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TURCHIA

Insomma bambini, annegate sì, ma annegate a tempo!

buyuk.20140218093526.jpg_415368877E così sono morti 7 bambini, e 7 adulti che fanno 14 in tutto che è un numero tra l’altro, medio, asfittico, senza gusto, incolore. Fossero almeno 100, 200, 300. Che so. Per “la più grande tragedia” di sicuro almeno ci scappa una prima pagina. Ma così… Sono morti 7 bambini e 7 adulti anche ieri, ma “con tutti i problemi che abbiamo qui, sai quanti italiani muoiono ogni giorno”? rispondono così, di solito, quelli che sono capaci di capire la qualità di un morto dal taglio e dal colore, quelli che hanno l’occhio fino per riconoscere il gusto tra morto e morto, come il prosciutto. Sono morte 14 persone, “ma potevano stare a casa loro e non sarebbe successo niente” dicono quegli altri con le spillette dei marò. Sono morte 14 persone ma hanno fatto apposta. Perché forse non lo sapevano che a Malta oggi i capi d’Europa avrebbero trovato la soluzione. Bastava rimandare di un giorno. E poi dici le partenze intelligenti.

Sono morti 7 bambini ma non fanno più effetto. Come alla quinta birra, come l’ultima canna di un giorno che hai passato tutto fumato, come il gol di una squadra che tanto vince sempre, come l’ennesima gaffe del solito amico sfigato o come muoiono i bambini nell’anno 2015. L’anno del motore delle Golf truccato, di Vale e il motomondiale rubato e dell’Italia con il segno più. Si vede che ormai, avranno pensato, quelli che scrivono con sdegno ma a comando, ormai conviene aspettare il fine anno, tanto siamo ad un passo e facciamo la somma. E così poi tutti contriti per quella. Come una tana libera tutti.

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Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia

“Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia: scrivo per farvi sapere cosa sta succedendo a Istanbul da cinque giorni. Quattro giorni fa un gruppo di persone non appartenenti a nessuna specifica organizzazione o ideologia si sono ritrovate nel parco Gezi di Istanbul. Tra loro c’erano molti miei amici e miei studenti. Il loro obiettivo era semplice: evitare la demolizione del parco per la costruzione di un altro centro commerciale nel centro della città. Il taglio degli alberi sarebbe dovuto cominciare giovedì mattina. La gente è andata al parco con le coperte, i libri e i bambini. Hanno messo su delle tende e passato la notte sotto gli alberi. La mattina presto quando i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo alberi secolari, la gente si e’ messa di mezzo per fermare l’operazione. Non hanno fatto altro che restare in piedi di fronte alle macchine.Nessun giornale né emittente televisivaera lì per raccontare la protesta. Un blackout informativo totale. Ma la polizia è attivata con i cannoni d’acqua e lo spray al peperoncino. Hanno spinto la folla fuori dal parco. Nel pomeriggio il numero di manifestanti si è moltiplicato. Così anche il numero di poliziotti, mentre il governo locale di Istanbul chiudeva tutte le vie d’accesso a piazza Taksim, dove si trova il parco Gezi. La metro è stata chiusa, i treni cancellati, le strade bloccate. Ma sempre più gente ha raggiunto a piedi il centro della città. Sono arrivati da tutta Istanbul. Sono giunti da diversi background, da diverse ideologie, da diverse religioni. Queste persone sono miei amici. Sono i miei studenti, i miei familiari. Non hanno “un’agenda nascosta”, come dice lo Stato. La loro agenda è là fuori, è chiara. L’intero Paese viene venduto alle corporazioni dal governo, per la costruzione di centri commerciali, condomini di lusso, autostrade, dighe e impianti nucleari. Si sono ritrovati per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere dignitosamente come cittadini di questo Paese.”