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Spese militari

Boccia bocciato sugli F35

Capite in che mani siamo? Capite cosa è il PD in alcuni pezzi della sua classe dirigente che non sa nemmeno do cosa sta parlando? Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, crede che gli F35 siano elicotteri, per dire. Leggere per disgustarsi:

f35

Il resoconto della piccolezza è sul blog di Cristina.

Un Ministro si trasforma in un razzo missile. Con circuiti di mille valvole. Tra le stelle sprinta e va.

Gli F35 ce li teniamo tutti. Quando abbiamo chiesto che venissero ridotte le spese militari e facevano finta di ascoltarci semplicemente ci davano “la tara”, come si dice dalle nostre parti.
Ma la motivazione del Ministro Mario Mauro è ancora più spassosa:

Credo che siamo tutti quanti d’accordo nel riconoscere che il valore più importante che condividiamo nella nostra civile convivenza sia la pace. Sistemi di difesa avanzati, come F35, servono per fare la pace.

Senza parole. Solo missili.

Dagli F35 agli F24: le cose cambiano

petizioneBisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perchè le nostre priorità sono altre. Alla luce della crisi, questa è una spesa che va rivista. Le nostre priorità non sono i caccia ma il lavoro“.

Così Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2, ha spiegato la posizione del PD sulle spese militari.

Bisogna sollecitare l’attività economica e gli investimenti sul lavoro“, ha chiarito il leader democratico, intervistato sul rilancio dell’economia. 
L’edilizia è troppo bassa, bisogna ridarle fiato senza consumare il territorio. Quindi riqualificare l’esistente, che significa case, edilizia pubblica, alberghi, efficienza energetica e antisismica.

Il cambio di rotta (è il caso di dirlo) sulle spese militari è il frutto della politica. Quella che ostinatamente facciamo e che cambia le posizioni se si costruisce con serietà. E poiché il taglio alle spese militari era nel nostro programma da tempo non sospetto direi che il nostro ruolo ce lo stiamo giocando. Seriamente. Davvero.

 

10 cose da fare

Per essere chiari:

Vogliamo contrastare tutte le mafie, reprimendone sia l’azione criminale che l’immensa forza economica. La presenza dei capitali mafiosi, a maggior ragione in un momento di crisi, è un elemento devastante per ogni prospettiva di rilancio del paese. Vanno sostenute le attività delle procure e degli amministratori locali, ma va soprattutto reciso ogni legame o sospetto di complicità di alcuni rappresentanti politici. L’adozione di un codice etico e il contrasto delle attività criminali mafiose è un’urgenza inderogabile.

Vogliamo proporre una legislazione che contrasti lo strapotere della finanza speculativa a partire dalla tassa sulle transazioni finanziarie, rendendo permanente il divieto di vendita allo scoperto e attaccando vigorosamente i paradisi fiscali.

Vogliamo richiedere una rinegoziazione dei trattati che non stanno salvando né l’euro né il modello di vita dei cittadini europei. In questo contesto vanno date nuove funzioni alla Bce, a partire dalla possibilità di intervenire senza condizioni in caso di attacco alla nostra moneta. La lealtà istituzionale e la necessità di trovare un consenso oltre i nostri confini non può impedirci di indicare quale sia la nostra direzione di marcia. Dobbiamo essere noi i primi protagonisti del cambiamento.

La sinistra combatte senza esitazione gli sprechi e la spesa pubblica improduttiva. Ma è una manipolazione della verità storica considerare la spesa sociale come sinonimo di dissipazione e di spreco. Il Welfare non è stato un cedimento ad un non meglio precisato “buonismo sociale” ma la più rilevante conquista del Novecento. Sappiamo che molto va cambiato nel modo di allocare le risorse e nel peso che ha la politica fiscale. Nel ridefinire priorità e gli strumenti di riforma del welfare va riconosciuto il valore economico e sociale del lavoro di cura svolto dalle donne. Dobbiamo dire con chiarezza da dove si prendono le risorse e dove invece vanno restituite. La politica fiscale deve ritornare ad essere, in linea con la Costituzione, basata sulla “capacità contributiva”. Le tasse sono troppo onerose per chi le paga, sia che sia un lavoratore dipendente che autonomo, ma è incredibile non rilevare che più dell’80% del gettito venga da lavoratori dipendenti e pensionati.

Proponiamo una lotta prioritaria all’evasione fiscale per ridurre l’imposizione fiscale in primo luogo ai lavoratori a basso reddito e proponiamo una tassazione sui grandi patrimoni che sostituisca l’ingiusta tassa sulla prima casa per i cittadini meno abbienti.

La riduzione del debito pubblico deve avvenire senza dogmi rigoristi, poiché sappiamo che dalla crescita della ricchezza possono venire benefici assai più fruttuosi che dalla mera riduzione dello stock del debito. Se cresce la disoccupazione e diminuisce il tenore di vita e il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, l’aumento delle tasse e taglio dei servizi produrrà soltanto effetti recessivi.

