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nando dalla chiesa

Il bigino antimafioso per Milano (e non solo)

Il Comitato per lo studio e la promozione di attivita’ finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalita’ organizzata sul territorio milanese anche in funzione della manifestazione expo 2015 del Comune di Milano pubblica la sua prima relazione sulla situazione cittadina (e non solo). Qui trovate la relazione completa e, soprattutto, le proposte.

Proposte vere, fattibili, subito operativa. Un decalogo che in fondo farebbe bene a tutte le amministrazioni:

1. Sviluppare un concerto più stretto tra le autorità di riferimento competenti per l’evento Expo 2015 (Prefetto, Questore, Sindaco di Milano e Sindaci degli altri Comuni interessati) al fine di rafforzare in via di fatto il sistema di intervento basato sui poteri di accesso ai cantieri del Prefetto di Milano e del relativo Gruppo Interforze. Mirare cioè alla massima valorizzazione degli spazi di intervento offerti dalle leggi esistenti, proponendo un ruolo più attivo dell’Amministrazione, che d’altronde è la principale destinataria delle domande dei cittadini in tema di tutela della qualità delle relazioni civili ed economiche.

2. In particolare adottare un meccanismo, anche transitorio (dal 1°agosto 2012 al 1° agosto 2015), che preveda un contingente di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria selezionati con criteri di affidabilità e competenza, che possa affiancare quotidianamente il Gruppo Interforze della Prefettura ed effettuare accessi e controlli nei cantieri, sia diurni che notturni, con apprezzabile frequenza. Negli accessi sui cantieri, come già detto nel Cap. 4, agli uomini delle forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale) sarebbe opportuno affiancare un Ispettore del Lavoro, un Ispettore ARPA e un Ispettore ASL.

3. Per quel che riguarda le competenze comunali, avviare un processo di selezione e formazione di contingenti scelti per qualità morali e professionali con cui garantire l’esercizio dei controlli di Polizia Locale, evitando che si possa accedere a questa funzione cruciale anche per effetto (come il Comitato ha appreso) di raccomandazioni politiche o sindacali, in almeno un caso dimostratesi il cavallo di Troia degli interessi ‘ndranghetisti.

4. Ridurre in ogni campo le distanze tra gli obiettivi (buoni) fissati da regole e strutture e i mezzi effettivamente disponibili. Ogni distanza sensibile provoca infatti, alla fine, solo uno spreco di risorse più utilmente impiegabili in altre forme.

5. Introdurre nell’Ortomercato controlli sul posto anche di notte, ponendo pubblicamente (e in tutta la sua gravità) il problema della indisponibilità di personale di controllo adeguato in una struttura storicamente piegata agli interessi dei clan. Porre anche in tutta la sua gravità il problema della sicurezza fisica di chi, rappresentando la Sogemi e dunque la città, intenda garantire in uno spazio comunale il rispetto delle leggi. Introdurre forme di controllo casuale dei mezzi in ingresso e in uscita.

6. Sviluppare in ogni caso la pratica del controllo interforze, da intendersi come garanzia di completezza degli strumenti operativi e come antidoto a comportamenti collusivi nello svolgimento dei controlli. Questi non devono consentire alcuna prevedibilità circa l’orario di realizzazione, e devono coprire le 24 ore, visto che molti dei reati contestati o sanzionati in sede giudiziaria vengono consumati di notte (trasporto abusivo di terra e di materiale da discarica).

7. Si prospetta poi, insieme all’importanza prioritaria dei controlli, l’importanza strategica delle persone preposte a guidare, in qualsiasi luogo della pubblica amministrazione, le strutture che hanno competenza su gare, appalti e licenze. Un’alta qualità delle persone vale a volte più di interi pacchetti di leggi e regolamenti per tutelare l’interesse cittadino. Lo stesso processo di selezione auspicato per le funzioni di controllo viene dunque auspicato anche per questa classe di funzioni, così da sottrarle alle sapienti strategie dei clan per piazzarvi, attraverso le proprie reti di influenza, di favori e di scambio, le classiche persone “avvicinabili”. Con specifico riferimento alla necessità di approntare criteri di trasparenza in grado di prevenire la formazione di zone opache nell’amministrazione (per definizione funzionali ai clan e ai loro alleati):

8. Si propone in ogni caso che in tutte le commissioni aggiudicatrici di gare e appalti sia presente, oltre a personale interno specchiato e competente da nominare a rotazione, un membro esterno da sorteggiare in appositi albi predisposti dagli ordini professionali.

