Vai al contenuto

nomi cognomi e infami

Prima di volare a Milazzo dove la cultura non è un pranzo di gala

tumblr_inline_n7lybiSOT21sgwji6Domani sarà il primo dei miei tre giorni a Milazzo. L’iniziativa è organizzata dall’associazione The Red Whale e passa dalla messa in scena dello spettacolo Nomi Cognomi e Infami, un laboratorio di scrittura di due giorni e la presentazione del libro L’innocenza di Giulio e del nuovo progetto L’amico degli eroi.

Insomma credo che avremo molte cose da dirci nella cornice di una città bellissima.

Questo il comunicato degli organizzatori:

DAL 27 AL 29 Giulio Cavalli a Milazzo. Il teatro e il racconto, la testimonianza e l’ironia come forme di lotta alle mafie.

Venerdì 27 Giugno alle ore 21,00 va in scena, nell’Atrio del Carmine a Milazzo (ingresso sia da piazza Caio Duilio che dalla Marina Garibaldi), “Nome Cognomi e Infami”, uno spettacolo feroce e ironico che apre tre giorni di iniziative che ha come protagonista l’attore e scrittore Giulio Cavalli.

La tre giorni di Cavalli a Milazzo proseguirà il 28 e 29 Giugno con:

Laboratorio “La scrittura civile” all’interno della Villa Amalia Cumbo in Via Panoramica 47 nelle giornate del 28 e 29 ;

28 Giugno dalle ore 20:30: Aperitivo, narrazioni, immagini e musica (Villa Amalia Cumbo in Via Panoramica 47 );

29 Giugno dalle ore 20:30: presentazione del Libro “Innocenza di Giulio” (Pescheria). Nel corso di questa iniziativa di chiusura verrà anche presentato il lavoro di costruzione di uno spettacolo “prodotto dal basso” che Cavalli sta realizzando con centinaia di “azionisti” attraverso la Rete: “L’amico degli eroi” ispirato a Marcello dell’Utri

Per Informazioni www.theredwhale-blog.tumblr.com

theredwhale@yahoo.it

 

A chi conviene? (a Ravenna e non solo)

Che bravi che sono i ragazzi del gruppo dello zuccherificio di Ravenna che decidono di imbastire un festival che inonda le piazze della città in questo giorni di indifferenza vacanziera affrontando argomenti non convenzionali e affidandosi alle proprie forze decisionali e intellettuali senza cercare il plauso delle istituzioni o delle associazioni istituzionali. Ieri, in una piazzetta che sembrava la “sala riunioni delle persone che ci tengono”, abbiamo respirato l’aria pulita dei curiosi per passione e oggi qualcuno riprende le nostre domande:

Il giullare Giulio Cavalli ha riempito la piazzetta e, sotto lo sguardo della sua scorta, ha parlato come promesso di mafia e criminalità. Da bravo giullare ha divertito e commosso. Ci ha ricordato che «Non dobbiamo avere paura di ciò che non sappiamo, ma di ciò che crediamo sia vero e invece non lo é». E a noi ravennati, proprio noi in particolare, ha suggerito un esercizio di matematica: sommate tutti gli ipermercati della regione e scoprirete che, come in Lombardia, il numero di clienti potenzialmente necessari per tenerli tutti aperti è superiore a quello degli abitanti stessi. E oltre all’esercizio, ci ha suggerito anche una domanda, a noi ravennati: a chi conviene costruire case che già si sa che nessuno comprerà? A chi conviene costruire case che resteranno disabitate?

Un’intervista

Il sito originale è qui. L’intervista è di Federica Angelini.

image

Tra gli appuntamenti del “Grido della Farfalla“, sabato 21 giugno (ore 21.30) in piazza Unità d’Italia, spicca quello con l’attore e autore Giulio Cavalli che a Ravenna porterà “Nomi, cognomi, infami“ dedicato ai temi della mafia su cui Cavalli da tempo concentra il suo impegno artistico, tanto da vedersi assegnata una scorta per motivi di sicurezza.

