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Roberto Maroni

Mi promettono assessore

542558_10151251695372756_2060577724_nSento strane voci che girano nel sottobosco lombardo che mi indicherebbero come sicuro assessore della prossima Giunta Ambrosoli. Il giochino è semplice: dare un visione comoda e “accomodante” di un patto sotto traccia che dovrebbe avermi garantito e quindi dipingermi come domato in questa campagna elettorale.

Certo, direte voi, rispondere con un post a semplici spifferi sembra un eccesso di difesa da animo complottista di questi tempi moderni e può risuonare stonato per chi, come me e tanti altri, per professione e per passione tende ad affezionarsi ai fatti piuttosto che alle deboli ipotesi. Ma qui mi interessa oggi puntare il dito sul significato politico di un atteggiamento che annuso (e non mi piace) di questa campagna elettorale che qualcuno vede troppo in discesa e spera di compiere per la semplice forza di gravità, senza spinte e sussulti.

Non so perché nei cuori di alcuni del centro sinistra, del centrocentrocentrosinistra e della nostra sinistracentro si sia instillata la certezza di una vittoria facile e sicura per acclarati demeriti dell’avversario. Non so nemmeno se tutta questa sicumera sia sintomo di un’etica politica che tende a diventare algebrica piuttosto che valoriale ma la campagna elettorale della Lombardia è anche la campagna per il Senato italiano, certo, anche la campagna per il centrosinistra del futuro, certo, ma è soprattutto l’occasione vera di interrompere il formigonismo e di non lasciare cadere il nord in mano ai sogni incostituzionali della Lega.

Mi preoccuperei molto meno di posizionarti e più di posizioni politiche chiare ai cittadini lombardi, mi preoccuperei di raccontare i programmi che già da due anni e mezzo pratichiamo nelle commissioni e in aula piuttosto che travestire da civismi paleolitici spin doctor con molto appetito o inseguire montismi disgiunti.

La politica è il mezzo, non il fine. Mi interessa la Lombardia, non gli assessori. E’ banale e démodé, lo so. Davvero.

Dice Umberto Bossi

1secessione421402122-178709In un’intervista a Repubblica che se vince Maroni il nord si stacca dal resto d’Italia. Non mi interessa discutere la visione pervertita e anticostituzionale di uno “sparito” della prima Repubblica quanto constatare che la visione di fondo della proposta politica di Maroni sia questa, senza troppi fronzoli. E quanto noi dovremmo essere semplicemente senza fronzoli nel raccontare la visione di un’Europa in cui l’Italia si presenta tutta insieme e contro le politiche economiche europee di questi ultimi anni. Perché il Maroni che critica la Merkel vuole diventare la Merkel per il resto d’Italia. E si contraddice da solo. Non è difficile. Davvero.

Il limite della vergogna leghista

Il limite della vergogna per la Lega Nord sappiamo bene che si spinge sempre un po’ più in là. Ce lo insegna la storia di questi ultimi vent’anni dove le provocazioni sono servite per i sussulti elettorali e per parlare al ventre molle di un parte di questo Paese.

Ma la scena vista a Busto Arsizio giovedì scorso forse entra nella “top ten” del cattivo gusto padano, nonostante Maroni si sia spolverato gli occhialini e rivestito da festa per recuperare un po’ di verginità:

gioebia a busto orribile

Il tema da non farsi scippare

Un consiglio (umile ma spero utile) agli amici di centrosinistra che in questi giorni stanno “attaccando bottone” in Lombardia per raccontare quanto sarebbe importante cogliere l’occasione di segnare la discontinuità con Umberto Ambrosoli alla guida della regione Lombardia:

