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Lo sbarco di Tajani

Un giorno (e sarà sempre troppo tardi) capiremo come abbia potuto Antonio Tajani essere considerato la faccia “seria” di Forza Italia e come riesca a passare per un “moderato” o addirittura un “mediatore” nonostante sia spessissimo la forma tiepida e stracotta di quella stessa destra che viene tacciata di populismo.

Ieri è accaduto che Salvini e compagnia cantante abbiano trovato un boccone gustosissimo (benché avvelenato) da gettare in pasto ai loro sostenitori: un poliziotto morto di Covid prestava servizio presso l’hotspot di Taranto dove erano ospitati 300 migranti e dove un focolaio di Covid aveva infettato 33 tra loro. Pensateci, è l’equazione perfetta: ci sono le forze dell’ordine (che da quelle parti tornano utili per provocare un po’ di barzottismo politico), ci sono i migranti portatori di sventure (in questo caso il temibile virus) e c’è l’eroismo dell’uomo che lascia la sua famiglia per colpa di questi negri sporchi e cattivi.

Antonio Tajani si è buttato a pesce (lui che ogni tanto non riesce a trattenersi dall’essere la versione omeopatica di Salvini) e ha twittato tutto tronfio: “Non mettiamo in pericolo le forze dell’ordine. Per questo chiediamo che vengano vaccinati tutti gli immigrati che raggiungono il territorio italiano. Una proposta di buon senso per tutelare la loro salute e di tutti i cittadini. Un abbraccio alla famiglia dell’agente scomparso”. Fin qui il progetto sembrava praticamente perfetto.

Peccato che però un giornalista decida di fare il suo lavoro e provi a sentire la moglie di Candido Avezzù, il poliziotto 58enne che lavorava nel reparto mobile di Padova ed era stato in trasferta a Taranto. Monica Valotto, sua moglie, intervistata dal Corriere della Sera, racconta che era un no-vax convinto: “Mi diceva: ‘Io sono più forte del Covid’. Forse aveva sottovalutato il pericolo”. “Era contrario al vaccino – spiega ancora – temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava”. Anche sul momento e luogo di infezione per il momento siamo solo nel campo delle ipotesi: sua nipote confida, sempre al Corriere della Sera, che lo zio era convinto di essersi ammalato all’hotspot ma per ora non c’è nessuna evidenza.

In sostanza si viene a sapere che Avezzù (legittimamente) aveva consapevolmente deciso di esporsi al rischio di una malattia (di cui dubitava l’esistenza, rilanciando sul suo profilo Facebook i deliri di Montesano, solo per dirne una) ma l’occasione è troppo ghiotta per dare addosso allo straniero, talmente ghiotta che perfino Tajani decide di cavalcarla. Se proprio Tajani avesse voluto sembrare un “uomo forte” avrebbe potuto twittare la proposta di “buon senso” di vaccinare tutte le persone delle forze dell’ordine che raggiungono il territorio italiano, ad esempio. E invece ha sbagliato mira.

In compenso non ha avuto remore nel lucrare (male) sulla tragedia di una famiglia. E così anche Tajani è sbarcato di gran lena sulla battigia dei fomentatori. Bravo, bravissimo.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.