Perché usare il teatro per raccontare la mafia? Cosa è possibile dire con lo spettacolo che con la cronaca non si riesce a mostrare?
«Innanzitutto, nel teatro c’è il contatto diretto con il pubblico che ti permette, se vuoi, di essere anche più cattivo. E poi perché da sempre l’ironia e la giullarata hanno funzionato per prendersi gioco della prepotenza dei potenti. E in fondo la criminalità organizzata è innanzitutto questo: un potere prepotente. È una tradizione che pesca dal giullare del Cinquecento e arriva a oggi, cercando di essere contemparanea. Non parliamo di chi c’è stato ma di chi si presume che ci sia».
Come ti documenti? Il lavoro preparatorio è simile a quello del giornalista?
«Sì, sicuramente. Come un’inchiesta giornalistica parto dagli atti processuali o da  elementi di indagine. Infatti molto spesso, per preparare i miei spettacoli, mi avvalgo più dell’aiuto dei magistrati, per dire, che di operatori teatrali. Lo spettacolo poi si crea cammin facendo. A un certo punto, mentre si raccoglie materiale, si scopre che quella frase può essere importante o che permette di prendere la storia da questo o da quel punto di vista rendendo la vicenda più fruibilie. Lo scopo è creare un trauma buono. Siamo stati in questo paese tacciati di allarmismo. Noi vogliamo un allarmismo sano ed etico».
Sei stato tra i primi a preoccuparti delle possibili infiltrazioni nell’Expo di Milano.  Te l’aspettavi? Cosa bisogna fare?
«Non era dfficile. In fondo cos’è la criminalità organizzata? Un sistema che mette insieme poteri politici e imprenditoriali. Nelle regioni del nord si fa più fatica a vederla perché si crede sia altro. C’è stata una specie di narcotizzazione, sembra che un’intera generazione non se ne sia accorta, nonostante i processi che si sono svolti negli anni Ottanta e Novanta, dove già era emerso tutto il marcio che avrebbe dovuto far scattare una reazione su Milano».
Ma la criminalità organizzata è la mafia o l’ndragheta che si sposta al nord o il nord ha comunque evoluto una sua criminalità diciamo endogena?
«La criminilità organizzata è uno strumento. Ci sono imprenditori lombardi, emiliani o romagnoli, che non rispettano le regole e hanno un braccio anche armato o prepotente. La storia degli imprenditori del nord schiavi e vittime dei calabresi non me la bevo».
Potrebbe capitare che non sappiano in realtà con chi si stanno associando?
«La storia degli imprenditori che non sapevono è una scusa. Ma non credo che siano i soli responsabili, sia chiaro. Andiamo a vedere anche i bancari che concedono fidi o presitti inspiegabili a persone che risultanto nullatenenti. Credo ci si una responsabilità collettiva a tutti i livelli».
Come se ne esce?
«C’è una generazione che sta cominciando a indignarsi, a studiare e analizzare quanto succede e questa è una buona notizia. Vedo un nuovo interesse nelle scuole e persone che si muovono in comitati, associazioni, realtà varie della società civile che si sta sostituidendo al compito della politica. Prima o poi questa generazione diventerà classe dirigente, e sarà una classe dirigente che conosce il tema: chi ci dovesse capitare dentro sarà condannato anche dal punto di visto etico. A quel punto, qualcuno che nega la mafia o è un mafioso o è un imbecille».
Intanto però scoppia lo scandalo Mose a Venezia…
«Con l’Expo si diceva che non ci poteva essere una figura internazionale  peggiore, e invece, eccola.  Credo che l’affare Mose andrebbe studiato, un po’ come Gladio, perché  va molto oltre la politica, interessa imprenditori, ma anche magistrati, un generale della Guardia di Finanza. Sta emergendo una sorta di loggia che cura i propri interessi, che è ciò di cui si occupa l’articolo  416 del  codice penale».
C’è anche un problema di regole?
«C’è sicuramente un problema di regole, perché l’appalto al massimo ribasso ormai è provato che non funziona. Poi questo agire sempre in condizioni di urgenza. Se ci pensi, l’urgenza per un’opera in ritardo è un’idea kafkiana, di per sé teatrale. Questo è il paese delle regole e delle deroghe. E il problema è che spesso le carte  sono a posto. I professionisti delle “carte a posto” sono più ad ampio raggio».
Nemmeno la trasparenza dei dati pubblici ci salverà?
«A oggi la questione della trasparenza non ha trovato uno sbocco. Il problema riguarda una filiera di classe dirigente fatta di inetti e collusi e poi la dimostrazione più palese che la criminalità organizzata riesce a operare perché c’è un meccanismo che più o meno consapevolemente copre quello che sta succedendo. Il problema è morale e regolamentare, bisogna trovare i buchi nelle regole.  Basti dire che questo paese non ha recepito la legge sull’antiricilaggio della comunità europea, considerata da tutti fondamentale in questa battaglia».
E quale deve essere il ruolo della politica?
«Credo che la politica possa fare il suo mestiere alfabetizzando un popolo o mettendo il proprio paese in condizione di poter lavorare. La secondo ipotesi mi pare lontana, almeno qualche decennio, quindi mi concentrerei sulla prima. L’alfabetizzione è un compito politico. Un ruolo che dovrebbe essere istituzionale. Ma abbiamo avuto ministri degli Interni accusati di concorso esterno. Questo è un paese dove i prefetti rasserenano gli animi e gli attori allarmano: c’è qualcosa di un po’ storto. Sarebbe bello che Renzi si concentrasse su questi temi, anche se non necessariamente deve essere un esperto. Il fatto che non sia mafioso mi pare già qualcosa, l’importante è che si circondi di persone competenti, capaci di  denunciare gli interessi del proprio partito, come Pio La Torre. Va detto che la commissione antimafia sta facendo un buon lavoro, al momento».
Saviano ha dichiarato che la sua vita sarebbe stata migliore se non avesse scritto Gomorra. Anche tu vivi sotto scorta, un rischio che avevi calcolato?
«C’è molta gente che è a casa senza lavoro con un mutuo e dei figli da mantenere, credo che ognuno viva i propri drammi in base alla propria scala di valori. Io faccio la mia vita, sono sorridente, allegro, felice. Per me uscire di casa accompagnato non è una così grave limitazione, è un contratto tra me e lo stato che mi permette di fare il mio lavoro. No vedo tutta questa epicità nell’avere la scorta. In fondo, anche Galan è scortato».

