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sanità

Ticket e finanziaria: fare massa critica

Sette regioni (Toscana, Emilia Romagna, Sardegna, Trentino, Val D’Aosta, Veneto, Umbria) hanno deciso di non far pagare le tasse sulla sanità (10 euro sulle visite specialistiche e 25 sui codici bianchi in pronto soccorso). In Lombardia stimo preparando l’ordine del giorno per chiedere lo stesso intervento al Presidente Formigoni (ne avevo già parlato qui) ma è essenziale che siano gli enti locali a fare massa critica, a chiedere uno slancio alla terra “dell’eccellenza sanitaria” e alla regione della “sussidiarietà”. Con mozioni, ordini del giorno, qualsiasi cosa possa diventare azione politica. Dai comuni di pochi abitanti alle metropoli. Subito. Magari segnalandoli qui.

Avevano detto niente tasse

E da domani in Lombardia tutti a pagare il ticket. Dai 10 euro in su. Perché la qualità si paga, la Lombardia è eccellente. E quindi, evidentemente, costosissima.

La sanità lombarda scricchiola? Interrogazione a Formigoni

C’è qualcosa che scricchiola in Regione Lombardia. Non è solo l0 schiaffo elettorale di Milano che lancia segnali di inquietudine, l’eccellenza sanitaria lombarda (su cui fonda il proprio consenso il celeste governatore Roberto Formigoni in attesa di candidarsi alle primarie per la sostituzione di B.) comincia ad avere ombre che rischiano di non sostenersi economicamente. Mentre diminuiscono i posti letto delle strutture pubbliche a discapito di quelle private (e questa non è certo una novità) gli ultimi dati evidenziano delle difficoltà del settore sanitario privato nel garantire visite e terapie. Il “turismo sanitario” (ingolosito dalla pubblicità continua sull’eccellenza lombarda) è in preoccupante calo. In molto vogliono vederci chiaro sui flussi tra pubblico e privato (soprattutto perché il privato pagato dal pubblico è cosa nostra, o no?). Come uscirne lo chiediamo direttamente a lui. In attesa di risposta (che arriverà borotalcata e intrisa di niente) vi propongo la domanda:

INTERROGAZIONE CON RISPOSTA IN COMMISSIONE EX ART. 116 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Al Signor Presidente del Consiglio regionale

Oggetto: richiesta di specifiche informazioni in merito alla situazione del sistema sanitario lombardo

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

il Decreto Legge 502/92  e il Decreto Legge 517/93  regolamentano l’esternalizzazione dei servizi socio-sanitari nazionali e regionali;

PREMESSO INOLTRE CHE

tale esternalizzazione  dovrebbe, per logica, garantire a Regione Lombardia una migliore qualità del servizio a favore del fruitore ultimo, ossia il cittadino;

CONSIDERATO CHE

nonostante i “volumi” contrattuali tra Regione Lombardia e gli Istituti Pubblici sembrino diminuiti e gli accreditamenti di strutture private invece aumentati, pare che, queste ultime, in più di un caso, chiudano non riuscendo a mantenere il bilancio in attivo;

CONSIDERATO CHE

sembrerebbe inoltre che le entrate provenienti dal “turismo sanitario” siano in calo e che comunque nel bilancio finale le strutture sanitarie non riescano a garantire visite e terapie, che potrebbero essere svolte  con stessa qualità di servizio in altre regioni, in tempi brevi;

ATTESO CHE

la sanità pubblica riveste oggettivamente e costituzionalmente un ruolo fondamentale e irrinunciabile per la società e che qualora le preoccupazioni sopra esposte siano confermate appare doveroso un imminente e tempestivo piano finalizzata alla soluzione del problema;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE NONCHè L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUCIANO BRESCIANI  E L’ASSESSORE AL BILANCIO, FINANZE E RAPPORTI ISTITUZIONALI, ROMANO COLOZZI PER CONOSCERE:

  1. se e per quale motivo i posti letto nelle strutture pubbliche siano diminuiti e contemporaneamente quelli nelle strutture private siano aumentati;
  2. se e per quale motivo le strutture private non riescano a garantire la fattibilità del servizio;
  3. se  le entrate del c.d. “turismo sanitario”, che permettono un equilibrio del sistema sanitario lombardo, siano in calo, e, in caso affermativo, come si pensa di risolvere il problema;
  4. se ci sia la predisposizione a garantire trasparenza per quanto riguarda il flusso di denaro verso le strutture pubbliche e private dando la possibilità di accedere ai dati che concernono tale ambito.