9. Si propone altresì di istituire una finestra telematica che renda immediatamente visibili al pubblico, in modo sollecito e automatico, i pagamenti effettuati dal committente pubblico alle singole imprese.

10. Sempre per ragioni di trasparenza e ai fini di un efficace controllo delle attività di cantiere si propone che sia obbligatoria la tracciabilità dei pagamenti in salari e acquisto di beni e servizi compiuti dalle ditte che operano nei cantieri e per i cantieri dedicati alla realizzazioni di opere pubbliche.

11. Per quel che riguarda poi il settore commerciale, alberghiero e della ristorazione si ritiene che i passaggi delle licenze tra operatori debbano essere sottoposti a una disciplina più rigorosa, dovendo essere l’amministrazione a dettare indirizzi generali sulle tipologie commerciali da privilegiare in relazione alle dinamiche economiche, culturali, sociali e demografiche della città. L’autorizzazione comunale di ogni passaggio di licenza appare dunque da inquadrare in una visione proattiva e non passiva della funzione del Sindaco, fondata sulle responsabilità istituzionali che fanno capo a quest’ultimo in virtù della diretta investitura popolare. Sulla necessità di riflettere meglio sui poteri dei Comuni e dei Sindaci per meglio affrontare e risolvere i problemi in oggetto il Comitato ha più volte discusso, propendendo per l’opportunità-necessità di un loro organico ampliamento.

12. Anche per questo si propone un’adesione del Comune di Milano all’associazione di Avviso Pubblico, già sollecitata peraltro dalla Commissione Antimafia del Consiglio Comunale.

13. Per tutte le licenze e gare, la Commissione ritiene comunque che esse debbano essere precluse (da qui vedi anche le ragioni della proposta n. 11) a tutte le società residenti in paradisi fiscali o non riconducibili a una persona fisica. In tal caso vengono meno infatti le condizioni di trasparenza su cui un’amministrazione comunale deve sempre potere contare nei rapporti con i suoi interlocutori, specialmente se beneficiari di risorse pubbliche. Ugualmente si propone che le stesse licenze e gare debbano essere precluse là dove la persona fisica intestataria della società interessata non presenti una chiara coerenza tra la sua identità (anagrafica, professionale), la attività che nominalmente svolge e la sua dichiarazione dei redditi.

14. In tema di antimafia sociale si propone infine che il Comune promuova alcune significative esperienze di imprese no profit su beni confiscati alle organizzazioni mafiose perseguendo i valori simbolici, competitivi (con il modello mafioso) e partecipativi che tali esperienze sono in grado di generare. Restando a disposizione per lo svolgimento delle funzioni assegnate secondo gli obiettivi che l’Amministrazione riterrà più urgenti, e ringraziando per l’attenzione,

Umberto Ambrosoli, Luca Beltrami Gadola, Nando dalla Chiesa (presidente), Giuliano Turone. 

Dove eravamo – Capaci e via D’Amelio 20 anni dopo

L’amico Massimiliano Perna ha concluso la sua ultima fatica letteraria. E forse è un libro che vale la pena di leggere.

23 maggio e 19 luglio 1992: la mafia e i suoi complici di Stato uccidono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, otto agenti delle scorte e Francesca Morvillo. L’Italia è in ginocchio, scossa, ferita. Sembra il colpo mortale alla speranza di battere la mafia. E invece c’è una cittadinanza che reagisce, c’è il coro “fuori la mafia dallo Stato” urlato di fronte alla cattedrale di Palermo, ci sono i fischi e gli insulti alle autorità, le lenzuola bianche, le associazioni antimafia, il consolidamento di una cultura che ha portato la Sicilia e l’Italia intera a uscire dal silenzio, ad aver meno paura e a reclamare una verità che tarda ad arrivare. Dove eravamo noi in quel momento? Come abbiamo guardato al futuro, in che misura siamo cambiati e quanto le stragi del ‘92 hanno inciso sulla nostra vita e sulle nostre scelte? A vent’anni dagli attentati di Capaci e via D’Amelio, questo libro prova a raccontare quei giorni drammatici, attraverso la testimonianza di chi li ha vissuti. Non solo familiari, magistrati, giornalisti, poliziotti, persone all’epoca già in prima linea nella lotta alle mafie, ma anche donne e uomini che, a partire da quei giorni, hanno iniziato, ognuno nel proprio ambito, a combatterle.