Giulio Cavalli. Note biografiche: classe 1977, milanese, dal 2001 calca le scene teatrali e dal 2006 il suo lavoro è sempre più incentrato su un teatro di denuncia sociale e politico. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Nel dicembre 2009 è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che gli ha portato la propria solidarietà per la vita sotto scorta a causa delle minacce da cosche mafiose. Nel gennaio 2010 è stato premiato a Catania con il premio Pippo Fava. Dall’aprile 2010 è stato eletto consigliere regionale candidato indipendente nella lista di Idv in Lombardia. Ha aderito successivamente al gruppo di Sel. È autore dei libri Linate 2001: la strage e Nomi Cognomi e infami (edizioni Verdenero). Nel 2012 esce per  Chiarelettere il suo L’innocenza di Giulio sui rapporti tra Giulio Andreotti e la mafia. Ora sta lavorando a un nuovo spettacolo su Marcello Dell’Utri che sta cercando di autoprodursi (tutte le info sul suo sito giuliocavalli.net) perché il «vento di Beirut spira ancora forte in Italia e l’ombra di Marcello è molto lunga».

Venerdì a Ravenna per “il Grido della Farfalla”

Ci vediamo venerdì a Ravenna, eh.

 

locandina rosaASPETTANDO IL GRIDO


HANGOUT #GDF2014

Presentazione ufficiale della sesta edizione del Grido della Farfalla. Racconteremo cosa avverrà all’interno del meeting dell’informazione libera ai giovani in piazza, durante un aperitivo con le associazioni universitarie.

19 giugno ore 19.30 – Bar Nazionale  Piazza Unità d’Italia

GRIDO DELLA FARFALLA 2014

 

VENERDI’ 20 GIUGNO

 

SCUOLA DI ALTRAMMINISTRAZIONE

Un corso di alta formazione che ha lo scopo di contribuire alla diffusione di pratiche di gestione virtuosa della “res publica” e la trasmissione di competenze fra amministratori. A Ravenna per la prima volta. A cura di “Associazione Nazionale Comuni Virtuosi”

ore 10.00 – 17.00 – sala multimediale del MAR- partecipazione su prenotazione (costo 50€ pranzo incluso – info: 3492842714 )

 

LECTIO MAGISTRALIS

Lezioni aperte tenute dai protagonisti delle discipline della conoscenza e dell’espressione. Scienza, letteratura e  diritto, raccontati da chi le vive ogni giorno. Le lectio saranno precedute dalla presentazione del progetto Peace Spot curato dalla Fondazione Flaminia

