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Due, tre, quattro alani. E la magnitudo.

ValigiaBlu come al solito studia le cause che hanno portato la stampa a sparare magnitudo diverse nell’arco di pochi minuti (senza complotti, eh) con un articolo ben argomentato e soprattutto con fonti alla mano. Lo trovate qui. Tra le considerazioni vale la pena riprenderne una:

Le bufale come quella del “complotto della magnitudo rivista” trovano terreno fertile nella confusione. Il credito di cui ha goduto la falsa magnitudo 7.1 ha generato la convinzione che ci fosse qualcosa di “sospetto” nei dati comunicati successivamente. La stima preliminare dell’Ingv è stata di 6.1, molto più bassa rispetto alla falsa magnitudo, e questo ha disorientato molte persone che si sono chieste il motivo di questa “correzione” (anche se tale non era). Le bufale e i complotti hanno vita propria, spesso sono incoerenti, e possono nutrirsi di qualsiasi fatto (anche vero). Ma proprio per questo è bene non fornire nuovi argomenti a chi ci crede o a chi le sostiene in malafede.

Il feticcio della velocità forse corre un po’ troppo veloce e qualcuno si lascia prendere la mano. E non è un problema di “internet” come cocciutamente continua a credere qualcuno. Questa, ad esempio, è la foto di alcuni strilli fuori da un’edicola trentina in cui la stessa notizia vede coinvolti due alani, forse tre, probabilmente quattro:

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Fate un po’ voi.

Dare alla gente quello che vuole

Il codazzo di fotografi, cameramen e cronisti che fa da scorta a Nicole Minetti costituisce, in sé, una delle prove più schiaccianti della mancanza di dignità e di libertà del sistema mediatico così come ci illudiamo di gestirlo e così come lo stiamo subendo, per metà impotenti e per metà complici. Non c’è persona di buon senso, di qualunque orientamento ideologico e livello culturale, che non ritenga futile e dannoso dedicare tempo, tecnologia, parole e pensieri a una figuretta minore della nostra scena pubblica che è stata, a suo tempo, co-protagonista di uno scandalo di regime e oggi è protagonista di niente. Con la sola e spiegabile eccezione della stessa signorina Minetti, nessuno ha interesse a tenere acceso anche un solo riflettore su di lei. Se questo avviene è solo perché il potere (anzi: il dovere) di scegliere che cosa mostrare, di che cosa parlare è progressivamente venuto meno fino a scomparire dentro l’alibi – davvero ignobile – che bisogna “dare alla gente quello che vuole”: ma la gente legge e clicca ciò che le viene offerto, non altro. Non è la gente che fabbrica le notizie, sono i media. Anche il più scalcinato dei bancarellai ha facoltà di decidere quali merci esporre. I media sono gli unici commercianti che danno sempre al cliente la colpa della loro merce avariata.

Michele Serra da La Repubblica del 07/09/2012

L’estate dei prezzolati

L’ILVA pagava per pubblicare notizie rassicuranti.

In Emilia Romagna si paga per andare ospite delle televisioni locali (e scrive bene Giovanna Cosenza: così fan tutti. E nel frattempo aumenta la sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti. Ma anche dei media, naturalmente. Pure quelli sotto casa.)

Ma perché non fa notizia questa calda estate della stampa prezzolata?

 

Quelli che vogliono abbattere Formigoni per i calzini

Scusate, l’ora è tarda e l’argomento antipatico per tanti democratici, vip antimafia e uomini di centrosinistra. Ma dopo la nausea per i calzini viola di Mesiano (ve lo ricordate? qui per rinfrescarvi) leggere dei calzini bianchi di Formigoni su Repubblica mi lascia basito. Perché l’opposizione fatta su camicie, slogan e (solo) hashtag su twitter è offensiva per la politica. E scrivere dei calzini di Formigoni non ha nessuna differenza con Claudio Brachino che cerca di sputtanare il giudice del Lodo Mondadori.

Non so voi. Non so se è politicamente corretto. Ma il berlusconismo mi sembra più vivo nell’area democratica che nel suo morituro partito.

Vedere qui per credere.

Stampa clandestina

La Corte d’Appello di Catania ha condannato in appello il blogger Carlo Ruta a 150 euro di ammenda per “stampa clandestina”. Succede qui, in Italia, dove l’informazione e la libertà di opinione stanno diventando sempre più pericolosamente … “un’opinione” (come dice l’osservatorio Ossigeno). Se ne parla da anni ma non si riesce a vedere all’orizzonte una riforma seria della legge sulla stampa. Che è del 1948. E vieta cose possibili in Libia.