Sono 20 i testimoni che, insieme all’autore Massimiliano Perna, hanno scelto di dare, ciascuno a suo modo, il proprio contributo di memoria: Salvatore Borsellino, Maria Falcone, Antonio Ingroia, Raffaele Cantone, Imd, Giulio Cavalli, Nando Dalla Chiesa, Renato Sarti, Lella Costa, Moni Ovadia, don Giacomo Panizza, Sonia Alfano, Dario Riccobono di Addiopizzo Palermo, Pina Maisano Grassi, Fabrizio Moro, Pino Maniaci, Salvo Vitale, Pif e Gianluigi Nuzzi, Giuseppe Casarrubea”.

L’innocenza di Giulio (con Nando), il libro, si comincia

Sono molto contento dei primi giorni del libro L’innocenza di Giulio. Per i pareri con cui è stato accolto e per il calore di chi l’ha letto. E, con questo libro, abbiamo provato a rendere “pop” una storia che è quella di Giulio Andreotti ma in fondo è la storia di un Paese. Con i meccanismi (o gli andreottismi, se vogliamo chiamarli così) che si perpetuano più forti della memoria. Ora il libro cominciamo a portarlo nelle piazze, nei paesi, nelle piazze perché sia la scintilla che accende la discussione e perché finalmente se ne parli non solo nelle arene televisive. Perché si riporti la storia per terra, togliendole la maiuscola e appropriandocene.

Domani, giovedì 5 aprile,  sono a Crema Sala conferenze Camera del lavoro in via Carlo Urbino 9. Con me Antonio Grassi, Responsabile Redazione di Crema del giornale “La Provincia” e Franco Gallo, dirigente scolastico del Liceo Scientifico di Crema.

L’11 aprile saremo invece a Milano, Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte 2, alle 18.30. Con me ci sarà Nando Dalla Chiesa (Presidente di Libera e coordinatore del Comitato di esperti del Comune di Milano). 

Vi aspetto.

Decidiamolo: favoreggiamento culturale alla mafia

scritto per Il Fatto Quotidiano

«Gaetano Badalamenti, celeberrimo boss della mafia siciliana, si distinse per essere stato il capo di un giro di traffico di eroina internazionale multimiliardario che andava da Brooklyn alla Sicilia».E’ la scritta che si legge sulla targa «commemorativa» che il Mob Museum di Los Angeles, il primo museo tematico sulla criminalità organizzata, ha dedicato al capomafia originario di Cinisi. «Lo abbiamo collocato al terzo piano del museo», ha spiegato il portavoce della struttura, Mike Doria.

Ha ragione il magistrato Vincenzo Macrì, che la definisce «Una scelta squallida e oscena. Raccontino le vittime della mafia, non la storia dei boss. Cosi si applicano dinamiche revisionistiche – ha aggiunto – e si tenta di storicizzare un fenomeno tutt’altro che finito. Sul piano culturale è pericoloso perché si tenta di circoscrivere la mafia in modo che la gente possa dire “è roba da museo” ed è finalizzata a creare un alone leggendario attorno a squallidi criminali».

La notizia fa il paio con lo studente italiano che, in Erasmus a Madrid, scopre con ribrezzo che ilmarchio ‘mafia’ è florido anche all’estero. Scrivendo a Nando dalla Chiesa (che racconta la vicenda sul suo blog) scrive: “navigando nella rete mi sono imbattuto in un sito di una catena di ristoranti italiani in Spagna, dal nome ‘La Mafia’, sono rimasto scioccato da come viene utilizzata questa parola, diventata addirittura un marchio per contraddistinguere la cucina italiana e noi italiani”. Una disinvoltura che non tiene conto di centinaia di vittime, che continua a passare inosservata alle istituzioni e che sembra abbia concimato una malata abitudine alla notizia. Si chiede Nando dalla Chiesa: “davvero nessuno ha notato questo oltraggio permanente alla storia dell’Italia migliore? Nessun funzionario si è indignato per questo sconcio, ha pensato a qualche centinaio di vittime dello Stato che pure rappresenta, ha forcato e brigato con le autorità spagnole, ha posto un problema diplomatico? Quali licenze? Quali titolari veri e con quali investimenti? Se è avvenuto, noi non l’abbiamo mai saputo. Noi abbiamo solo saputo che la nostra immagine era rovinata all’estero dalla “Piovra” e da“Gomorra”. Meno male che c’è l’Erasmus. Meno male che ci sono gli studenti.”