Ore 14,30 – Educare alla pace con la presenza di Valentina Morigi (Assessore del Comune di Ravenna)

Ore 15,00 –  lectio magistralis scienza: Oriano Spazzoli (fisico)

Ore 15,40 – lectio magistralis letteratura: Cristiano Cavina (scrittore)

Ore 16,20 – lectio magistralis diritto: Piergiorgio Morosini (magistrato)

Dalle ore 14.30 – Sala Spadolini, Biblioteca Oriani

 

UNA PARTITA, TANTE PARTITE

Dalle 18, Italia-Costa Rica dei mondiali di calcio. Al fischio finale entreremo nei campi molto meno seguiti, ai margini della società conosciuta. Davide Baldrati ci mostra la sua ricerca fotografica “Io sono Rumenigge”. Insieme a Francesco Della Torre  con il quale esploreremo il calcio raccontato dal cinema.

ore 18 – bar Teodora, Via Corrado Ricci

 

QUEST’AULA NON E’ UN BUNKER

Con Christian Raimo ed Eugenio Baroncelli, scrittori e professori, si parlerà di scuola e del mestiere dell’insegnante. Si analizzerà il confronto quotidiano con gli studenti, con la società e con le Istituzioni. 

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

 

CONCERTO Lord Lovo e i Rubiconians

un grande mix di danze caraibiche, balli esotici, serenate sfrenate, romanticismo balneare e puro calypso! Concerto offerto dal bagno Waimea

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

SABATO 21 GIUGNO

 

#SLOTMOB @RAVENNA

La dipendenza più diffusa oggi? Il gioco d’azzardo: quello dei 1800 € medi spesi dagli emiliano-romagnoli, quello dei ludopatici, quello del business per le criminalità organizzate, quello dello Stato che non rimedia agli errori di valutazione. Con Chiara Pracucci e Vittorio Foschini vogliamo continuare la campagna per non morire di gioco d’azzardo.

ore 10 – Caffè Letterario di via Diaz

 

VENT’ANNI CONTRO

1992-93 gli anni delle più gravi stragi mafiose in Italia. In tanti le hanno vissute, in tanti le ricordano, e purtroppo in troppi non ne hanno mai sentito parlare. Antonio Ingroia ha affrontato da vicino quel periodo, ci racconta cosa ha condotto a quegli eventi e cosa ne è conseguito. Con Pierluigi Senatore di Radio Bruno e Gabriella De Luca.

ore 16 – Piazza Marsala

 

GOOD NEWS!
“ E’ grazie ai successi che cambia il mondo! “. Inondati quotidianamente da notizie di apocalissi economiche e sociali, ci siamo convinti che nulla potrà cambiare in meglio. Riscopriremo insieme a Michele Dotti e a Simone Canova la grande forza degli esempi positivi e la voglia di riscatto di questo Paese, con la dose necessaria di creatività e voglia di stupirsi.
Ore 18 – Piazza Marsala

 

Spettacolo teatrale – NOMI, COGNOMI E INFAMI

Giulio Cavalli mette in scena uno spettacolo teatrale in cui si fanno i nomi. I nomi delle persone normali, divenute eroi per il coraggio che manca agli altri. Si fanno i nomi dei mafiosi per esporli al giudizio pubblico, un’abitudine che si è persa.

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

 

CONCERTO “In punta di piedi  Acoustic Duo”

dosi di blues, soul e  bossanova con Valentina Fanti alla voce e Alessandro Spazzoli alla chitarra acustica.

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

DOMENICA 22 GIUGNO

 

ILARIA, MIRAN E LA VERITA’

Morire per la ricerca professionale della verità. La verità a cui si aspira con tanta passione per rispondere all’istinto di raccontarla agli altri. Francesco Cavalli presenta il suo libro sulla ricerca della verità di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e i misteri che le ruotano attorno.

ore 16 – Piazza Marsala

 

PREMIO PER IL GIORNALISMO D’INCHIESTA – GDZ

Abbiamo ricevuto quasi 50 inchieste da tutta Italia che parlano dei temi più svariati. Un patrimonio di ricerca sul nosto Paese, così come patrimonio per la democrazia sono i giornalisti che le hanno scritte. Consegneremo i premi messi in palio grazie al finanziamento della Fondazione Del Monte. Presenti l’Assessore Valentina Morigi e i giurati.