 

Milano, 26 maggio 2011

Giulio Cavalli (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

 


Ospedale di Rho. Cavalli (IdV): “Formigoni vigili di più sugli ospedali e si occupi meno della spartizione delle nomine”

Ospedale di Rho. Cavalli (IdV): “Formigoni vigili di più sugli ospedali e si occupi meno della spartizione delle nomine”

Milano, 8 marzo 2011 – Dal 2009 al Gennaio 2010, presso l’unità operativa Chirurgia Generale V dell’ospedale di Rho, si sono verificati trenta casi di presunta malasanità. “E’ veramente inconcepibile che in una Regione che si vanta di essere la migliore nel campo sanitario –afferma il Consigliere regionale dell’Italia dei Valori Giulio Cavalli – in uno stesso ospedale pubblico della provincia di Milano siano stati eseguiti interventi sbagliati e siano state effettuate diagnosi completamente errate. Mi chiedo dove siano stati in tutti questi mesi i vigilanti della ‘buona’ sanità.”

In merito alle indagini che rivelano storie come quelle di Mohamad, 44 anni, che in seguito ad una operazione per infezione si ritrova una garza dimenticata nella fossa ischio-rettale, Cavalli aggiunge che “non è più possibile relegare queste gravi negligenze e colpevoli mancanze di professionalità all’episodio che, però, non rientra nella quotidianità. Forse il Presidente Formigoni dovrebbe vigilare di più sull’attività delle strutture sanitarie pubbliche e concorrere meno alla spartizione delle nomine dei vari direttori Asl che, tra l’altro, confliggono spesso con quel concetto di opportunità politica che in questa Regione è completamente dissolto.”

“La magistratura – termina il consigliere Giulio Cavalli – sicuramente farà luce sulle responsabilità penali che hanno condotto l’ospedale di Rho sulle prime pagine di cronaca di questa Lombardia che, nonostante gli slogan pubblicitari, sempre meno si staglia come eccellenza in campo sanitario.”

 

L’aborto dal Vangelo secondo Formigoni

Quasi 33 anni fa in Italia veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, la legge n.194 del 22 maggio 1978. Non fu semplice giungere ad affermare il diritto di scelta della donna in stato di gravidanza. Ci furono referendum, raccolta di firme e manifestazioni. Mentre alcuni parlavano di omicidio, immoralità e offesa alle leggi naturali, altri affermavano con forza i principi di scelta, libertà e laicità dello Stato.

Ho sempre pensato che quella legge dovesse considerarsi come una grande conquista civile, indipendentemente dalle scelte personali di ognuno. Invece ancora una volta il presidente Formigoni mi ha sorpreso, ovviamente in negativo. Con una delibera del 22 gennaio 2008 la Regione Lombardia ha dettato nuove linee guida in materia di interruzione volontaria della gravidanza e oggi, 3 gennaio 2011, il Tar le ha dichiarate illegittime.

Eppure l’emerito Presidente non si scoraggia e parla di “deriva abortista nell’interpretazione delle leggi”, espressione che, del resto, rispecchia il rispetto tipico del Pdl nei confronti delle decisioni della magistratura.

