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nessun paese è un’isola

Nessun Paese è un’isola

Per provare a suggerire nuovi sguardi il nostro Stefano Catone (elemento insostituibile in Possibile su diritti e immigrazione) sta lavorando a (come lo descrive lui stesso) «un lavoro di analisi e decostruzione dei luoghi comuni e della propaganda riguardante i flussi migratori e l’accoglienza». Ecco la presentazione del progetto:

“I famosi 35 euro al giorno regalati agli immigrati, che in realtà sono destinati agli italiani che se ne occupano.

La profugopoli sbattuta in prima pagina, senza considerare che i cattivi esempi – che vanno spazzati via – in realtà nascondano modelli virtuosi e efficaci.

È, come sempre, la logica dell’emergenza quella da superare.

È, come sempre, la storia e la vocazione del nostro Paese: una “quasi isola” in mezzo al Mediterraneo, orientata in senso meridiano, naturale collegamento tra un Nord più ricco di noi e un Sud che sta molto peggio di noi.

L’accoglienza può essere fatta bene. Possono essere valorizzati gli interventi di qualità, possono essere eliminate le distorsioni e spese bene le risorse, a favore dei rifugiati ma anche delle comunità che li ospitano. Vale soprattutto per le zone periferiche del paese, attraversate da passaggi di persone che probabilmente in quelle zone non si fermeranno.

In questo viaggio, curato da Stefano Catone, ci guidano Luca Ciabarri (antropologo) ed Elly Schlein (parlamentare europea) offrendo uno sguardo internazionale e più precisamente europeo al fenomeno, lo stesso Stefano Catone e Marco Omizzolo (sociologo) con due inchieste sulle potenzialità del sistema di accoglienza italiano, Daniela Di Capua(direttrice SPRAR) intervistata da Erika Capasso sulla rete SPRAR e Giulia Capitan(OXFAM) sul sistema hotspot. Ascolteremo le testimonianze del comitato Possibile di Udine sulla rotta balcanica, i volontari del centro Baobab di Roma e di Welcome RefugeesPaolo Naso sui canali umanitari attivati da Mediterranean Hope. Chiudono Fabrizio Gatti e la sua vita da migrante e Riccardo Staglianò sul sistema dei media. A Giuseppe Civati sono lasciate le conclusioni e l’impegno a tradurre in politica tutto questo.

Perché sostenerci. Perché la prossima pagina tocca scriverla a tutti noi che che ci reputiamo costruttori di pace, inclusione e convivenza.

Perché non è il tempo della paura, ma è il tempo di guardarci negli occhi e dire che un mondo migliore è possibile, ma per costruirlo possiamo contare solo sulle nostre forze. Spiegando, raccontando, mettendo in pratica e diffondendo gli esempi virtuosi, costruendo una cultura dell’accoglienza.

Venite con noi, mettiamoci in cammino”.

Il crowdfunding del progetto, se volete contribuire, è qui.