Saranno presenti i vincitori: 

– Categoria Giovani

1º Ester Castano

2º Michela Mancini

– Categoria Nazionale

1º Maurizio Torrealta/Emmanuele Lentini

2º Enrico Casale

– Menzione Speciale

Giuseppe Pipitone

ore 18 – Piazza Unità di Italia

 

LAVORO E AMBIENTE POSSONO CONDIVIDERE?

A partire dal caso Ilva di Taranto analizzeremo i problemi delle politiche ambientali in Italia legate ai concetti di sviluppo tecnologico e industriale assieme ad Alessandro Marescotti (blogger Fatto Quotidiano, giornalista Peacelink, vincitore premio Honoris Causa “Gruppo dello Zuccherificio”) e Gianni Dragoni (giornalista Sole 24ore, e AnnoZero su La7) 

ore 21 – Piazza Unità d’Italia

VIDEOPERFORMANCE  – “Il Viaggio ai tempi del web”

Performance live  d’arte, disegno, video e musica, con una particolare attenzione alla collocazione della proiezione nell’architettura, per esplorare il viaggio ai tempi del web. A cura di “Scimmie di Mare”.

ore 23 – Piazza Unità d’Italia

 

E NON SOLO…

Concerto “IL SILENZIO DELLA PIETRA”

“…anche le pietre hanno una memoria”

La pietra è un registratore naturale che conserva impronte sonore dell’origine della vita. 

Luigi Berardi suonerà la pietra alla ricerca di suoni che tutti possono riconoscere

Venerdì 20 alle ore 20.45 (3 ripetizioni da 30min) – Giardini Pensili del Palazzo della Provincia. Piazza San Francesco.

UN PICCOLO PASSO PER LA LETTURA, UN GRANDE BALZO PER L’UMANITA’

Dedicato a tutti quelli che non amano leggere, da tutti quelli che non ne possono fare a meno. Leggeremo i passi consigliati dai lettori, raccolti in collaborazione con le librerie di Ravenna e la biblioteca Classense. Una lettura per tutti i presenti, condivisa, scambiata, assorbita.

Anticipa l’evento: “Tu leggi a me io leggo a te”, letture dagli 0 ai 7 anni, in collaborazione con le lettrici volontarie di Npl.

Sabato 21 giugno dalle ore 17 – Piazza del Trebbo Poetico

TEATRO DI STRADA
IMPRO’!

L’associazione 05QuartoAtto porta in strada l’esilarante improvvisazione teatrale.

Domenica 22 ore 18 – Via Cavour

CUT!
“Cut” è il gioco a cui tutti abbiamo giocato almeno una volta: “nascondino” . Poesie e zirudele in dialetto romagnolo con Eliseo Dalla Vecchia e Rudy Gatta.
Domenica 22 ore 18 – Piazza del Trebbo Poetico

Perché Giulio Cavalli a Milazzo?

L’articolo di Pietro Orsatti:

