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raffaele cantone

EXPO in fretta e furia. Anche le leggi.

Quel pasticciaccio brutto di EXPO 2015 sta mettendo in moto tutti i peggiori meccanismi dell’opera a tutti costi, costi quel che costi. Un’accozzaglia di interventi disorganizzati e disomogenei per tranquillizzare l’emergenza mentre tutti quelli che sono chiamati a lavorarci dipingono un quadro sempre più desolante. Ora tocca a Raffaele Cantone:

A leggere il documento di dieci pagine firmate dal magistrato non stupisce la velocità d’azione, invocata urbi et orbi soprattutto dopo l’altro grande scandalo quello del Mose, ma le critiche di poca chiarezza che emergono nei confronti degli articoli del decreto legge 90/2014 che riguardano proprio i poteri del presidente dell’Anac. Nel mirino del magistrato, che oltre a dare la caccia ai clan dei Casalesi è stato per un lungo periodo all’Ufficio del Massimario della Cassazione, l’articolo 32. Cantone trova che la descrizione del fumus bonus iuris (ovvero la presunzione dell’esistenza di presupposti sufficienti per applicare un istituto giuridico) sia oscura: “il legislatore, non sempre utilizzando una terminologia chiarissima e lasciando, quindi, adito a qualche dubbio ermeneutico, sembrerebbe distingue un duplice momento che pur avendo idealmente autonomia potrebbe, però, non averla dal punto di vista squisitamente temporale”.Quando matura questo pressupposto? Cantone, dopo un ragionamento, conclude da sé che basterà un’ordinanza di custodia cautelare o un decreto che dispone il giudizio. 

Su EXPO e Raffaele Cantone

Poiché mi pare che sia bastato l’annuncio per rendere tutti felici vale la pena leggere un interessante articolo di Luca Beltrami Gadola sul Decreto legge 24 giugno 2014 n. 90 che è stato sventolato da più parti come il “salva Expo”:

Di Expo si parla all’articolo 30 (Unità operativa speciale per Expo 2015), la cui lettura, che consiglio a tutti al colto e all’inclita come esempio di fumo puro, indica in sintesi quel che si deve fare: verificare in via preventiva, controllare i corretti adempimenti in materia di trasparenza, si assegnano poteri ispettivi, si dà accesso a banche dati “già attribuiti alla soppressa Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (1) “, eccetera eccetera. Insomma si tratta semplicemente di aver soppresso un’autorità, quella di vigilanza sui contratti pubblici, che implicitamente si accusa di incapacità, e di avene trasferito i poteri all’ANAC, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione. Di nome in nome. Posso aver preso un abbaglio, e me ne scuserei con i lettori, ma del potere di “commissariare” singoli cantieri di imprese colte con le mani nel sacco della corruzione non ne vedo traccia. Forse si pensa di ricorrere ai famosi “patti d’integrità” sottoscritti dalle imprese in fase contrattuale, dove per altro è prevista sì la rescissione del contratto ma nessuna forma di commissariamento.

Intanto Raffaele Cantone rimane solo

Non arrivano le nomine, l’Autorità Anticorruzione è parcheggiata dietro il nastro della propaganda:

E Cantone restò solo. Mentre si infiamma il dibattito politico sugli arresti per i Mose e per l’Expo2015, il consiglio dei ministri convocato oggi non ha scelto i tre componenti dell’Autorità anticorruzione da affiancare al magistrato nominato presidente da Renzi in aprile. Se era già nell’aria il rinvio del decreto sui famosi poteri dell’Autorità in fatto di controllo sugli appalti pubblici, la mancata scelta degli altri membri si traduce nell’immobilità di fatto dell’ente, dato che i vecchi componenti hanno presentato le loro dimissioni all’arrivo del nuovo numero uno

Un giudizio condivisibile sul 416ter

Le parole sono di Raffaele Cantone:

Palermo, 4 apr.- (Adnkronos) – “La scelta fatta ieri dal Parlamento e’ corretta dal punto di vista metodologico e giuridico ma c’e’ un ma: che non sia l’ennesima occasione per fare un rinvio. Quello che conta e’ che venga approvato al piu’ presto”. Lo ha detto all’Adnkronos Raffaele Cantone, neo Presidente dell’Authority sulla corruzione. “Sono assolutamente contento del testo che e’ stato varato alla Camera. E’ un testo equilibrato che riesce a punire quello che serve, cioe’ lo scambio fra promesse. Sono favorevole anche all’idea che sia stata abbassata la pena perche’ e’ una questione di proporzionalita’ – dice ancora Cantone – Se noi puniamo un fatto che non e’ ancora di associazione mafiosa e che non puo’ essere considerato nemmeno come partecipazione all’associazione mafiosa, e’ giusto punirlo in modo diverso”.