Vogliamo investire le risorse recuperate dalla lotta all’evasione fiscale, dal contrasto alla corruzione e dal taglio alle spese militari, in un piano per il lavoro, pubblico e privato, basato sugli investimenti per la messa in sicurezza del nostro territorio e delle città, nella erogazione di un reddito minimo garantito come c’è nel resto d’Europa e il recupero del potere d’acquisto perso dai salari negli ultimi vent’anni.

Ci sono alcuni punti che, simbolicamente e concretamente, possono segnare una svolta rispetto al passato: ridurre da 45 a 4 le tipologie contrattuali oggi previste, che hanno alimentato la spirale della precarietà; restituire ai lavoratori, anche quelli di aziende sotto i 15 dipendenti, la tutela del reintegro sul posto di lavoro a seguito di un licenziamento ingiustificato; differenziare, a seconda dell’effettiva vita lavorativa e dal diverso carico lavorativo che pesa sulle donne per le attività di cura, l’età pensionabile, poiché non possono essere trattati nello stesso modo una infermiera o una puericultrice o un operaio alla catena di montaggio e un professore universitario o un alto funzionario pubblico; introdurre dell’equo compenso per le lavoratrici e i lavoratori autonomi; estendere gli ammortizzatori sociali e i diritti per tutte le forme contrattuali, per un welfare universale, come per esempio nel caso del diritto alla maternità/paternità universale.

Abbiamo bisogno di rafforzare il welfare e la spesa pubblica in settori strategici. La salute, le pensioni, l’assistenza per i non autosufficienti, l’istruzione pubblica, i trasporti pubblici, il diritto ad una giustizia certa e celere, sono diritti inalienabili ma anche fattori di sviluppo essenziali per la tenuta della coesione economica e sociale del paese. La spesa per la formazione e la ricerca va aumentata e riqualificata. Oggi assistiamo ad una ingiusta penalizzazione, in particolare per i giovani che vogliono insegnare o fare ricerca e che spesso sono costretti ad emigrare, che sta impoverendo brutalmente il nostro paese. Non si tratta di “costi” ma di “risorse”.

È necessario ripensare all’intervento pubblico in economia, a partire dal valore strategico delle aziende partecipate come Eni, Enel, Rai, Finmeccanica e quelle relative al trasporto pubblico per affrontare le sfide che la crisi ci propone. Va fatta un’azione che agisca tanto sul versante dell’offerta di nuovi investimenti pubblici, tanto sullo stimolo alla domanda, per esempio nei settori della produzione di energia rinnovabile o nella infrastrutturazione digitale del paese.

Vogliamo la riconversione ecologica dell’economia e della società, che abbia al centro la sostenibilità ambientale, la piena valorizzazione dei beni comuni, la qualità e l’innovazione. Per noi sono beni comuni, sottratti al dominio del mercato, tanto i beni materiali come l’acqua e la terra, quanto quelli immateriali come la conoscenza e la cultura. Siamo consapevoli di quanto le grandi questioni globali, come i cambiamenti climatici, siano connessi con le scelte quotidiane, a partire da una nuova politica energetica basata sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili, riducendo le emissioni e penalizzando chi inquina.

C’è urgente necessità di una nuova politica industriale basata sull’innovazione tecnologica ed ecologica, che possa mettere a valore non solo prodotti da vendere, ma vere e proprie produzioni complesse: dal “prodotto” mobilità sostenibile alla riconversione delle manifatture inquinanti o belliche, si può costruire un rilancio della produzione industriale in un paese che conserva grandi risorse sul versante manifatturiero.

È necessario dare centralità ad una politica agricola basata su qualità, istintività territoriale e sostenibilità ambientale e sociale. La buona politica si deve occupare di fare scelte che sappiano immaginare il mondo che dovremo lasciare alle future generazioni.

Per noi i diritti non sono un terreno di formule astruse ma un campo in cui far vivere il principio della laicità. Sappiamo che la società è più avanti nella richiesta di nuovi diritti di quanto lo sia spesso la politica.

Siamo sempre per il rispetto della libertà di scelta per il fine vita, per la regolamentazione della fecondazione assistita, per la rigorosa applicazione della legge 194. Siamo per i matrimoni omosessuali e per la piena cittadinanza delle unioni civili. Siamo per il diritto di cittadinanza ai migranti nati in Italia, per il riconoscimento del diritto di voto alle amministrative, per l’abolizione della legge Bossi-Fini a partire dal superamento dei CIE. Siamo per il recepimento delle convenzioni internazionali sull’introduzione del reato di tortura e per una legge che regoli il diritto d’asilo. Siamo per il rispetto della vita umana e quindi vogliamo che la condizione dei detenuti sia rispettosa della Costituzione. Siamo per una politica antiproibizionista a cominciare dalla abrogazione della legge Fini-Giovanardi per un nuovo approccio responsabile e socialmente inclusivo.

Il populismo non si sconfigge per decreto, né tentando di esorcizzarne la forza devastante. Il populismo si contrasta lì dove esso attecchisce, tra il popolo che ha perso fiducia nella politica e nella democrazia. Abbiamo ancora importanti risorse, di idee e di uomini e di donne, ma abbiamo poco tempo. Chiediamo a tutti un contributo e dobbiamo saper trovare le strade affinché ciascuno sia messo nelle condizioni di poterlo dare. È in gioco la sopravvivenza a lungo termine dell’integrazione europea.