Forse non siamo riusciti a raccontare con abbastanza forza come il potere della mafia stia fuori dalla mafia, come la collusione inconsapevole (che sia indifferenza o peggio sublimazione) sia la sponda più difficile da leggere ma comunque fondamentale e come il gioco degli eroismi (anche negativi) abbia forgiato questo continuo senso di delega sul tema che riduce lo scontro universale atlante piccole faccende personali.

Il giorno che finalmente riusciremo a scrivere e sancire il reato di favoreggiamento culturale alla mafia forse ci sentiremo tutti più civili.

Il decalogo antimafioso

Ieri sera con Nando dalla Chiesa abbiamo presentato il suo libro La convergenza (da leggere, per chi crede che sia urgente studiare le mafie prima di passare all’antimafia e perché c’è bisogno di analisi oltre la retorica). Il decalogo antimafioso contenuto nel libro dovrebbe essere il pizzino obbligatorio degli onesti:

1. FORMATI
Occorre diventare conoscitori del fenomeno per capirlo ed interiorizzarlo, creando così le fondamenta sulle quali costruire il nostro comportamento come pensiero autonomo e non come rito.
2. INFORMATI
Una volta gettate le basi il nostro comportamento deve essere guidato dall’informazione, non facile da acquisire, perché la stampa è a volte collusa e tende a tacere gli episodi mafiosi ed a depistarne la vera origine, attribuendo alle cause più varie, vendetta, rivalità politiche od amorose quelli che sono invece omicidi di mafia.

3. COLTIVA LA SENSIBILITA’ CIVILE (Creare capitale sociale)
Come nel Vangelo il seme che cade sul terreno sbagliato non fruttifica, così se la nostra azione si svolge in un ambiente insensibile a certe tematiche anziché provocare consenso provocheremo solo fastidio.

Una volta preparati si tratta di agire, su molti fronti, da quello dell’informazione

4. DIFFONDERE L’INFORMAZIONE
Ovviamente una volta che noi ci siamo informati dobbiamo condividere, comunicandoli, gli elementi in nostro possesso.

5. ORGANIZZA E PARTECIPA ALLE CAMPAGNE D’OPINIONE E DENUNCIA
Le campagne d’opinione e denuncia hanno un grosso impatto perché, non è possibile ignorarle e vengono portate avanti da forze più numerose dei singoli sono molto efficaci, anche perché possono trovare spazio sui mezzi d’informazione che trovano difficile ignorarli.

6. CONSUMA IN MODO CONSAPEVOLE
Il consumare in modo consapevole è uno dei modi più efficaci per ridurre i guadagni del sistema mafioso: partecipare ai GAS acquistando direttamente da chi produce, dato che la mafia guadagna molto nell’intermediazione, acquistare da chi rifiuta il sistema del pizzo, boicottare chi è contiguo a mafiosi sono atteggiamenti molto efficaci.
E non solo in questo campo: se i cittadini boicottassero oggi Unicredit, accusato di aver tenuto comportamenti quantomeno scorretti nei confronti del Comune di Milano, cioè nei nostri confronti, saremmo sicuri che questi comportamenti non si ripeterebbero.
Addiopizzo è riferimento ed esempio di ciò che si può fare.
Il consumo critico si può esercitare in due modi: premiando e/o evitando.

  • Chi premiare: le attività commerciali ed i professionisti che denunciano o che si comportano secondo legalità (ad esempio, chi rilascia le fatture senza difficoltà).
  • Chi evitare: evitare richiede attenzione ed informazione. Edilizia, ristorazione-divertimento (ristoranti/bar/pizzerie/discoteche) e sanità sono i campi in cui le mafie investono di più e riciclano i loro capitali. Informarsi prima di scegliere una clinica in cui curarsi (il settore sanitario è un campo in cui le mafie sono molto attive, emblematico il caso Calabria, ma non solo). Informarsi prima di frequentare catene di locali, di pizzerie o di bar che sorgono all’improvviso (domandarsi da dove può venire tanta abbondanza di liquidità).
7. CONTROLLA LA LEGALITA’
Il controllo della legalità è compito delle istituzioni, ma il cittadino che vive nella zona vede tutti i giorni cosa succede, dal cantiere al nuovo negozio… e quindi riesce ad intravedere molte cose in anticipo, da cui ricavare informazioni da fornire alle istituzioni.
8. SPENDI IL TUO VOTO
La mafia cede i suoi pacchetti di voti ai candidati in cambio naturalmente di favori, senza distinzione di partito, anzi in tutti i partiti.
Così noi dobbiamo utilizzare il nostro voto in funzione antimafia.
Ma soprattutto la lotta alla mafia non può essere condotta dai singoli ed allora