Giulio Cavalli locandina web DEFINITIVAPiccolo, solo, rompiballe, testardo. Giullare per attitudine, feroce per necessità, brigante per gusto, poetico perché gli viene così. Siamo amici, da nni. Intermittenti nella vita, solidali senza porsi il problema se convenga o meno.
Giulio Cavalli lo conosco da prima che gli piovessero sul suo “crapone” norditsta le mattonate del potere. Quel potere lì che ha mille facce e sembra buono per ogni italica stagione. Collaborammo su alcune cose, innamorati del gusto di raccontare. Mi ricordo quando poteva girare senza avere un paio di agenti di scorta. Prima che la mafia (le mafie) trovasse intollerabile che un giullare ne mostrasse il volto grottesco e osceno. Non si può mica tollerare, quando si è mafiosi, il ghigno sbilenco di un teatrante che porta alla risata. Una risata vi seppellirà. E la mafia non ha nessuna propensione a essere messa in ridicolo. Brava gente i mafiosi, di sani e sanguinari principi, dove i piccioli sono serissimi, gli affari santi e il crimine una vocazione.  Una notte di quell’estate in cui qualche mafiosazzo prese la decisione di minacciare un attore di Tavazzano (quasi ridente paesotto a uno sputo da Lodi) ci prendemmo una sbronza colossale. Girammo fino all’alba  per Palermo con altri tre quattro disgraziati a ridere di quello che stava succedendo. Sudati, spaventati (era un’estate in cui saltavano per aria macchine, arrivavano  pizzini e proiettili, qualche burlone disegnava bare sui muri, giravano voci, ci si cagava sotto) ma soprattutto stupefatti. E’mai possibili che la mafia minacci di morte un attore? Anzi, di più, un giullare? In Italia si.
Giulio è scomodo, è un non allineato, è un rompiballe seriale. Ha fatto – sia ringraziato il cielo – una montagna di cazzate e incasellato  piccoli gioielli di teatro e narrazione. Non solo sulle mafie ma anche su di loro. In questi anni ha affinato arte e mestiere. E la solitudine di un passaggio in politica e della vita misurata da un paio di angeli custodi che lo accompagnano passo passo giorno dopo giorno da troppo tempo.
E allora questa idea di portarlo a Milazzo a fare parte di questo atto di brigantaggio culturale che è The Red Whale, dove gli artisti chiamati a partecipare non vengono solo a fare uno spettacolo e poi tanti saluti e via. Ma come l’abbiamo pensata noi artisti, testimoni, giornalisti per partecipare devono per forza di cose lasciare una traccia mischiandosi. E quindi: uno spettacolo, due giorni di seminario sulla scrittura civile e teatrale, una serata di chiacchiere, musica, cibo e quello che viene viene e poi un dibattito in riva al mare. Misturar, si dice in Brasile quando si raggiunge una buona e fruttuosa parceria (accordo) fra diversi. E con Giulio è obbligatorio e possibile.
Quindi il 27/28/29 Giugno apriamo il calendario di The Red Whale a Milazzo (ME) con lo spettacolo “Nomi, Cognomi e Infami”, con un seminario di due giorni sulla scrittura civile e la presentazione del libro “L’innocenza di Giulio” e altre robe che metteremo in piedi briganteggiando fra cielo e mare.

 

Solo un’intervista

Per il sito peridirittiumani.com:

peridirittiumani_poscyan_400Dal 1996 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova per continuare a cercare una giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.

In questa giornata così importante abbiamo rivolto alcune domande a Giulio Cavalli, attore e scrittore, in scena con il suo spettacolo teatrale – tratto dal saggio omonimo – Nomi, cognomi e infami.

Ringraziamo molto Giulio Cavalli per la sua disponibilità

Un libro, uno spettacolo teatrale: da cosa nascono questi due progetti? E quanto è importante far conoscere nomi e cognomi dei collusi con le mafie?

Nascono da un’esigenza di fondo: evitare le speculazione sulle storie personali del narratore e tornare sulle storie, sui personaggi (che in questo caso sono persone in carne e ossa che hanno lottato al fronte). Il libro nasce ormai qualche non fa per provare a mettere ordine in ciò che mi stava accadendo e spostare i riflettori sugli eroi moderni del nostro tempo da Borsellino a Don Peppe Diana e molti altri. Lo spettacolo, come spesso succede, ha invece un’altra vita e altri tempi e nel corso del tempo si è reinventato completamente diventando una sorta di “teatrogiornale” che parte dalla memoria e cerca di arrivare al contemporaneo. Tenere vive le storie del passato declinandole nel presente con l’arma bianca potentissima del sorriso.

Da anni si occupa di questo argomento e dimostra che le mafie sono infiltrate ovunque, anche nel Nord Italia, e questo rovescia lo stereotipo sul meridione…

Fortunatamente la consapevolezza sta maturando e ora non c’è più spazio per banali negazionismi. A Milano come in molte altre città del nord abbiamo dovuto sopportare importanti figure politiche e istituzionali che si sono permesse di non vedere (e pretendere che non si vedesse) il problema delle mafie finendo per alimentarle. Negli ultimi anni su questo abbiamo fatto dei grandi passi in avanti e spero che presto si possa arrivare a decidere che chi nega è semplicemente un imbecille oppure un colluso. Mi rincuora il fatto che frequentando spesso le scuole mi renda conto come le nuove generazioni non risentano più molto dello stereotipo mafia = sud.

Può anticiparci alcune storie da lei raccontate?

Da Peppino Impastato al generale Dalla Chiesa e all’Avv. Ambrosoli, lo scempio di rifiuti interrati in Campania e poi quello che succederà in quei giorni. Lo spettacolo è “mobile” e si avvale di un canovaccio a disposizione dell’improvvisazione quotidiana. Non ne esistono mai due uguali. Anzi a volte le repliche sono molto dissimili.