Solamente la solidarietà, la riconversione ecologica e sociale della società e la vitalità della democrazia ci faranno uscire dalla crisi’.

Il documento è qui.

Spese militari: il grande imbroglio del Governo

Ne scrive Flavio Lotti (Coordinatore Nazionale della Tavola della pace) sull’Unità. E credo non ci sarebbero parole migliori da scrivere.

Il grande imbroglio. L’Ammiraglio-Ministro tecnico della Difesa, Giampaolo Di Paola, ci sta lavorando incessantemente da parecchi mesi. E oggi, alla Camera dei Deputati, ha uno dei passaggi più delicati. Ad attenderlo ci sono ben otto mozioni sugli F-35 presentate da altrettanti gruppi e sottogruppi parlamentari. Ma andiamo con ordine. Il 14 febbraio l’Ammiraglio Di Paola ha annunciato un progetto di riorganizzazione dello strumento militare italiano che prevede tra l’altro la riduzione degli F-35 (da 131 a 90) e dei soldati (da 180 a 150.000). Dove sta l’imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un’altra. Altro che riduzione delle spese militari. Se venisse approvato il progetto del Ministro produrrebbe un vero e proprio aumento della spesa pubblica. Alla faccia di tutte le manovre rigoriste che stanno mettendo in ginocchio milioni di giovani e meno giovani, famiglie, associazioni, scuole, imprese, Enti Locali e Regioni. La prima parte dell’imbroglio sta nello scaricare una parte del personale e dei suoi costi sulle altre amministrazioni dello stato per poter spendere di più in armi. La seconda, e non meno grave, parte dell’imbroglio sta nel tentativo di modificare radicalmente il profilo delle nostre FFAA senza alcun mandato parlamentare. Il modello del Ministro non ha nulla a che vedere né con il dettato costituzionale né con le “missioni di pace” previste dalla Carta dell’Onu. E’ un modello fortemente aggressivo imperniato sulle portaerei, sui cacciabombardieri e sulla capacità di partecipazione alle guerre ad alta intensità come quella che qualcuno sta progettando in Iran. Ma tutto ciò non si può e non si deve dire. Per questo il Ministro ha messo il veto sul progetto di “Istituzione di una Commissione parlamentare per l’elaborazione di un Libro bianco sulla difesa e sicurezza nazionale” proposto dal Partito Democratico in entrambi i rami del Parlamento. Per questo il Ministro non vuole che si parli di “nuovo modello di difesa” ma solo di “riorganizzazione dello strumento militare”. Per questo il Ministro pretende che il parlamento si affretti ad approvare una “legge delega-in-bianco” che gli lasci il bilancio inalterato e la possibilità di fare quello che vuole. E’ troppo chiedere che qualcuno intervenga? E’ troppo invocare un po’ di ragionevolezza? Può essere che per qualcuno il Parlamento possa costituire un intralcio, ma i parlamentari che ne pensano? Tra le otto mozioni che oggi saranno votate dai nostri deputati ce n’è una dell’IdV che dice di no agli F-35 e a tutto il resto, come la pensano tanti italiani. Ma ce n’è anche un’altra firmata da 22 deputati di diversi partiti (tra cui Pezzotta, Sarubbi, Carra, Giulietti, Castagnetti, Lucà, Bobba) che chiede al governo di “rinviare qualunque decisione relativa all’assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d’arma, sino al termine del processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano.” Come a dire: non toglieteci anche la dignità. Prima discutiamo compiti e obiettivi delle nostre forze armate e poi decidiamo gli acquisti di cui abbiamo bisogno. E’ troppo anche questo?

Le priorità (armate) di spesa italiana

L’Italia vuole comprare un satellite spia da Israele, un gadget satellitare che costerà oltre 200 milioni di euro. E’ questo uno degli aspetti più inquietanti dell’accordo militare che sta venendo discusso tra i due Paesi. E che rischia di venire pagato molto caro dai contribuenti. Oltre al satellite spione, il ministero della Difesa dovrebbe acquistare anche due aerei radar israeliani ancora più costosi: 760 miliioni di euro. Israele è disposto ad acquistare 30 Alenia-Aermacchi 346 solo a patto che Roma investa la stessa cifra nelle industrie militari locali. Se l’Italia vuole piazzare gli addestratori a reazione costruiti nel Varesotto, allora deve mettere sul piatto un miliardo di euro. Alla faccia della crisi. Le trattative – descritte in un lungo report della rivista specializzata ‘Defensenews’ – prevedono che i nostri generali firmino il contratto per i due radar volanti, un progetto che da almeno cinque anni è in cima alla lista dei desideri dello Stato maggiore.  Si tratta di jet Gulfstream riempiti di sistemi elettronici avanzatissimi, in grado di controllare tutto: cielo, terra, mare, comunicazioni radio e telefoniche. Aerei che batteranno ogni record nelle spese militari: ognuno verrà 380 milioni di euro. Ma per pareggiare il conto con Israele, il governo Monti dovrà fare ancora di più: comprare un satellite spia Ofeq, da mandare in orbita nel 2014. Il mese di febbraio era il mese in cui tutti ci siamo messi in movimento per il disarmo ma ancora una volta i movimenti su questo capitolo sono sempre sotterranei. E viene difficile capire perché qualcosa debba rimanere poco trasparente mentre si parla di partecipazione e trasparenza come bene comune. L’articolo dell’Espresso grida vendetta. Democratica e disarmata, si intende.