9. APPOGGIA CHI LOTTA
Nelle istituzioni e fra i cittadini c’è chi combatte la mafia. Un’attività rischiosa e faticosa soprattutto quando magari si lotta contro apparati istituzionali.
Per questo c’è bisogno di una forte motivazione per non cedere al “ma chi me lo fa fare”, l’orgoglio ed il senso del dovere sono alla base della motivazione, ma l’indifferenza l’abbatte.

10. NON AGIRE MAI DA SOLO
Non siamo i ragazzi della via Pal, la mafia è pericolosa e diffusa. Oggi ci sono associazioni e movimenti che la combattono e che appoggiano chi la combatte riducendone il rischio.
E come la mafia fa il calcolo costi benefici così anche noi lo facciamo, tenendo conto che ogni lotta è costosa, per formarsi e per informarsi, per la logistica dei GAS, … ma teniamo conto che i benefici della mafia sono i nostri costi, e finché lei sarà in attivo noi saremo in passivo. Nella lotta alle mafie è importante che le denunce siano fatte in gruppo, dividendosi le responsabilità. Denunce isolate, di persone sconosciute all’opinione pubblica sono facilmente attaccabili dai mafiosi. Il bilancio rischio/beneficio diventa invece più oneroso per il mafioso se deve attaccare gruppi, in particolare se ne fanno parte persone note. Operare in gruppo è perciò importante, non solo per l’incolumità del singolo, ma anche per dare più possibilità di successo alla denuncia.

La mafia a Milano esiste – il video

E’ stata un bella serata quella organizzata da Mattia Calise e i ragazzi del Movimento5Stelle e da Pierpaolo Farina di QualcosadiSinistra. Credo che l’intervento di Cicconi, ad esempio, debba essere il manuale sugli appalti pubblici che dovrebbe stare sui banchi di tutti i consiglieri. Credo che l’obbiettivo di trasformare Palazzo Marino nella casa degli antimafiosi sia una delle promesse più belle da farsi in questo fine anno. Qui il video della serata:

da STAMPO ANTIMAFIOSO: La mafia a Milano esiste

Un partecipatissimo incontro dal titolo “La Mafia a Milano esiste” ha alternato momenti di riflessione a numerosi spunti sul tema del contrasto alla criminalità organizzata a Milano. Il tutto in una (paradossalmente) insolita cornice: Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.

di Federico Beltrami

“La mafia a Milano esiste” e a Palazzo Marino lo si dice.

Questo il messaggio lanciato dall’incontro organizzato dal giovane Mattia Calise – attivissimo consigliere comunale del Movimento 5 Stelle – e dal blog “Qualcosa di Sinistra” nella sede del Comune meneghino, che ha ospitato alcuni dei volti più tenaci dell’antimafia lombarda.

Fa effetto sentire il giornalista calabrese Biagio Simonetta snocciolare nomi, dati e numeri sulla presenza – «il termine infiltrazione è ormai riduttivo» – della ‘ndrangheta nel milanese sotto gli imponenti busti di Marte e Minerva della splendida Sala Alessi. La stessa che, per anni, ha ospitato il Pillitteri della mafia che “a Milano è solo una favola” e la Moratti del “milanese onesto e per bene” che non può cedere alla prepotenza dei clan.
Fa effetto anche pensare che questo sia avvenuto solo oggi, nonostante – come ricorda il Pm Francesco Greco – “Milano sia la città in cui tutte le mafie hanno prosperato dagli anni ’50 in poi. La città di Calvi e Sindona, la città che, negli anni ’80, aveva il più alto numero di omicidi di mafia e il più alto numero di detenuti per mafia”.

Oggi, però, sulla scorta delle indagini della magistratura e dell’impegno della nuova amministrazione, si respira un’aria nuova in città, ricca di quel “pathos e di quella consapevolezza civile che innesca la voglia di reagire dei cittadini”, come sottolinea il Professor Nando dalla Chiesa, presidente del nascente Comitato di esperti che affiancherà il sindaco Pisapia e la Commissione consiliare antimafia del Comuna di Milano nel contrasto alla criminalità organizzata.