Parlare di mafia, lottare contro la criminalità organizzata, fare campagne di sensibilizzazione: anche questo vuol dire “fare politica”? E qual è la responsabilità di ogni cittadino?

C’è l’articolo 4 della Costituzione. E’ un comandamento bellissimo e pieno di speranza: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

L’articolo dice che l’indifferenza è incostituzionale.

670 persone vivono sotto scorta, in Italia, e lei è una tra loro: quando è cominciato questo suo percorso? Come si svolge la sua quotidianità?

Non credo sia il caso di coltivare questa bulimia di racconti di scortati: faccio tranquillamente il mio lavoro con uno Stato che mi protegge. Piuttosto che parlare delle scorte di attori o scrittori sarebbe il caso di domandarsi in che condizioni vivano i testimoni di giustizia. Potremmo finalmente liberarci della superficialità e del voyeurismo che hanno fatto scivolare l’antimafia in un “Grande Fratello”.

Nomi, cognomi e infami: la recensione di Persinsala

Di Fabio Di Todaro, qui:

Al Teatro della Cooperativa di Milano è andato nuovamente in scena Nomi, cognomi e infami, lo spettacolo di Giulio Cavalli che fa riflettere in modo ironico sul delicato tema delle criminalità organizzate.

Parla senza peli sulla lingua: e fin qui nulla di nuovo. Ma di Nomi, cognomi e infami, opera di Giulio Cavalli riproposta nei giorni scorsi al Teatro della Cooperativa di Milano, stupisce la stringente attualità, nonostante lo spettacolo sia stato prodotto quattro anni fa. Non un’epoca a teatro, ma il segno dell’immobilismo di un Paese che, sebbene la morsa della crisi sia sempre più stringente, ha finora lasciato scorrere invano giorni preziosi.

È un monologo intelligente quello dell’attore lodigiano, abile a coinvolgere con ritmo costante il pubblico e a farlo finanche sorridere, nonostante l’amarezza dei temi trattati. Uomini veri e altrettanti taroccati. Sul palco è tutto un susseguirsi di persone che, per il loro spiccato senso civile, sono oggi riconosciute come eroi: dai giornalisti Peppino Impastato e Roberto Saviano ai magistrati Bruno Caccia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma Cavalli, pur non citandoli, fa riferimento anche a tanti altri esponenti dell’antimafia meno noti: la giornalista Rosaria Capacchione, i rappresentanti dell’associazione Libera, il magistrato palermitano Nino Di Matteo.

A frapporsi a loro, nello spettacolo come nella vita, una serie di personaggi balzati agli onori della cronaca per pavidità, povertà culturale e interessi illeciti. Vengono così fuori dei ritratti di boss autentici, ma difficili da riconoscere. Costanti anche i riferimenti alla Lombardia, divenuta terreno di coltura prima di Cosa Nostra e più recentemente della ‘Nrangheta. «Se l’eroina era un business per le organizzazioni criminali e i suoi morti sono riconducibili ad attività illecite, la Lombardia è la regione che conta il più alto numero di morti di mafia». Giulio Cavalli, nei panni del giullare medioevale, punta a stimolare «il muscolo della curiosità, perché non ha senso commemorare ogni anno le vittime di mafia e vivere tutti gli altri giorni dimenticandosi di loro e fingendo di non vedere ciò che accade attorno a noi». Chiaro il riferimento alle recenti celebrazioni in memoria di Lea Garofalo: «Quanti di voi sanno che Lea è morta per colpa dello Stato che le ha tolto il programma di protezione riservato ai testimoni di giustizia?». Pochi, sicuramente, sebbene il 14 ottobre scorso le lacrime abbiano rigato il volto di molti italiani, nel giorno del funerale in cui Milano ha reso omaggio alla donna di Petilia Policastro uccisa dalla mafia calabrese all’ombra della Madonnina nel 2009.

Cronaca e analisi si intrecciano, portando in copertina storie meno note anche al pubblico più sensibile alla tematica. Lo spettacolo – tratto dall’omonimo libro scritto da Cavalli e pubblicato da Edizioni Ambiente – riesce nell’intento di svegliare le menti ed esorcizzare il tema delle minacce, mai direttamente affrontato dall’attore nel corso della rappresentazione.