Chi spara sui caccia F35: per capire

Patrizia mi segnala un dossier sull’acquisto dei caccia F35 che ha sollevato giustamente un’onda di sdegno. Vale la pena leggerlo e farci una riflessione tutta politica: le priorità di spesa in questo momento sono il segnale più chiaro sulla predisposizione di questo Governo alla mediazione che in alcuni campi non è giustificabile. Perché le caste sono diverse e a volte armate.

– F-35: inizio della storia. Chi decise di comprare …
– Perchè proprio gli F35 americani? Ecco i motivi dichiarati …
– F35: Un progetto fallimentare e pieno di problemi …
– L’Italia potrebbe sottrarsi all’acquisto degli F35? …
– Gli sviluppi del governo Monti sugli F35: il gioco delle 3 carte …
– 30.000 militari di carriera da riposizionare in 20 anni: F35 salvi …
– Tutti i rischi dell’operazione F35: – lavoro, + armi …
– I costi della difesa italiana: 23 miliardi di euro, F35 esclusi …
– Partiti politici: la mappa dei pro e dei contro gli F35 …
– Le reazioni di cittadini e società civile: il fronte del No F35 …

In movimento contro le spese militari

Il mese di Febbraio 2012 sarà caratterizzato dalle azioni della campagna che culmineranno con una manifestazione a Roma di “consegna delle firme” al Governo.

Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna “Taglia le ali alle armi” promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all’acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.

La data di inizio di questa nuova fase della campagna, che è attiva del 2009 e già ha raccolto oltre 45.000 adesioni, non è scelta a caso: “In quello stesso giorno nel 2007 il sottosegretario Forcieri firmava l’accordo per la partecipazione alla seconda fase del programma – sottolinea Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo – in cui si mettevano le basi anche per il successivo acquisto. Ma senza prevedere, come recentemente è stato dimostrato, alcuna penale prima della firma di un nuovo contratto: qualcosa che non è mai avvenuto e che ci permetterebbe ancora un dietro-front”.

Proprio quanto chiedono le realtà promotrici della campagna, che sottolineano gli enormi costi che avrebbe per il nostro paese una tale decisione (almeno 15 miliardi per l’acquisto e circa il triplo considerando anche il successivo mantenimento) in una fase di crisi economica che impone grossi sacrifici a tutti gli italiani.

“In un momento di grave crisi per tutto il Paese troviamo fuori luogo che il Ministro-Ammiraglio Di Paola nei suoi monologhi televisivi continui imperterrito a difendere l’F-35, promettendo al massimo qualche sforbiciata – precisa a riguardo Massimo Paolicelli della Rete Italiana per il Disarmo – Parlare di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale vuol dire non tenere in considerazione i rilievi negativi dello stesso Pentagono ed i ripensamenti di molti paesi partner nel progetto”. Sono infatti diverse che denunciano il continuo lievitare dei costi a causa dei tempi di sviluppo e produzione che si allungano per mettere mano ai forti deficit qualitativi dell’aereo. Chi oggi dovesse firmare il contratto per l’acquisto dell’F-35 si assume la forte responsabilità di gettare al vento ingenti somme di denaro pubblico. “Che motivo abbiamo per farlo? Per la velleità di alcuni Generali di spacciare l’Italia per media potenza militare industriale, violando palesemente il dettato della nostra Costituzione”, conclude Paolicelli.

La campagna “Taglia le ali alle armi” è disponibile in qualunque sede ad un confronto con il Ministro Di Paola e i funzionari del Ministero della Difesa sui dati e sulle prospettive del programma F-35.

Gli stessi soldi stanziati per i caccia potrebbero essere impiegati in mille altri modi più utili sia economicamente che socialmente. “Con i 15 miliardi da spendere per gli F-35 potremmo costruire 45mila asili nido pubblici, creando oltre 200mila posti di lavoro – sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! – oppure mettere in sicurezza le oltre 13mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio”; anche in questo caso il risultato sarebbe positivo anche sul fronte economico con nuove opportunità per moltissime imprese e decine di migliaia di posti di lavoro creati.

Le giornate di sostegno alla campagna (che si annunciano numerose e creative) culmineranno poi nella data del 25 febbraio, scelta come giornata delle “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35″.

“Il primo obiettivo di questa nuova mobilitazione è spingere il Parlamento e ogni singolo parlamentare a discutere in modo aperto e trasparente sugli F-35. L’appello lanciato dalla Marcia Perugia-Assisi dello scorso 25 settembre non deve cadere nel vuoto – ricorda Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace – Il Parlamento deve impedire innanzitutto che si crei il fatto compiuto. L’Italia non può permettersi oggi di impegnare ulteriori 15 miliardi di euro, oltre ai quasi 3 già spesi, per l’acquisto e il mantenimento di questi bombardieri, senza che ci sia un chiaro e onesto dibattito pubblico sulle esigenze e le priorità a cui dobbiamo rispondere”.

