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Perfino Di Maio non sopporta Fontana: «È la destra degli sfigati»

«È la destra degli sfigati» l’ha detto così, senza mezze misure, il misuratissimo Di Maio riferendosi allo schifosissimo XIII Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo e vedrà alternarsi il peggio che c’è in circolazione, dal ministro Fontana, al, per riprendere le parole della deputata Giuditta Pini «presidente moldavo Igor Dodon, il ministro per la Famiglia ungherese Katalin Novak, il patriarca della Chiesa cattolica di Siria, e Theresa Okafor, attivista nigeriana che nel 2014 voleva criminalizzare, e rendere reato, le relazioni tra persone dello stesso sesso, e addirittura frequentare locali e associazioni gay. C’è poi Lucy Akello che ha sostenuto la legge ugandese antigay che prevedeva l’ergastolo o la pena di morte per gli omosessuali».

La feccia, insomma, tutta riunita per spiegarci che la donna deve rimanere a casa a crescere i figli e curare la casa mentre l’uomo insegna alla donna come gestire la propria sessualità. Uno schifo insomma. Se non fosse che in quell’orrido convegno compare anche il logo della Presidenza del Consiglio e, al solito, per capire chi ce l’abbia messo, comincia il solito balletto di rimbalzo di responsabilità. Qualcuno addirittura invoca la manina, giuro, roba da mettersi le mani, le manine, tutte e due, nei capelli.

Di Maio dice che «a lui risulta che non sia stata nemmeno inoltrata domanda di patrocinio» (ma va?) e promette comunque di toglierlo. Ma arriva il colpo di scena. «Non risulta alcuna richiesta di revoca del patrocinio al World Congress of families di Verona», fanno sapere fonti del ministero della Famiglia. «È spiacevole – aggiungono le stesse fonti – che questa notizia emerga mentre il ministro Fontana e il dipartimento Famiglia sono in viaggio per New York per un evento all’Onu sul tema della conciliazione dei tempi famiglia-lavoro».

E quindi?

E quindi come al solito ci si riempie di merda e non si sa nemmeno di chi sia la colpa. E intanto certa propaganda continua, perfino in veste ufficiale.

Buon giovedì.

L’articolo Perfino Di Maio non sopporta Fontana: «È la destra degli sfigati» proviene da Left.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/03/14/perfino-di-maio-non-sopporta-fontana-e-la-destra-degli-sfigati/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

La migliore risposta a Martone

È di un ventottenne sfigato non laureato. Ed è anche un bel suggerimento di politica. Io non sono nessuno, non rappresento nessuno, non faccio parte di nessuna associazione studentesca, sindacale, di protesta, nessun movimento, nessuna avanguardia. Eppure nelle vene dell’Italia pulsa un sangue fatto di un esercito di ragazzi e ragazze come me, senza genitori ai ministeri o ai comuni o alle province. Ragazzi che non faranno i notai perché i genitori sono notai, non faranno i medici perché i genitori sono medici, non faranno come i figli di avvocati che nonostante abbiano la facoltà di giurisprudenza nella loro città vanno a studiare fuori, in una Università più “facile” perché tanto poi hanno lo studio di famiglia con la scrivania e la targhetta già pronta. Nei treni regionali lavati da cima a fondo con UN secchio e UNO straccio con me ci sono migliaia, MIGLIAIA di persone che partono da casa col buio e tornano a casa con lo stesso buio, che fanno del treno il loro ufficio, la loro sala da pranzo, il loro luogo di studio. Persone che, come me, restano “intrappolati” in un treno nuovo di zecca in mezzo alla campagna senza che il personale dia loro una spiegazione e, dopo tre quarti d’ora vengono fatti scendere nella stazione di Cerignola Campagna al saluto di: “Prendente i prossimi treni che passeranno, non sappiamo quali”.
Il prete anti camorra Don Aniello Manganiello qualche giorno fa è venuto nella mia città per parlarci della sua esperienza a Scampia dicendo che il senso della politica è chiedersi “Cosa si può fare per risolvere questo?” , “Come usciamo da questo problema?” e non dire “Se a 28 non sei laureato sei uno sfigato”. Puntare il dito verso chi è rimasto indietro non è un comportamento da tenere in una società civile e democratica, è un comportamento da giungla. Berlusconi poco prima di farsi da parte ebbe il tempo di dire, a proposito della crisi: “In Italia i ristoranti sono pieni”. Sì, sono pieni da laureati e laureandi che fanno i camerieri.
La lettera completa su Repubblica.