L’entusiasmo, sia chiaro, non deve lasciare spazio alle facili illusioni: i clan calabresi “sono partiti 20 anni fa alla conquista della Lombardia, colonizzando interi comuni della periferia milanese. Per questo, adesso, dobbiamo correre più di loro: dobbiamo essere noi a far sì che quei Comuni vengano colonizzati dagli antimafiosi, dobbiamo prenderci un supplemento di responsabilità tale da coprire le mancanze di questi ultimi anni da parte di governo e istituzioni”.

Insomma, non ci si può più permettere di ignorare il fenomeno: “oggi chi non sa è colluso”, ricorda Giulio Cavalli, il consigliere regionale minacciato dai clan, citando Ilda Boccassini. “Lo dice anche l’articolo 4 della Costituzione che l’indifferenza è incostituzionale, e noi siamo pieni di politici che incontrano ma non sanno”. “Le leggi – continua Cavalli – vanno usate e osate: non è un caso che tutte le più importanti leggi antimafia, apparentemente impensabili, siano state accolte come rivoluzionarie”.

In realtà, come osserva l’esperto di normative sugli appalti Ivan Cicconi, “la semplice applicazione e il rispetto delle leggi in vigore rappresenterebbero già uno strumento fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata e al fenomeno del progressivo slittamento dell’economia legale verso l’economia illegale avvenuto negli ultimi 15 anni”. “Tra queste la norma che, obbligando l’appaltatore a indicare, per ciascun subcontratto, il nome del subcontraente, l’oggetto e l’importo del subcontratto, permetterebbe di capire se ci si trovi effettivamente di fronte a un subcontratto o se a un subappalto, per il quale sarebbe necessario presentare il certificato antimafia. Oppure la norma che impone il divieto di appaltare lavori pubblici a società con capitale coperto da segreto fiduciario o il cui reale proprietario è sconosciuto. O ancora – conclude Cicconi – la norma che impone l’obbligo di esporre nei cantieri di lavori pubblici il nome dei subcontraenti, dei subappaltatori e dei fornitori che lavorano nel cantiere”.

Ebbene «oggi, al nord, queste semplici norme vengono totalmente disapplicate o ignorate, nel segno di quella logica del “meno so, meglio è” dimostrata dai funzionari pubblici preposti al controllo di legalità». Sul tasto dolente dell’economia e dell’imprenditoria batte anche il Pm Francesco Greco, del Tribunale di Milano. “Sono convinto che la criminalità organizzata sia la componente fondamentale della criminalità economica, che in Italia è ormai una vera e propria emergenza nazionale che ci costa 200 miliardi all’anno. Soldi sottratti al bene comune e di cui oggi avremmo estremo bisogno, ma che non vengono aggrediti in nome di un patto – lo scudo fiscale – fatto con dei criminali. Patto che, come dice la Costituzione, potremmo disattendere, ritassando i capitali scudati”.

Fortunatamente ci sono anche imprenditori come Pino Masciari, cinquantaduenne calabrese sottoposto da quasi 15 anni al programma speciale di protezione riservato ai testimoni di giustizia. La sua colpa? Aver denunciato i suoi estorsori mafiosi – o meglio ‘ndranghetisti – e politici. Una vicenda che Masciari descrive nei suoi lati più drammatici, scagliandosi con genuina rabbia contro i politici e le istituzioni che “con i mafiosi hanno sempre fatto affari” al sud come al nord. L’urlo dell’imprenditore si trasforma in un sorriso amaro: “dopo 20 anni, dopo gli incendi, le intimidazioni e i colpi di lupara ritrovo, qui a Milano, gli stessi nomi dei clan calabresi che denunciai vent’anni fa”.

“Non sono un professionista dell’antimafia – continua Masciari lasciando la sala con il fiato sospeso – non ho scelto tutto questo, mi ci hanno obbligato. Ma – conclude tra le lacrime mentre i presenti gli riservano un tributo commovente– ho fatto la mia parte”.

La serata – moderata dalla bravissima Antonella Mascali, giornalista del “Fatto Quotidiano” – avrebbe dovuto concludersi con una sorpresa: il conferimento della cittadinanza onoraria milanese allo stesso Masciari, che, invece, avverrà solo nei prossimi giorni. In certi casi, la burocrazia, si dimostra davvero inflessibile.