In maniera simbolica l’avvio della mobilitazione è stato dato nel fine settimana a Verona, dal palco che ha ospitato la festa per il 50° anniversario del Movimento Nonviolento. “La costruzione di un avvenire di nonviolenza parte anche da scelte concrete di disarmo e riduzione delle spese militari – sottolinea Mao Valpiana presidente dell’associazione fondata da Aldo Capitini – ed è quindi naturale che chi lavora quotidianamente in questa prospettiva di costruzione della pace sia tra i primi a muoversi contro questo mastodontico progetto d’armamento costosissimo, contrario allo spirito della nostra Costituzione e forse anche inutile militarmente”.

L’invito che la campagna lancia a tutti i gruppi locali impegnati su questi temi è quindi quello di organizzare momenti di informazione e raccolta firme, cercando anche di coinvolgere gli Enti Locali nell’approvazione di una mozione di sostegno alla mobilitazione.

Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare anche sui siti delle organizzazioni promotrici:

www.perlapace.it    (Tavola della Pace)

www.disarmo.org    (Rete Italiana per il Disarmo)

(da http://www.sbilanciamoci.org/2012/01/un-mese-di-mobilitazioni-per-dire-no-ai-caccia-f-35/)

 

Contromanovra: le nostre proposte

L’ALTRA MANOVRA POSSIBILE

PATRIMONIALE PER LA GIUSTA CRESCITA

I contenuti della manovra Monti ci fanno esprimere un giudizio del tutto negativo. Sembrano passati secoli dal discorso d’insediamento in cui Monti indicava nella lotta all’evasione fiscale, nello spending review e nella giustizia l’orizzonte da perseguire con determinazione. La realtà purtroppo è un’altra. La crisi, scatenata dalla finanza globale e aggravata dall’inerzia prolungata del governo Berlusconi e dagli altri governi europei, non può ancora una volta essere pagata da lavoratori, pensionandi, che si vedono rubati due anni di vita, e pensionati. Il taglio ulteriore agli enti locali, Regioni Comuni e Province, determinerà una situazione drammatica per la sanità pubblica, per i servizi alla persona, per le politiche sociali. Il welfare municipale non sarà più in grado di contenere la moltiplicazione dei bisogni sociali e della disperazione. L’aumento, ulteriore, del 2% dell’Iva avrà ripercussioni negative sul potere d’acquisto delle famiglie, dei giovani, dei precari, contraendo i consumi, fino ad arrivare anche a quelli di prima necessità. Tra le tante misure che non ci convincono ce n’è una che giudichiamo potenzialmente devastante. Si tratta della garanzia dello Stato per le passività bancarie, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite. Non è vero che è stato fatto in tutta Europa. è una misura che è stata applicata solo dall’Irlanda e che ha portato quel Paese al fallimento. Le banche possono essere garantite, mentre i cittadini devono tirare la cinghia. Da ultimo l’assenza di una patrimoniale getta un’ombra imbarazzante sul governo Monti. Senza giustizia sociale e senza forme di progressività nella tassazione è difficile cogliere discontinuità sostanziali dal governo precedente. Sinistra ecologia e libertà continuerà a fare la propria parte contro la crisi e le politiche neoliberiste dimostrando che ci può essere una strada alternativa a quella dell’austerità che ci consegna ad una recessione senza crescita, senza politiche industriali e senza lavoro. Oggi presentiamo un pacchetto di proposte denominato appunto “Patrimoniale per la giusta crescita”. Una serie di azioni che dimostrano come e dove scovare risorse colpendo i grandi patrimoni, le rendite e coloro che non hanno mai pagato. Senza dimenticare il tema della giustizia sociale e il paradigma della conversione ecologica come paradigma generale di rilancio delle politiche produttive e di cura del paesaggio. Ma anche alcune idee per salvare non solo il Paese ma la tenuta stessa dell’Unione Europea. In primo luogo bisogna cambiare il mandato e la missione della Banca Centrale Europea che non può avere più solo “l’obiettivo della stabilità dei prezzi”, ma deve diventare una vera banca per l’unità politica e democratica dell’Unione Europea. Bisogna regolamentare e controllare l’effettiva attività delle agenzia di rating che spesso hanno pesanti conflitti di interessi e più volte hanno clamorosamente fallito le loro previsioni. E’ indispensabile attivare l’euro project Bond. Proposte fondate sulla centralità della patrimoniale, prima straordinaria poi ordinaria, sugli accordi internazionali contro la fuga dei capitali, sulla trasparenza e la lotta all’evasione, sul colpire i capitali scudati, sulla lotta alla corruzione, su di un fisco più equo, sulla tassazione delle emissioni inquinanti e su come e quanto colpire immobili e beni mobili di lusso. Azioni da suggerire a chi siede in Parlamento. Perché saranno i parlamentari a votare la manovra. Pensiamo che le forze politiche che siedono alla Camera e al Senato debbano trovare le idee e la determinazione per cambiare di segno ad una manovra sbagliata, ingiusta e fondamentalmente recessiva. E per questa via rimetteremo al centro la democrazia e persino all’idea stessa di sovranità popolare.

