Non si muore di freddo. Si muore di povertà.
Ci pensavo già da ieri ma quello anche avrei voluto scrivere l’ha detto meglio di me Leonardo Palmisano:
«Il freddo? No, la povertà. La povertà di diritti, di case, di lavoro, di calore umano e istituzionale. Viviamo in un Paese che concentra la ricchezza nelle mani di pochissimi strati parassitari della popolazione, che non agisce efficacemente nel contrasto all’evasione fiscale, che non tassa i grandi patrimoni e che, soprattutto, non procede a rinnovare ed aumentare le risorse per l’occupazione e le politiche sociali. Se non ci fossero le reti associative laiche e cattoliche, i senza fissa dimora a morire sarebbero molti di più.
Esseri umani trattati come scarto o sottoprodotto da un governo che investe in armi e relazioni privilegiate con le peggiori dittature mediterranee: Erdogan e Al Sisi. Un governo che dovrebbe subito mettere in campo un piano per il lavoro e che si accontenta di portare tende ai terremotati e di aprire le stazioni per i senzatetto. Non può essere la carità la risposta della politica.»
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