(foto di Marco Carandente)

“Nebiolo N. 5”, profumo di teatro

da ILCITTADINO

Tra i big Bergonzoni, Baliani e lo stesso direttore Cavalli con la sua dura pièce su Andreotti 

Ha preso forma la nuova stagione della ribalta di Tavazzano 

Come una fragranza storica e preziosa, per intenditori. E in cui si mescolano ingredienti diversi, dalla prosa, alla musica, al cinema, fino alla serate di memoria e di impegno, come quelle dellormai tradizionale Centro di documentazione del teatro civile. Si chiama Nebiolo n°5, come quello Chanel che ha fatto la storia del profumo, la nuova rassegna del teatro Nebiolo di Tavazzano, gestita per il quinto anno consecutivo dalla lodigiana Bottega dei mestieri teatrali, con la direzione artistica dell’autore e attore Giulio Cavalli. Il “profumo” che si respira intorno alla sala via IV novembre è sempre lo stesso, «quello di un progetto che a piccoli passi ci ha portato lontano – spiega lo stesso direttore artistico Giulio Cavalli – , a cui si aggiungono nuove soddisfazioni, come quella di un approccio produttivo in piena collaborazione e sintonia con il Comune e la parrocchia di Tavazzano, con molte associazioni del territorio e con realtà gemelle come il teatro Alle Vigne di Lodi e il teatro di Casale». Tra le novità di quest’anno, infatti, c’è anche il primo segnale di una sorta di un sistema a tre, per esempio con l’inserimento nel calendario di uno spettacolo della stagione del teatro alle Vigne (Urge di Alessandro Bergonzoni, il 23 febbraio all’auditorium Bpl di via Polenghi Lombardo) e la possibilità di pagare il biglietto ridotto esibendo l’abbonamento di una delle altre due sale. Nella prosa, il canto sociale di Vittorio Vaccaro e delle sue Voci del Po (12 novembre), ritratto vivido di uno spazio che è vita e viaggio, lavoro e sopravvivenza di una larga fetta del popolo del Nord; e ancora la Milano degli anni Settanta di Walter Leonardi e Paolo Trotti (Milano 70 Allora, 11 febbraio), finestre di dialoghi “anarchici” e comici, in cui si intrecciano poesia e musica di un periodo ancora buio e a tratti incompreso; fino al “cabaret” di autore unico come Alessandro Bergonzoni (23 febbraio, nella stagione delle Vigne e valido solo per gli abbonati) e alla prosa di narrazione di uno dei più apprezzati attori della scena teatrale italiana come Marco Baliani che porterà a Tavazzano il suo Kohlhaas (2 marzo), scritto con Remo Rostagno e tratto dall’opera Micheal Kohlhass di Heinrech von Kleist, sul difficile destino di un contadino allevatore che solleva domande importanti sulla natura della giustizia umana e divina. In cartellone al Nebiolo anche L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto (19 maggio) di Giulio Cavalli, scritto con collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli. Non mancherà la musica, quest’anno un doppio appuntamento con Munfrà degli Yo Yo Mundi, storie e canzoni d’amore e di festa dei dintorni di Monferrato (10 dicembre) e con i nostrani Aka Beicho che presenteranno il loro nuovo album intitolato A (17 marzo). Due gli appuntamenti anche con la filodrammatiche e la rassegna “Teatro che passione”, che ospiterà ll Pioppo di Luciano Pagetti (con 3 atti e un prologo di Achille Campanile, 14 aprile) e Il Malato immaginario della compagnia Teatro Indirigibile (21 aprile). Novità del 2011, il cinfeforum con quattro appuntamenti organizzati con la collaborazione della commissione cultura, e le serate di storia e memoria stilate insieme al Comune di Tavazzano. Tra gli eventi, Le canzoni di Garibaldi (4 novembre), L’incontro (27 gennaio, con la compagnia Il sipario in scena per narrare la vita di un sopravvissuto a Birkenau) e Tavazzano si racconta, ciclo di serate sulla memoria storica del paese che coinvolgerà direttamente i cittadini. Ad aprire le danze, la serata inaugurale del 29 ottobre con la presentazione della prossima produzione di Giulio Cavalli, sulla corsa e la vita dell’atleta Dorando Pietri. Rossella Mungiello