Il Tar ha dichiarato illegittime le linee guida di Formigoni perché “sarebbe del tutto illogico permettere che una materia tanto sensibile possa essere disciplinata differentemente sul territorio nazionale, lasciando che siano le Regioni a individuare, ciascuna per il proprio territorio, le condizioni per l’accesso alle tecniche abortive”. Inoltre, il Tribunale amministrativo della Lombardia boccia il limite perentorio, che la delibera introduceva ex novo e fissava a 22 settimane e tre giorni, oltre al quale, anche in caso di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, non sarebbe stato possibile in Lombardia procedere all’interruzione volontaria di gravidanza; un’indicazione che contravveniva “alla chiara decisione del legislatore nazionale di non interferire in un giudizio volutamente riservato agli operatori” per “non imbrigliare in una disposizione legislativa parametri che possono variare a seconda delle condizioni sempre diverse”, e “soprattutto del livello raggiunto delle acquisizioni scientifiche e sperimentali in dato momento storico”.

Aldilà dell’impossibilità giuridica di modificare a livello regionale la l.194/1978, già affermata dalla sentenza predetta, mi preme soffermarmi sull’inopportunità politica e morale di compiere una tale operazione.

Innanzitutto, affermare che vi è una deriva abortista addirittura nell’interpretazione stessa delle leggi è una tecnica subdola di mistificazione della realtà. I giudici amministrativi hanno interpretato ed applicato la legge e affermazioni come quella di Formigoni cercano solo di destabilizzare, ancora una volta, l’indipendenza e l’autorevolezza dell’istituzione giudiziaria. Sarebbe preferibile che il Presidente della Regione Lombardia mostrasse maggior rispetto e considerazione nei confronti di una sentenza emessa in nome del popolo italiano.

Quello che, però, personalmente mi preoccupa di più è il fatto che anziché cercare di migliorare ed applicare correttamente la legge del 1978, si stia cercando di limitare la sua reale efficacia e, a volte, addirittura di eliminarla. La l.194, ripeto, è stata un’importante conquista delle donne e dell’intero popolo italiano e non può essere messa, dopo tutti questi anni, nuovamente in discussione per motivazioni elettorali e/o esigenze che derivano da Comunione e Liberazione e non da un’effettiva esigenza della società.

Politicamente ritengo sbagliato e scorretto arroccarsi il diritto di incidere su una scelta così delicata attraverso una normativa regionale, che non sia in armonia con quella nazionale. Anzi, ritengo che sia addirittura criminale pensare di poter costituire zone in cui sia più o meno facile ricorrere all’interruzione di gravidanza, creando così una sorta di federalismo incidente sulla libertà di scelta personale.

Ho parlato anche di un’inopportunità morale. Ebbene esiste una morale laica, che consiste proprio nel rispetto delle scelte altrui. L’aborto non è una via di fuga e per ogni donna rappresenta un momento di difficoltà. Caro Formigoni, non ti puoi ergere a paladino della vita del nascituro calpestando diritti conquistati dopo anni di lotte e impegno, né tantomeno umiliando le molte donne che con dolore e sofferenza decidono di ricorrere all’interruzione di gravidanza.

Ogni volta mi sembra di dover parlare dell’ovvio, di diritti e di rispetto e, ogni volta, purtroppo, politici come Formigoni mi ricordano che tutto questo deve essere continuamente affermato e ricordato, prima che proprio il popolo della libertà in accordo con una fazione cattolica minoritaria come CL ci tolgano la libertà e la dignità.

Ecco i curricula inutili della sanità lombarda. Manca un punto: il partito

Ecco tutti i cv degli oltre 700 candidati per gli incarichi di direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere lombarde

