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Oscar Farinetti

Farinetti e la “signorina” Marta Fana: così si spegne lo storytelling del padrone

Cinque minuti di televisione che sono il manifesto di un’era. Cosa è successo lo vedete qui:

Da una parte c’è Oscar Farinetti, il mago dello storytelling di un capitalismo che traveste i poveri da “fortunati frequentatori” di supermercati ammantati di ottimismo e dall’altra c’è Marta Fana, una ricercatrice che come tanti se n’è andata dall’Italia per cercare un Paese all’altezza delle proprie aspirazioni.

Farinetti, al solito, ci mette la sua melassa narrativa per raccontare di un’Italia che deve ripartire grazie alla “fiducia”, come se con la fiducia, l’ottimismo e un po’ di letteratura funzionale alla promozione della frutta e della verdura i giovani possano costruirsi una vita dignitosa. Farinetti è uno di quegli imprenditori che sognano di essere ringraziati ogni ora tutto il giorno dai concittadini e dai dipendenti per l’opportunità di averlo conosciuto. Farinetti è il mago del senso del lavoro talmente bistrattato che alla fine diventa un privilegio: è perfettamente funzionale a questa epoca di schiavismo edulcorato.

In trasmissione però non trova i soliti vassalli pronti a bersi la sua narrazione. C’è una persona vera, di quelle che tutti i giorni frequentano una generazione tradita. E Marta Fana, tranquilla, sciorina tutte le contraddizioni di chi impoverisce i diritti e intanto raddoppia i prezzi dei legumi.

E come reagisce lui? Promette querela. Al solito. Non risponde. Al solito. Ma soprattutto si rivolge a Marta Fana chiamandola “signorina”. Signorina. Come un padre di famiglia con una giovinastra che è troppo discola. Signorina come si usa per sminuire infilandola in una categoria non all’altezza, senza nemmeno meritarsi un nome e un cognome.

E in quel “signorina” lì c’è tutto lo sprezzo dei padroni che sembrano tornati padronali come potevano permettersi solo cinquant’anni fa.

Buon venerdì.

(da Left)

L’irritabile Farinetti e quelle carte di Eataly

ELEZIONI: RENZI, BERLUSCONI TI VENDE PENTOLE A EURO 19.90Il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto di visionare le carte che hanno portato all’aggiudicazione diretta di uno store di Expo 2015 a Eataly di Oscar Farinetti per capire se le procedure si sono svolte in maniera corretta. “Eataly è una delle più note realtà nel mondo, dopo l’interrogazione parlamentare ho chiesto di vedere le carte”, ha detto Cantone spiegando di essere abituato a esprimersi “sulla base dei documenti”. Quanto la notorietà di Eataly possa aver inciso ai fini della gara (non avvenuta), “mi riservo di verificarlo”. La replica di Farinetti, affidata ai microfoni di Radio Capital, non si è fatta attendere: “Se continuano le polemiche di gente che non fa e che ha un sacco di tempo da perdere per criticare chi fa, noi ci ritiriamo senza problemi”.

Sull’affidamento diretto a Eataly era stata presentata un’interrogazione parlamentare di due deputati di Sel al ministro Maurizio Martina. E il commissario unico del governo per Expo 2015, Giuseppe Sala, ha difeso la scelta: “Possiamo non fare una gara quando c’è unicità. E dal nostro punto di vista, Eataly è unico”, ha detto durante un incontro all’Expo Gate. Un riferimento alla capacità della società fondata da Farinetti e alla sua notorietà internazionale. “Non è facile vendere 24 milioni di biglietti e all’estero quando parli della Scala aperta sei mesi, di Eataly e di Slow Food la gente capisce”. L’idea di Farinetti, che avrà a disposizione due ‘stecche’ da 4mila metri quadrati ciascuna in cui funzioneranno 20 ristoranti, uno per ciascuna regione italiana, è quella di realizzare “l’osteria più grande del mondo”.

(fonte)