PIU’ EUROPA

La BCE deve cambiare il suo mandato e la sua missione per rispondere alle esigenze reali di funzionamento economico dell’Unione Europea. Deve farlo a partire da un aiuto diretto e non condizionato ai Paesi in crisi. Realizzare una struttura di controllo sulla funzione e ruolo delle agenzie di Rating.

Euro/project Bond

Fiscalità europea

Audit internazionale sulla composizione dei debiti sovrani degli Stati

PATRIMONIALE

Misura di urgenza per abbattimento debito e per la crescita sostenibile.

Finalità

Abbattimento di una parte dello stock del debito pubblico che liberi miliardi nell’immediato e copra i 218 miliardi di titoli che lo stato dovrà emettere entro Aprile 2012 (per pagare tutti i titoli di stato che stanno andranno a scadenza) (Fonte: Bollettino trimestrale 2011 Ministero del Tesoro) Investimenti in crescita sostenibile per ridurre il trend del debito.

Struttura: applicata sulla ricchezza delle famiglie

(La ricchezza netta delle famiglie Italiane e delle società, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore, fabbricati non residenziali, macchinari, attrezzature, scorte e avviamento, terreni), delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti) (Definizione Banca d’Italia)

Imposta patrimoniale straordinaria

o Patrimoniale straordinaria un tantum – gettito 200 miliardi:

• Tassare le ricchezze finanziarie liquide del 20% più abbiente della popolazione che ammontano a 2200 miliardi di euro. Con imposta al 10%, gettito potenziale 200 miliardi ( impatto non invasivo in termini di riduzione del PIL).

o Patrimoniale straordinaria biennale – gettito 10 miliardi:

• Aliquota del 5xmille (0.5%) per 2 anni oltre i 500.000 euro. Gettito stimato in 2 anni di circa 10 miliardi.

(G. Tabellini (rettore Bocconi) è a favore a patrimoniale straordinaria al 5xmille)

Imposta patrimoniale ordinaria

o 5xmille (0.5%) oltre 800000, gettito annuale 2 miliardi circa l’anno Condizioni necessarie per l’applicazione della patrimoniale

o Applicazione sui valori catastali (più 15% -30% e non 60%) previo aggiornamento senza maggiore consumo di suolo finalizzato a compensare il divario con il valore di mercato.

o Meccanismi di controllo della spartizione della ricchezza patrimoniale al di sotto della soglia tramite disaggregazioni fittizie del nucleo familiare e controllo sulle successioni.

o Reintroduzione tassa sulla successione.

o Controllo società di comodo per assegnazione proprietà.

o Retroattività del calcolo dell’imposta sul valore immobiliare in base ad un periodo di tempo il cui inizio sia precedente all’entrata in vigore dell’imposta.

ACCORDI INTERNAZIONALI

Gettito: dai 20 ai 30 miliardi

Accordi internazionali sul controllo e l’identificazione dei flussi finanziaria. Accordi Svizzera-Italia sulla linea degli accordi Gran Bretagna e Germania con Svizzera.

TRASPARENZA E LOTTA ALL’EVASIONE

-Reintroduzione falso in Bilancio -Coinvolgimento degli intermediari finanziari e delle agenzie del territorio:

o “CUD finanziari ed Immobiliari”. Emissione obbligatoria di certificati riassuntivi delle situazioni finanziarie ed Immobiliari di ogni soggetto, da parte di istituti finanziari che ne detengono attività finanziarie e agenzie del territorio

-Pubblicazione dichiarazione dei redditi e dei patrimoni online obbligatoria

-Soglia minima nell’uso del contante a 300 euro.

-Obbligatorietà del sistema di pagamento elettronico in tutti gli esercizi e attività professionali.

-Elenco telematico clienti-fornitori per ogni impresa di qualsiasi dimensione

-Obbligo per commercianti e professionisti di dedicare un apposito conto corrente a incassi e pagamenti di lavoro

-L’obbligo di riportare il codice fiscale dell’autore di ogni girata

CAPITALI SCUDATI Gettito potenziale circa 15 miliardi

Maggiori sanzioni per seconda rata dei condoni IVA spariti.

Maggiorazione imposta, dal 5% al 20%, sui capitali scudati.

TASSAZIONE E REGOLAZIONE DELLA FINANZA

Tassazione transazioni finanziarie con aliquota al 0.05%. Esclusi mutui e contratti assicurativi, titoli di stato ed azioni sul mercato primario. I titoli derivati un’aliquota del 0.1%. Gettito annuale atteso in Europa 55 miliardi di euro (secondo la Commissione Europea)

Tassare le rendite finanziarie da attività più rischiose (23%) e

riportare al 12.5% quello su obbligazioni.

LOTTA ALLA CORRUZIONE

Transparency international Italia stima la corruzione pari ad perdita di 50 miliardi l’anno. Rafforzamento degli ambiti di contrasto alla corruzione in capo alla Corte dei Conti.