  • ricordarsi di ricordare che il Formigoni che è sopravvissuto a tutti gli scandali che uno scrittore di thriller avrebbe potuto immaginare alla fine è caduto sotto i colpi dei presunti contatti con la ‘ndrangheta del suo assessore alla casa Domenico Zambetti. Il tema mafioso è entrato (per la forza della sua gravità) dentro tutte le case dove prima si discuteva di Renzo Bossi e Minetti: potremmo dire che, purtroppo, il tema è diventato popolare.
  • ricordarsi di ricordare che ogni volta è una sfida anche contro una retorica dell’eccellenza: con il Celeste era l’eccellenza sanitaria (nonostante Don Verzè, San Raffaele, Daccò, Santa Rita etc.) ora con Maroni è la retorica dell’antimafia dei fatti (nonostante Dell’Utri, Cosentino, i contatti mafiosi del tesoriere leghista Belsito etc.).
  • ricordarsi di ricordare che il governo Formigoni è stato appoggiato, sostenuto e condiviso dalla Lega Nord. Ricordarsi di ricordare che la Lega ha detto che ormai il PDL era insostenibile per il nuovo corso maroniano. Ricordarsi di ricordare che oggi PDL e Lega sono ancora insieme.
  • ricordarsi di ricordare che l’antimafia è una cosa seria. Che ha bisogno di una preparazione almeno all’altezza della mafia. E che quando diventa slogan la politica ha già perso.
  • ricordarsi di ricordare di stampare questo articolo del Corriere della Sera sui risultati del rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno, e tenerselo in tasca discutendone con i colleghi, gli amici, i parenti. Perché sarebbe ora di non farsi scippare il tema. Davvero.

 

grafico_pop_thumb[3]La mafia in Lombardia guadagna 10 milioni al giorno

La presenza di cosche a Milano è pari a Foggia o Trapani. Il mercato lombardo della droga è il più redditizio

Il Pil nero della Lombardia vale 3,7 miliardi di euro. E questo è il valore medio. Perché secondo la stima più elevata i ricavi complessivi dell’economia illegale in regione potrebbero essere superiori ai 5,2 miliardi. Per avere un termine di paragone: il bilancio dell’intera sanità lombarda, capitolo di spesa che assorbe gran parte del bilancio del Pirellone, ammonta a 16 miliardi.

Significa che le organizzazioni criminali italiane e straniere in regione ricavano circa 10 milioni di euro al giorno. Stringendo l’obiettivo, la provincia di Milano è la terza in Italia per numero di aziende confiscate alle mafie, indice significativo delle infiltrazioni criminali nell’economia legale. La radiografia delle penetrazioni mafiose in Lombardia (e in tutta Italia) è contenuta nel rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno.
La presenza mafiosa – Il primo capitolo dello studio analizza l’indice di presenza mafiosa nelle province italiane, un indicatore ricavato dall’incrocio di dati su indagini giudiziarie, reati, denunce e confische di beni. Si scopre così che Milano ha un «indice di presenza mafiosa» pari a quello di zone a tradizionale insediamento criminale come Foggia, Brindisi o Trapani, la provincia del capomafia Matteo Messina Denaro. E se in molte altre realtà le infiltrazioni criminali sono più pervasive, Milano è anche l’unica provincia nella quale esiste un contemporaneo e significativo radicamento di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. E proprio a partire dall’analisi della ricchezza della mafia calabrese si può approfondire il tema degli investimenti: la ‘ndrangheta ricava il 23 per cento dei suoi profitti nella propria regione d’origine, il 21 per cento in Piemonte e il 16 per cento in Lombardia, a conferma del ruolo strategico ricoperto dalle «colonie» del Nord.
La ricchezza criminale – Il mercato lombardo della droga è in assoluto il più redditizio in Italia, con ricavi stimati tra gli 840 milioni e i 2,4 miliardi di euro. Un valore doppio rispetto alla seconda regione in «classifica», la Campania (nonostante i clan che trattano stupefacenti tra le province di Napoli e Caserta siano tra i più potenti al mondo). Incrociando le tabelle messe a punto dai ricercatori di Transcrime si scopre però un dato interessante: soltanto un terzo di quei ricavi in Lombardia finisce alle organizzazioni criminali «tradizionali» (Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta). È la dimostrazione che Milano è un hub della droga per buona parte dell’Italia e del Sud Europa, un luogo di vendita e stoccaggio degli stupefacenti dove operano e guadagnano molto anche gruppi mafiosi stranieri (albanesi, serbi, marocchini).
La Lombardia ha anche il primato dei ricavi collegati alla contraffazione: circa un miliardo di euro l’anno che arrivano dal commercio illegale di attrezzature elettroniche e informatiche, abbigliamento, cosmetici e accessori falsi. Ricavi simili arrivano dallo sfruttamento della prostituzione, «settore» nel quale la Lombardia è seconda soltanto al Lazio.
Infiltrazioni nell’economia – Spiegano i ricercatori di Transcrime: «Interessante notare che nel settore “alberghi e ristoranti” i tassi più alti di concentrazione delle organizzazioni mafiose si registrano nel Nord Italia. Il valore più alto in assoluto a livello nazionale è quello della provincia di Lecco, seguito da Milano». Ovviamente qui si parla soltanto di aziende confiscate, quelle entrate nell’obiettivo della magistratura. Il quadro sconta quindi una «cifra nera» di sommerso che resta sconosciuta. Milano è comunque la terza provincia in Italia per numero assoluto di aziende confiscate. Si legge nell’analisi: «Al Nord la maggior parte delle aziende mafiose si concentra in Lombardia, dove le province di Lecco (7,3 confiscate ogni 10 mila registrate), Milano (3,4) e Brescia (2,7) mostrano tassi anche superiori a quelle di altre aree del Sud, testimoniando il grado di infiltrazione e di diffusione delle organizzazioni mafiose anche nell’economia del Nord». E mentre nelle zone d’origine non esistono commistioni, in Lombardia le mafie sperimentano infiltrazioni attraverso «joint venture» tra diverse organizzazioni criminali o sfruttando la disponibilità delle imprese legali.

