarà difficile scoprirlo presto.

La dittatura della maggioranza

La chiama così Peter Gomez nel suo editoriale circa l’espulsione dei quattro portavoce del Movimento 5 Stelle:

A Beppe Grillo e a tutti i parlamentari e iscritti del Movimento 5 Stelle che hanno votato l’espulsione dei quattro senatori considerati dissidenti va consigliata la lettura di La Democrazia in America di Alexis de Toqueville. Le pagine che il filoso francese dedica al problema della dittatura della maggioranza sono esemplari. E anche se si riferiscono al governo degli Stati, indicano bene la strada che una parte del movimento rischia di imboccare.

Fino a qualche tempo fa la libertà di parola e il diritto di critica erano temi centrali per l’intero M5s. Molti cittadini avevano anzi deciso di sostenere l’ex comico alle elezioni dopo aver visto il suo blog e i Meetup battersi anche per questo. Nel novembre del 2010, per esempio, in uno dei tanti post di Grillo si poteva leggere: “La nostra lingua, la libertà di parola, è minacciata, castrata da un neo puritanesimo, da un ‘politically correct’ asfissiante che annulla la verità e uccide qualunque confronto”.

Oggi invece dobbiamo constatare che la libertà di parola nel Movimento 5 Stelle è minacciata e offesa da una brutta voglia di unanimismoDalla decisione di far votare gli aderenti 5 Stelle non sulla violazione di una norma del non statuto o del codice di comportamento parlamentare, ma su una critica al Capo, o se preferite al Megafono. Discutere se i senatori avessero ragione o torto nel prendere posizione contro le modalità con cui Grillo ha deciso di strapazzare Matteo Renzi in diretta streaming – sbattendogli peraltro in faccia molte verità difficili da contestare – non ha infatti senso. Il dato importante è uno solo: non esisteva alcuna regola che impedisse ai senatori di farlo.

Certo, per qualsiasi movimento è fondamentale e giusto apparire unito, evitare, come scrive Alessandro Di Battista, che escano “sistematicamente” e per mesi dichiarazioni pronte “a coprire i messaggi del gruppo” o in contrasto con la linea stabilita. Ma anche se  le cose sono andate così, la questione non cambia di una virgola. Punire qualcuno per dei comportamenti per i quali non sono state previste esplicitamente sanzioni non è solo liberticida. Rappresenta un rischio per tutti: anche per coloro i quali oggi votano a favore dell’espulsione dei dissidenti. Domani, e per un motivo qualsiasi, una nuova maggioranzapotrebbe infatti votare la loro.

Appunto

Luigi Di Maio (M5S):

 

Spiace

Ma se scrive una cosa del genere il portavoce di un movimento con milioni di voti significa che stiamo toccando davvero il fondo.

BfiXpKgIAAARdvq

(Adesso arriveranno i “ma però”, “vamos”, “anche lei ha provocato” e tutto il repertorio di Scanzi: comunque la si pensi è un brutto eccesso di difesa)

 

Quando la politica si fa alta

Il messaggio sobrio, intelligente e responsabile del proprio ruolo della Deputata della Repubblica Laura Castelli del M5S:

 

 

Nemmeno la legge elettorale

Vi ricordate Enrico Letta (come dice il mio caro amico Davide “il nipote di suo zio”) che prometteva una nuova legge elettorale in tempi brevi? Beh, i tempi brevi sono scaduti ormai da qualche settimana anche se in pochi sembrano essersene accorti: così il Governo di scopo non riesce ad ottenere il primo scopo e questo dice tutto. Nel frattempo le proposte di legge elettorale sono in blocco completo, come scrive Alessandro:

Dunque, la situazione è questa: Pd, Sel e Scelta Civica ieri hanno proposto il doppio turno di coalizione, o meglio un superpremio di maggioranza da attribuire alla coalizione che supera «il 40-45 per cento» dei consensi al primo turno oppure vince al ballottaggio (qui il testo completo).

In commissione, al Senato, questo ordine del giorno è stato bocciato con il voto contrario di Lega e Pdl e con l’astensione del M5S, che a Palazzo Madama vale come voto contrario.

Il M5S preferisce un sistema proporzionale ‘corretto’, comunemente paragonato a quello spagnolo, il cui testo provvisorio potete leggere qui.

La Lega invece al momento è per un ritorno secco al Mattarellum, il sistema vagamente uninominale – ma anch’esso pieno di ‘correzioni’ – con cui abbiamo votato negli anni Novanta. Curiosamente, sei mesi fa la stessa Lega votò contro il ritorno al Mattarellum, quando alla Camera questo fu proposto da Giachetti.

Ah, anche Enrico Letta dice di essere personalmente favorevole a un ritorno al Mattarellum, però il suo partito sei mesi fa votò contro e ieri ha proposto un sistema completamente diverso (il doppio turno).

La proposta Giachetti invece ottenne il voto favorevole del M5S, che ora invece è appunto per il sistema spagnolo.

Un Governo che non riesce nemmeno a partorire un legge elettorale e viene descritto come “larghe intese”.