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tournée

Recitare, scrivere, viaggiare: io sono qui

Sono in Sardegna. A Macomer. Questa sera siamo in scena con Mafie Maschere e Cornuti ed è l’ora in cui si annusano gli angoli della stanza che ti spetta per provare a farci amicizia, per capire da che parte si abita. Quando viaggio e arrivo in hotel mi accorgo che il mio primo gesto è cercare i luoghi che mi sono famigliari: dove scrivere, dove fare esplodere la valigia, dove trovare uno scorcio dove fare pascolare la fantasia, conto le prese, cerco un bicchiere, scelgo secondo imponderabili giudizi il lato del letto su cui dormirò e  i martello in testa la scaletta della giornata, partendo dalla scaletta dello spettacolo e poi a ritroso la cena, il pomeriggio che ho davvero a disposizione, le prove, le luci come vanno piazzate, il palco come va riempito e poi salto all’ora in cui devo ripartire.

In pratica faccio la regia della mia giornata, ripasso il copione del vivere e del recitare, mischiandoli insieme. E poi mi dico “ma davvero ma sei proprio matto a farti la regia”. E non riesco mica a smettere.

Faccio il lavoro più bello del mondo. E non sopporto lo sventolio della scorta.

Anche stasera. A San Didero, che è un comune a forma di gioiello pendente appeso al collo della Val di Susa. Qui dove la montagna è una religione laica da indossare con un certa fierezza. Essere montanari significa avere a cuore la propria terra, qui. La questione TAV non è una disquisizione tra tifosi, qui ti mangia il giardino e, se ti va male, la casa, anche.

Siamo andati in scena con Mafie Maschere e Cornuti davanti a un pubblico che non si aspettava mica uno spettacolo che schiaffasse in faccia quello che non vediamo per stare tranquilli. Qui, anche qui, si aspettavano di vedere “l’animale minacciato”, un tipico esemplare di personaggio televisivo che facesse il triste. E invece no.

In fondo, ci pensavo adesso che sto andando a dormire, faccio il lavoro più bello del mondo: racconto storie e mi diverto nell’appoggiarle in modo inaspettato. Dall’inaspettato, se siamo bravi, si accende la sorpresa e poi la sorpresa partorisce la meraviglia.

Non so dire bene quando mi sono messo intesta di smetterla di fare “l’uomo lupo”, prodotto circense da portare in tournée per sfruttare il filone degli scortati.

Io sono io. Non sono le mie minacce (ho provato a raccontarlo in Santamamma). E ogni volta che qualcuno, sorpreso, mi dice che lo spettacolo è stato un bello spettacolo e che lo spettacolo non ero io mentre lo recitavo mi convinco di avere reso onore al privilegio che mi è capitato: raccontare storie.

E niente. Ve ne sono grato. Ecco. E fanculo le minacce e la scorta. Tutto qui.