Altro che competenza. Scordatevi anche la meritocrazia. Le nomine dei vertici della sanità lombarda sono un affare politico. Esclusivamente politico. Recentemente l’Assessore alla Sanità Luciano Bresciani ha spiegato, chiaramente, qual è il metodo di selezione degli aspirati direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere lombarde.
Di fatto, Bresciani ha sdoganato una prassi odiosa: quella della lottizzazione. “la logica nella nomina dei direttori generali di Asl e ospedali è fondamentalmente legata al peso del voto espresso dagli elettori”. Le dichiarazioni dell’Assessore leghista alla Sanità lasciano poco spazio all’immaginazione. Ma se questa è la prassi, perché i candidati non dovrebbero indicare, nel proprio curriculum vitae, anche il partito d’appartenenza o le proprie simpatie politiche? Così facendo si velocizzerebbero notevolmente le operazioni di nomina. Il tutto nell’artificiosa trasparenza di una lottizzazione perfetta. Con buona pace di chi non ha tessere di partito oppure nel portafoglio ha quelle “sbagliate”. Così, noi del Gruppo Italia dei Valori abbiamo chiesto (e ottenuto) agli uffici competenti di poter visionare tutti i curricula degli oltre 700 candidati. Come risulta evidente nessuno di questi, a parte dati personali, recapiti e precedenti esperienze lavorative, ha indicato le proprie ‘simpatie’ politiche. Manca quindi il criterio determinante secondo Bresciani. Il più importante. Già perché, se la prassi è questa, e a sentire l’Assessore Bresciani sembra non ci sia nulla di male nella spartizione partitica delle nomine, perché non dovrebbero inserire nel CV anche la loro appartenenza poltica? Così, dopo aver ricevuto tutti i curricula, stiamo tentando di metterci in contatto con il maggior numero possibile di candidati, facendo loro una sola, semplice domanda:
Gentile Candidato,
a seguito delle chiare dichiarazioni dell’Assessore regionale alla Sanità circa il metodo di selezione degli aspiranti Direttori Generali di Asl e Aziende Ospedaliere, noi del Gruppo Italia dei Valori del Consiglio regionale della Lombardia desidereremmo porle una sola domanda: qualora la sua candidatura andasse a buon fine, sotto l’egida di quale partito è possibile ricondurla?

Intanto si avvicina il 23 dicembre, giorno fatidico in cui la politica deciderà i nomi dei prossimi direttori generali. Vi terremo aggiornati.

LINK CURRICULA 1
LINK CURRICULA 2

La Regione risponde sull’Ospedale di Lodi

Avevo depositato qualche settimana fa u’interrogazione che si riferisce all’apparecchio per la tomografia assiale computerizzata dell’Ospedale Maggiore di Lodi e di Cologno. La premessa si riferisce al fatto che, dall’inizio dell’anno, il funzionamento di questo apparecchio per la TAC sia andato più volte incontro ad interruzioni, con evidenti disagi per i pazienti.

Il reparto di radiologia pare non sia fornito di un impianto di condizionamento centralizzato e pare che il caldo possa causare questo blocco. La nuova TAC, d’altro canto, sarebbe dovuta arrivare tra gennaio e febbraio, ma il capitolato per l’acquisto di questa apparecchiatura non è stato ancora effettuato, né sono state precisate le tempistiche di acquisto dei nuovi apparecchi per la TAC.

Nell’interrogazione si domanda se sia stato effettuato un controllo sul regolare funzionamento dell’apparecchio in questione, se corrisponda al vero l’esistenza e la predisposizione di un apposito capitolato per l’acquisto di nuovi apparecchi, se siano state appurate le cause effettive che determinano questi problemi di funzionamento e se nel caso si presentassero nuove interruzioni e guasti siano state previste valide soluzioni alternative.

Ecco la risposta dell’Assessore Bresciani data in Commissione:

Rispondo dettagliatamente, ma in modo abbastanza sintetico. Poi mi riservo di rispondere a vostre domande e certamente di darvi la documentazione, che è più ampia e più dettagliata nelle particolarità.

Dobbiamo, dunque, dirci che le apparecchiature di cui si parla, entrambe, hanno un contratto di manutenzione che è full-risk, cioè per ogni evento interviene la struttura che ci ha venduto le apparecchiature.

Ci sono dei passaggi di manutenzione programmata, che è quattro volte l’anno secondo gli schemi standard. C’è una manutenzione correttiva su chiamata illimitata nel contratto, il full-risk, che dice che praticamente, quando non funziona qualcosa, ovviamente arrivano subito. C’è, infine, un controllo anche su tutte le parti di ricambio e gli accessori. Questo è un contratto classico, standard. Ovviamente, viene redatto un verbale alla fine del lavoro in presenza dei responsabili dell’apparecchiatura radiologica, degli infermieri e quant’altro. Insomma, c’è tutta questa procedura.

