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tramonto

La Sicilia è tutta un tramonto

C’è il tramonto di Renzi (si può dire?) che nel giro di qualche ora è passato dall’essere presunto leader del Pd che avrebbe finto “suo malgrado” di allearsi poi con un pezzo di centrodestra e che invece adesso in un’eventuale (pessima) coalizione del genere per avere la maggioranza in Parlamento varrebbe come un Salvini qualsiasi, pronto a fare il cameriere di Silvio.

C’è il tramonto, ancora, dei presentabili a favore di quegli altri. Tanto per fare nome: Luigi Genovese, brillante ventunenne che ha nel curriculum il fatto di essere figlio di quel Genovese ex Pd condannato a undici anni per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa, riciclaggio e peculato e che è passato in scioltezza dal Pd a Forza Italia, si è preso 17.000 preferenze. Riccardo Savona (coinvolto in un maxi sequestro di beni che per la Procura appartenevano al boss Matteo Messina Denaro) è stato eletto nel suo collegio. Anche il vecchio amico di Matteo Messina Denaro, Giovanni Losciuto, diventerà consigliere regionale. E addirittura Antonello Rizza (arrestato in campagna elettorale) è riuscito a raccogliere preferenze.

C’è il tramonto del buon gusto dei renziani incattiviti che addossano la sconfitta a Pietro Grasso come un bambino può ripetere “non ho fatto niente”. Hanno mollato la sinistra per Alfano e ora si ritrovano Alfano. Solo Alfano. E se ne lamentano.

Poi c’è il tramonto dei votanti, che fa degli astenuti il primo partito d’Italia. E mentre ci si scanna per spostare ognuno la propria piccola parrocchia il partito di maggioranza è lì fuori, anche se non sembra interessare a nessuno.

Buon martedì.

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Lo chiamano “il tramonto del maschio” e invece è solo giornalismo paraculo

Annalisa Chirico, sedicente intellettuale di quel mondo di mezzo che sta tra la destra travestita da intellettuali e centrosinistra che vuole fare la destra, ha imperversato nelle ultime settimane in televisione per disquisire a lungo delle cento sfumature di grigio della parola “stupro” e per ricordarci che Asia Argento è colpevole di essere stata vittima: ovviamente anche lei, tutta presa dal posizionarsi lì dove c’è più luce, ci ha detto che i Weinstein vari sono solo naturali maschioni schiavi delle donne che accendono cupidigia. Una cosa ributtante ma che funziona moltissimo, qui in Italia: se non hai nulla di intelligente da dire su un fatto puoi sempre fare il bastian contrario per ritagliarti il tuo posto fisso nei dibattiti televisivi, del resto.

Ieri il colpo di genio: un lungo articolo sulle colonne de Il Foglio (vangelo di questa epoca renziana in cui essere stronzi è diventato così fascinosamente “smart”) in cui ci spiega che il maschio come piace a loro (quello bullo al limite del cavernicolo) sta scomparendo per colpa delle donne. Giuro. Con perle così:

“Al giorno d’oggi la virilità è chiamata sul banco degli imputati, il maschio animalesco è messo alla gogna, la donna è l’eterna vittima incolpevole. Eppure l’uomo contemporaneo non è un Adone allupato ma ha il volto efebico di un modello Gucci. È l’amara verità che nessuno vuole raccontare.”

“I metrosexual sbucano da ogni dove, volti l’angolo e t’imbatti in uno di loro. Dall’estetista attendono il turno insieme a te che li osservi fantasticando maliziosamente su quale trattamento avranno prenotato. […] Il metrosexual è il compagno di viaggio perfetto: in spiaggia tira fuori dallo zaino, come dalla borsa di Mary Poppins, un numero imprecisato di flaconi e tubetti: “Stendi questa crema sulle palpebre, quella è per le spalle, non dimenticare l’olio sui capelli, per décolleté usa lo stick”. Lui non è gay, è metrosexual. È la tua amica con pisello e fidanzate annesse. In attesa del coming out.”

“Se al ristorante giapponese, davanti a una portata di sashimi, lui ti confida che va pazzo per i fagioli di soia, alzati e scappa. […] Si chiama epidemia da basso testosterone, è la piaga dell’uomo contemporaneo. Nel corpo di lui gli ormoni maschili diminuiscono, quelli femminili aumentano. Singolare contrappasso.”

“Le mani sotto la gonna rispondono a un insopprimibile istinto naturale, a un codice ancestrale, a una pulsione senza tempo perché fuori del tempo. Valgono come carnale rassicurazione: tu sei maschio, io sono femmina. Ma tra noi due, al giorno d’oggi, la gonna chi la indossa?”

La colpa? Ovviamente delle donne:

“Volitive e indipendenti, indaffarate nel nostro personale percorso di autorealizzazione, abbiamo schiacciato il maschio in un angolo, bollando come ‘sessista’ ogni timida espressione di mascolinità, abbiamo alimentato in lui un insopprimibile senso di colpa in quanto compagno difettoso, padre inadeguato, femminicida vero o potenziale.”

Il Paese dei Luoghi Comuni è una cittadina folta di popolazione. Peccato che non vogliano la secessione, loro.

Buon martedì.

 

 

(continua su Left)