FISCO

Aggiornamento imposta sui redditi delle persone fisiche – IRPEF

o < 15 mila euro – 20%

o 15-28 mila euro – 27%

o 28-55 mila euro – 38%

o 55-70 mila euro – 41%

o 70 – 200 mila euro – 45%

o Oltre 200 mila euro 47%

o Oltre un milione di euro 49% (le ultime due aliquote temporanee in attesa di una revisione complessiva della politica dei redditi)

Addizionale IRPEF per le case di proprietà tenute a “disposizione” (nè locate nè adibite ad abitazione) nelle aree metropolitane.

Aggiornamento del FISCO per le giovani generazioni. Reintroduzione NO TAX ARIA fino a 6mila euro annui su giovani con meno di 35 anni che non ricevono altre deduzioni fiscali. Tale riduzione sarà compensata da un aumento dell’aliquota sulle fasce più alte di reddito.

Oppure in alternativa

defiscalizzazione fasce deboli: semplice riduzione dal 23% al 20% dell’aliquota sui redditi più bassi compensata da aumento aliquote su redditi alti.

TASSA EMISSIONI CO2 Gettito potenziale 500 milioni di euro

Tassazione progressiva dei veicoli in base all’emissioni inquinanti che colpirà i mezzi più potenti ed ecologicamente inefficaci

IMMOBILI DI LUSSO

Revisione tassazione degli immobili di lusso. Ad oggi su castelli e immobili di pregio non si paga alcuna tassa.

FREQUENZE TV Gettito potenziale 1,5 miliardi di euro

Bloccare la gara che concede gratuitamente sei frequenze tv per 20 anni alle televisioni nazionali dominanti (Rai e Mediaset). Una gara fondata sulla gratuità che permette ai vincitori di rivendere le frequenze dopo 5 anni senza alcuna autorizzazione ministeriale.

ALTRE MINORI USCITE 4,4 miliardi di euro

Riduzione degli organici delle forze armate a 120mila unità e integrazione dentro la cornice europea e delle Nazioni Unite.

Gettito previsto 3 miliardi di euro.

Blocco dei contratti per la realizzazione di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter, 4 sommergibili Fremm, dei cacciabombardieri F35 e delle due fregate Orizzonte.

Gettito previsto 783 milioni di euro.

Ritiro delle truppe dall’Afghanistan e da tutte quelle missioni internazionali che non abbiano la copertura delle Nazioni Unite.

Gettito previsto 616 milioni di euro.

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L’intervento di riduzione della spesa previdenziale operato dal Governo Monti

Premessa

“Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso, a regime, il sistema pensionistico Italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi”

Così il Presidente Monti si è espresso al Parlamento presentando il programma del suo Governo; oggi quelle parole confermano che i tagli alla spesa previdenziale non sono funzionali a ristabilire una maggiore equità del sistema né a sanare un eccesso di generosità rispetto agli altri sistemi Europei ma,in quanto facilmente quantificabili anche nei propri effetti nel tempo, servono solo a rassicurare i mercati.

Nel sistema contributivo, che verrà applicato a tutti a partire dal 1 Gennaio 2012, la prestazione pensionistica è strettamente dipendente dai contributi versati durante la vita lavorativa e i coefficienti di trasformazione, in base ai quali si calcola l’ammontare della pensione, tengono conto dell’attesa di vita media rendendo indifferente per le casse dello stato l’età di pensionamento.

Il problema dunque non è la sostenibilità economica del sistema ma la sua sostenibilità sociale dal momento che i due parametri di riferimento della riforma del 1995, cioè carriere lavorative stabili e continuative e crescita del Pil di almeno 1,5 punti l’anno, sono venuti meno con il rischio che i più giovani debbano attendersi pensioni assai inferiori a quel 60% della retribuzione media(cioè circa 900 euro) previsti dal protocollo sul Welfare del Governo Prodi.

Per questi motivi siamo convinti che non si possa tagliare ulteriormente la spesa previdenziale, che i tagli alla spesa pubblica debbano riguardare altre voci(spese militari, grandi opere non prioritarie, riorganizzazione del funzionamento della macchina amministrativa ecc.) e che le risorse che possono derivare da processi di equità interni al sistema previdenziale vadano utilizzate per dare ai giovani una prospettiva pensionistica e a tutti la speranza di una vecchiaia dignitosa.

Nella proposta Monti non c’è alcuna traccia di quella equità intergenerazionale di cui si parla ogni volta che bisogna giustificare i previsti tagli alla spesa pubblica.

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Perché siamo contrari agli interventi previdenziali decisi dal Consiglio dei Ministri

– Blocco delle indicizzazioni al costo della vita per le pensioni superiori a 960 euro.

Dopo il 1992 le pensioni hanno perso ogni aggancio alla dinamica salariale e la rivalutazione rispetto all’inflazione rimane l’unica salvaguardia contro la perdita progressiva del loro valore reale.
L’eliminazione di questo strumento, anche per pensioni modeste come quelle tra mille e duemila euro mensili, seppure prevista al momento solo per il biennio 2012-2013, produrrà una secca diminuzione del potere d’acquisto delle pensioni. Poiché la misura riguarda circa 9 milioni di pensionati sarà inevitabile un impatto negativo sull’economia del Paese.