Lei ha colto nel segno quando dice che la locazione di questa apparecchiatura, soprattutto a Lodi, è una locazione non idonea – diciamo non idonea in modo molto sottile – perché è locata in un posto dove la ventilazione non è garantita molto bene. Cioè, per apparecchiature precedenti andava bene, ma questa produce calore e, di conseguenza, soffre soprattutto nel periodo estivo. Peraltro, c’è molto afflusso, lavora molto l’apparecchiatura. Però, nel contesto di questi servizi che sono indispensabili in questo momento si sta facendo tutta una ristrutturazione sia delle strutture murarie che di ricezione di questi apparecchi e già è in programma l’adeguamento della struttura alle necessità strette che le nuove apparecchiature richiedono. Credo che avrete già sentito parlare che nel campo delle immagini c’è una sofisticazione estremamente elevata, di conseguenza l’immobile non è più adeguato alle nuove tecnologie. Quindi, c’è tutto un programma di ristrutturazione.

Nel programma di ristrutturazione poi, ovviamente, si andrà a collocare l’apparecchiatura, che prima deve godere della sede in cui alloggiare. Altrimenti, cadiamo nello stesso problema.

Questo è nella logica anche delle risposte necessariamente legate agli sviluppi dei sistemi sanitari di cui noi abbiamo sempre parlato.

Che cosa penso – cerco di essere sintetico, poi mi riservo di darle i dettagli, Consigliere Sola, nel caso lei lo ritenesse opportuno – sia necessario fare? Dicevo, la collocazione in questi ambienti richiede un piano rialzato, l’esposizione rende impervio il microclima, ed è difficile controllare il microclima proprio per una questione strutturale.

Che cosa si fa quando succede, intanto, che si ristruttura e si adegua tutto nel miglioramento delle strutture ricettive delle apparecchiature? Ebbene, quando la TAC si guasta, necessariamente si avvisano i pazienti che sono nell’ambito delle liste ambulatoriali che vengono redatte che l’apparecchio non funziona e che, quindi, l’esame viene rinviato. Se l’interruzione è superiore alle ventiquattro ore si cerca di dirottare i pazienti verso aree che sono limitrofe, vicine per non dare disagio, ma si va a supplire questa mancanza di servizio, che ci auguriamo duri il tempo stretto e molto costretto della ristrutturazione. Se non ristrutturiamo, non risolviamo quel problema.

I programmi ci sono. Per quanto riguarda il 118, prima che arrivino i pazienti che hanno bisogno di avere delle indagini TAC in caso di guasto si dirottano direttamente su Codogno, Crema e Cremona.

Direi che in sintesi il problema è tecnico-strutturale e che la programmazione è tale per cui si fanno questi interventi appena è possibile avere questi interventi. Noi avremo le apparecchiature collocate in un ambiente ideale, di conseguenza limiteremo anche i guasti che sono legati esclusivamente a dei problemi tecnici non tanto dell’apparecchiatura, ma proprio di locazione e di mole di lavoro.

È chiaro che c’è priorità e c’è una grossa pressione a cercare di arrivare al raggiungimento dell’esecuzione edilizia con la massima velocità. Però, lei sa bene che questi sono percorsi che incontrano, nella ristrutturazione, delle complessità maggiori che non nella costruzione, per cui qualche sorpresa sul percorso c’è.

Lei sa bene che la ristrutturazione costa più della nuova struttura, ormai, tant’è vero che in alcuni ambienti nordici l’ospedale viene costruito per una durata di trent’anni, poi viene disfatto e ne viene fatto uno nuovo. Noi purtroppo non abbiamo questa filosofia. Abbiamo degli ospedali di marmo che devono durare duecento anni, e poi non si riesce a introdurre una fibra ottica.