Gianni Santucci

Cavalli (Sel) alza il tiro contro l’ex ministro degli Interni Maroni

Da Varesereport

Presentati i candidati della provincia di Varese che correranno alle elezioni regionali, il 24 e 25 febbraio, sotto il simbolo di Sel. Capolista è il consigliere uscente di Sel, l’attore anti-mafia Giulio Cavalli, segiuito da Maria Cottini (insegnante di Busto Arsizio), Andrea Bagaglio (medico del lavoro e dirigente Asl di Varese), Cinzia Colombo (assessore all’Ecologia di Gallarate, educatrice), Francesco Liparoti (coordinatore provinciale di Sel e lavoratore esodato), Marzia Giovannini (avvocato di Varese), Luca Saibene (avvocato di Uboldo).
“Di Varese mi sono già occupato nella scorsa legislatura in Regione – esordisce l’attore e regista Giulio Cavalli, capolista di Sel, che alle scorse elezioni si presentò a Varese sotto le insegne dell’Idv -, in particolare ho voluto seguire le follie formigioniane relative a Malpensa”. Cavalli ha attribuito anche a Sel il merito di avere fatto cadere la giunta Formigoni in Regione. Ma il suo attacco più forte è nei confronti dell’attuale candidato presidente del centrodestra, il leghista Roberto Maroni. “Da ministro degli Interni è stato molto disattento nei confronti delle infiltrazioni della criminalità organizzata in questo territorio”, dichiara Cavalli. Non solo: Cavalli sottolinea il fatto che Maroni abbia “salvato Cosentino e collaborato con Dell’Utri”. Inoltre, nessun appoggio del Carroccio è venuto alla proposta, presentata dallo stesso Cavalli al Pirellone, di una Commissione Antimafia a livello regionale. Per il consigliere regionale uscente di Sel, che si atutodefinisce “ostinatamente smoderato”, “Umberto Ambrosoli è l’uomo simbolo della rinascita, ma se la coalizione di centrosinistra assumerà toni troppo moderati, ci saremo noi, simpatici ‘scassaminchia’ (come diceva Peppino Impastato), a farla tornare in carreggiata”.
Sui temi della laicità richiama l’attenzione Cinzia Colombo, che dice che “la Lombardia è una delle regioni più confessionali d’Italia”, mentre Bagaglio spiega di avere aderito al Comitato per l’ospedale unico a Varese e dichiara che il nuovo ospedale “viene gabellato come una cosa eccezionale, pur sapendo che non ci sarà mai per gli enormi costi di gestione che comporta”. “Credo nella passione dei diritti”, rimarca Marzia Giovannini, e Luca Saibene critica le opere formigoniane nel Saronnese e dichiara che “vanno tenuti in considerazione i diritti dei cittadini”.
Conclude la presentazione dei candidati Francesco Liparoti, che giustamente riporta l’attenzione generale sulla pesante crisi che colpisce la nostra Provincia. “Se Formigoni si è occupato di tante cose, non si è mai occupato dell’industria lombarda: in 17 anni non si è mai vista una seria politica industriale. Ora si perdono posti di lavoro e le piccole e medie imprese pagano un prezzo altissimo per la crisi, abbandonate a loro stesse”.

