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salvuccio riina

L’editore del libro di Riina Jr? Fallito. Nonostante Bruno Vespa.

Spiace sempre per il fallimento di una casa editrice ma non si può non essere felici del fatto che la mafia (e il favoreggiamento culturale alla mafia) non funzioni in libreria. Ecco cosa scrive La Tribuna di Treviso:

La storia della Edizioni Anordest di Villorba, breve ma assai movimentata, si è chiusa con la sentenza di fallimento emessa dal Tribunale di Treviso. La casa editrice di Mario Tricarico era balzata agli onori delle cronache un anno fa, quando pubblicò il contestatissimo libro di “Salvuccio” Riina, figlio del “capo dei capi” di Cosa Nostra Totò Riina. Duemila copie sufficienti a scatenare una polemica nazionale, con decine di librerie in tutta Italia che si rifiutarono, per ragioni etiche, di vendere il libro pubblicato a Villorba, con conseguenze, prima di tutto, sui bilanci della Edizioni Anordest.

«Quel libro mi ha rovinato» dice oggi, senza mezzi termini, l’ormai ex amministratore Mario Tricarico. Anche lui, un anno fa, finì nell’occhio del ciclone per la scelta di pubblicare il libro di Riina, dal titolo “Riina Family Life”, scritto dopo l’uscita dal carcere Due Palazzi di Padova nel quale era da tempo rinchiuso dopo la condanna a quasi nove anni per associazione mafiosa. Contro la pubblicazione insorse il mondo della politica e della cultura, oltre alle associazioni in ricordo delle vittime di mafie, e anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso Paolo, giudicò sconveniente il contenuto, finché molte librerie arrivarono a esporre il cartello “Qui non si vende il libro di Riina”. Per l’editore di Villorba che aveva scommesso nella pubblicazione del libro fu un pessimo ritorno di immagine. «Quella polemica mi ha ucciso», racconta oggi Tricarico, «non abbiamo più venduto nulla. Ho percepito una forte ostilità da parte delle librerie, mi sono arrivate anche delle minacce, gli addetti ai lavori si sono lasciati influenzare dalla polemica. Sono rammaricato soprattutto dal fatto che nessuno ha letto quel libro». Il “flop” con la pubblicazione di Riina non è in realtà l’unica causa del fallimento arrivato ieri: «Però è stato un tassello importante», commenta ancora Tricarico, «su quel libro avevamo investito tanto».

 

L’onestà secondo Salvuccio Riina

940102-figlio_rddPerò è stato in galera… «Ma l’onestà con la galera non c’entra niente. In galera ci puoi finire per tanti motivi… Non dico di essere colpevole o innocente, basti sapere che mi hanno condannato e ho scontato il carcere fino all’ultimo».

Anche il sindaco di Corleone dice che non è più il benvenuto… «La politica purtroppo, invece di fare il bene dei cittadini, fa campagna elettorale. Se rappresenti lo Stato, dovresti almeno fidarti del fatto che lo Stato sia in grado di vigilare sulle persone sottoposte a sorveglianza speciale…».

Cos’è per lei lo Stato? «Credo nello Stato italiano. Poi, posso non condividere alcune delle leggi, ma l’importante è che le rispetto. Non mi riconosco invece in alcun partito politico e quindi non voto ».

Non le è mai pesato il cognome che porta? «Non ho mai avvertito il mio cognome come un peso, anche se a volte, quando mi sento tutti gli occhi puntati addosso, mi chiedo se potrò mai avere una vita normale… Ma voglio che sia chiaro: per me è un orgoglio chiamarmi Riina. È un cognome che mi è stato dato da due genitori capaci di insegnarmi tante cose: i valori, la morale. Io sono onorato di essere figlio di Totò Riina e Antonietta Bagarella».