-Aumento dell’età pensionabile a 67 anni per uomini e donne.

E’ una misura iniqua perché non considera che i lavori sono diversi per fatica e per impegno e che il mercato del lavoro oggi tende ad espellere i lavoratori anziani. Inoltre l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne cancella l’unico riconoscimento per il lavoro di cura presente nel nostro ordinamento.

Della favola bella secondo cui i risparmi derivanti da questa operazione sarebbero stati investiti in nidi, servizi per anziani e per le famiglie, per alleviare la fatica delle donne, non è rimasto nulla. I 3,5 mld risparmiati andranno a ripianare il debito pubblico. Se a questo si aggiungono i tagli consistenti alle risorse per gli Enti Locali( circa 5,5 mld), con conseguente riduzione dei servizi pubblici, sarà evidente come le donne siano tra i soggetti più penalizzati dalla manovra.

In quanto ai giovani non solo manca ogni intervento per garantire loro una pensione dignitosa, ma l’allungamento dell’età pensionabile, insieme con il blocco del turnover e delle piante organiche del pubblico impiego, ridurrà ulteriormente le loro occasioni di occupazione.

-Abolizione delle pensioni di anzianità con spostamento a 42 anni della contribuzione necessaria per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica.
L’aumento dell’età pensionabile e la contemporanea abolizione delle pensioni di anzianità, in presenza di un aumento della disoccupazione e di una precoce espulsione dal mercato del lavoro degli ultracinquantenni, aumenterà il numero di chi sarà privo di reddito non essendo più né lavoratore, nè pensionato, con conseguente aumento della spesa sociale.

-Estensione a tutti del sistema contributivo pro rata.

Ci sarà una riduzione della pensione attesa per molti lavoratori senza che ad essa corrisponda un sostegno alle pensioni più basse né il ritorno ad un’uscita flessibile dal mercato del lavoro come previsto nella riforma Dini del ’95 che lasciava almeno uno spazio alle scelte delle persone.

– Riteniamo gravissimo anche il riferimento ad una commissione che entro il 2012 studi le modalità per trasferire parte dei contributi dovuti all’INPS verso fondi pensionistici integrativi. Un modo subdolo per operare una sostanziale riduzione della copertura pubblica previdenziale. Scrivere che in questo modo si cerca di garantire la pensione dei giovani, data l’attuale crisi finanziaria, costituisce un’offesa alla razionalità.

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Le nostre proposte

Ribadiamo che va rifiutato il tentativo di fare cassa con le pensioni e bisogna invece aumentare la sostenibilità sociale del sistema, sia integrando le pensioni più basse, sia riconoscendo a chi esegue lavori più pesanti( non solo usuranti) e a chi ha in carico l’assistenza di soggetti non autosufficienti la possibilità del pensionamento anticipato. Proponiamo perciò di:

  •  Diversificare l’età pensionabile a seconda della tipologia di lavoro e la conseguente attesa di vita modificando anche i coefficienti di trasformazione in base agli stessi parametri.
  • Integrare le pensioni inferiori al 60% della retribuzione media con una somma finanziata dalla fiscalità generale che potrebbe essere proporzionale ai contributi versati, in modo da valorizzare il lavoro.
  • Non rassegnarsi ad affrontare il tema dell’invecchiamento della popolazione solo dal versante del prolungamento dell’età lavorativa, ma ragionare di politiche di invecchiamento attivo che ,attraverso forme di part-time in uscita, incentivazione del volontariato, sostegno alla produttività sociale degli anziani, prefigurino un nuovo patto tra generazioni.Dove trovare le risorse?Nella manovra Monti, si prevede un innalzamento della contribuzione dei lavoratori autonomi di 0,3 punti l’anno fino ad arrivare all’innalzamento di un punto. Si tratta di un adeguamento veramente modesto soprattutto se paragonato all’innalzamento di un punto di contribuzione per i lavoratori precari prevista nella manovra di Agosto. Oggi i lavoratori dipendenti pagano un’aliquota contributiva del 33%, i lavoratori autonomi una del 20-21%, i lavoratori parasubordinati una del 27%.Se equiparassimo l’aliquota dei lavoratori autonomi a quella dei parasubordinati, e cioè a quella di lavoratori con un reddito mediamente basso, recupereremmo circa 5 miliardi di euro da destinare all’integrazione delle pensioni più basse con un’operazione di vera equità.

(il documento di SEL – Sinistra Ecologia e Libertà)

Spese militari: eccoci

Ne avevamo parlato giusto il 17 agosto. L’Italia spende oltre 25 miliardi di euro per la difesa militare, pari a circa l’1,4 per cento del proprio prodotto interno lordo. Percentuale ben più rilevante dello 0,9 per cento dichiarato ufficialmente dal Governo,che divide la spesa su ministeri diversi, occultando l’ammontare reale del bilancio militare. Il contrario di ciò che accade in altri paesi europei.  Mi ero anche augurato che diventasse un chiaro impegno politico e non semplicemente una voce di sdegno. Oggi SEL lancia la petizione. Ed è una bella notizia. Trovate tutto qui. Firmate e fate firmare.