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Giornalisti intercettati, dopo Trapani ne spuntano altri 33 ascoltati per il caso Mimmo Lucano

Ci sono fatti che stanno uscendo in questi giorni che messi in fila fanno spavento, notizie che vengono ingegneristicamente spezzettate per non avere il quadro d’insieme mentre la prospettiva generale è qualcosa di spaventoso, un modus che meriterebbe una riflessione larga su politica e giustizia. Forse proprio per questo conviene rivenderli come singoli casi di cronaca.

Facciamo un passo indietro: è notizia di qualche giorno fa (ormai diventata “vecchia” e quindi facile da scavalcare liscia) che tra le carte della fumosissima inchiesta del 2017 della procura di Trapani che avrebbe dovuto dimostrare i legami illeciti tra Ong e scafisti ci siano centinaia di pagine di intercettazioni trascritte e depositate che riguardano giornalisti ascoltati mentre parlano con le loro fonti, mentre discutono tra di loro, addirittura mentre parlano con i loro avvocati. Una pesca a strascico che non segue nessuna logica procedurale e che sono gravissime violazioni in uno Stato di diritto. La ministra Cartabia ha deciso di inviare gli ispettori per vagliare le carte e le procedure eseguite, al fine di accertare eventuali comportamenti non consoni attuati dalla procura.

Facciamo un secondo passo. Quell’inchiesta è finita in niente, la tesi dell’accusa però è stata il copione di una narrazione politica frequentata sia dall’ex ministro dell’Interno Minniti sia da Salvini che ne fece il plot di tutta la sua campagna elettorale che l’avrebbe portato al Viminale. Anni di criminalizzazioni delle Ong che non hanno nessun riscontro giuridico, nessuna sentenza, nessuna condanna in nessun grado. E non c’è solo l’inchiesta di Trapani: in questi anni sono stati aperti ben 16 fascicoli sulle organizzazioni umanitarie e non si è mai arrivati in nessun caso al processo. Non si parla di assoluzioni, badate bene: non c’è mai stato uno straccio di prova che giustificasse nemmeno un dibattimento. Qualcuno come il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha dovuto ammettere di non essere riuscito ad andare oltre la suggestione dei suoi sospetti nonostante ne abbia parlato lungamente sui giornali, in televisione e perfino nelle sedi istituzionali della politica.

La sua inchiesta sulle Ong (la prima in ordine di tempo) è ancora oggi sventolata come “prova” nonostante sia stata chiusa dopo due anni di indagini: la confusione è talmente tanta sotto il cielo che ora basta perfino essere indagati, senza nemmeno essere accusati, per essere “sporchi”, per essere delegittimati e additati come colpevoli che sono riusciti a farla franca. In compenso in questi anni di inchieste abbiamo assistito a presunti scafisti che erano solo scambi di persona, traduzioni sbagliate che hanno incarcerato innocenti e riconoscimenti che si sono rivelati fallaci.
Facciamo un altro passo. Si scopre che tra il 2016 e il 2017 nell’ambito dell’inchiesta “Xenia” che ha portato all’arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano facendolo decadere da sindaco per poi riabilitarlo quando ormai il danno era fatto, 33 giornalisti siano stati intercettati (senza mai essere iscritti nel registro degli indagati), sono stati ascoltati 3 magistrati, uno degli avvocati difensori di Lucano e un viceprefetto. Nel fascicolo dell’indagine (carte praticamente pubbliche) ci sono utenze telefoniche, indirizzi mail e dati di tutti gli intercettati. Lo scopo? Sempre lo stesso: smascherare i buonisti che erano già stati condannati da certa politica.

Lo scenario quindi è questo: politica e magistratura hanno concorso per anni nell’ossessivo sostegno di una tesi che ha portato popolarità e consenso a entrambi, hanno trovato una convergenza nel dipingere una realtà che non ha ad oggi nessun riscontro e hanno usato (resta da capire se di comune accordo) metodi forse non leciti e sicuramente non etici. Una tesi politico-giudiziaria ha modificato il corso di questi anni, una tesi senza nessun riscontro. Questo è l’aspetto più spaventoso e allarmante e su questo bisognerebbe avere il coraggio di aprire una discussione. Funziona un Paese così?

L’articolo Giornalisti intercettati, dopo Trapani ne spuntano altri 33 ascoltati per il caso Mimmo Lucano proviene da Il Riformista.

Fonte

Prima vennero a prendere gli zingari. Poi a smascherare i Salvini

Sarebbe troppo facile citare il famoso sermone del pastore Martin Niemöller (no, non è Brecht, mi spiace):

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

Qui non è questione di apatia, no, non solo, non è principalmente quello. Qui si tratta di sparare nel mucchio dei deboli a caso (e non c’è niente di meglio che prendersela con gli zingari che a livello di violenza subita e persecuzioni sono tra i primi al mondo) sapendo che compiere un censimento su base etnico è incostituzionale in Italia (gliel’ha ricordato nemmeno troppo gentilmente il suo collega Di Maio), fingendo di non sapere che un “censimento” in realtà esiste già nei cassetti del suo ministero (volontariamente redatto dalle associazioni che si occupano di campi rom) e soprattutto fingendo di non ricordare che quelli che lui chiama zingari sono molti italiani e quasi tutti europei comunitari. Non solo: Salvini è talmente prevedibile che oggi risuona molto più chiaro il richiamo di Liliana Segre, che nel discorso di insediamento del governo al Senato disse di rifiutarsi «di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali nei confronti di Rom e Sinti». «Ma cosa c’entra?», dissero in molti. Ecco cosa c’entra.

Ora voi immaginate un politico che nonostante sia ministro insiste nella propaganda elettorale lanciandosi in affermazioni che non hanno nessun senso oltre che solleticare gli istinti peggiori di questo Paese, immaginate un ministro che propone di fare qualcosa che non è consentita dalla Costituzione, immaginatelo smentito dai suoi alleati e poi costretto a fare retromarcia (sapendo bene quanto poco rumore fare la smentita rispetto alla cretinata) e immaginate che con la sua bestialità riesca a nascondere la notizia dell’ex segretario condannato per avere fatto assumere una cara amica in una società controllata da Regione Lombardia che lui presiedeva. Immaginate un ministro che vorrebbe essere il Prefetto di ferro e invece non dice una parola che sia una sulla criminalità organizzata o sui potenti, limitandosi a scalciare gli ultimi del mondo.

Basta poco questa volta per non permettere che prendano gli zingari e poi vengano a prendere tutti gli altri: basterebbe studiare la Storia e riconoscerli. Un censimento per i mafiosi, i corrotti, i corruttori, gli sporchi che continuano a occupare posti tra la classe dirigente, gli incapaci e i fascisti.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/06/19/prima-vennero-a-prendere-gli-zingari-poi-a-smascherare-i-salvini/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.