Il libro bianco per l’open data
L’Italia ha un grande bisogno di attivare fattori di crescita economica e sociale. La definizione di una solida e coraggiosa politica sulle informazioni del settore pubblico è forse, tra tutte, l’azione di governo in assoluto con il miglior rapporto costi-benefici, nonché quella che, tra tutte, dovrebbe registrare la più ampia convergenza tra tutte le parti sociali. Non di rado, attivisti open data e dipendenti pubblici volenterosi si offrono addirittura di iniziare progetti pilota su base volontaria: l’espressione di una volontà politica favorevole ai dati aperti è, spesso, tutto ciò che manca e l’investimento chiave da effettuare… per cui, non resta che provarci! Il processo di apertura dei dati è ancora all’inizio nel nostro paese. L’unica – provvisoria – conclusione è quella di citare Tim Berners-Lee, chiedendo “DATI – GREZZI – ORA!” e con licenze libere.
A proposito di open data (e del mio progetto di legge di cui scrivevo qui): Il Libro bianco per il riutilizzo dell’informazione del settore pubblico redatto a cura di Federico Morando con il supporto di Raimondo Iemma e Claudio Artusio, al cui lavoro si aggiungono contributi puntuali di Mauro Alovisio, Eleonora Bassi, Juan Carlos De Martin, Alessandro Mantelero, Marco Ricolfi, Angelo Maria Rovati, Margherita Salvadori e Cristiana Sappa.