La denuncia “civile” ancora sul palco  con Dalla Chiesa, Caserini e Biacchessi 

La strage di Bologna e il dolore di chi è rimasto, la testimonianza di Nando Dalla Chiesa e gli intrecci tra mafia e politica nella seconda repubblica, la Resistenza vista da Daniele Biacchessi e le vite dei partigiani lodigiani raccontate dall’Anpi provinciale, la responsabilità dell’uomo davanti al “riscaldamento globale” del pianeta raccontato da Stefano Caserini. Torna anche quest’anno la rassegna di incontri del Centro di Documentazione per un teatro civile, nato al Nebiolo e inserito nel progetto di residenza teatrale finanziato da Fondazione Cariplo. Uno spazio unico in Italia, nato per raccogliere esperienze e testimonianze di denuncia e che dalla sua fondazione porta a Tavazzano le vicende di chi ha fatto dell’impegno civile un modo di vivere e di intendere l’arte. Scrittori, attori, giornalisti, magistrati; tanti i volti di chi è passato nella cornice intima del Nebiolo per raccontare un pezzo, spesso indigesto, d’Italia. E che a breve sarà anche aperto al pubblico come archivio, in cui sono stati raccolti libri e copioni. «Abbiamo concluso da poco la raccolta del primo lotto di materiale – spiega il direttore artistico Giulio Cavalli – e saremo pronti per l’apertura alla consultazione già entro la fine della stagione». Una “fucina” di riflessioni che quest’anno aprirà il suo percorso con la testimonianza del lodigiano Stefano Caserini (18 novembre), della sezione ambientale del Politecnico di Milano, che esplorerà il tema del riscaldamento globale e delle responsabilità, spesso ignorate, dell’uomo. Sul palco del Nebiolo anche Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, a Tavazzano il 20 gennaio, mentre Nando Dalla Chiesa porterà il suo libro “La convergenza” sui legami oscuri tra mafia e politica negli ultimi vent’anni di storia italiana (23 marzo), mentre il giornalista Daniele Biacchessi tornerà al Nebiolo con il suo nuovo volume, “Orazione civile per la Resistenza” (28 aprile), in una serata organizzata in collaborazione con l’assessorato alla pace del comune e l’Anpi. E in cui ci sarà spazio anche per narrare dei tanti lodigiani che hanno combattuto dalla parte dei partigiani tra il 1943 e il 1945. (R.M.)

A Milano la mafia esiste

Un bell’evento organizzato dal Movimento 5 Stelle di Milano e da Redazione Qualcosa Di Sinistra. A Palazzo Marino mercoledì 26 ottobre 2011 alle 21, Sala Alessi, a cui ho il piacere di partecipare. Con Nando Dalla Chiesa, Francesco Greco, Ivan Cicconi e Pino Masciari. Introduce Mattia Calise, consigliere comunale Mov.5 Stelle Milano. Qui l’evento facebook. Perché parlarne è un dovere. A Milano.

Sulla commissione antimafia di Milano: parla Onida

Lucido come sempre. Ampio nelle visuali e giustamente cattivo tra le righe. Onida sulla commissione antimafia a Milano:

Valerio Onida, sta esplodendo il caso della commissione antimafia. C’è chi la vuole solo politica, chi la vuole con esperti della società civile…
Ma non c’è dubbio che ci vogliono tutte e due.

Non pensa ce ne voglia una mista come ai tempi di Smuraglia? 

Secondo me è meglio distinguere fra i due organismi. Bisogna salvaguardare il ruolo del consiglio comunale, che ha la responsabilità politica di affrontare questi problemi. L’antimafia però non deve essere solo una sede di prese di posizioni politiche, tanto meno di polemiche, ma anche di effettiva capacità di intervento nell’amministrazione e dell’amministrazione per individuare e prevenire i rischi di infiltrazioni mafiose: ci vuole l’apporto conoscitivo e propositivo di chi conosce a fondo i problemi e la realtà dell’amministrazione e dell’economia, e può dare indicazioni e suggerimenti.

Che cosa ne pensa di Dalla Chiesa? 
E’ una figura fuori discussione per competenza ed esperienza. Comunque ci vogliono due organismi differenti. Gli esperti non possono sostituirsi ai rappresentanti eletti. E i rappresentanti eletti non si possono sostituire agli esperti.

Nei primi 100 giorni non si è fatta, la commissione. Secondo lei bisogna fare in fretta? 
Certo che va fatta, e va fatta in fretta. Incombe la questione Expo, ma non solo per questo. E’ una cosa necessaria, perché non farla subito? Quali ostacoli ci possono essere? Mi auguro non sorgano ostacoli di tipo personalistico né contrapposizioni di partiti. Questo è un argomento sul quale ci dovrebbe essere l’unanimità.