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La nuova Lega e la vecchia immunità parlamentare

bossi-maroni-175738QUOTE LATTE: BOSSI E MARONI PRESENTI A PERQUISIZIONI
(ANSA) –
 Umberto Bossi e Roberto Maroni erano presenti, da quanto si è saputo, nella sede della lega di via Bellerio a Milano durante le perquisizioni della Gdf con al centro le quote latte. Presenti anche Roberto Calderoli e Roberto Cota. Su alcuni uffici i rappresentanti del Carroccio hanno sollevato la questione dell’immunità parlamentare.

Da quanto si è appreso, i rappresentanti del Carroccio hanno sollevato la questione dell’immunità parlamentare su alcuni uffici delle sedi del partito perché sono di pertinenza di alcuni parlamentari e quindi la Gdf non ha potuto acquisire il materiale presente in quegli uffici. L’inchiesta era partita dalla bancarotta della cooperativa di agricoltori milanesi ‘La Lombarda’ (in passato è stato condannato per il crack il legale rappresentante) e poi gli inquirenti hanno allargato le indagini su presunti episodi corruttivi, arrivando ad indagare anche in Piemonte.

Eccoli qui, quelli che ci promettono una nuova Lombardia.

L’ultima volta. Giuro.

roberto-formigoni-770x513Perché ho deciso da tempo di non dare retta a ciò che dice quell’egocentrico millantatore che è Roberto Formigoni, degno delfino dell’impunito visto ieri sera mentre trasformava la politica in paradosso per di più divertendosi pure.

Ma Formigoni che non ha nemmeno lo spessore per rivendicare una sana incazzatura (che in fondo gli spetterebbe) contro la Lega e recita la parte della pecorella ravveduta nei confronti della Lega rende bene l’idea dello spessore politico di un governatore forte delle proprie mura ventennali piuttosto che delle proprie pratiche di governo. Forse perché la Lombardia dovrebbe essere l’Ohio e invece sembra sempre un quartierino simile a quelli di lodigiana memoria (memento Fiorani, semper) dove l’aggregazione (ance nelle sue forme criminali) conta più del consenso.

“Lavorerò con il Pdl per Maroni” ha dichiarato oggi Formigoni in conferenza stampa mettendo il timbro (non che ce ne fosse bisogno) ad un’allegra brigata che vorrebbe avere la faccia pulita del candidato ex Ministro dell’Interno e invece ha lo stesso odore di sempre. Di sempre. Solo con 17 anni alle spalle  e qualche arrestato in più di un anno fa.

La Lega e l’antimafia

Roberto Maroni dichiara che per la Regione Lombardia occorre una “commissione antimafia”. Ma guarda un po’! E pensare che quando a proporla fu Giulio Cavalli (attore e consigliere regionale dell’opposizione, che vive sotto scorta perché minacciato proprio dalla ‘ndrangheta) nessuno della Lega gli diede retta. Anzi, quando lo stesso Cavalli denunciò infiltrazioni della ‘ndrangheta in Consiglio fu minacciato di querela dal leghista Davide Boni, allora Presidente del Consiglio regionale e poi dimessosi perché indagato per corruzione.
Comunque, anche se in ritardo, ben venga la commissione, ma il candidato ideale per esserne presidente e offrire le dovute garanzie dovrebbe essere lo stesso Giulio Cavalli, per la credibilità e competenza fin qui dimostrate, e non certo la persona indicata da Maroni: che avrà anche rifiutato i voti dalla ‘ndrangheta, ma sembra più per paura che per consapevolezza.

Lo scrive il PD di Vedano Olona.